Codice Penale art. 198 - Effetti dell'estinzione del reato o della pena sulle obbligazioni civili.InquadramentoLa norma in commento pone il principio per il quale, quando il reato o il fatto che può configurarlo, è al tempo stesso anche un illecito civile, e da esso derivino obblighi restitutori e/o risarcitori, l'intervento di una causa di estinzione del reato stesso non determina anche l'estinzione delle obbligazioni civili (salvo che si tratti delle obbligazioni di cui agli artt. 196 e 197) (Romano-Grasso-Padovani, Commentario, 412). Profili generaliLa regola posta dalla norma in commento riguarda tutte le cause estintive del reato, sia quelle che prescindono da un accertamento giudiziale sia quelle che invece lo presuppongono, come ad es. la sospensione condizionale o il perdono giudiziale. La regola riguarda anche le cause estintive della pena, le quali presuppongono sempre una condanna irrevocabile (Romano-Grasso-Padovani, Commentario, 412). La giurisprudenza, in materia di prescrizione del reato, ha precisato che la domanda diretta ad ottenere il risarcimento del danno non patrimoniale trova fondamento non già in una sentenza di condanna del giudice penale, ma nella commissione di un fatto astrattamente preveduto come reato, come si desume dall'art. 2059 c.c. e dal suo coordinamento con gli artt. 185 e 198 c.p., in base al quale il risarcimento del danno non patrimoniale derivante da un reato può essere senza dubbio richiesto anche nel caso di estinzione del reato e, segnatamente, anche quando tale effetto sia determinato dalla decorrenza del tempo necessario a prescriverlo, secondo la disciplina di cui agli artt. 157 ss. c.p. (Cass., III, n. 16305/2003). La regola posta dalla norma in esame soffre tuttavia alcune eccezioni: la morte del reo che intervenga dopo la sentenza di condanna o il decreto penale irrevocabili, estinguono l'obbligazione per il rimborso allo Stato delle spese di mantenimento del condannato negli istituti di pena, in quanto obbligazione avente natura rigorosamente personale. Rapporti tra cause estintive del reato e obbligazioni civiliLa dottrina ha posto in evidenza che l'ordinamento dedica anche altre norme al rapporto tra cause estintive del reato e obbligazioni civili, ed in particolare l'art. 2947 c.c., che disciplina la prescrizione del diritto al risarcimento derivante da fatto illecito. Alla stregua di tale norma, la prescrizione del diritto al risarcimento derivante da fatto illecito è una prescrizione breve di cinque anni (o di due se il danno deriva da circolazione stradale) dal giorno in cui il fatto si è verificato. Tuttavia, se il fatto illecito costituisce anche reato per il quale la legge preveda una prescrizione più lunga, tale termine prescrizionale vale anche per il risarcimento, e ciò per evitare che il prematuro intervento della prescrizione civile finisca per favorire il colpevole. Se poi interviene una causa estintiva diversa dalla prescrizione, o se nel giudizio penale interviene sentenza irrevocabile, la prescrizione ridiventa quella stessa di cinque o due anni dal giorno dell'estinzione o dell'irrevocabilità della sentenza (c.d. riconversione del termine di prescrizione, Romano-Grasso-Padovani, Commentario, 415). Nel caso di morte dell'imputato, la prescrizione del diritto al risarcimento del danno decorre dal giorno stesso della morte, indipendentemente dal momento in cui ne abbia conoscenza il debitore. Nel caso di amnistia propria, la prescrizione del diritto al risarcimento del danno decorre dal giorno in cui entra in vigore il provvedimento di clemenza. Nel caso di remissione della querela, la prescrizione del diritto al risarcimento del danno decorre dal giorno stesso della remissione (salvo il rifiuto espresso o tacito del querelato). Le S.U. civili hanno altresì precisato che, qualora l'illecito civile sia considerato dalla legge come reato, ma il giudizio penale non sia stato promosso, anche per difetto di querela, all'azione risarcitoria si applica l'eventuale più lunga prescrizione prevista per il reato (art. 2947, comma 3, prima parte, c.c.) purché il giudice, in sede civile, accerti incidenter tantum, e con gli strumenti probatori ed i criteri propri del procedimento civile, la sussistenza di una fattispecie che integri gli estremi di un fatto-reato in tutti i suoi elementi costitutivi, soggettivi ed oggettivi. Detto termine decorre dalla data del fatto, da intendersi riferito al momento in cui il soggetto danneggiato abbia avuto - o avrebbe dovuto avere, usando l'ordinaria diligenza e tenendo conto della diffusione delle conoscenze scientifiche - sufficiente conoscenza della rapportabilità causale del danno lamentato (Cass. civ. S.U., n. 27337/2008). La prescrizione del reato, comporta anche la prescrizione del diritto al risarcimento, tranne che vi sia stata costituzione di parte civile, nel qual caso la possibilità del risarcimento resta impregiudicata fino alla sentenza che definisce il giudizio (art. 2943 c.c. e 73 comma 2, c.p.p.): dal momento della sentenza ridecorre un nuovo termine prescrizionale ex art. 2947 commi 1 e 2, c.c. Quando vi sia stato un giudizio penale, con condanna anche generica dell'imputato alle restituzioni o al risarcimento del danno in favore della parte civile, il giudice d'appello o la Corte di cassazione, nel dichiarare il reato estinto per prescrizione, decidono anche sull'impugnazione ai soli effetti civili (art. 578 c.p.p.). Rapporti dell'estinzione del reato e della pena con le obbligazioni civili ex artt. 196 e 197L'art. 198, mentre stabilisce che l'estinzione del reato o della pena non comporta anche l'estinzione delle obbligazioni civili collegate al reato stesso, pone un'eccezione per le obbligazioni civili previste dagli artt. 196 e 197, che eccezionalmente si estinguono anch'esse: trattasi di una conseguenza della loro accessorietà, ovvero della loro dipendenza dal reato e dalla condanna del suo autore (Romano-Grasso-Padovani, Commentario, 418). BibliografiaAlessandri, Reati d'impresa e modelli sanzionatori, Milano, 1985. |