Codice Penale art. 78 - Limiti degli aumenti delle pene principali (1).Limiti degli aumenti delle pene principali (1). [I]. Nel caso di concorso di reati preveduto dall'articolo 73, la pena da applicare a norma dello stesso articolo non può essere superiore al quintuplo della più grave fra le pene concorrenti, né comunque eccedere: 1) trenta anni, per la reclusione; 2) sei anni per l'arresto; 3) 15.493 euro per la multa e 3.098 euro per l'ammenda; ovvero 64.557 euro per la multa e 12.911 euro per l'ammenda, se il giudice si vale della facoltà di aumento indicata nel capoverso dell'articolo 133-bis (2). [II]. Nel caso di concorso di reati, preveduto dall'articolo 74, la durata delle pene da applicare a norma dell'articolo stesso non può superare gli anni trenta [132 2]. La parte di pena, eccedente tale limite, è detratta in ogni caso dall'arresto. (1) Articolo così sostituito, da ultimo, dall'art. 101 l. 24 novembre 1981, n. 689. In precedenza innovazioni erano state apportate prima dall'art. 5 d.lg.lt. 5 ottobre 1945, n. 679, poi dall'art. 4 d.lg. C.p.S. 21 ottobre 1947, n. 1250 (entrambe le volte con sostituzione del solo n. 3 del comma 1), e ancora dall'art. 1, l. 12 luglio 1961, n. 603. (2) V, tuttavia, l'art. 58 4 d.lg. 28 agosto 2000, n. 274, sulla competenza penale del giudice di pace, secondo il quale, in deroga a quanto stabilito in questo numero, la pena della multa o dell'ammenda non può comunque eccedere la somma di 7.746 euro, ovvero la somma di 30.987 euro se il giudice dispone ai sensi dell'art. 133-bis2. InquadramentoL'art. 78, strutturato su due commi, prevede un duplice temperamento al criterio del cumulo materiale delle pene: a) di natura proporzionale; b) di natura fissa che scatta in un secondo momento e cioè quando, nonostante l'applicazione del temperamento proporzionale, la pena supera i limiti indicati ai nn. 1, 2, 3. La durata massima delle peneIl comma 1, disciplina i limiti ai quali sono soggetti gli aumenti di pena al concorso di reati di cui all'art. 73 e, quindi, all'ipotesi di concorso (materiale) di reati che importano pene detentive temporanee o pene pecuniarie della stessa specie. Il primo limite è quello del «quintuplo della più grave fra le pene concorrenti». In relazione a tale limite si è ritenuto che il medesimo trova applicazione anche nell'ipotesi «di più reati (giudicati con una o più sentenze) di cui alcuni soltanto in concorso formale tra loro» (Romano, Commentario, 746). Quanto alle modalità applicative, sono stati affermati i seguenti principi: - la pena su cui va applicato il quintuplo va individuata in concreto e, quindi, nella «pena base comprensiva degli aumenti o diminuzioni per circostanze, ivi compresa la recidiva» (Cass. I, n. 8706/2012); - il limite del quintuplo, poiché l'art. 78 rinvia all'art. 73, si applica solo per ciascuna delle specie di pene di cui ai reati concorrenti. Infatti, l'art. 73 prevede una pena unica per la “stessa specie” di pene detentive o pene pecuniarie. Di conseguenza, è possibile applicare «il quintuplo della pena della reclusione più grave, e congiuntamente il quintuplo della pena della multa» (Romano, Commentario, 745); - «riconosciuta, in fase di cognizione o di esecuzione, la continuazione tra più reati, oggetto, alcuni, di condanna all'esito di giudizio abbreviato e, altri, di condanna all'esito di giudizio ordinario, la riduzione ex art. 442 c.p.p. va applicata solo sulla pena determinata per i reati giudicati con rito abbreviato, anche nel caso in cui il reato più grave sia stato giudicato con il rito speciale e il cumulo di pene inflitte nei diversi procedimenti superi gli anni trenta di reclusione, e, quindi, risulti un'unica pena «temperata» ai sensi dell'art. 78, atteso che la diminuente di un terzo non può operare per i reati definiti con giudizio ordinario»: Cass. V, n. 47073/2014; - «la riduzione di pena conseguente alla scelta del rito abbreviato si applica dopo che la pena è stata determinata in osservanza delle norme sul concorso di reati e di pene stabilite dagli artt. 71 ss. c.p., fra le quali vi è anche la disposizione limitativa del cumulo materiale, in forza della quale la pena della reclusione non può essere superiore ad anni trenta e ciò anche nella ipotesi di applicazione della continuazione tra il reato per cui si procede ed altro reato per il quale sia intervenuta sentenza irrevocabile»: Cass. IV, n. 827/2018; Cass. I, n. 40280/2013; Cass. I, n. 733/2010; Cass. S.U., n. 45583/2007; «i n sede di esecuzione, ai fini della determinazione del trattamento sanzionatorio conseguente al riconoscimento del vincolo della continuazione tra più reati che hanno formato oggetto di giudizio abbreviato, la riduzione di pena per il rito opera necessariamente prima - e non dopo, come in sede di cognizione - del criterio moderatore del cumulo materiale previsto dall'art. 78 , in forza del quale la pena della reclusione non può essere superiore ad anni trenta»: Cass. I, n. 9522/2020; - l'indulto si applica sul cumulo materiale dei reati in concorso, prima di operare il temperamento di cui all'art. 78 c.p.: Cass. I, n. 32017/2013; - ai fini della determinazione della pena da porre in esecuzione, l'applicazione del criterio moderatore di cui all'art. 78 deve aver luogo prima della detrazione, dal cumulo, delle pene espiate ovvero sofferte in custodia cautelare: Cass. I, n. 45607/2010; - « in presenza di un provvedimento di unificazione di pene concorrenti che comprenda anche una condanna per reato ostativo alla concessione dei benefici penitenziari (permesso-premio), ai fini dello scioglimento del cumulo di pene temperato dal criterio moderatore di cui all'art. 78 c.p. con applicazione della soglia massima di pena detentiva di anni trenta, le pene da imputare alla condanna per reato ostativo vanno considerate, in vista della decisione in ordine alla domanda di benefici penitenziari, nella loro entità originaria, senza riduzione in proporzione all'abbattimento complessivo del cumulo determinato dal superamento della soglia massima di legge di anni trenta»:Cass. I, n. 18239/2019; Cass. I, n. 35741/2017; Cass. I, n. 837/1993; contra: Cass. I, n. 6013/2017 ;Cass. I, n. 35794/2019 secondo le quali, invece, «in presenza di un provvedimento di unificazione di pene temporanee concorrenti, che comprenda anche una condanna per reato ostativo alla concessione dei benefici penitenziari (permesso-premio), ai fini dello scioglimento del cumulo, è necessario individuare il titolo di reato effettivamente in espiazione, valutando, mediante un'operazione algebrica, in che proporzione il criterio moderatore di cui all'art. 78 abbia inciso sulla pena complessiva risultante dal cumulo materiale, così da applicare la percentuale ottenuta su ciascun reato, ed imputando la frazione già espiata all'esecuzione dei reati ostativi»; Cass. I, con ordinanza n. 25005/2022, ha rimesso la soluzione della suddetta controversa questione alle S.U. con il seguente quesito «se, in presenza di un provvedimento di unificazione di pene concorrenti, che abbia comportato l'applicazione del criterio moderatore di cui all'art. 78 c.p. per il superamento della soglia massima di anni trenta di reclusione e che ricomprenda anche una condanna per reato ostativo alla concessione dei benefici penitenziari, lo scioglimento del cumulo a detti fini vada effettuato avendo riguardo alla pena relativa al reato ostativo nella sua entità originaria, ovvero operando una riduzione proporzionale rispetto all'applicazione del predetto criterio moderatore alla pena complessiva, derivante dal cumulo materiale». Le S.U. n. 32318/2023, hanno dato risposta al suddetto quesito enunciando il seguente principio di diritto, «In presenza di un provvedimento di unificazione di pene concorrenti, che abbia richiesto l'applicazione del criterio moderatore di cui all'art. 78 c.p. per il superamento della soglia massima di anni trenta di reclusione e che ricomprenda anche una condanna per reato ostativo alla concessione dei benefici penitenziari, lo scioglimento del cumulo a detti fini va effettuato avendo riguardo alla pena relativa al reato ostativo nella sua entità originaria» - «in presenza di cumuli parziali di pene detentive per reati commessi in tempi diversi e con periodi di carcerazione parimenti sofferti in tempi diversi, il limite del quintuplo della più grave fra le pene concorrenti va commisurato autonomamente in riferimento a ciascun cumulo»:Cass. I, n. 47678/2019; - «in tema di esecuzione di pene concorrenti inflitte con condanne diverse, qualora, durante l'espiazione di una determinata pena, o dopo che l'esecuzione di quest'ultima sia stata interrotta, il condannato commetta un nuovo reato, non può effettuarsi il cumulo di tutte le pene, ma occorre procedere a cumuli parziali, ossia, da un lato, al cumulo delle pene inflitte per i reati commessi sino alla data del reato cui si riferisce la pena parzialmente espiata, con applicazione del criterio moderatore dell'art. 78 e detrazione dal risultato del presofferto, e, dall'altro, ad un nuovo cumulo, comprensivo della pena residua e delle pene inflitte per i reati successivamente commessi, sino alla data della successiva detenzione»:Cass. I, n. 46602/2019. Quanto all'ambito di applicazione, il temperamento non si applica: - alle ipotesi di cumulo di pene pecuniarie di specie diversa: in proposito, infatti, occorre rilevare che l'art. 75 esclude il cumulo fra pene pecuniarie di specie diverse. È chiaro, quindi, che nessun limite poteva essere previsto proprio perché la limitazione della pena è stabilita solo in caso di cumulo per evitare pene eccessive. Quindi, in caso di concorso di pene pecuniarie di specie diversa, non è previsto alcun limite massimo. Il doppio limite (del quintuplo e di quello fisso di cui al n. 3), sarà, però, pur sempre operativo all'interno e per ciascuna autonoma pena pecuniaria separatamente applicata (in dottrina, Manzini, Trattato, II, 662); - alle sanzioni previste dalle leggi speciali: Cass. III, n. 2302/2013; - alle ipotesi in cui l'imputato sia condannato ad un solo reato, proprio perché la norma in commento riserva il duplice criterio moderatore alla sola ipotesi in cui l'imputato sia condannato per più reati. La pena risultante dall'applicazione del criterio proporzionale del quintuplo, deve, però, essere contenuta entro i limiti fissi di cui alla seconda parte del primo comma: quindi, se li supera, dev'essere ricondotta entro i suddetti limiti. In relazione ai suddetti limiti fissi, è opportuno rammentare i seguenti principi: - il limite fisso vale anche per il concorso formale come si desume dall'art. 81 comma 3 (in dottrina, Romano, Commentario, 746); - il disposto di cui all'art. 78, comma 1, secondo cui la pena da applicare nel caso di concorso di reati che importano pene detentive temporanee non può superare il limite massimo di anni trenta di reclusione, non deve essere inteso nel senso che il condannato non possa essere detenuto per un periodo complessivamente eccedente i trenta anni nel corso della vita, ma nel senso che, nella esecuzione di una pluralità di condanne a pena detentiva, il criterio moderatore in questione opera con riguardo alla somma tra il residuo delle pene ancora da espiare all'atto della commissione di un nuovo reato e la pena per quest'ultimo inflitta. Di conseguenza, si deve procedere ad ulteriore cumulo, non più sottoposto alle limitazioni previste dall'art. 78 c.p., comprendente, oltre alla pena inflitta per il nuovo reato, la parte risultante dal cumulo precedente, non ancora espiata alla data del nuovo reato solo qualora durante l'espiazione di una determinata pena o dopo che l'esecuzione di quest'ultima sia stata interrotta, il condannato commetta un nuovo reato: Cass. I. n. 37630/2014; Cass. I, n. 32896/2014; Cass. I, n. 37635/2014; - il limite massimo di trenta anni di reclusione, previsto per il caso di concorso di reati che importano pene detentive temporanee, non si applica nella ipotesi in cui concorrano più delitti per ciascuno dei quali deve infliggersi la pena della reclusione non inferiore a ventiquattro anni, valendo nella specie la regola dell'applicazione dell'ergastolo: Cass. I, n. 6560/2011; - «Nell'ipotesi di cumulo di più condanne alla pena di anni trenta di reclusione, così risultanti - per effetto delle vicende di diritto intertemporale oggetto della decisione emessa dalla CEDU nel caso Scoppola contro Italia - dalla commutazione di precedenti condanne alla pena dell'ergastolo inflitte all'esito di giudizi abbreviati, non trova applicazione il limite massimo di anni trenta di reclusione, previsto dall'art. 78 per il caso di concorso di reati che importano pene detentive temporanee, bensì il generale criterio regolatore di cui all'art. 73, comma 2, con conseguente rideterminazione della pena finale da eseguire in quella dell'ergastolo»: Cass. I, n. 5784/2016che, in motivazione chiarisce anche i rapporti fra artt. 73 e 78 (cfr commento art. 73). Il comma 2 prende in esame l'ipotesi del concorso (materiale) di reati che importano pene temporanee detentive di specie diversa (reclusione ed arresto) e stabilisce le due seguenti regole: a) la durata la durata delle pene da applicare non può superare gli anni trenta: ciò comporta che, poiché come si è detto il limite del quintuplo si applica solo per ciascuna delle specie di pene di cui ai reati concorrenti (v. supra), il giudice dovrà applicare la regola del quintuplo separatamente per i reati che prevedono la reclusione e per i reati che prevedono l'arresto. Se la somma delle due pene, supera i trent'anni, la pena complessiva deve allora essere ricondotta entro il suddetto limite (Manzini, II, 661); b) la parte della pena eccedente tale limite è detratta in ogni caso dall'arresto: in relazione a tale norma si è ritenuto che «costituisce, accanto a quella del primo comma, una ulteriore ipotesi di cumulo giuridico, per effetto del quale anche in caso di concorso di pene detentive di specie diversa, la pena complessiva non può superare gli anni trenta. Pertanto, nel caso di cumulo delle pene della reclusione e dell'arresto, ove il predetto limite sia già raggiunto dalla reclusione, la pena dell'arresto deve ritenersi in essa assorbita» Cass. I, n. 341/1981. |