Codice Penale art. 226 - Minore delinquente abituale, professionale o per tendenza.

Donatella Perna

Minore delinquente abituale, professionale o per tendenza.

[I]. Il ricovero in un riformatorio giudiziario è sempre (1) ordinato per il minore degli anni diciotto, che sia delinquente abituale [102, 103] o professionale [105], ovvero delinquente per tendenza [108]; e non può avere durata inferiore a tre anni [227]. Quando egli ha compiuto gli anni diciotto, il giudice ne ordina l'assegnazione a una colonia agricola o ad una casa di lavoro [216] (2).

[II]. La legge determina gli altri casi nei quali deve essere ordinato il ricovero del minore in un riformatorio giudiziario [212 3].

(1) V. sub art. 225.

(2) Il secondo periodo del comma originario iniziava con le seguenti parole: «Quando egli ha compiuto gli anni ventuno,». Per il superamento ed il conseguente adeguamento di tale situazione: v. sub art. 223.

Inquadramento

La norma in esame deve essere coordinata con la disciplina del processo minorile (d.P.R. n. 448/1988) e con l'eliminazione delle presunzioni di pericolosità dal nostro ordinamento. Ne consegue che presupposto della dichiarazione di delinquenza qualificata è anche qui l'accertamento della pericolosità sociale del minore, che va verificata in concreto, ai sensi dell'art. 37 d.P.R. n. 448/1988 (Romano-Grasso-Padovani, Commentario, 556).

Profili generali

Presupposto per l'applicazione della misura del riformatorio giudiziario — da eseguirsi nelle forme del collocamento in comunità — è che il minore si sia reso responsabile di uno dei gravi delitti indicati nell'art. 23, comma 1, d.P.R. n. 448/1988.

L'art. 226 prevede altresì che al compimento del diciottesimo anno di età il giudice debba ordinare l'assegnazione dell'autore del reato ad una colonia agricola o a una casa di lavoro.

È stato sottolineato in dottrina che la norma, pur essendo ancora vigente ed applicabile, è scarsamente coordinata con i nuovi istituti in materia minorile, secondo i quali il riformatorio giudiziario è l'extrema ratio, dovendosi sempre preferire la misura della libertà vigilata.

Anche in questo caso — in ossequio ai principi generali — l'esecuzione della misura di sicurezza segue l'esecuzione della pena, ed è subordinata, ex art. 679 c.p.p., ad un nuovo accertamento della pericolosità sociale del minore, secondo i criteri imposti dall'art. 37, comma 2, d.P.R. n. 448/1988.

La riforma del processo minorile da un lato, la eliminazione delle presunzioni di pericolosità dall'altro, ha circoscritto l'applicazione della norma ai casi più gravi: il riformatorio giudiziario potrà essere disposto dopo l'esecuzione della pena solo quando la sentenza di condanna sia stata pronunciata per uno o più dei delitti contemplati dall'art. 23, comma 1, d.P.R. n. 448/1988, richiamato dall'art. 36, comma 2, stesso decreto (Gallucci, in Rassegna Lattanzi-Lupo, 1239).

Bibliografia

Alessandri, Pena e infermità mentale, in Riv. it. dir. e proc. pen. 1976; Caraccioli, I problemi generali delle misure di sicurezza, Milano, 1970; Piccione, Libertà dall'ospedale psichiatrico in dismissione e rischi di regressione istituzionale, in Riv. Aic 2014, n. 4.

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