Codice Penale art. 212 - Casi di sospensione o di trasformazione di misure di sicurezza.

Donatella Perna

Casi di sospensione o di trasformazione di misure di sicurezza.

[I]. L'esecuzione di una misura di sicurezza applicata a persona imputabile [85] è sospesa se questa deve scontare una pena detentiva, e riprende il suo corso dopo l'esecuzione della pena.

[II]. Se la persona sottoposta a una misura di sicurezza detentiva [215 2] è colpita da un'infermità psichica [148], il giudice ne ordina il ricovero in un ospedale psichiatrico giudiziario (1)[222], ovvero in una casa di cura e di custodia [219].

[III]. Quando sia cessata la infermità, il giudice, accertato che la persona è socialmente pericolosa [203; 679 1 c.p.p.], ordina che essa sia assegnata ad una colonia agricola o ad una casa di lavoro [216], ovvero a un riformatorio giudiziario [223], se non crede di sottoporla a libertà vigilata [228].

[IV]. Se l'infermità psichica colpisce persona sottoposta a misura di sicurezza non detentiva [215 3] o a cauzione di buona condotta [237], e l'infermo viene ricoverato in un ospedale [psichiatrico] civile, cessa l'esecuzione di dette misure. Nondimeno, se si tratta di persona sottoposta a misura di sicurezza personale non detentiva, il giudice, cessata l'infermità, procede a nuovo accertamento ed applica una misura di sicurezza personale non detentiva qualora la persona risulti ancora pericolosa [203] (2).

(1) Nel testo originario figurava l'espressione «ricovero in un manicomio giudiziario». Per la sostituzione dei manicomi giudiziari con gli ospedali psichiatrici giudiziari, v. sub art. 148.

(2) Nel testo originario figurava l'espressione «ricovero in un manicomio comune». Per la sostituzione dei manicomi comuni con gli ospedali psichiatrici civili e poi per il graduale superamento di questi ultimi, v. sub art. 148.

Inquadramento

Nell'art. 212 trova conferma il principio della precedenza della pena sulla misura di sicurezza già esaminato sub art. 211, prevedendosi che l'esecuzione della misura di sicurezza applicata a persona imputabile resta sospesa allorché questa debba espiare una pena detentiva, e riprende il suo corso una volta scontata la pena.

La dottrina ritiene unanimemente che si tratta di un caso di sospensione e non di interruzione della misura, cosicché il tempo durante il quale la misura di sicurezza ha avuto esecuzione, prima dell'inizio della espiazione della pena detentiva, viene computato nel periodo minimo di durata della misura stessa (Manzini, 317).

La giurisprudenza ha precisato che i rapporti tra l'esecuzione delle misure di sicurezza e della pena, da un lato, e tra l'esecuzione delle misure di sicurezza e delle misure cautelari, dall'altro lato, sono disciplinati, rispettivamente, dagli artt. 212 c.p. e 297 c.p.p. Mentre l'art. 212 c.p. stabilisce che "l'esecuzione della misura di sicurezza applicata a persona imputabile è sospesa se questa deve scontare una pena detentiva, e riprende il suo corso dopo l'esecuzione della pena", l'art. 297 c.p.p. prevede, al comma 5, che "se l'imputato è detenuto per un altro reato o è internato per misura di sicurezza, gli effetti della misura decorrono dal giorno in cui è notificata l'ordinanza che la dispone, se sono compatibili con lo stato di detenzione o di internamento; altrimenti decorrono dalla cessazione di questo"; e che la custodia cautelare si considera compatibile con lo stato di detenzione per esecuzione di pena o di internamento per misura di sicurezza "ai soli effetti del computo dei termini di durata massima".

Ne deriva il principio della prevalenza dell'esecuzione della pena rispetto all'esecuzione della misura di sicurezza, e che quest'ultima è destinata ad avere corso soltanto una volta che si sia conclusa la prima, coerentemente alla regola generale che vede l'esecuzione della pena precedere sempre quella della misura di sicurezza, dopo che sia stato verificato, all'esito del percorso penitenziario del condannato, se residuino o meno profili di attuale pericolosità sociale che giustifichino la concreta applicazione della misura di sicurezza. Viceversa, quando l'eventuale sovrapposizione riguardi, da un lato, la misura di sicurezza (o la pena) e, dall'altro lato, la misura cautelare, la regola generale è quella secondo cui le due esecuzioni possano trovare entrambe applicazione a condizione che le misure cautelari siano "compatibili con lo stato di detenzione o di internamento". (Cass. I, n.  37034/2019).

Profili generali

Il principio della precedenza dell'esecuzione della pena sulla misura di sicurezza riguarda solo le persone imputabili: l'art. 222 comma 3, dispone che, nel caso in cui la persona ricoverata in un ospedale psichiatrico giudiziario (oggi sostituito dalle R.E.M.S.: residenze per l'esecuzione della misura di sicurezza sanitaria, introdotte con d.l. n. 52/2014, conv, con modif., in l. n. 81/2014, intitolato Disposizioni urgenti in materia di superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari) debba scontare una pena restrittiva della libertà personale, l'esecuzione di questa è differita fino a che perduri il ricovero nell'ospedale psichiatrico.

La S.C. ha affermato che la norma si pone nel medesimo solco dell'art. 148 in tema di infermità psichica sopravvenuta al condannato, prima dell'esecuzione o durante l'esecuzione di una pena (Cass., S.U. n. 34091/2011).

Cessazione e trasformazione della misura di sicurezza a seguito di sopravvenuta infermità psichica

Misure di sicurezza detentive

Se la persona sottoposta a misura di sicurezza detentiva (colonia agricola o casa di lavoro) viene colpita da infermità psichica, il giudice deve sostituire la misura di sicurezza con il ricovero in ospedale psichiatrico giudiziario (oggi sostituito dalle R.E.M.S.) o con la casa di cura e custodia.

Si tratta di un automatismo che è stato aspramente criticato in dottrina, poiché la pericolosità su cui si basa la misura di sicurezza applicata ai delinquenti abituali, professionali o per tendenza, è ben diversa da quella degli infermi di mente (Romano-Grasso-Padovani, Commentario, 507).

Il rimedio è comunque possibile, posto che la sostituzione della misura di sicurezza precedentemente applicata e la scelta della misura terapeutica da applicare spettano al magistrato di sorveglianza, il quale vi procederà nelle forme del procedimento di sorveglianza, che comporta il previo riesame della pericolosità sociale ed eventualmente anche la revoca anticipata della misura (cfr. sub artt. 207 e 208).

Più in generale, la giurisprudenza ha precisato che in tale materia la preclusione del giudicato esecutivo opera rebus sic stantibus, sicché nulla impedisce che — una volta esauriti gli effetti della precedente decisione — la rivalutazione della pericolosità del soggetto conduca ad una nuova misura da applicare sulla base di nuovi elementi non valutati, o perché sopravvenuti alla adozione del provvedimento definitivo, o, se preesistenti, non presi i considerazione da questo (Cass., S.U. n. 34091/2011).

Una volta cessata l'infermità, l'art. 212, comma 3, prevede che il magistrato di sorveglianza proceda a nuovo esame della pericolosità, e — ove la persona risulti ancora socialmente pericolosa — applicherà la misura detentiva della colonia agricola o della casa di lavoro, a meno che non ritenga più opportuno applicare solo la libertà vigilata.

In giurisprudenza si è posta la questione se, una volta intervenuta una sentenza di condanna che faccia seguire all'espiazione della pena principale l'esecuzione di una misura di sicurezza terapeutica (nella specie: l'assegnazione a una casa di cura e custodia) in virtù del riconoscimento della diminuente del vizio parziale di mente, sia consentito al magistrato di sorveglianza che abbia constatato il venir meno dell'infermità mentale del condannato, trasformare l'originaria misura di sicurezza detentiva terapeutica in una diversa misura detentiva non terapeutica (nella specie: l'assegnazione a una casa di lavoro), stante la ritenuta persistenza della sua pericolosità sociale, per nulla neutralizzata dal decorso del tempo. Si è risposto affermativamente, richiamando l'art. 212, comma 3, da ritenersi applicabile non solo quando è stata ordinata una misura di sicurezza detentiva e in corso di esecuzione sopravvenga (comma 2) o venga meno (comma 3) un'infermità psichiatrica, ma anche quando sia stata disposta una misura di sicurezza detentiva, ma questa in concreto non è stata ancora eseguita, ad esempio, per irreperibilità del condannato, per differimento obbligatorio o facoltativo dell'esecuzione della pena, o per qualsiasi altra causa. Ciò in linea con l'ampiezza dei poteri in materia attribuiti al magistrato di sorveglianza dall'art. 679 c.p.p. (Cass., I, n. 11273/2007).

Misure di sicurezza non detentive e cauzione di buona condotta.

Se la persona sottoposta a misura di sicurezza non detentiva o a cauzione di buona condotta viene colpita da infermità psichica, e viene ricoverata in ospedale psichiatrico civile per essere sottoposta a trattamento sanitario obbligatorio, l'esecuzione della misura non è semplicemente sospesa, ma cessa del tutto.

Una volta cessato il ricovero in ospedale, a norma dell'art. 212, comma 4, il magistrato di sorveglianza procederà a nuovo esame della pericolosità sociale della persona in precedenza sottoposta a misura di sicurezza non detentiva (non a cauzione di buona condotta), e — ove risulti ancora socialmente pericolosa — potrà applicare anche una misura di sicurezza non detentiva.

La sostituzione della libertà vigilata con la casa di lavoro o con la colonia agricola non deve essere necessariamente preceduta dall'applicazione della cauzione di buona condotta, qualora, secondo quanto previsto dall'art. 231, comma 2, c.p., il soggetto si renda responsabile di una trasgressione particolarmente grave ovvero di ripetute inosservanze delle prescrizioni imposte (Cass. I, n. 23857/2020).

Casistica

Nel caso di soggetto sottoposto a misura di sicurezza personale, il sistema penale prevede (all'art. 212) le ipotesi di sospensione (per dare la precedenza all'esecuzione di una pena) o di trasformazione (per sopravvenuta infermità psichica) di una misura di sicurezza personale, ed il rinvio della sua esecuzione (art. 211-bis) solo nei casi di cui agli artt. 146 e 147, che però fanno riferimento non già alla tossicodipendenza in quanto tale, ma a situazioni di salute di tale gravità da imporre, o rendere comunque opportuno, il rinvio dell'esecuzione della misura di sicurezza, così come della pena. Ne consegue che lo stato di tossicodipendenza non può indurre, di per sé, la sospensione di una misura di sicurezza personale, quantunque detentiva (Cass. I, n. 49349/2009: nella specie, trattavasi di colonia agricola).

Bibliografia

Caraccioli, I problemi generali delle misure di sicurezza, Milano, 1970, 577; Siclari, Applicazione ed esecuzione delle misure di sicurezza personali, Milano, 1977.

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