Codice Penale art. 237 - Cauzione di buona condotta (1).

Donatella Perna

Cauzione di buona condotta (1).

[I]. La cauzione di buona condotta è data mediante il deposito, presso la Cassa delle ammende (2), di una somma non inferiore a 103 euro, né superiore a 2.065 euro [718 2; 533 1, 679 1 c.p.p.].

[II]. In luogo del deposito, è ammessa la prestazione di una garanzia mediante ipoteca [2808 c.c.] o anche mediante fideiussione solidale [1936, 1944 c.c.].

[III]. La durata della misura di sicurezza non può essere inferiore a un anno, né superiore a cinque, e decorre dal giorno in cui la cauzione fu prestata.

(1) Articolo così risultante per effetto delle innovazioni apportate prima dall'art. 8 d.lg.lt. 5 ottobre 1945, n. 679, e poi dall'art. 6 d.lg. C.p.S. 21 ottobre 1947, n. 1250, entrambe le volte con sostituzione del solo comma 1; successivamente dall'art. 1, l. 12 luglio 1961, n. 603, e infine dall'art. 104 l. 24 novembre 1981, n. 689, entrambe le volte con sostituzione dell'intero articolo, senza mai incidere, peraltro, sul contenuto dei commi 2 e 3.

(2) V. artt. 121 ss. d.P.R. 30 giugno 2000, n. 230.

Inquadramento

Il codice penale prevede, accanto alla confisca, quale misura di sicurezza patrimoniale, la cauzione di buona condotta. Mentre la prima consiste nella apprensione di un bene e nella sua devoluzione allo Stato, la seconda consiste nell'obbligo, imposto al condannato, di versare una somma di denaro a titolo cauzionale, compresa tra euro centotre ed euro duemilasessantacinque, o di prestare altra forma di garanzia.

Natura giuridica

Nell'intenzione del legislatore la cauzione di buona condotta avrebbe dovuto rappresentare « uno dei più idonei mezzi psicologici di prevenzione individuale » (Relazione del Guardasigilli al Re sul progetto del nuovo codice penale, n. 238), in quanto indissolubilmente legata al timore di perdere la somma depositata, come si desume dall'art. 239, il quale prevede che, se vi è inadempimento o trasgressione all'obbligo di buona condotta, la somma depositata o per la quale è stata data garanzia, è incamerata dall'Erario.

Nella pratica, la misura ha avuto scarsissime applicazioni, tanto da essere quasi caduta in desuetudine, sia per il suo carattere facoltativo, sia per la sua efficacia, chiaramente molto diversa a seconda delle condizioni economico sociali del soggetto obbligato: profilo, questo, che ha fatto dubitare della stessa legittimità costituzionale dell'istituto (Romano-Grasso-Padovani, Commentario, 601).

Nonostante sia collocata tra le misure di sicurezza patrimoniali, la cauzione di buona condotta ha natura di misura di sicurezza personale, sia per le sue finalità, sia per il fatto di essere prevista in alternativa o in connessione alla misura di sicurezza personale della libertà vigilata, sia per la sua disciplina: ad essa sono infatti applicabili l'art. 207, che prevede la revoca della misura al cessare della pericolosità del condannato, e l'art. 212, comma 4, che prevede la cessazione della misura in caso di infermità psichica del soggetto e di un suo ricovero in ospedale psichiatrico civile (Romano-Grasso-Padovani, Commentario, 600).

Presupposti ed ipotesi di applicabilità

La misura è prevista come alternativa o aggiuntiva rispetto alla libertà vigilata.

Presuppone sempre l'accertamento della pericolosità sociale del condannato, e può essere applicata (Romano-Grasso-Padovani, Commentario, 600):

a) al termine dell'assegnazione ad una colonia agricola o casa di lavoro, in alternativa alla libertà vigilata (art. 230, comma 2);

b) in caso di trasgressione del divieto di frequentare osterie o pubblici spacci di bevande alcoliche, in alternativa alla libertà vigilata (art. 234, comma 3);

c) in caso di trasgressione degli obblighi inerenti alla libertà vigilata (in aggiunta alla libertà vigilata), sempre che il giudice, per la gravità della violazione o la sua reiterazione, non ritenga di sostituire alla libertà vigilata la colonia agricola o la casa di lavoro, ovvero il riformatorio giudiziario nel caso di minore (art. 231, comma 1);

d) in caso di condanna per la contravvenzione di cui all'art. 718, se il condannato è un contravventore abituale o professionale (art. 718, comma 2), nel qual caso la cauzione di buona condotta si aggiunge alla libertà vigilata (Romano-Grasso-Padovani, Commentario, 601).

L'imposizione della cauzione non è mai obbligatoria, ma facoltativa, rientrando nella piena discrezionalità del magistrato di sorveglianza o del giudice della cognizione nel caso dell'art. 718, comma 2, c.p., tenuto conto della gravità della violazione commessa, e presuppone sempre la sussistenza di una residua pericolosità sociale del condannato.

Per quanto attiene alla competenza, la dottrina ha affermato che « nell'ipotesi di cui all'art. 718, comma 2, la misura può essere ordinata dal giudice di cognizione con la sentenza di condanna. Non può essere applicata in caso di proscioglimento e neppure dopo la sentenza di condanna con provvedimento del magistrato di sorveglianza, né ai sensi dell'art. 205, comma 2, n. 1 (perché tale previsione non è richiamata dall'art. 236), né ai sensi dell'art. 205, comma 2, n. 3 (mancando una espressa previsione in tal senso). Nelle ipotesi di cui agli artt. 230, comma 2, 231, comma 1, e 234, comma 3, la cauzione di buona condotta, che si collega alla disciplina dell'esecuzione di un'altra misura di sicurezza (rispettivamente, la casa di lavoro, la libertà vigilata ed il divieto di frequentare osterie o pubblici spacci di bevande alcooliche), può essere ordinata solo dal magistrato di sorveglianza (ex art. 205, comma 2, n. 3) » (Romano-Grasso-Padovani, Commentario, 601).

Si esclude che possa essere applicata con la sentenza di proscioglimento.

Quanto alla applicabilità della cauzione come misura aggiuntiva, in caso di trasgressione degli obblighi connessi alla libertà vigilata, la giurisprudenza ritiene che l'imposizione di cauzione, ovvero la sostituzione della libertà vigilata in corso con una misura di sicurezza detentiva, devono essere disposte anche nell'ipotesi in cui, per accertata irreperibilità, non sia possibile la consegna alla persona sottoposta alla libertà vigilata della carta precettiva contenente le specifiche prescrizioni stabilite dal magistrato di sorveglianza (Cass. I, n. 1534/1996).

Si esclude anche che la previa imposizione della cauzione di buona condotta costituisca condizione indispensabile per la sostituzione, ai sensi dell'art. 231 c.p. della libertà vigilata con la casa di lavoro o con la colonia agricola, quando la gravità e la reiterazione delle trasgressioni dimostrino di per sé l'inefficacia della misura precedentemente applicata (Cass. I, n. 27423/2005).

Durata

La durata della cauzione è determinata dal giudice, entro i limiti previsti dall'art. 237, comma 3, ovvero da un minimo di un anno ad un massimo di cinque anni, decorrenti dalla data di effettiva prestazione della cauzione o della garanzia.

Nel determinare discrezionalmente la quantità e la durata della cauzione, il giudice non può tenere conto delle condizioni economiche del condannato, in assenza di specifico richiamo all'art. 133-bis c.p.: questa circostanza ha fatto dubitare della stessa legittimità costituzionale della norma, in parte qua.

Per quanto già esposto sub artt. 207 e 236 c.p., cui si rinvia, la misura di sicurezza in esame è revocabile ove venga meno la pericolosità sociale del condannato, ma non può essere prorogata.

Casistica

La trasgressione al divieto di frequentare osterie e pubblici spacci di bevande alcooliche (che costituisce misura di sicurezza personale non detentiva) non integra il reato di cui all'art. 650 c.p., ma trova la sua unica sanzione nella facoltà data al giudice di sorveglianza di aggiungere al divieto in oggetto la libertà vigilata o la prestazione di una cauzione di buona condotta, ciò in quanto i provvedimenti caratteristici del giudice (sentenze, ordinanze, decreti) riguardano sempre un interesse particolare, e non possono trovare una sanzione nell'art. 650 c.p., che ha come oggetto specifico della tutela penale l'interesse generale concernente la polizia di sicurezza (Cass. VI, n. 1278/1973).

Bibliografia

M. Boscarelli, Compendio di diritto penale, parte generale, Milano, 1982, 25; Caraccioli, I problemi generali delle misure di sicurezza, Milano, 1970, 108; Scordamaglia, voce Cauzione di buona condotta (diritto penale), in Enc. giur. Treccani, VI, Roma 1988, 6 s.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario