Codice Penale art. 196 - Obbligazione civile per le multe e le ammende inflitte a persona dipendente (1).

Donatella Perna

Obbligazione civile per le multe e le ammende inflitte a persona dipendente (1).

[I]. Nei reati commessi da chi è soggetto all'altrui autorità, direzione o vigilanza, la persona rivestita dell'autorità, o incaricata della direzione o vigilanza, è obbligata, in caso di insolvibilità del condannato, al pagamento di una somma pari all'ammontare della multa o dell'ammenda inflitta al colpevole, se si tratta di violazioni di disposizioni che essa era tenuta a far osservare e delle quali non debba rispondere penalmente [198; 89, 100 1, 154 4, 208, 460 1-3, 463 2, 491 1, 503 1, 534, 575 2 c.p.p.].

[II]. Qualora la persona preposta risulti insolvibile, si applicano al condannato le disposizioni dell'articolo 136.

(1) Articolo così sostituito dall'art. 116 l. 24 novembre 1981, n. 689. Il testo originario recitava: «Obbligazione civile per le ammende inflitte a persona dipendente. [I]. Nelle contravvenzioni commesse da chi è soggetto all'altrui autorità, direzione o vigilanza, la persona rivestita dell'autorità, o incaricata della direzione o vigilanza, è obbligata, in caso d'insolvibilità del condannato, al pagamento di una somma pari all'ammontare dell'ammenda inflitta al colpevole, se si tratta di contravvenzione a disposizioni che essa era tenuta a far osservare, e della quale non debba rispondere penalmente. [II]. Qualora anche la persona preposta risulti insolvibile, si applicano al condannato le disposizioni dell'art. 136». Per l'obbligazione civile in dipendenza dei delitti di contrabbando v. artt. 329 e 330 del testo unico approvato con d.P.R. 23 gennaio 1973, n. 43, le cui disposizioni, ai sensi dell'art. 342 d.P.R. n. 43, cit., sono stabiliti in deroga agli artt. 196 e 197 c.p.

Inquadramento

La norma in oggetto, unitamente alla successiva, disciplina la responsabilità del civilmente obbligato per il pagamento della multa o dell'ammenda, il cui fondamento deve essere ravvisato nella necessità di garantire allo Stato il pagamento della somma dovuta dal colpevole che si sia reso insolvibile (Cass. III, n. 17713/2013). Originariamente concernente la sola pena dell'ammenda (e le sole contravvenzioni), l'art. 196 è stato sostituito dall'art. 116 l. n. 689/1981, che ne ha esteso l'applicazione anche alla pena della multa (e ai delitti).

Esso prevede un'obbligazione civile di contenuto economico identico alla multa o ammenda inflitta all'autore del reato, indicato nella norma come “persona dipendente”, cui è tenuto a determinate condizioni chi sia con il condannato in rapporto di autorità, direzione o vigilanza. L'obbligazione in oggetto ha natura: a) accessoria, perché nasce con il reato e ne segue le sorti; b) civile, il che significa che non partecipa della personalità della pena, non si estingue con la morte dell'obbligato, ma si trasmette ai suoi eredi; c) sussidiaria, poiché sorge se ed in quanto il condannato sia insolvibile (Romano-Grasso-Padovani, Commentario, 396).

Profili generali

L'obbligazione in oggetto sorge in capo alla persona rivestita di autorità, o incaricata della direzione o vigilanza nei confronti della persona condannata ad una multa o ammenda ma anche a multa o ammenda congiunta a pena detentiva, nel qual caso l'obbligazione resterà limitata alla pena pecuniaria.

Sotto il profilo processuale, il civilmente obbligato è una parte eventuale, che assumerà tale ruolo nel processo solo a seguito di citazione su richiesta del P.M. o dell’imputato.

Presupposti

I presupposti dell'obbligazione in commento sono (Romano-Grasso-Padovani, Commentario, 397):

• La commissione di un reato e la condanna del suo autore alla pena della multa o dell'ammenda: può trattarsi sia di un delitto che di una contravvenzione, ma la condanna deve intendersi in senso formale, sicché va esclusa ogni forma di proscioglimento, anche per concessione del perdono giudiziale. Nel caso di sospensione condizionale della pena, pure l'obbligazione del civilmente obbligato resterà sospesa, non potendosi procedere all'accertamento dell'insolvibilità del condannato penalmente.

• Che l'obbligato fosse tenuto a fare osservare all'autore del reato la disposizione violata: il tipo di disposizione rientrante nell'obbligo si ricaverà volta per volta, dal tipo di controllo che concretamente verrà in rilievo; nel caso del controllo genitore-figlio, essendo molto stringente, non possono esservi limiti di materia. Diversamente, nel caso del rapporto datore di lavoro-lavoratore, o nel caso del tutore o dell'educatore cui il minore sia affidato, essendo il controllo meno stretto, deve essere esclusa la rilevanza di iniziative dell'autore del reato che fuoriescano dai limiti del controllo cui è sottoposto.

• Che l'obbligato non debba a sua volta rispondere penalmente: il concorso di persone nel reato preclude il sorgere dell'obbligazione civile. L'obbligazione in questione non implica alcuna culpa in vigilando o in eligendo, sicché sussisterà anche nei casi in cui la persona giuridicamente tenuta a fare osservare la norma violata si sia penalmente attivata, sottraendosi a qualsiasi rimprovero, ed il reato si realizzi per fatto doloso o colposo del subordinato (Alessandri, Reati d'impresa e modelli sanzionatori).

La delega di funzioni.

La dottrina (Alessandri, Romano-Grasso-Padovani, Commentario, 399) ritiene che uno dei casi tipici di applicazione della norma in esame è quello della delega di funzioni: ogniqualvolta si riscontri la violazione da parte del delegato di disposizioni che il delegante doveva fare osservare, senza che a carico di quest'ultimo siano configurabili rilievi di carattere penale, potrà residuare nei suoi confronti l'obbligazione civilistica di che trattasi, permanendo in capo al trasferente — anche in caso di delega di funzioni — un obbligo di controllo del corretto adempimento dell'obbligo penale da parte del terzo.

Insolvibilità del civilmente obbligato

Se l'obbligazione civile viene adempiuta, la vicenda è definita; altrimenti, si procede a norma dell'art. 136, ovvero si procede alla conversione della pena pecuniaria inadempiuta nei confronti del condannato (art. 196 comma 2).

Tale norma, la quale stabilisce che la pena della multa e dell'ammenda, non eseguite per insolvibilità del condannato, si convertono a norma di legge, è stata introdotta nell'attuale testo dall'art. 101, l. n. 689/1981, che agli artt. 102, 103, 105, 107 e 108 disciplina il procedimento di conversione delle pene pecuniarie nella sanzione della libertà controllata.

Rapporti con la responsabilità solidale della persona rivestita di autorità negli illeciti penali-amministrativi

L'art. 6, comma 2, l. n. 689/1981, prevede che se la violazione amministrativa è commessa da persona capace di intendere e di volere ma soggetta all'altrui autorità, direzione o vigilanza, la persona tenuta al controllo è obbligata in solido con l'autore della violazione al pagamento della somma da questo dovuta, salvo che provi di non aver potuto impedire il fatto.

Tuttavia vi sono importanti differenze con l'obbligazione ex art. 196 c.p., e precisamente:

- si applica solo ai soggetti capaci di intendere e di volere;

- prevede una forma di responsabilità solidale e non sussidiaria, sicché l'amministrazione interessata potrà chiedere l'adempimento indifferentemente sia alla persona rivestita di autorità che all'autore della violazione;

- la persona rivestita di autorità è ammessa alla prova liberatoria, il che implica, sia pure attraverso un'inversione dell'onere della prova, l'introduzione di una responsabilità per colpa anche per tale soggetto;

- non è trasmissibile agli eredi e si estingue con la morte dell'autore della violazione, se intervenuta dopo la condanna e prima del pagamento, il che ha indotto la dottrina ad affermare che non si tratta di un'obbligazione civilistica (Romano-Grasso-Padovani, Commentario, 401).

Rapporti con l'obbligazione del responsabile civile

Sebbene entrambe di natura civilistica, l'obbligazione del civilmente obbligato per il pagamento della multa o dell'ammenda si distingue nettamente da quella del responsabile civile per i danni cagionati da reato da altri commesso.

Mentre la prima è quantificata negli stessi termini della multa o dell'ammenda inflitte all'autore del reato, la seconda ha per oggetto le restituzioni e o i danni che l'agente ha prodotto; mentre la prima presuppoine che sia stato commesso un reati e che sia intervenuta condanna, la seconda può sussistere anche in costanza di un'assoluzione, quando residuino profili di responsabilità civile dell'agente; mentre la prima ha bnatura di responsabilità sussidiaria, la seconda ha natura solidale (Romano-Grasso-Padovani, Commentario, 396).

Bibliografia

Alessandri, Reati d'impresa e modelli sanzionatori, Milano, 1985.

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