Codice Penale art. 66 - Limiti degli aumenti di pena nel caso di concorso di più circostanze aggravanti (1).Limiti degli aumenti di pena nel caso di concorso di più circostanze aggravanti (1). [I]. Se concorrono più circostanze aggravanti, la pena da applicare per effetto degli aumenti non può superare il triplo del massimo stabilito dalla legge per il reato, salvo che si tratti delle circostanze indicate nel secondo capoverso dell'articolo 63, né comunque eccedere [132 2]: 1) gli anni trenta, se si tratta della reclusione; 2) gli anni cinque, se si tratta dell'arresto; 3) e, rispettivamente, 10.329 euro o 2.065 euro, se si tratta della multa o dell'ammenda; ovvero, rispettivamente, 30.987 euro o 6.197 euro, se il giudice si avvale della facoltà di aumento indicata nel capoverso dell'articolo 133-bis. (1) Articolo così risultante in seguito alle innovazioni apportate prima dall'art. 4 d.lg.lt. 5 ottobre 1945, n. 679, e poi dall'art. 3 d.lg.C.p.S. 21 ottobre 1947, n. 1250, entrambe le volte con sostituzione del solo n. 3; successivamente dall'art. 1, l. 12 luglio 1961, n. 603, e infine dall'art. 101 l. 24 novembre 1981, n. 689, entrambe le volte con sostituzione dell'intero articolo, senza mai incidere, peraltro, sul contenuto dei numeri 1 e 2. InquadramentoLa norma in commento detta i limiti ai quali la pena è soggetta nei casi in cui al reato base accedano più circostanze aggravanti. Con la suddetta norma il legislatore ha voluto porre rimedio a possibili eccessi cui potrebbe pervenirsi se si applicassero rigidamente le regole generali. Secondo queste, infatti, ove ad un reato accedano più circostanze aggravanti, ogni singolo aumento va calcolato sulla somma precedente: il che, in presenza di più aggravanti e ove queste fossero applicate nella loro massima estensione potrebbe portare ad una pena finale elevatissima. È stato, pertanto, previsto un doppio limite: il primo, di carattere generale, stabilisce che, per effetto degli aumenti, la pena non può superare il triplo del massimo stabilito dalla legge per il reato: quindi, ad es. poiché la ricettazione prevede una pena massima edittale di anni otto di reclusione, la pena, in presenza di più aggravanti non può comunque superare gli anni ventiquattro; il secondo — previsto ai nn. 1-2-3 della norma in commento — di carattere speciale, introduce un ulteriore limite a quello generale, stabilendo che, comunque, la pena non può superare determinati limiti: potrebbe, infatti, verificarsi, in virtù del descritto meccanismo del calcolo della pena che questa, per effetto degli aumenti derivanti dalle circostanze aggravanti, pur mantenendosi nell'ambito del limite generale del triplo della pena edittale, potrebbe, in concreto, essere superiore agli anni trenta di reclusione, agli anni cinque di arresto o agli importi indicati dal n. 3. Da qui la necessità avvertita dal legislatore che la pena, comunque, non superi i determinati e fissi limiti indicati ai nn. 1-2-3. A questo meccanismo, la seconda parte dell'articolo in commento introduce un'eccezione riguardante le «circostanze indicate nel secondo capoverso dell'articolo 63» ossia le circostanze cd. speciali previste nell'art. 63 comma 3 (cfr. commento sub art. 63). Per comprendere il significato della suddetta eccezione, occorre rammentare cosa si debba intendere per circostanze speciali. Nel commento relativo all'art. 63, si era chiarito che le circostanze speciali sono di due tipi: a) quelle per le quali «la legge stabilisce una pena di specie diversa da quella ordinaria del reato»: ad es. omicidio aggravato ex artt. 576, 577; b) quelle «ad effetto speciale», delle quali è data, nell'ultima parte del comma 3 dell'art. 63, la seguente definizione «sono circostanze ad effetto speciale quelle che importano un aumento o una diminuzione della pena superiore ad un terzo»: ad es. art. 353 comma 3. Ora, come è stato precisato in dottrina (Romano) in presenza delle suddette circostanze, il descritto meccanismo non può applicarsi, perché i casi sono due: — al reato accedono più circostanze aggravanti speciali (autonome o indipendenti): in tal caso, poiché la pena base non è quella del reato base ma quella che la legge autonomamente prevede per il reato aggravato, la pena va calcolata partendo, come pena base da quella già aggravata, sulla quale va calcolato l'aumento secondo la regola settoriale prevista dall'art. 63 comma 4 c.p. (cfr commento sub art. 63); — al reato accedono una o più circostanze aggravanti speciali (autonome o indipendenti) in concorso con una o più aggravanti comuni: in tal caso, si applica nuovamente la regola secondo la quale la pena non può superare il triplo del massimo stabilito dalla legge per il reato, per tale dovendosi intendere la pena edittale massima stabilita dalla legge per il reato aggravato dalla circostanza speciale. Con l'introduzione delle circostanze aggravanti «ad effetto speciale», si è posto il problema (Romano) di quali siano i limiti della pena da rispettare nel caso in cui: a) al reato accedano solo più circostanze «ad effetto speciale»: ad es. art. 624 aggravato ex artt. 99 comma 4 e 112 comma 2; in tale ipotesi si è ritenuto che si applica la regola settoriale di cui all'art. 63 comma 4; b) al reato accedano solo una o più circostanze «ad effetto speciale» in concorso con circostanze comuni: ad es. art. 624 aggravato ex artt. 99 comma 4 e art. 61 n. 7; in tal caso, si è ritenuto che debba valere, nuovamente la regola di cui alla norma in commento. Quindi, la pena edittale risultante dalla pena massima del reato base (secondo l'esempio, art. 624 c.p. = anni tre ed euro 516) aumentata nel massimo per la circostanze ad effetto speciale (+ la metà ex art. 99 comma 4 = anni quattro e mesi sei di reclusione ed euro 774,00 di multa), non potrà superare, per effetto dell'ulteriore aggravante comune (nell'esempio, l'art. 61 n. 7) il triplo fatto salvo, ovviamente l'ulteriore limite previsto ai nn. 1-2-3 della norma in commento. In terminis, Cass. V. n. 1928/2018 che ha affermato il principio secondo cui in tema di circostanze aggravanti, l'aumento facoltativo della pena derivante dalla concorrenza di più circostanze aggravanti speciali, ai sensi dell'ultima parte del quarto comma dell'art. 63, opera sulla pena determinata con riferimento alla più grave circostanza aggravante ad effetto speciale; ciò comporta la non operatività del limite previsto dall'art. 66, in applicazione della clausola di esclusione prevista proprio dal suddetto articolo. Ne consegue che, l'unico limite non superabile per la determinazione della pena è quello previsto dall'art. 66, primo comma, n. 1-2-3. |