Codice Penale art. 201 - Misure di sicurezza per fatti commessi all'estero.

Donatella Perna

Misure di sicurezza per fatti commessi all'estero.

[I]. Quando, per un fatto commesso all'estero, si procede o si rinnova il giudizio nello Stato [7-11], è applicabile la legge italiana anche riguardo alle misure di sicurezza.

[II]. Nel caso indicato nell'articolo 12, numero 3, l'applicazione delle misure di sicurezza stabilite dalla legge italiana è sempre subordinata all'accertamento che la persona sia socialmente pericolosa [203, 204; 730 2 c.p.p.].

Inquadramento

L'art. 200 disciplina l'applicazione delle misure di sicurezza con riferimento alle persone, mentre l'art. 201 ne disciplina l'applicazione con riferimento ai fatti commessi all'estero, prevedendo, anche per le misure di sicurezza come per le pene, alcune deroghe al criterio di territorialità (Marinucci-Dolcini, Codice, I, 1643).

Profili generali

La norma in commento prevede che, quando per un fatto commesso all'estero si procede in Italia ai sensi degli artt. 7 e 10, ovvero si deve rinnovare il giudizio ai sensi dell'art. 11, dovrà applicarsi la legge italiana anche per quanto riguarda le misure di sicurezza (Romano-Grasso-Padovani, Commentario, 464).

Ulteriori presupposti sono:

a) che il fatto sia stato interamente commesso all'estero, in quanto altrimenti troverà direttamente applicazione la legge italiana, secondo il generale principio di territorialità di cui all'art. 6;

b) in caso di cittadino straniero, che questi si trovi nello Stato, secondo la generale regola stabilita dall'art. 200, comma 3.

L'esecuzione della misura di sicurezza è comunque subordinata all'accertamento della pericolosità sociale del destinatario di essa (Mantovani, Diritto, p.g., 867), verifica espressamente richiesta dal secondo comma per il caso indicato nell'art. 12, n. 3, ovvero per il caso di riconoscimento della sentenza penale straniera, pronunciata per un delitto in relazione al quale, secondo la legge italiana, la persona condannata o prosciolta dovrebbe essere sottoposta a misure di sicurezza personali.

La dottrina ha precisato che tale disposizione contiene una espressa previsione dell'obbligo di procedere al previo accertamento della pericolosità sociale della persona, previsione introdotta per temperare il regime delle presunzioni di pericolosità sociale contemplate originariamente nell'art. 204.

La norma ha tuttavia perso importanza all'indomani dell'abrogazione dell'art. 204 cit. ad opera dell'art. 31, l. n. 663/1986, il quale stabilisce che vi è sempre l'obbligo del previo accertamento della pericolosità sociale del soggetto nei cui confronti debba essere ordinata una misura di sicurezza personale.

Estensione del principio di computabilità

In mancanza di una norma come quella di cui all'art. 138, dettata in tema di pena e custodia cautelare per reati commessi all'estero, la dottrina si è chiesta se — in caso di rinnovamento del giudizio in Italia, per un fatto per il quale all'estero sia stata applicata una misura di sicurezza — sia computabile nella durata minima della misura il periodo di applicazione sofferto all'estero.

Nonostante il silenzio della legge, la risposta, per evidenti ragioni equitative, non può che essere positiva (Romano-Grasso-Padovani, Commentario, 464).

Sentenza straniera e applicabilità della misura di sicurezza per un fatto non preveduto dalla legge come reato

Poiché a norma dell'art. 733 c.p.p., il riconoscimento della sentenza straniera è possibile solo se il fatto giudicato costituisce reato anche per la legge italiana, in dottrina si è argomentato che il medesimo principio deve valere anche ai fini dell'applicazione di una misura di sicurezza: va pertanto escluso il riconoscimento della sentenza straniera ai fini dell'applicazione di una misura di sicurezza in relazione ad un non reato, eccezionalmente equiparato al reato ex art. 202, comma 2.

Bibliografia

Caraccioli, I problemi generali delle misure di sicurezza, Milano, 1970.

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