Codice Penale art. 182 - Effetti delle cause di estinzione del reato o della pena.InquadramentoL'art. 182 esprime il principio di personalità delle cause di estinzione del reato e delle cause di estinzione della pena, secondo il quale le cause estintive producono effetti solo per coloro cui si riferiscono, salva la riserva iniziale della norma (Romano-Grasso-Padovani, Commentario, 314). Per una parte della dottrina, l'enunciato di cui all'art. 182 si riferirebbe alle sole cause estintive del reato e della pena previste nella parte generale del codice penale, e non alle cause estintive speciali, sicché esso non avrebbe natura di principio generale ma, anzi, eccezionale; per le singole cause estintive previste da leggi speciali occorrerebbe verificare volta per volta il rapporto concretamente esistente tra norma incriminatrice e norma estintiva (Martini, 180 ss.). Per altra parte della dottrina, invece, l'art. 182, in assenza di espresse indicazioni limitatrici della sua operatività, si applica a tutti gli istituti qualificati dalla legge come « estintivi del reato» o «estintivi della pena», a prescindere dalla loro collocazione o meno nella parte generale del codice, salvo diversa conclusione dettata dal contesto normativo (Pagliaro, Principi, 751). Profili generaliIl principio della autonomia soggettiva delle cause di estinzione del reato e delle cause di estinzione della pena enunciato dalla norma in commento, sta a significare che queste, salvo deroga prevista dalla legge, operano solo in relazione alle persone cui si riferiscono, e quindi, nel caso di concorso di persone nel reato, non si comunicano a tutti i concorrenti (Romano-Grasso-Padovani, Commentario, 316). La dottrina pone in evidenza che la disposizione è speculare a quella contenuta nell'art. 119, secondo cui le circostanze soggettive che escludono la pena per taluni dei concorrenti nel reato hanno effetto solo riguardo alla persona cui si riferiscono: tale corrispondenza di disciplina rispetto alla incomunicabilità ai concorrenti nel reato non deve però portare a confondere i due istituti, che sono tra loro profondamente diversi, anche laddove i loro contenuti vengano accidentalmente a coincidere (Romano-Grasso-Padovani, Commentario, 316). È stato anche osservato che la sottolineatura legislativa espressa del principio di incomunicabilità desta qualche perplessità: per le cause di estinzione della pena l'incomunicabilità è quasi necessitata, poiché esse presuppongono sempre l'accertamento giudiziale del reato e la sentenza di condanna, sicché non si vede come potrebbe la pena, così individualizzata, estinguersi, in via di principio, per tutti i compartecipi. Per le cause di estinzione del reato, l'enunciazione del principio appare dogmaticamente imprecisa, posto che il reato, in quanto tale, non potrebbe che estinguersi per tutti i concorrenti. Ciò nonostante la norma contiene un importante significato di chiarificazione, poiché elimina in radice — per le cause di estinzione del reato — eventuali discussioni che avrebbero potuto sorgere per le cause estintive speciali e per talune cause estintive generali. Si pensi, ad es., all'oblazione, che ha carattere personale nonostante sia collegata alle specie di sanzioni edittali e all'esborso di denaro, e, all'opposto, alla remissione di querela, che, potendosi innestare su rapporti personali tra soggetti attivi e passivi del reato, ben avrebbe potuto avere carattere personale, mentre a norma dell'art. 155, comma 2, una volta effettuata si estende a tutti i partecipi, salvo espresso rifiuto (Romano-Grasso-Padovani, Commentario, 317). Le derogheLe deroghe al principio di personalità delle cause estintive del reato e della pena sono numerose (Romano-Grasso-Padovani, Commentario, 318). Tra le cause di estinzione della pena: 1) l'amnistia impropria (art. 151); 2) l'indulto (art. 174, comma 3); siano o meno sottoposti a condizioni od obblighi. Tra le cause generali di estinzione del reato: 1) l'amnistia propria (art. 151); 2) la remissione di querela (per la quale vale il principio della riferibilità generale, salvo rifiuto, art. 155, comma 2). Va in ogni caso tenuta ben presente la differenza tra cause di estinzione del reato o della pena di cui all’art. 182, e cause sopravvenute di non punibilità: in tal caso la norma di riferimento per l'eventuale esclusione della punibilità anche nei confronti del concorrente nel reato sarà l’art. 119 e non anche l’art. 182 (si pensi ad es. ai condoni fiscali). Il Condono edilizio. La sanatoria edilizia ordinariaMentre per la disciplina delle cause di estinzione previste nella parte generale del codice si rinvia alla trattazione svolta nei rispettivi paragrafi, meritano un cenno due cause di estinzione del reato, previste dalla legislazione speciale, e precisamente: a) il condono edilizio di cui all'art. 38, comma 2, ultimo periodo, l. n. 47/1985 (c.d. condono edilizio); b) la sanatoria edilizia ordinaria di cui al combinato disposto degli artt. 36 e 45 d.P.R. n. 380/2001. Il condono edilizio A norma dell'art. 38, comma 5, l. n. 47/1985 (tuttora applicabile in materia di condono edilizio giusto quanto disposto dall'art. 32, comma 28, l. n. 326/2003), l'oblazione interamente versata comporta l'estinzione del reato edilizio solo per colui il quale ha effettuato il versamento, e l'imputato non può trarre vantaggio dall'iniziativa di altro soggetto, salvo che non sia anche comproprietario (Cass. III, n. 5353/1998). L'estensione del beneficio al comproprietario viene infatti considerata una deroga al carattere personale delle cause estintive, e tale disciplina, impugnata dinanzi alla Corte costituzionale per violazione dell'art. 3 Cost., è stata ritenuta costituzionalmente legittima (Corte cost. n. 214/1997). La sanatoria edilizia ordinaria Diversamente, la sanatoria edilizia ordinaria prevista dal combinato disposto degli artt. 36 e 45 d.P.R. n. 380/2001, si estende a tutti i responsabili dell'abuso, e non solo a coloro i quali abbiano richiesto ed ottenuto il provvedimento sanante. La giurisprudenza ha infatti precisato che la causa di estinzione del reato per violazioni edilizie, prevista dall'art. 45 d.P.R. n. 380/2001, a seguito del rilascio del permesso di costruire in sanatoria, si estende a tutti i responsabili dell'abuso, e non soltanto ai soggetti che abbiano richiesto ed ottenuto il provvedimento sanante, poiché il meccanismo di estinzione non si fonda, nonostante la impropria formulazione letterale adottata dall'art. 36, comma 2, d.P.R. n. 380/2001, su un effetto estintivo connesso al pagamento di una somma a titolo di oblazione, bensì sull'effettivo rilascio del permesso di costruire successivamente alla verifica della conformità delle opere abusive alla disciplina urbanistica ed edilizia vigente sia al momento della realizzazione, sia in quello della richiesta (c.d. doppia conformità, Cass. III, n. 26123/2005). D'altronde, già la Corte Costituzionale aveva affermato che la sanatoria prevista dall'art. 13 l. n. 47/1985 (precedente normativo dell'attuale art. 45 d.P.R. n. 380/2001), costituisce una causa speciale di estinzione del reato urbanistico fondata sulla constatata inesistenza dell'antigiuridicità sostanziale del fatto, cosicché, la concessione in sanatoria chiesta da uno solo dei concorrenti nell'abuso, giova anche agli altri (Corte cost. n. 370/1988). CasisticaOccorre tenere ben distinte le cause di non punibilità dalle cause di estinzione del reato o della pena, e l'art. 182 riguarda solo queste ultime. Il tema si è posto in relazione alla ritrattazione di cui all'art. 376, che non è una causa di estinzione del reato o della pena, ma una causa di non punibilità, che ha natura soggettiva, e come tale non opera nei confronti dell'istigatore, concorrente nel reato ex art. 372, salvo che essa sia il risultato del comportamento attivo dell'istigatore stesso, diretto a sollecitarla per neutralizzare gli effetti del falso, lesivi dell'interesse alla realizzazione del giusto processo (Cass. S.U., n. 37503/2002). BibliografiaMartini, Le conseguenze di estinzione del reato e della pena, in Le conseguenze sanzionatorie del reato, a cura di De Francesco, Torino, 2011. |