Codice Penale art. 135 - Ragguaglio fra pene pecuniarie e pene detentive 1 .Ragguaglio fra pene pecuniarie e pene detentive1. [I]. Salvo quanto previsto da particolari disposizioni di legge, quando, per qualsiasi effetto giuridico [137 1, 163], si deve eseguire un ragguaglio fra pene pecuniarie e pene detentive, il computo ha luogo calcolando euro 250, o frazione di euro 250, di pena pecuniaria per un giorno di pena detentiva2.
[1] Articolo da ultimo così sostituito dall'art. 1, l. 5 ottobre 1993, n. 402. Il testo originario era il seguente: «Ragguaglio fra pene pecuniarie e pene diverse. [I]. Quando, per qualsiasi effetto giuridico, si deve eseguire un ragguaglio fra pene pecuniarie e pene detentive, il computo ha luogo calcolando venticinquemila lire, o frazione di venticinquemila lire, di pena pecuniaria, per un giorno di pena detentiva». [2] Comma modificato dall'art. 1, comma 1, lett. f), d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150, che ha sostituito le parole «Salvo quanto previsto da particolari disposizioni di legge, quando, per qualsiasi effetto giuridico,» alle parole «Quando, per qualsiasi effetto giuridico,». Precedentemente il presente comma è stato modificato dall'art. 3 della l. 15 luglio 2009, n. 94, che ha sostituito le parole: "calcolando euro 38, o frazione di euro 38" con le parole: "calcolando euro 250, o frazione di euro 250 ". Per l'entrata in vigore delle modifiche disposte dal citato d.lgs. n. 150/2022, vedi art. 99-bis, come aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199. InquadramentoL'art. 135 fissa una regola di semplice applicazione e di notevole rilievo: in ogni caso in cui si renda necessario il ragguaglio tra pene detentive e pene pecuniarie, il “tasso di conversione” è pari ad euro 250 per giorno di detenzione. La norma attuale è frutto di modifiche giustificate non solo per il necessario adeguamento al valore reale della moneta ma anche per scelte sostanziali in quanto un diverso “tasso di conversione” (a parità di valore reale) modifica in termini sostanziali la maggiore o minore afflittività delle sanzioni e degli istituti che dipendano da tale conversione. Si consideri che, nell'applicazione della sanzione pecuniaria sostitutiva, una maggior entità della somma dovuta per giorno comporta una maggiore entità della pena pecuniaria risultante dalla sostituzione; per converso, in caso di mancato pagamento della sanzione pecuniaria, un valore di conversione elevato comporta un minor numero di giorni di sanzioni sostitutive. Di recente, la Corte costituzionale, con sentenza n. 28 del 2022, ha rilevato come l’attuale previsione dell’art. 135, quando destinata a fungere da parametro di determinazione della pena pecuniaria sostitutiva di quella detentiva, porti ad una manifesta eccessività della pena; perciò ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 53, secondo comma, della legge 24 novembre 1981 n. 689 (Modifiche al sistema penale), nella parte in cui prevede che «[i]l valore giornaliero non può essere inferiore alla somma indicata dall'art. 135 del codice penale e non può superare di dieci volte tale ammontare», anziché «[i]l valore giornaliero non può essere inferiore a 75 euro e non può superare di dieci volte la somma indicata dall'art. 135 del codice penale». La recente riforma Cartabia ha inserito la clausola di riserva ” Salvo quanto previsto da particolari disposizioni di legge”, meramente esplicativa facendo riferimento a casi già risolti con l’ applicazione del principio di specialità. Il tema rilevante nell'interpretazione dell'art. 135, in ragione delle modifiche apportate alla norma ed ai problemi di disciplina intertemporale, era apparso quello della natura sostanziale o meno della disposizione ai fini di applicabilità della norma più favorevole ovvero della disciplina vigente al momento del compimento dell'atto; le Sezioni Unite (Cass. S.U., n. 12310/1995) hanno risolto ogni dubbio interpretativo osservando che, poiché la norma ha una validità “per qualsiasi effetto giuridico”, la eventuale natura processuale o sostanziale non è stabilita dalla disposizione in sé ma dipende dal contesto in cui debba essere applicata. La giurisprudenza successiva ha, quindi, applicato il principio del trattamento più favorevole in casi in cui la norma era funzionale a norme sostanziali. Ad esempio nell'ipotesi di sostituzione della pena detentiva con quella pecuniaria si è ritenuto applicabile la legge del tempo risultando la pena da eseguire sensibilmente più bassa (Cass. fer., n. 32799/2011). |