Codice Penale art. 133 ter - Pagamento rateale della multa o dell'ammenda 1.Pagamento rateale della multa o dell'ammenda 1. [I]. Il giudice, con la sentenza di condanna [442 2, 533 1-2, 605 1 c.p.p.] o con il decreto penale [460 c.p.p.], può disporre, in relazione alle condizioni economiche e patrimoniali del condannato, che la multa o l'ammenda venga pagata in rate mensili da sei a sessanta [735 2 c.p.p.]. Ciascuna rata tuttavia non può essere inferiore a 15 euro. Non sono dovuti interessi per la rateizzazione.2 [II]. In ogni momento il condannato può estinguere la pena mediante un unico pagamento.
[1] Articolo inserito dall'art. 100 l. 24 novembre 1981, n. 689. V. anche art. 236 d.P.R. 30 maggio 2002, n. 115. [2] Comma così modificato dall'art. 1, comma 1, lett. e), d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150, che ha inserito le parole «e patrimoniali» dopo la parola «economiche», ha sostituito le parole «da sei a sessanta» alle parole «da tre a trenta» e ha inserito il seguente periodo «Non sono dovuti interessi per la rateizzazione.». Per l'entrata in vigore delle modifiche disposte dal citato d.lgs. n. 150/2022, vedi art. 99-bis, come aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199. InquadramentoL'art. 133-ter è norma introdotta unitamente a quella dell'art. 133-bis, al cui commento si rinvia, completando, quindi, la disposizione che tiene conto della concreta afflittività e della capacità economica e patrimoniale del reo consentendo che, in sede di sentenza di condanna o di applicazione della legge penale, in ragione delle medesime condizioni economiche del condannato,la pena pecuniaria possa essere rateizzata 6 a 60 rate (sino alla riforma Cartabia da 3 a 30 rate) senza interessi con un livello minimo (euro 15 a rata) e ferma restando la possibilità di rinunciare al beneficio del termine. La disciplina è del tutto autosufficiente e, quindi, certamente non sono applicabili le disposizioni civilistiche. Quando alla valutazione delle condizioni per l'applicazione, Cass. III, n. 49580/2015 prevede l'onere della prova a carico del condannato e che la decisione debba vertere soprattutto sull'ammontare globale della pena e sulla condizione economica del condannato. Si è precisato come la rateizzazione resti oggetto di discrezionalità per il solo giudice e la relativa scelta non è stata trasferita alle parti in sede di accordo sulla applicazione della pena. Ovviamente, laddove le parti presentino la loro proposta di applicazione pena, comprensiva del possibile rateizzo, il giudice è tenuto a valutarla (Cass. V, n. 38771/2014). In generale, è del tutto illegittima una decisione adottata non nell'esercizio della discrezionalità vincolata e sulla scorta delle condizioni economiche ma sulla base di una valutazione che prescinda da ogni considerazione di tali elementi fondanti (Cass. IV, n. 42015/2011). La norma è applicabile soltanto alla pena e non alla somma dovuta a titolo di oblazione (Cass. III, n. 1973/2010). |