Codice Penale art. 145 - Remunerazione ai condannati per il lavoro prestato.

Pierluigi Di Stefano

Remunerazione ai condannati per il lavoro prestato.

[I]. Negli stabilimenti penitenziari, ai condannati è corrisposta una remunerazione per il lavoro prestato (1).

[II]. Sulla remunerazione, salvo che l'adempimento delle obbligazioni sia altrimenti eseguito, sono prelevate nel seguente ordine:

1) le somme dovute a titolo di risarcimento del danno [185];

2) le spese che lo Stato sostiene per il mantenimento del condannato [188; 692 3 c.p.p.] (2);

3) le somme dovute a titolo di rimborso delle spese del procedimento [535, 592 1, 3, 616, 692-694 c.p.p.; 189 att. c.p.p.].

[III]. [In ogni caso, deve essere riservata a favore del condannato una quota pari a un terzo della remunerazione, a titolo di peculio. Tale quota non è soggetta a pignoramento o a sequestro] (3).

(1) V. ora artt. 20 2, 22 e 23 l. 26 luglio 1975, n. 354.

(2) V. anche artt. 22 e 24 l. n. 354, cit.

(3) Comma implicitamente abrogato dall'art. 242 l. n. 354, cit.

Inquadramento

L'art. 145 è la prima delle disposizioni sulla “esecuzione della pena” dopo quelle ormai abrogate con la introduzione del ben più complesso sistema dell'ordinamento penitenziario (l. n. 354/1975).

Nei limiti di applicabilità di tale norma codicistica rispetto alle disposizioni speciali dell'ordinamento penitenziario, viene fissato il principio che i condannati che, durante la detenzione, svolgano lavoro negli stabilimenti penitenziari hanno diritto a una remunerazione sulla quale sono trattenute le somme dovute in ragione del processo e della condanna —quindi a titolo di risarcimento del danno, di mantenimento del condannato, di pagamento delle spese processuali.

Il riferimento va inteso, in particolare, agli obblighi scaturenti dagli artt. 185 e 188 nonché alle varie previsioni del codice di procedura penale in tema di spese processuali a carico dell'imputato condannato. A fronte di questa norma che fissa il principio generale, poi, intervengono le disposizioni speciali dell' ordinamento penitenziario, tra cui la limitazione delle spese effettivamente dovute dal condannato a quelle per il mantenimento, il rimborso parziale, nonché l'istituto della remissione del debito per il detenuto in disagiate condizioni previsto dal T.U. spese di giustizia, d.P.R. n. 115/2002.

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