Codice Penale art. 211 - Esecuzione delle misure di sicurezza.Esecuzione delle misure di sicurezza. [I]. Le misure di sicurezza aggiunte a una pena detentiva sono eseguite [658, 659 2, 679 c.p.p.; 189 att. c.p.p.] dopo che la pena è stata scontata o è altrimenti estinta [220 2]. [II]. Le misure di sicurezza, aggiunte a pena non detentiva, sono eseguite [658, 659 2, 679 c.p.p.; 189 att. c.p.p.] dopo che la sentenza di condanna [442 2, 533 1-2, 605 1 c.p.p.] è divenuta irrevocabile [648 1-2 c.p.p.]. [III]. L'esecuzione delle misure di sicurezza temporanee non detentive [215 3], aggiunte a misure di sicurezza detentive [215 2], ha luogo dopo la esecuzione di queste ultime. InquadramentoLa norma in esame stabilisce che l'esecuzione delle misure di sicurezza disposte con sentenza di condanna ha luogo dopo che la sentenza è divenuta irrevocabile, ma la regola soffre delle eccezioni, allorché la misura di sicurezza sia quella della casa di cura e custodia, poiché in tal caso l'art. 220 prevede che la misura possa essere eseguita anche prima che sia iniziata o completata la pena detentiva. Le misure aggiunte ad una pena detentiva, sono eseguite dopo che la pena sia stata espiata o sia in altro modo estinta. La dottrina ha criticato il sistema accolto nell'art. 211: sottoporre all'ordinario regime carcerario una persona che si riconosce bisognosa di un trattamento terapeutico o educativo, non può che nuocere alle sue condizioni, ed è del tutto irragionevole (Romano-Grasso-Padovani, Commentario, 501). L'esecuzione delle misure di sicurezza dopo la sentenza di condannaEsecuzione di misure di sicurezza aggiunte a pena detentiva. A mente dell'art. 211, l'esecuzione delle misure di sicurezza applicate con sentenza di condanna ha luogo dopo che la sentenza sia divenuta irrevocabile, e le misure aggiunte ad una pena detentiva si eseguono dopo che la pena sia stata espiata o sia in altro modo estinta. La giurisprudenza ha precisato che il principio della «fungibilità della detenzione» non opera fra pena e misura di sicurezza detentiva, e la disposizione di cui all'art. 657 c.p.p., che impone al P.M. di determinare la pena detentiva da eseguire computando in essa il periodo di misura di sicurezza detentiva eventualmente sofferto, opera soltanto nel caso in cui quest'ultima sia stata provvisoriamente applicata per la stessa causa, determinando una ininterrotta privazione della libertà personale dell'imputato, riferibile in parte a custodia cautelare e in parte ad applicazione provvisoria di misura di sicurezza. Tale criterio invece non opera quando venga applicata definitivamente la misura di sicurezza, poiché l'intero periodo di privazione della libertà personale non può essere computato al contempo come internamento per misura di sicurezza detentiva e come espiazione della pena inflitta (Cass. V, n. 5815/2018). Esecuzione di misure di sicurezza aggiunte a pena non detentiva Le misure di sicurezza aggiunte a pena non detentiva, si eseguono subito dopo che la sentenza è divenuta irrevocabile. Quando si tratti di misure non detentive a carattere temporaneo come la libertà vigilata, il divieto di soggiorno, il divieto di frequentare osterie e pubblici spacci di bevande alcoliche, aggiunte a misure detentive, l'esecuzione delle misure temporanee ha luogo dopo l'esecuzione di quelle detentive, il che conferma la possibilità che siano applicate più misure di sicurezza per lo stesso fatto (Romano-Grasso-Padovani, Commentario, 502). L'esecuzione delle misure di sicurezza dopo la sentenza di proscioglimentoVigente il codice di procedura penale del 1930, si riteneva che le misure di sicurezza disposte con sentenza di proscioglimento o assoluzione dovessero essere eseguite immediatamente, senza attendere il passaggio in giudicato della sentenza, e ciò in quanto l'art. 576, comma 3, c.p.p., stabiliva la immediata esecutività della sentenza di proscioglimento. Dopo la modifica dell'art. 485 c.p.p. del 1930 ad opera dell'art. 133, l. n. 689/1981, si è affermato che anche le misure disposte con la sentenza di proscioglimento devono essere eseguite dopo il passaggio in giudicato della sentenza; tale interpretazione è valida anche alla luce del nuovo codice di procedura penale, nel senso che il capo della sentenza di proscioglimento o di assoluzione relativo alla applicazione di una misura di sicurezza non è immediatamente esecutivo, sebbene se ne possa disporre anche in tal caso la provvisoria applicazione ai sensi degli artt. 312 e 313 c.p.p. (Romano-Grasso-Padovani, Commentario, 502). Concorso di più misure di sicurezza di specie diverse in relazione ad uno stesso fattoLa dottrina ha osservato che, quando si tratti di misure non detentive a carattere temporaneo come la libertà vigilata, il divieto di soggiorno, il divieto di frequentare osterie e pubblici spacci di bevande alcoliche, aggiunte a misure detentive, l'esecuzione delle misure temporanee ha luogo dopo l'esecuzione di quelle detentive, il che conferma la possibilità che siano applicate più misure di sicurezza per lo stesso fatto (Romano-Grasso-Padovani, Commentario, 502). La giurisprudenza ha a sua volta affermato che le due norme contenute negli artt. 211, u.c., e 219, u.c., a mente delle quali sembrerebbe consentita in ogni caso la possibilità di applicazione di una misura di sicurezza personale non detentiva in aggiunta ad una misura detentiva, devono essere collegate con l'art. 209, comma 2, che ammette il cumulo di misure di sicurezza personali di specie diversa solo nel caso di persone giudicate per più fatti. Pertanto, nel caso di persone giudicate per un fatto solo, non si può disporre la libertà vigilata in aggiunta al ricovero in una casa di cura e di custodia. Misure di sicurezza disposte dal magistrato di sorveglianzaLe misure di sicurezza applicate dal magistrato di sorveglianza sono immediatamente esecutive, poiché l'art. 680, comma 3, c.p.p., stabilisce che l'appello al tribunale di sorveglianza non ha effetto sospensivo, fatta sempre salva la possibilità di una diversa decisione del tribunale di sorveglianza (Romano-Grasso-Padovani, Commentario, 503). Profili processualiQuando deve essere applicata una misura di sicurezza personale, successivamente alla sentenza di condanna, la decisione del magistrato di sorveglianza competente è legittimamente emessa anche se consegue aduna richiesta avanzata da un ufficio del pubblico ministero sprovvisto della competenza territoriale, poiché il magistrato di sorveglianza, a norma dell'art. 679 c.p.p., procede in tale ipotesi anche d'ufficio (Cass., I, n. 3082/2015). BibliografiaCaraccioli, I problemi generali delle misure di sicurezza, Milano, 1970, 577; Siclari, Applicazione ed esecuzione delle misure di sicurezza personali, Milano, 1977. |