Codice Penale art. 170 - Estinzione di un reato che sia presupposto, elemento costitutivo o circostanza aggravante di un altro reato.Estinzione di un reato che sia presupposto, elemento costitutivo o circostanza aggravante di un altro reato. [I]. Quando un reato è il presupposto di un altro reato, la causa che lo estingue non si estende all'altro reato. [II]. La causa estintiva di un reato, che è elemento costitutivo o circostanza aggravante di un reato complesso, non si estende al reato complesso [84]. [III]. L'estinzione di taluno fra più reati connessi [12 c.p.p.] non esclude, per gli altri, l'aggravamento di pena derivante dalla connessione [61 n. 2]. InquadramentoL'art. 170 conclude la disciplina codicistica delle cause di estinzione del reato, regolando espressamente le tre distinte situazioni: 1) dell'estinzione di un reato presupposto di un altro reato; 2) dell'estinzione di un reato elemento costitutivo o circostanza aggravante di un reato complesso; 3) dell'estinzione di uno tra più reati complessi (Romano-Grasso-Padovani, Commentario, 227). La norma, per quanto abbia un importante ruolo di chiarificazione rispetto a problemi che erano sorti nella vigenza del codice precedente (Relazione del Guardasigilli al Re sul progetto del nuovo codice penale, n. 188), non ha funzione costitutiva o innovatrice. Estinzione di un reato presupposto di altro reatoUn reato è presupposto di un altro reato quando tra gli elementi essenziali di quest'ultimo vi è la previa commissione, per lo più da parte di un soggetto diverso, di un altro reato (ma si ha previa commissione anche quando il secondo reato intervenga mentre perdura la situazione antigiuridica determinata dal primo, come nella protrazione del reato permanente; o anche quando il primo sia un delitto tentato, e si consumi dopo la condotta del secondo reato: Romano-Grasso-Padovani, Commentario, 228). La norma in commento chiarisce che la causa estintiva che operi su un reato presupposto di altro reato, non si estende a quest'ultimo, il quale non si estingue e resta com'è: ad es., un'amnistia che fosse limitata al furto, non coinvolgerebbe il delitto di ricettazione, di cui il furto costituisse il presupposto (Pagliaro, Principi, 757). La giurisprudenza ha dichiarato la manifesta infondatezza della questione di legittimità costituzionale della norma in oggetto, sollevata con riferimento all'art. 3 Cost., proprio nella parte in cui dispone che, quando un reato è il presupposto di un altro reato, la causa che lo estingue non si estende a quest'ultimo, specificando che si tratta di due fattispecie criminose tra loro indipendenti ed autonome (Cass. II, n. 160/1970). La dottrina ha osservato che la previsione riguarda i soli casi in cui l'intervento della causa estintiva sorprende due reati già coesistenti, mentre non si occupa del caso in cui il secondo reato venga commesso dopo che la causa abbia estinto il primo; e del caso, ancora diverso, in cui il reato presupposto sia oggetto di abolitio criminis (Romano-Grasso-Padovani, Commentario, 230). Estinzione del reato elemento costitutivo o circostanza aggravante del reato complessoIl reato complesso è un'ipotesi tipizzata di concorso apparente di norme espressamente regolata: un medesimo fatto storico integra gli estremi di due reati, uno semplice, l'altro complesso, ed è regolato dalla sola norma che prevede quest'ultimo (Beltrani, 461). A norma dell'art. 170, comma 2, la causa estintiva di un reato elemento costitutivo o circostanza aggravante di un reato complesso, non si estende al reato complesso: per tornare all'esempio supra), un'amnistia che fosse limitata al furto, non coinvolgerebbe il delitto di rapina, di cui il furto costituisse l'elemento costitutivo (Pagliaro, Principi, 757); la prescrizione che estinguesse la violazione di domicilio, non estinguerebbe anche il furto aggravato dalla violazione stessa (Romano-Grasso-Padovani, Commentario, 232). Va precisato, però, che la previsione in commento non riguarda l'ipotesi in cui la causa estintiva sia costituita dalla morte del reo che, data la sua natura, non può che concernere il tutto, ovvero ciascun reato elemento costitutivo o circostanza aggravante del reato complesso, e l'intero reato complesso (Manzini, Trattato, II, 682). Secondo la dottrina, la disposizione in esame si riferisce: a) al reato complesso in senso stretto, come sopra precisato; b) al reato complesso in senso lato, che ricorre quando un reato, in tutte o in talune delle sue forme tipiche, ne ricomprende un altro, con in più un elemento ulteriore non costituente reato. c) al reato progressivo, che del reato complesso costituisce una specificazione: l'amnistia che estingua un violenza privata, non estingue la violenza privata quale componente della violenza sessuale; la remissione di querela proposta per l'ingiuria, non tocca l'ingiuria quale componente di un eventuale oltraggio a pubblico ufficiale (Romano-Grasso-Padovani, Commentario, 233). Si ritiene invece che la causa estintiva che intervenga sul reato complesso, colpisce anche il reato componente (Ragno, 969). Ben diversa è l’ipotesi del concorso formale di reati, in cui la causa estintiva può operare sul distinto reato cui si riferisce, lasciando gli altri intatti. Estinzione di uno tra più reati connessiLa previsione di cui all'art. 170, u.c., secondo cui l'estinzione di taluno tra più reati connessi non esclude, per gli altri, l'aggravamento di pena derivante dalla connessione, si riferisce alla connessione sostanziale di reati di cui all'art. 61, n. 2, c.p.
Nel caso di connessione teleologica (il reato è commesso per eseguirne un altro), se un soggetto commette un omicidio per consumare un furto, e poi il furto è compreso in un'amnistia, l'omicidio rimane aggravato, perché è stato commesso al fine di commettere un altro reato (Pagliaro, Principi, 757). Così l'estinzione della truffa, quale reato-fine, per amnistia, non determina l'inesistenza dell'aggravante del nesso teleologico in ordine al reato di falso, quale reato-mezzo; l'estinzione per prescrizione di alcuni fra più reati connessi non esclude l'applicazione della circostanza aggravante del nesso teleologico prevista dall'art. 61, comma 1, n. 2, c.p., in quanto la predetta causa estintiva non incide sul fatto complessivamente contestato (Cass. V, n. 34983/2020). Nel caso di connessione consequenziale (il reato è commesso per occultarne un altro, o per conseguire od assicurare a sé o ad altri il prodotto o profitto, o il prezzo, ovvero l'impunità di un altro reato), l'art. 170 ultimo comma trova in concreto applicazione solo quando la causa estintiva del reato presupposto intervenga dopo la commissione del reato consequenziale: così, ad es., l'omicidio commesso per entrare in possesso dei denari nascosti dopo un precedente furto, resta aggravato, anche se il furto risulta poi prescritto (Romano-Grasso-Padovani, Commentario, 235). Un cenno merita, infine, il caso in cui la causa estintiva colpisca il reato procedibile d'ufficio, cui sia connesso altro reato normalmente procedibile a querela: secondo la dottrina, l'estinzione del reato procedibile d'ufficio, cui sia agganciato quello procedibile a querela, non restituirebbe quest'ultimo al suo regime ordinario, e quindi alla necessità della querela, in armonia con quanto disposto dall'art. 170, ultimo comma: così, ad es., il reato di violenza sessuale, di per sé perseguibile a querela, diviene procedibile d'ufficio (art. 609 septies, comma 4, n. 4) se risulta concretamente connesso con quello di atti osceni (art. 527), che è procedibile d'ufficio. Ma se il reato di atti osceni si estingue per amnistia, la violenza sessuale resta comunque procedibile d'ufficio (Romano-Grasso-Padovani, Commentario, 236). Profili processualiIn applicazione dei principi fin qui esposti, la giurisprudenza ha affermato che il giudicato formatosi sulla declaratoria di amnistia per la contravvenzione di costruzione abusiva su demanio marittimo (artt. 54 e 1161, r.d. n. 327/1942, codice della navigazione), non preclude l'esame circa la sussistenza del delitto di modificazione dello stato dei luoghi (art. 632 c.p.), poiché la causa estintiva di un reato, che è elemento costitutivo di un reato complesso, non si estende a quest'ultimo (Cass. II, n. 6555/1985). Allo stesso modo, la decisione irrevocabile di estinzione per prescrizione del reato di appropriazione indebita (art. 646 c.p.), ascritto all'amministratore di una società, non preclude, dopo la dichiarazione di fallimento della società, l'esercizio dell'azione penale nei confronti del medesimo soggetto per il delitto di bancarotta fraudolenta, per distrazione dei medesimi beni. Le due fattispecie sono infatti strutturalmente diverse e, se consumate contestualmente, integrano un reato complesso, con assorbimento del delitto d'appropriazione indebita in quello di bancarotta fraudolenta; se realizzate in tempi diversi, danno vita ad un reato progressivo, con conseguente applicazione dell'art. 170 (Cass. V, n. 4404/2009) In argomento, in dottrina, Di Geronimo, 1598 ss. CasisticaIn tema di riciclaggio, l'estinzione del reato presupposto non si estende al reato successivo, né nel caso di estinzione "originaria", ovvero già maturata al momento dei fatti contestati ex art. 648-bis c.p., né nel caso di estinzione sopravvenuta a questi ultimi: in applicazione del principio, la Corte ha rigettato il motivo di ricorso inteso a far valere l'estinzione, in epoca anteriore alla condotta riciclatoria, dei reati tributari dai quali derivavano i proventi riciclati (Cass. II, n. 56379/2018). BibliografiaBeltrani, Corso di diritto penale, Milano, 2009, 461; Di Geronimo, Bancarotta fraudolenta ed appropriazione indebita: una controversa ipotesi di reato complesso, in Cass. pen. 2010, 1598 ss.; Ragno, Voce Estinzione del reato e della pena, in Enc. dir., XV, Milano, 1966, 950. |