Codice Penale art. 131 bis - Esclusione della punibilità per particolare tenuità del fatto 1 2[I]. Nei reati per i quali é prevista la pena detentiva non superiore nel minimo a due anni, ovvero la pena pecuniaria, sola o congiunta alla predetta pena, la punibilità é esclusa quando, per le modalità della condotta e per l'esiguità del danno o del pericolo, valutate ai sensi dell'articolo 133, primo comma, anche in considerazione della condotta susseguente al reato, l'offesa é di particolare tenuità e il comportamento risulta non abituale3. [II]. L'offesa non può essere ritenuta di particolare tenuità, ai sensi del primo comma, quando l'autore ha agito per motivi abietti o futili, o con crudeltà, anche in danno di animali, o ha adoperato sevizie o, ancora, ha profittato delle condizioni di minorata difesa della vittima, anche in riferimento all'età della stessa ovvero quando la condotta ha cagionato o da essa sono derivate, quali conseguenze non volute, la morte o le lesioni gravissime di una persona. [L’offesa non può altresì essere ritenuta di particolare tenuità quando si procede per delitti, puniti con una pena superiore nel massimo a due anni e sei mesi di reclusione, commessi in occasione o a causa di manifestazioni sportive, ovvero nei casi di cui agli articoli 336, 337 e 341-bis, quando il reato è commesso nei confronti di un pubblico ufficiale nell’esercizio delle proprie funzioni] 4. [III]. L'offesa non può altresì essere ritenuta di particolare tenuità quando si procede: 1) per delitti, puniti con una pena superiore nel massimo a due anni e sei mesi di reclusione, commessi in occasione o a causa di manifestazioni sportive; 2) per i delitti previsti dagli articoli 336, 337 e 341-bis, quando il fatto è commesso nei confronti di un ufficiale o agente di pubblica sicurezza o di un ufficiale o agente di polizia giudiziaria nell'esercizio delle proprie funzioni, nonché per il delitto previsto dall'articolo 343; 3) per i delitti, consumati o tentati, previsti dagli articoli 314, primo comma, 317, 318, 319, 319-bis, 319-ter, 319-quater, primo comma, 320, 321, 322, 322-bis, 391-bis, 423, 423-bis, 558-bis, 582, nelle ipotesi aggravate ai sensi degli articoli 576, primo comma, numeri 2, 5 e 5.1, e 577, primo comma, numero 1, e secondo comma, 583, secondo comma, 583-bis, 593-ter, 600-bis, 600-ter, primo comma, 609-bis, 609-quater, 609-quinquies, 609-undecies, 612- bis, 612-ter, 613-bis, 628, terzo comma, 629, 644, 648-bis, 648-ter; 4) per i delitti, consumati o tentati, previsti dall'articolo 19, quinto comma, della legge 22 maggio 1978, n. 194, dall'articolo 73 del decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, salvo che per i delitti di cui al comma 5 del medesimo articolo, e dagli articoli 184 e 185 del decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 585. 4-bis) per i delitti previsti dalla sezione II del capo III del titolo III della legge 22 aprile 1941 n. 633, salvo che per i delitti di cui all'articolo 171 della medesima legge6. [IV]. Il comportamento é abituale nel caso in cui l'autore sia stato dichiarato delinquente abituale, professionale o per tendenza ovvero abbia commesso più reati della stessa indole, anche se ciascun fatto, isolatamente considerato, sia di particolare tenuità, nonché nel caso in cui si tratti di reati che abbiano ad oggetto condotte plurime, abituali e reiterate. [V]. Ai fini della determinazione della pena detentiva prevista nel primo comma non si tiene conto delle circostanze, ad eccezione di quelle per le quali la legge stabilisce una pena di specie diversa da quella ordinaria del reato e di quelle ad effetto speciale. In quest'ultimo caso ai fini dell'applicazione del primo comma non si tiene conto del giudizio di bilanciamento delle circostanze di cui all'articolo 69. [VI]. La disposizione del primo comma si applica anche quando la legge prevede la particolare tenuità del danno o del pericolo come circostanza attenuante.
[1] Articolo inserito dall'art. 1, comma 2, d.lgs. 16 marzo 2015, n. 28. [2] La Corte cost. 21 luglio 2020, n. 156 ha dichiarato l’illegittimità costituzionale del presente articolo, inserito dall’art. 1, comma 2, del d.lgs. 16 marzo 2015, n. 28, recante «Disposizioni in materia di non punibilità per particolare tenuità del fatto, a norma dell’articolo 1, comma 1, lettera m), della legge 28 aprile 2014, n. 67», nella parte in cui non consente l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto ai reati per i quali non è previsto un minimo edittale di pena detentiva. [3] Le parole «minimo a due anni» sono state sono sostituite alle parole «massimo a cinque anni» e le parole «anche in considerazione della condotta susseguente al reato,» sono state inserite dopo le parole: «primo comma,» dall'art. 1, comma 1, lett. d), n. 1, d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150. Per l'entrata in vigore delle modifiche disposte dal citato d.lgs. n. 150/2022, vedi art. 99-bis, come aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199. [4] Periodo soppresso dall'art. 1, comma 1, lett. c), n. 2, d.lgs. n. 150, cit. Per l'entrata in vigore delle modifiche disposte dal citato d.lgs. n. 150/2022, vedi art. 99-bis, come aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199. Il testo del periodo, come da ultimo modificato dall'art. 7 , comma 1, d.l. 21 ottobre 2020, n. 130, conv., con modif., in l. 18 dicembre 2020, n. 173, era il seguente: «L'offesa non può altresì essere ritenuta di particolare tenuità quando si procede per delitti, puniti con una pena superiore nel massimo a due anni e sei mesi di reclusione, commessi in occasione o a causa di manifestazioni sportive, ovvero nei casi di cui agli articoli 336, 337 e 341-bis, quando il reato è commesso nei confronti di un ufficiale o agente di pubblica sicurezza o di un ufficiale o agente di polizia giudiziaria nell'esercizio delle proprie funzioni, e nell'ipotesi di cui all'articolo 343». Precedentemente il comma era stato modificato dall'art. 16, comma 1, lett. b), d.l. 14 giugno 2019, n. 53, in vigore dal 15 giugno 2019, che ha aggiunto il seguente periodo: «L'offesa non può altresì essere ritenuta di particolare tenuità quando si procede per delitti, puniti con una pena superiore nel massimo a due anni e sei mesi di reclusione, commessi in occasione o a causa di manifestazioni sportive.». Successivamente, l'art. 1, comma 1, l. 8 agosto 2019, n. 77, che ha convertito con modif. in legge il d.l. n. 53/2019 cit. ed in vigore dal 10 agosto 2019, ha aggiunto le seguenti parole:«, ovvero nei casi di cui agli articoli 336, 337 e 341-bis, quando il reato è commesso nei confronti di un pubblico ufficiale nell'esercizio delle proprie funzioni» dopo le parole: «manifestazioni sportive». [5] Comma inserito dall'art. 1, comma 1, lett. c), n. 3, d.lgs. n. 150, cit. Per l'entrata in vigore delle modifiche disposte dal citato d.lgs. n. 150/2022, vedi art. 99-bis, come aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199. [6] Numero aggiunto dall'art. 3, comma 2, l. 14 luglio 2023, n. 93. InquadramentoQuesta disposizione, introdotta dal d.lgs. n. 28/2015 e da ultimo modificata dalla riforma Cartabia, prevede che, anche quando sia realizzata la fattispecie tipica del reato, in essa compresa la offesa al bene protetto, non si applichi la sanzione se l'offesa presenti una obiettivamente minima gravità e rappresenti una condotta “non abituale” del suo autore. Si tratta di una causa di esclusione della punibilità di un reato che è perfetto nei suoi elementi, ivi compresa la offensività. La disposizione non si applica ai reati di competenza del giudice di pace, per i quali opera l'analogo istituto di cui all'art. 34 d.lgs. 28 agosto 2000, n. 274 (Cass. S.U., n. 53683/2017); tale inapplicabilità è stata ritenuta conforme a Costituzione dalle sentenze della Corte costituzionale n. 120 del 2019 e n. 224 del 2021.Si applica, invece, ai reati militari (Cass. I, n. 30694/2017) e nel processo minorile (Cass. VI, n. 14791/2020). L’istituto si colloca nel solco delle ipotesi, previste in relazione a singole categorie di reati (si vedano gli artt. 308, 309, 376, 599 comma 1, 649), di cause di esclusione della pena ovvero della punibilità in senso lato definite quali “situazioni esterne al fatto tipico, che non escludono il reato, ma in presenza delle quali il legislatore ritiene, per varie ragioni, di rinunciare alla punibilità in concreto” (Mantovani). Quella in esame, invero, si caratterizza per la applicabilità generale e l'evidente frequenza statistica. La giurisprudenza ritiene che la ratio dell'istituto non è l' esigenza di “deflazione”, pur se certamente questa ha influito su scelta e tempistica della sua introduzione, bensì l'applicazione del principio di proporzionalità e meritevolezza della sanzione penale. È quindi una disposizione finalizzata all'interesse del reo. In dottrina, invece, si è affermato che la finalità deflazionistica è, in realtà, prevalente (Grosso). Le Sezioni Unite (Cass. S.U., n. 13681/2016) comunque aggiungono, alla funzione di attuare il citato principio di proporzionalità, “effetti anche in tema di deflazione”: la disposizione in definitiva mira anche ad evitare l'uso inutile e dispendioso del processo penale. La centralità dell'interesse del reo, tenuto conto degli effetti solo parzialmente favorevoli dell'istituto che presuppone l'accertamento di responsabilità per il fatto illecito, è la chiave di lettura per disciplinare le ipotesi in cui siano possibili diversi esiti favorevoli, in particolare quanto alla ricorrenza di cause di estinzione del reato. Inoltre si è escluso che possa prescindersi dalla volontà concreta dell'interessato, come chiaramente affermato quando si è escluso che sia possibile il proscioglimento anticipato ex art. 469 c.p.p. contro la volontà della parte (Cass. II, n. 12305/2016). Natura giuridicaL'istituto ha natura sostanziale e presuppone un accertamento pieno di responsabilità, essendo la decisione che riconosce la non punibilità equiparata a quella di condanna, quanto alle conseguenze penali diverse dall'applicazione della pena. Secondo la dottrina va considerata anche la possibilità di disporre la confisca (Gaeta-Macchia) quale conseguenza dell'accertamento di responsabilità anche laddove non si applichi la pena principale. La giurisprudenza ha ritenuto applicabile la confisca obbligatoria anche in caso di proscioglimento ex art. 131-bis, non essendo necessaria in tale caso una sentenza di condanna, in materia di rifiuti (Cass. III, n, 24794/2020) e in materia di armi (Cass. I, n. 54086/2017). Il pieno effetto di accertamento di responsabilità è previsto testualmente dall'art. 651-bis c.p.p., introdotto con il medesimo d.lgs. n. 28/2015, che riconosce la efficacia di giudicato alla sentenza che, all'esito del dibattimento, ritenga la particolare tenuità, “quanto all'accertamento della sussistenza del fatto, della sua illiceità penale e all'affermazione che l'imputato lo ha commesso, nel giudizio civile o amministrativo per le restituzioni e il risarcimento del danno” nei confronti dell'imputato e del responsabile civile. Analoga efficacia è riconosciuta alla sentenza resa in giudizio abbreviato, “salvo che vi si opponga la parte civile che non abbia accettato il giudizio abbreviato”. Tale efficacia è evidentemente esclusa per quelle decisioni che non comportino la piena valutazione in merito (sentenza predibattimentale ed archiviazione). Rapporti con le cause di estinzione del reatoIn conseguenza di quanto affermato, va riconosciuta la prevalenza della assoluzione nel merito o di una diversa formula di proscioglimento perché al proscioglimento per tenuità conseguono, oltre agli effetti extrapenali già menzionali, anche l'effetto penale comunque rappresentato dalla iscrizione della decisione nel casellario giudiziale ed eventuali altri effetti quali la confisca. Quindi, in ipotesi di contestuale ricorrenza di più ragioni di proscioglimento, vi è netta prevalenza della causa di estinzione, come nel caso della prescrizione del reato (Cass I, n. 43700/2021). Ambito di applicabilitàLe Sezioni Unite (Cass. S.U., n. 13681/2016) hanno chiarito che la particolare tenuità è applicabile per qualsiasi tipo di reato che rientri nell'ambito definito testualmente dalla disposizione, poiché per qualsiasi reato è possibile graduare la modalità della condotta. È quindi escluso che la definizione di soglie minime di punibilità in taluni reati (quale il minimo di imposta evasa nei reati tributari ed il limite di tasso alcolemico nella guida in stato di ebbrezza) comporti che sia tipizzata una soglia minima di offesa che renda incompatibile l'applicazione dell'istituto all'intera categoria di reati. Inoltre, per le stesse ragioni, ovvero che la modalità della condotta può sempre essere graduata, l'istituto è applicabile anche per i reati di mera disobbedienza e senza offesa. Né può ritenersi una implicita inapplicabilità in ragione della importanza degli interessi protetti dalla norma incriminatrice (Cass. III, n. 15782/2018). Segue. La misura della pena e le esclusioni oggettive Sino alla riforma Cartabia del 2022, la norma era applicabile per qualsiasi reato con il limite generale di pena, quanto alla sola pena detentiva, nella misura “non superiore nel massimo a cinque anni” e senza limite, invece, per la pena pecuniaria. La Corte costituzionale, con sentenza n. 156 del 21 luglio 2020, aveva ampliato l'ambito di applicabilità della disposizione a tutti i reati per i quali non fosse previsto un minimo edittale di pena detentiva. Erano, poi, state introdotte (con d.l. 14 giugno 2019, n. 53, convertito, con modificazioni, in l. 8 agosto 2019, n. 77, e con d.l. 21 ottobre 2020, n. 130, conv., con modif., in l. 18 dicembre 2020, n. 173) alcuni casi di esclusione oggettiva per tipo di reato: - delitti commessi in occasione o a causa di manifestazioni sportive; - delitti di cui agli art 336, 337 e 341-bis commessi nei confronti di appartenenti alle forze dell'ordine; - delitto di cui all'art. 343 (oltraggio a magistrato in udienza). Quindi erano già state introdotte ipotesi di esclusione oggettiva per tipologia di reati, in evidente contrasto con le linee generali della disposizione (esplicate dalla citata Cass. S.U., n. 13681/2016); tale esclusione, invero, appariva presumibilmente legata a valutazioni contingenti, fondamentalmente istanze securitarie, non trovando giustificazione in altro modo la scelta difforme dal sistema complessivo (si noti, del resto, come tali disposizioni siano state introdotte con normazione di urgenza). La riforma Cartabia, successivamente, ha adottato il diverso criterio della “elevata gravità minima” del reato introducendo una soglia di pena detentiva non superiore nel minimo a due anni, non rilevando più la previsione edittale massima. L'ambito di applicabilità è quindi diventato ben più ampio rispetto alla previsione originaria dell'art. 131-bis, riguardando anche reati di non minima gravità; perciò la medesima riforma ha introdotto un ampio numero di esclusioni oggettive per i reati individuati nell'ambito di due categorie: reati rientranti nell'ambito della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica del 2011 e reati per i quali l'offesa non può essere mai ritenuta di particolare tenuità. Tra questi, innanzitutto quelli, sopra elencati, per i quali era già stata prevista l'esclusione; poi, altri, obiettivamente di rilevante gravità. Da ultimo, la legge n. 93 del 2023 ha previsto ulteriori esclusioni oggettive per vari reati di violazione del diritto di autore. La disposizione utilizza comuni criteri di computo della pena, in quanto tiene conto della sanzione del reato base e delle sole circostanze che fissano una pena diversa o ad effetto speciale; quanto a queste ultime, esclude che si possa tenere conto del bilanciamento con le attenuanti. DisciplinaLe due condizioni perché possa applicarsi l'istituto sono: a) che l'offesa sia di particolare tenuità; b) che il comportamento del reo non risulti abituale. Quanto alla offesa, è chiaro come questa sia l'offesa al bene giuridico protetto e non il danno all'oggetto materiale del reato. Secondo la lettera della disposizione, difatti, la “tenuità” consegue sia al carattere di “esiguità” del danno o del pericolo valutati in base ai criteri di cui all'art. 133 che alla valutazione delle “modalità della condotta”. Anche queste ultime sono considerate quali modalità oggettive ed incidenti sulla lesione del bene giuridico. La norma ha tipizzato, a fini esemplificativi, talune ipotesi in cui l'offesa non può essere ritenuta di particolare tenuità, individuando condizioni dell'azione sia di carattere soggettivo che oggettive: le prime riguardano l'azione commessa sulla base di motivi abietti e futili oppure caratterizzata da crudeltà; le seconde l'uso di sevizie, le condizioni di minorata difesa anche per la età avanzata della vittima, la morte o le lesioni gravissime quando, pur laddove non siano attribuibili per dolo o colpa, siano state comunque conseguenza del reato. Tali criteri presuntivi non sono, per come formulati, tassativi. Quanto al requisito negativo del comportamento “non abituale”, l'articolo in questione tipizza le condizioni di delinquente abituale, professionale o per tendenza, l'avere commesso più reati della stessa indole, i reati che hanno ad oggetto “condotte plurime abituali e reiterate”. Tra questi ultimi, ad es., il reato di omessa corresponsione di assegno divorzile (Cass. II, n. 23020/2016). È chiaro che la disposizione intende escludere le condotte illecite caratterizzate da serialità e, quindi, non va ricollegata alla disciplina della recidiva, bensì al dato sostanziale dell’essersi in presenza di comportamenti delittuosi “abituali”. Quindi, non è necessario l'accertamento definitivo delle precedenti condotte (che possono essere giudicate nel medesimo procedimento) né che siano reati anteriori a quello per cui si procede (Cass. S.U., n. 13681/2016). L'istituto: a) è applicabile in ipotesi di concorso formale di reati (Cass. III, n. 47039/2015) in ragione della unicità della condotta; b) è teoricamente applicabile anche in ipotesi di reato permanente, in quanto la condotta è unica sul piano sostanziale, per quanto, di norma, è improbabile che, nei casi concreti, alla persistenza si accompagni la tenuità (Cass. III, n. 47039/2015). E', comunque, necessario che sia stata accertata la cessazione della permanenza (Cass. III, n. 30383/2016); c) è di per sé applicabile al caso di reati posti in continuazione, come affermato dalle Sezioni Unite (Cass. S.U. n. 18891/2022) che hanno risolto il contrasto insorto sul punto. Non vi è, quindi, alcuna generale incompatibilità con la definizione di comportamento non abituale della disposizione, dovendo il giudice valutare nel caso concreto se la pluralità di reati unificati per continuazione consenta comunque una valutazione di “non tenuità” dell'offesa o, invece, dimostri il carattere abituale della condotta. Tale valutazione, si precisa, deve tenere conto di indicatori quali, in particolare “natura e dalla gravità degli illeciti in continuazione, … tipologia dei beni giuridici protetti, … entità delle disposizioni di legge violate, … finalità e … modalità esecutive delle condotte, … loro motivazioni e … conseguenze che ne sono derivate, … periodo di tempo e … contesto in cui le diverse violazioni si collocano, … intensità del dolo e … rilevanza attribuibile ai comportamenti successivi ai fatti”. In precedenza, si era sostenuta sia la incompatibilità in astratto, per scelta normativa (Cass. III, n. 19159/2018; Cass. II, n. 28341/2017) salvo i casi più particolari in cui la pluralità di reati conseguisse ad azioni commesse nelle medesime circostanze di tempo, di luogo e nei confronti della medesima persona (Cass. V, n. 5358/2018, Cass. V, n. 35590/2017) che, al contrario, l'interpretazione ora sostenuta dalle SS.UU. secondo cui la continuazione non si identifica con una situazione di abitualità nel delinquere e ben può rappresentare una situazione episodica (Cass. V, n. 30424/2020; Cass. II, n. 11591/2020; Cass. II, n. 19932/2017), potendo solo essere, in taluni casi concreti, espressione di una “tendenza o inclinazione al crimine”. d) va applicato senza tenere conto dei reati estinti ai sensi dell'art. 460, comma 5, c.p.p., conseguendo all'estinzione del reato anche l'elisione di ogni effetto penale della condanna (Cass. IV, n. 11732/2021). e) può essere escluso ritenendo l'abitualità dimostrata sulla scorta di sentenze di patteggiamento (Cass. II, n. 2391/2022). Rapporti con il principio di necessaria offensivitàSi è osservato come il testo della disposizione presuppone che vi sia stato un pur minimo evento lesivo in concreto. La S.C., cominciando da Cass. III. n. 47256/2015, in materia tributaria, ha considerato espressamente il profilo della eventuale totale mancanza di offensività in concreto, ritenendola situazione diversa da quella considerata dall'istituto in discussione che interviene laddove la offensività non manchi ma sia di minimo rilievo. Le Sezioni Unite (Cass. S.U., n. 13681/2016) hanno confermato tale indirizzo chiarendo che la causa di non punibilità presuppone che il fatto tipico sia integrato ed “offensivo”, e che abbia cagionato una effettiva lesione del bene protetto; in tale caso, difatti, è in questione l'“entità del suo complessivo disvalore”. Cass. VI, n. 5254/2015 ha applicato tale principio in tema di coltivazione di canapa indiana (secondo la giurisprudenza allora vigente anche la coltivazione “casalinga” costituiva reato) ritenendo che, in un caso di minima entità, mancasse del tutto l'offensività; perciò, escludeva in radice il reato, non venendo in questione l'istituto in esame. Modalità di accertamentoLe condizioni di particolare tenuità devono essere individuate facendo riferimento ai parametri dell'art. 133 e, a seguito della riforma Cartabia, “anche in considerazione della condotta susseguente al reato”. Con riferimento alla condotta post delictum (della quale, in precedenza, la giurisprudenza aveva escluso il rilievo in quanto riferibile alla capacità a delinquere e non alla offensività del fatto:Cass. VI, n. 605/2020), si è innanzitutto considerato che, attesa la pacifica natura sostanziale dell'istituto e trattandosi di norma più favorevole, tale condotta è valutabile in positivo anche per i fatti commessi prima dell'entrata in vigore della riforma (Cass. IV, n, 15815/2023). Secondo Cass. III, n. 18029/2023, la condotta successiva potrà essere valorizzata nell'ambito di un giudizio complessivo alla stregua dei parametri di cui all'art. 133 e, invece, non potrà da sola giustificare il giudizio di particolare tenuità. Tale condotta potrà incidere sia sull'apprezzamento della entità del danno che sulla valutazione dell'intensità dell'elemento soggettivo (Cass. III, n. 20279/2023), con la precisazione che, ai fini della esclusione della tenuità, la condotta successiva deve avere inciso sulla gravità dell'offesa aggravandola mentre sono di per sé sole irrilevanti le condotte che siano indicative soltanto di una maggiore capacità a delinquere (Cass, VI, n. 43941/2023). In materia di reati tributari è stata considerata la portata della condotta del pagamento tardivo del debito fiscale. Cass. III, n. 28031/2023 ritiene che tale pagamento sia valutabile quale condotta susseguente in termini favorevoli, ma possa anche essere valutata in negativo, nel senso di rendere non più tenue una offesa che inizialmente era tale. Cass. IV, n. 14073/2024 ritiene che l'adempimento sia una condotta susseguente utilmente valutabile, anche se si tratti di un pagamento parziale, o effettuato con piano rateale o formule di “rottamazione” delle cartelle. Si veda dopo per la deducibilità in cassazione delle condotte successive. - la valutazione deve essere fondata sulla considerazione globale di tali parametri escludendo che in tema di reati edilizi possa essere sufficiente decidere la non punibilità solo in considerazione della consistenza minima della attività materiale (Cass. III n. 47039/2015). - il diniego delle attenuanti generiche non è sufficiente a giustificare l'esclusione della tenuità (Cass. VI, n. 605/2020); né vi è contraddizione tra l'applicazione delle stesse attenuanti e la esclusione della tenuità (Cass. V, n. 17246/2020). - Non è automatica ragione del diniego la mancata applicazione della sospensione condizionale della pena, ad es. per la esistenza di un unico precedente, per la diversità dei presupposti dei due istituti (Cass. IV, n. 7905/2016; Cass. III, n. 2216/2020). Profili processualiCon la introduzione del nuovo istituto sono state previste modalità di definizione anticipata del procedimento, mediante l'estensione delle ipotesi di archiviazione nonché di proscioglimento prima del dibattimento ai sensi dell'art. 469. L'art. 411 c.p.p. prevede che il P.M. richieda l'archiviazione quando ritiene esservi speciale tenuità del fatto. Per tale caso è stata anche introdotta una forma di contraddittorio con la persona sottoposta alle indagini e la persona offesa sul modello dell'art. 410 c.p.p.; la richiesta del P.M. dovrà essere loro notificata con possibilità di opposizione e, quindi, successiva udienza camerale per la decisione. L'art. 469 c.p.p. inserisce la speciale tenuità del fatto tra le condizioni che consentono di pronunciare il proscioglimento prima del dibattimento. In tale ipotesi è prevista l'audizione in camera di consiglio della persona offesa se compare. Tale modalità di proscioglimento è possibile solo se non si oppongano l'imputato ed il P.M. (Cass. II, n, 12305/2016). Il d.lgs. n. 28/2015 non è, invece, intervenuto in tema di art. 129 c.p.p. in materia di decreto penale. Le sezioni unite hanno ritenuto che la tenuità del fatto contestato sia incompatibile con la possibilità di emettere sentenza di proscioglimento ex art. 129, comma 1, c.p.p. Il G.i.p., se richiesto della emissione del decreto penale, laddove ravvisi le cause di cui all'art. 129 c.p.p. potrà solo restituire gli atti al P.M. perché valuti la possibilità di chiedere l'archiviazione del procedimento per particolare tenuità del fatto (Cass. S.U., n. 20569/2016). Si consideri che, comunque, in fase di dibattimento vale la possibilità di decisione prima dell'apertura del dibattimento stesso; che, in fase di udienza preliminare, l'art. 425 c.p.p, prevede il proscioglimento per qualsiasi causa di non punibilità (compresa quindi la tenuità del fatto, Cass. V, n. 21409/2016); che, quanto alla fase delle indagini, la possibilità di definizione del procedimento è stata ampliata con la nuova ipotesi di archiviazione, su iniziativa del P.M. Fuori di tali ambiti, si è escluso che, trattandosi di applicare una causa di non punibilità che presuppone la responsabilità per il fatto possa esservi spazio per una iniziativa del giudice ex art. 129 c.p.p. In presenza di un effetto non totalmente satisfattivo dell'interesse della parte, sotto il profilo pratico delle conseguenze penali ed extra-penali dell'equiparazione alla sentenza di condanna, va ritenuta la possibilità di impugnare la sentenza di proscioglimento per ottenere la piena assoluzione nel merito o, comunque, la più favorevole causa di estinzione reato. La causa di non punibilità può essere applicata di ufficio, anche in sede di giudizio di cassazione (Cass. S.U., n. 13681/2016) salva la inammissibilità originaria del ricorso sempre che, in considerazione dei limiti del giudizio di legittimità, i presupposti per la sua operatività siano immediatamente rilevabili dagli atti e non siano necessari ulteriori accertamenti fattuali. Anche in questa sede è ora possibile valutare le condotte successive al reato che (presumibilmente perché successive alle sentenze di merito) non erano deducibili in precedenza; tali circostanze potranno essere introdotte ai sensi dell’art. 609, comma 2, c.p.p. CasisticaLa giurisprudenza di legittimità si è già pronunciata su varie ipotesi di applicabilità del nuovo istituto: - Cass. III, n. 40350/2015, ne ha ritenuto la applicabilità in ipotesi di ritenute previdenziali omesse con la precisazione (Cass. III, n. 13107/2020) che va tenuto conto, ai fini del giudizio sulla abitualità, anche di quelle reiterate omissioni che non costituiscano singolarmente reato; - Cass. S.U., n. 13681/2016, come già detto sopra, ha affermato che l'istituto è compatibile anche con i reati che hanno “soglie” specifiche di punibilità, quali i reati tributari (entità minima della evasione) ed i reati connessi alla ubriachezza (soglia minima di alcolemia). Una volta raggiunte tali soglie, si potrà distinguere, se del caso, fra offesa tenue e non. In conseguenza, Cass. III, n. 15020/2019 e Cass. III, n. 12906/2019, nella materia dei reati tributari, hanno affermato che il superamento in misura consistente della soglia non consente di ritenere la tenuità del fatto, da limitare ai casi di leggero superamento della soglia; - non è applicabile nel caso in cui l'agente abbia approfittato delle condizioni di minorata difesa della vittima, in cui si è ritenuto che rientrino anche le circostanze di tempo e di luogo dell'art. 61, primo comma, n. 5 (Cass. IV, n. 9113/2021); - non è applicabile alla frode in pubbliche forniture che riguardi contratti di somministrazione, con consumazione prolungata (Cass. VI, n. 12073/2020); - non è applicabile per il reato di cui all'art. 22, comma 12, d.lgs. 25 luglio 1998, n. 286 (assunzione di lavoratori extracomunitari privi del permesso di soggiorno), qualora i lavoratori illegalmente assunti siano più d'uno, essendosi in presenza di un “comportamento abituale” (Cass. I, n. 55450/2017); - l'istituto è stato ritenuto incompatibile con il reato di abusivo esercizio di una professione (Cass. VI, 6664/2017). — è, invece, applicabile al reato di violazione degli obblighi di assistenza familiare esclusivamente quando sia in questione un'omissione occasionale dei versamenti ( Cass. VI, n. 5774/2020 ; Cass. VI, 16847/2019 ), ricorrendo altrimenti una condizione di abitualità del comportamento, ostativa al riconoscimento del beneficio (Cass. VI, n. 20941/2022) - la S.C., ha ritenuto che possa ricorrere la particolare tenuità in tema di cessione di rifiuti non pericolosi soggetto non iscritto nell'albo dei gestori, Cass. III, n. 41850/2015. Per Cass. III, n. 19111/2016, in materia di reati edilizi e paesaggistici la valutazione di tenuità deve essere basata non solo sulla consistenza materiale dell'intervento abusivo ma anche sulla incidenza sugli altri interessi (ambiente, rispetto delle aree demaniali, violazione delle regole costruttive etc.). - Cass. IV, n. 27524/2017 ritiene applicabile l'istituto nel caso di coltivazione “casalinga” di piante idonee a produrre sostanze stupefacenti. La più recente giurisprudenza delle SS.UU. (Cass. S.U., n. 12348/2020), ha, però, radicalmente escluso che tale condotta costituisca reato. BibliografiaAmarelli, Le sezioni unite estendono l’ambito di operatività dell’art. 131 bis c.p. ai reati con soglie di punibilità (Nota a Cass. pen., sez. un., 25 febbraio 2016, n. 13681, T. P.), in Dir. pen. e proc., 2016, 787; Amarelli, L'esclusione della punibilità per particolare tenuità del fatto - Inquadramento dommatico, profili politico-criminali e problemi applicativi del nuovo art. 131 bis c.p., in Studium iuris, 2015, 968 e 1102; Amoroso, La sorte dei furti di generi di prima necessità all'interno dei supermercati all'indomani della pronuncia delle sezioni unite n. 52117/2014 e dell'introduzione dell'art. 131 bis nel codice penale (Nota a Cass. pen., sez. un., 17 luglio 2014, n. 52117, Cukon), in Cass. pen., 2015, 2168; Ballini, Il nuovo art. 131 bis c.p. e la «continuazione non abituale»: oltre l'ossimoro apparente (Nota a Cass. pen., sez. II, 29 marzo 2017, D. B.), in Giust. pen., 2017, II, 330; Bartoli, L'esclusione della punibilità per particolare tenuità del fatto (commento al d.lgs. 16 marzo 2015, n. 28), in Dir. pen. e proc. 2015, 659; Beltrani, Non punibilità del reato presupposto per particolare tenuità del fatto e responsabilità degli enti, in Resp. amm. società e enti, 2019, fasc. 1, 213; Bove, La non punibilità per particolare tenuità del fatto ed il (mancato) rispetto della legge delega, in Gazzetta forense, 2015, fasc. 3, 239; D'Altilia (a cura di), «Particolare tenuità del fatto»: prime pronunce, in Ventiquattrore avvocato, 2016, fasc. 2, 64; Giacona, La nuova causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131 bis c.p.), tra esigenze deflattive e di bilanciamento dei princìpi costituzionali, in Indice pen., 2016, 38; Grosso, La non punibilità per particolare tenuità del fatto, in Dir. pen. e proc. 2015, 517; Mantovani, La non punibilità per particolare tenuità del fatto, in Giust. pen. 2015, II, 321; Marandola, Particolare tenuità del fatto (diritto processuale penale) [aggiornamento-2016], in Digesto pen.; Marandola, Rilievi critici sulla reale capacità deflattiva della particolare tenuità del fatto, Studium iuris, 2018, 15; Mignosi, La causa di non punibilità per «particolare tenuità del fatto» ex art. 131 bis c.p., in Riv. pen., 2016, 509; Paone, La particolare tenuità del fatto e i reati ambientali, in Ambiente, 2018, 729; Pioletti, Punibilità (cause di esclusione della), in Dig. d. pen., Torino, 1995; Spangher, La particolare tenuità del fatto, in Studium iuris 2015, 638; Trinci, Particolare tenuità del fatto, Milano, 2016. |