Codice Penale art. 202 - Applicabilità delle misure di sicurezza.

Donatella Perna

Applicabilità delle misure di sicurezza.

[I]. Le misure di sicurezza possono essere applicate soltanto alle persone socialmente pericolose [203], che abbiano commesso un fatto preveduto dalla legge come reato.

[II]. La legge penale determina i casi nei quali a persone socialmente pericolose possono essere applicate misure di sicurezza per un fatto non preveduto dalla legge come reato [49 4, 115 2, 4].

Inquadramento

L'art. 202 stabilisce i presupposti generali per l'applicazione delle misure di sicurezza, strumenti cui è tradizionalmente affidata una funzione special-preventiva, ovvero di difesa della collettività dal pericolo di commissione di nuovi reati da parte di soggetti socialmente pericolosi, attraverso la neutralizzazione, la cura e la rieducazione del reo (Ghiara, 273). Sebbene le misure di sicurezza non costituiscano delle pene in senso stretto, spesso presentano un tasso di afflittività molto simile, poiché incidono sulla libertà personale dei soggetti destinatari; ciò nonostante, devono rimanere da esse distinte, dal momento che non mirano tanto ad affliggere il reo, quanto ad emendarlo (Pagliaro, Principi, 713). Peraltro, è indubbio che in casi estremi esse potevano comportare una restrizione della persona anche per tutta la durata della vita (Marinucci Dolcini, Corso, 658).

L'art. 1, comma 1-quater , d.l. 31 marzo 2014, n. 52, così come modificato dalla legge di conversione 30 maggio 2014, n. 81, prevede che tutte le misure di sicurezza detentive, siano esse applicate in via provvisoria o definitiva, non possono durare oltre il tempo stabilito per la pena detentiva massima prevista per il reato commesso, determinata a norma dell'art. 278 c.p.p., mentre nessun limite è previsto per i delitti puniti con la pena dell'ergastolo.

Presupposti

I presupposti per l'applicazione di una misura di sicurezza sono due (Romano-Grasso-Padovani, Commentario, 465):

a) il primo di carattere oggettivo: la commissione di un fatto preveduto dalla legge come reato;

b) il secondo di carattere soggettivo: la pericolosità sociale dell'autore.

Segue. La commissione di un fatto preveduto dalla legge come reato. I quasi reati

L'applicazione di una misura di sicurezza presuppone innanzitutto che il suo destinatario abbia commesso un fatto previsto dalla legge come reato, anche se vi sono alcune eccezioni al principio, come si preciserà di seguito.

Tale presupposto è di fondamentale rilevanza, poiché opera quale limite esterno al ricorso indiscriminato allo strumento di prevenzione speciale in esame, e al rischio, sempre presente, di dare ingresso alle più disparate istanze di sicurezza sociale, magari sull'onda di pulsioni emotive ed irrazionali.

Inoltre, esso richiama il principio di materialità, e vale a distinguere le misure di sicurezza, che sono applicate comunque post delictum, dalle misure di prevenzione, che sono invece applicate ante delictum o praeter delictum: per l’applicazione di queste ultime, infatti, non è necessaria la previa commissione di un reato.

Tuttavia, la norma non richiede che il fatto-reato sia anche punibile, sicché è possibile applicare la misura di sicurezza anche al non imputabile, purché il fatto sia a lui riferibile sotto il profilo della coscienza e volontà, e sia sorretto da dolo o colpa, da considerarsi quali indici psicologici di appartenenza psichica del fatto al suo autore, nonostante la sua deficienza psichica (Cass. S.U., n. 9163/2005).

L'art. 202, comma 2, prevede che, in via eccezionale, la misura di sicurezza possa essere applicata anche in mancanza di un fatto tipico, purché sussista la pericolosità sociale dell'autore, rimettendo al legislatore la determinazione dei casi.

Si tratta dei c.d. quasi reati, di cui costituiscono esempi il reato impossibile (art. 49); il mero accordo per commettere un delitto (art. 115, commi 1 e 2); l'istigazione accolta a commettere un reato (art. 115, comma 3); l'istigazione non accolta a commettere un delitto (art. 115, comma 4).

La dottrina ha osservato che la scelta di equiparare in taluni casi e per taluni effetti, il quasi reato al reato, era del tutto coerente con l'orientamento politico del legislatore del 1930, che poneva l'accento sulla pericolosità sociale della persona, svalutando la commissione del fatto a mero sintomo della pericolosità sociale del suo autore.

In un'ottica moderna, e soprattutto costituzionalmente orientata, l'applicazione di una misura di sicurezza per un quasi reato si pone in contrasto con il principio di legalità consacrato nell'art. 25 Cost. (Romano-Grasso-Padovani, Commentario, 466).

Segue. La pericolosità sociale. Rinvio

Il secondo presupposto per l'applicazione di una misura di sicurezza è la pericolosità sociale dell'autore del fatto-reato, che deve sussistere al momento della sua effettiva applicazione.

L'art. 204, comma 2, prevedeva alcune ipotesi di pericolosità sociale presunta, in cui l'applicazione della misura di sicurezza prescindeva da qualsiasi accertamento circa la effettiva pericolosità del destinatario. Tale previsione è stata però abrogata dall'art. 31, l. n. 663/1986, il quale stabilisce l'obbligo per il giudice del previo accertamento della pericolosità sociale del soggetto nei cui confronti deve essere ordinata una misura di sicurezza personale (Cass. I, n. 485/1989).

La pericolosità sociale dell'autore del fatto non è invece richiesta per la misura di sicurezza della confisca (come si argomenta dall'art. 236), i cui presupposti di applicazione sono individuati nell'art. 240 e nelle leggi speciali.

Sul concetto di pericolosità sociale v. sub art. 203.

Casistica

In relazione al profilo motivazionale del provvedimento giurisdizionale, il giudice che ritenga di applicare una misura di sicurezza personale ha l'obbligo di motivare in ordine alla accertata attuale pericolosità sociale dell'imputato, ma non è tenuto ad alcuna esplicita motivazione nel caso, opposto, in cui la ritenga insussistente (Cass. I, n. 41687/2010).

Anche nei confronti di chi sia stato condannato per associazione per delinquere di tipo mafioso, l'applicazione di una misura di sicurezza diversa dalla confisca, richiede l'accertamento in concreto, ai sensi dell'art. 679 c.p.p., della persistente pericolosità sociale del soggetto, non potendosi quest'ultima desumere sulla sola base della pretesa perpetuità del vincolo associativo (Cass. I, n. 6224/1995).

Bibliografia

Ghiara, L'esecuzione delle misure di sicurezza secondo la legge e la realtà, in Riv. it. dir. e proc. pen. 1973, 273; Musco, voce Misure di sicurezza, in Enc. dir., Aggiornamento, I, Milano, 1997.

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