Codice Penale art. 241 - Attentati contro l'integrità, l'indipendenza e l'unità dello Stato (1).Attentati contro l'integrità, l'indipendenza e l'unità dello Stato (1). [I]. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque compie atti violenti diretti e idonei a sottoporre il territorio dello Stato [4 2] o una parte di esso alla sovranità di uno Stato straniero, ovvero a menomare l'indipendenza o l'unità dello Stato, è punito con la reclusione non inferiore a dodici anni. [II]. La pena è aggravata se il fatto è commesso con violazione dei doveri inerenti l'esercizio di funzioni pubbliche. (1) Articolo così sostituito dall'art. 1, l. 24 febbraio 2006, n. 85, con effetto a decorrere dal 28 marzo 2006. Il testo dell'articolo era il seguente: «[I]. Chiunque commette un fatto diretto a sottoporre il territorio dello Stato o una parte di esso alla sovranità di uno Stato straniero, ovvero a menomare l'indipendenza dello Stato, è punito con l'ergastolo. [II]. Alla stessa pena soggiace chiunque commette un fatto diretto a disciogliere l'unità dello Stato, o a distaccare dalla madre Patria una colonia o un altro territorio soggetto, anche temporaneamente, alla sua sovranità». Per questa ipotesi criminosa il testo originario comminava la pena di morte, oggi abrogata. V. inoltre sub art. 4 con riferimento all'istituto coloniale. competenza: Corte d'Assise arresto: obbligatorio fermo: consentito custodia cautelare in carcere: consentita (ma v. art. 275, comma 2 bis, c.p.p.) altre misure cautelari personali: consentite procedibilità: d'ufficio InquadramentoIl Titolo I del Libro II del Codice (Titolo intitolato “Dei delitti contro la personalità dello Stato”), si divide in cinque Capi; il delitto di cui all'art. 241 è collocato nel Capo I, tra i delitti contro la personalità internazionale dello Stato. I beni tutelati dalla presente disposizione normativa sono rappresentati dagli interessi fondamentali della personalità dello Stato, con particolare riguardo alla intangibilità dell'attuale ordinamento politico, alla immodificabilità fisica del territorio statale, nonché alla esistenza, alla incolumità ed al decoro dei supremi organi dello Stato e della nazione italiana. All'indomani della riformulazione della norma (ex art. 1 l. n. 85/2006), in dottrina, alcuni Autori hanno ritenuto di poter qui individuare l'oggetto della tutela penale anche nell'ordine pubblico, stante il richiamo al compimento di atti violenti. La personalità dello Stato è concetto molto ampio, che riassume in sé una serie molto variegata di prerogative e funzioni di alto profilo, concorrenti ad integrare i cc.dd. interessi supremi dello Stato. In tale alveo rientrano dunque fattispecie delittuose che sono poste a tutela appunto degli interessi primari dello Stato, i quali spaziano dalla sicurezza — in ambito sia interno che internazionale — alla intangibilità dell'unita territoriale, alla protezione delle istituzioni democratiche, mediante anche la salvaguardia del diritto dei cittadini di partecipare a vario titolo alla vita politica del Paese. Per ciò che inerisce ai concetti basilari espressamente richiamati dalla norma, ossia quelli di sovranità, indipendenza ed unità, occorre riportarsi a quanto espresso in Costituzione, agli artt. 11, 49, 80 e 138 Cost. SoggettiSoggetto attivo Trattasi di reato comune, che può essere commesso da «chiunque». Laddove di tale fatto si renda protagonista un militare, infatti, la condotta sarà riconducibile sotto l'egida normativa dell'art. 77 c.p.mil.p., ovvero dell'art. 47 c.p.mil.g. Soggetto passivo Nella figura tipica in esame, il soggetto passivo particolare è lo Stato, in quanto titolare dei beni giuridici specifici ai quali tali norme apprestano immediata e diretta protezione. Tali beni tutelati sono rappresentati dagli interessi fondamentali della personalità dello Stato, con particolare riguardo alla intangibilità dell'attuale ordinamento politico, alla immodificabilità fisica del territorio statale, nonché alla esistenza, alla incolumità ed al decoro dei supremi organi dello Stato e della nazione italiana. La struttura del reatoIl delitto in esame è costruito alla stregua di un delitto di attentato, per la punibilità del quale la norma non postula la concreta realizzazione dell'evento ivi specificato. La formulazione originaria si connotava appunto secondo i lineamenti classici dell'attentato, quale paradigma normativo a consumazione anticipata, qualificato dalla sola concretizzazione di fatti diretti alla realizzazione dell'evento lesivo descritto nella norma. I delitti di attentato possono essere definiti come «quei delitti consistenti in atti diretti a ledere il bene protetto e dalla legge elevati a delitti perfetti, mentre potrebbero essere al più un tentativo o anche meno di un tentativo, come quando si richiede tale direzione, ma non anche la idoneità ed univocità» (F. Mantovani, in Diritto, p.g., 235). L'esigenza di evitare preoccupanti esagerazioni nell'anticipazione della soglia di punibilità porta, comunque, a reputare necessario che tali delitti vengano ricondotti pur sempre — mediante l'adozione di una interpretazione di tipo oggettivo e non meramente soggettivistico — all'interno del tentativo punibile. Ciò al fine di evitare che la ricostruzione della fattispecie, cristallizzata nella previsione codicistica, possa procedere mediante l'utilizzo di tecniche interpretative di marcata impronta apodittica e tautologica e dunque affidarsi alle deduzioni ed alle presunzioni, piuttosto che scandagliare l'effettivo compimento di atti penalmente significativi. Le modifiche introdotte dalla l. 24 febbraio 2006 n. 85 — rispondendo proprio a tali esigenze — hanno infatti ridisegnato la condotta punibile, in termini di maggiore aderenza appunto allo schema del tentativo punibile, richiedendosi ora, in maniera più specifica e dettagliata, la perpetrazione di atti violenti diretti e idonei. La novella ha quindi reso anche indispensabile — perché possa ritenersi integrata la figura tipica — il collegamento in termini di efficienza causale, tra la condotta e la produzione di uno degli eventi previsti dal dettato legislativo. Sul punto, si è ritenuto in dottrina che: «La nuova disciplina delinea, quindi, con maggiore precisione le condotte criminose, introducendo i requisiti tipici della fattispecie tentata (idoneità e direzione degli atti), nonché pretendendo la natura violenta della condotta: risultano così decriminalizzati gli atti contro l'integrità, l'indipendenza e l'unità dello Stato compiuti senza violenza» (Alpa-Garofoli, 14). MaterialitàLa norma postula che l'azione posta in essere si estrinsechi, in primo luogo, secondo modalità violente. Restano dunque escluse dall'ambito previsionale dell'articolo in esame tutte le condotte di mera opinione, che non si traducano nel compimento di atti genuinamente definibili violenti. Si richiede poi che tali condotte si sostanzino nel compimento di atti che siano effettivamente, seriamente dotati dell'attitudine a realizzare l'evento di assoggettare l'intero territorio — o anche una parte dello stesso — alla sovranità di uno Stato estero. Occorre dunque che vi sia tale programma, che l'agente abbia la disponibilità di mezzi e materiali di adeguata consistenza, nonché che possa — sebbene presuntivamente ed in via preventiva — riporre un credibile affidamento nell'intervento di adepti, in grado di dare inizio ad un attacco concreto contro la integrità dello Stato. Trattasi sicuramente di un reato a forma libera, ossia di un reato che può essere realizzato con qualsiasi attività che produca un determinato evento, secondo la nota definizione datane dal Carnelutti, in opposizione a quelle figure tipiche definibili invece a forma vincolata «reati per i quali la legge descrive in modo particolareggiato l'attività occorrente per la loro realizzazione e cioè quando lo stampo esteriore del reato è compiutamente disegnato dal legislatore» (Antolisei, Manuale, p.g., 227). Si è inoltre in presenza di una figura tipica che — sotto il profilo dogmatico — può essere ricondotta alla categoria dei reati di pericolo. L'idoneità degli atti, richiesta per la configurabilità di tale delitto, deve essere valutata con giudizio ex ante, tenendo conto del contesto fattuale, storico ed ambientale nel quale si trova ad operare l'agente, nonché valutando in concreto le modalità dell'azione; sarà in tal modo possibile determinarne la reale adeguatezza causale, nonché l'attitudine a creare una situazione di pericolo attuale e concreto di lesione del bene protetto. Oggetto di valutazione, quindi, deve essere il fatto commesso nella sua interezza, con particolare riguardo alla tipologia ed alla natura degli atti in concreto compiuti, oltre che alle caratteristiche ed alla direzione assunta dall'agire. Alla stregua dei canoni interpretativi comunemente accettati della logica e della comune esperienza umana e giudiziaria, si dovrà così valutare se vi sia stato un effettivo inizio di esecuzione dell'opera ideata, se dalla fase meramente ideativa si sia cioè già passati a quella esecutiva, mediante l'inizio di realizzazione di un programma efficiente, rispetto alla produzione dell'evento (rappresentato dalla disgregazione territoriale ovvero dalla menomazione dell'indipendenza o unità dello Stato). Il territorio dello Stato è concettualmente definito dall'art. 4 cpv. L'indipendenza dello Stato consiste nell'assenza di sottoposizione dello stesso ad altro Stato, sia per quanto attiene al profilo dell'organizzazione interna, sia per quanto concerne i rapporti di carattere internazionale. Elemento psicologicoIl reato richiede la configurabilità di un dolo specifico, perché la norma pretende che si agisca per conseguire uno dei risultati lesivi che costituiscono lo scopo ultimo del delitto, ma la cui realizzazione non trova riscontro sul piano della fattispecie obiettiva. Con riferimento alla possibilità di configurare il dolo eventuale, parte della dottrina propende per la soluzione positiva (Ariolli, 12). Consumazione e tentativoLa struttura della fattispecie tipica, proprio in quanto delineata secondo le forme del reato di pericolo, non consente la configurabilità del tentativo (Antolisei, Manuale, p.s., 534): la perpetrazione di atti violenti (commessi con effettiva esplicazione di violenza su cose o persone), diretti ed idonei alla realizzazione dell'evento di disgregare lo Stato e di sottoporlo al dominio straniero — ovvero anche a menomarne comunque indipendenza o unità — rende il reato perfetto nei suoi minimi elementi costitutivi. Il mancato raggiungimento di tale soglia di sviluppo dell'azione, al contrario, relega l'azione nel limbo degli atti meramente preparatori, che come tali restano nell'area del penalmente irrilevante. Forme di manifestazioneÈ prevista al secondo comma una aggravante speciale, che resta integrata allorquando il fatto venga commesso con violazione dei doveri che attengono all’esercizio di funzioni pubbliche. Prevale qui - nell’interpretazione comunemente accettata – una accezione estensiva della dizione normativa; la previsione viene quindi dilatata, fino a ricomprendere qualsivoglia funzione pubblica. Secondo l’opinione prevalente, infatti, si è in presenza di una circostanza aggravante di carattere oggettivo, dal momento che essa si fonda non sulla mera qualità rivestita dall’agente – cosa che invece le conferirebbe un connotato soggettivo - , bensì sulle modalità di effettiva esplicazione di una funzione. Deve infatti ricorrere, testualmente, la violazione di doveri che ineriscano all’esercizio di funzioni pubbliche. Rapporti con altri reatiLa clausola di chiusura con la quale si apre la descrizione della fattispecie tipica («salvo che il fatto costituisca più grave reato»), induce ad esaminarne i confini ontologici rispetto ad alcune fattispecie che hanno la medesima collocazione sistematica, ma che sono connotate dall'esistenza di una maggiore pericolosità della condotta, soprattutto in rapporto alla sua diffusività, o magari anche alla sussistenza di una struttura di tipo associativo. I reati di cui agli artt. 270- bis e 270-quater Il reato di cui all'art. 270-bis — Associazioni con finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione dell'ordine democratico- è caratterizzato dalla presenza di un fenomeno associativo, oltre che dal compimento di atti di violenza, teleologicamente qualificati, però, dalla finalità di terrorismo o eversione. Il reato di cui all'art. 270-quater — Arruolamento con finalità di terrorismo anche internazionale- costituisce sostanzialmente una anticipazione della soglia di rilevanza penale della fattispecie di cui all'art. 270-bis. Altre fattispecie Per quanto concerne, più specificamente, il rapporto tra il reato in esame ed altre fattispecie tipiche — pure realizzate mediante il compimento di atti genuinamente definibili violenti — non sembrano porsi problemi, nel ritenere possibile il concorso formale di reati. Segnatamente, non vi sono perplessità nell'immaginare il concorso del reato in commento con i delitti contro la persona (Capo I, Titolo XII, Libro Secondo del Codice Penale), né con i delitti contro il patrimonio mediante violenza alle cose o alle persone (Capo I, Titolo XIII, Libro Secondo del Codice Penale). Né sembra arduo pensare al concorso tra il reato ex art. 241 e quelli di cui agli artt. 336 (violenza o minaccia a un pubblico ufficiale), 337 (resistenza a un pubblico ufficiale) e 338 (violenza o minaccia ad un Corpo politico, amministrativo o giudiziario). Il tema sarà più ampiamente esaminato nelle rispettive sedes materiarum. CasisticaIn giurisprudenza, una risalente decisione (Cass. S.U., n. 1/1970), relativa al reato in esame nella sua previgente formulazione, ritenne che non può escludersi, in astratto, l'applicabilità dell'attenuante dei motivi di particolare valore morale o sociale (art. 62, comma 1, n. 1) a cospiratori che operino per la realizzazione dell'ideale di riunire la propria regione ad uno stato straniero, da essi considerato come la propria madre patria, allorquando ricorra il conflitto tra la legge penale incriminatrice della cospirazione e la legge morale su cui si basa quell'ideale: a tal fine, si ritenne, peraltro, necessario che il giudice italiano, nella pienezza della libertà di giudizio propria del giudice di uno Stato democratico moderno, comprensiva del potere di censurare, in sede di esatta applicazione della legge penale, anche l'opera degli altri organi sovrani dello Stato, abbia accertato che i soggetti interessati vivessero in condizioni di oppressione, a causa di una legislazione discriminatoria, di direttive di governo ispirate a faziosità, di distorsioni nei metodi di gestione della cosa pubblica da parte delle autorità amministrative, sì da rendere ad essi necessario rimuovere tali condizioni operando per il trionfo del loro ideale con ogni mezzo adeguato, anche se di natura delittuosa alla stregua della legge penale italiana. Nel caso di specie, peraltro, relativamente alle vicende riguardanti movimenti separatisti dell'Alto Adige, fu negata l'applicabilità dell'attenuante suddetta, essendo stato escluso che sussistessero le enunciate condizioni ed essendo stato, anzi, accertato che gli organi dello Stato italiano avevano fatto sempre al meglio quanto dovuto e potuto per assicurare alla regione dell'Alto Adige la massima autonomia amministrativa, la tutela delle minoranze linguistiche e la disponibilità per qualunque trattativa concernente modifiche e innovazioni, in senso migliorativo, mentre i sedicenti patrioti operanti per il ritenuto ideale dell'annessione dell'Alto Adige all' Austria, lungi dall'ispirare la lotta per il loro ideale ai metodi civili della discussione e della propaganda, avevano fatto ricorso alla violenza alle persone ed alle cose, perpetrando attentati, omicidi, stragi: mancava, pertanto, la situazione di conflitto tra la legge penale italiana ed una legge morale superiore, che potesse ritenersi prevalente. Profili processualiGli istituti Il reato in esame è reato procedibile d'ufficio, e di competenza della Corte d'assise; è prevista la celebrazione dell'udienza preliminare. Per esso: a) è possibile disporre intercettazioni; b) l'arresto in flagranza è obbligatorio, il fermo è consentito; c) è consentita l'applicazione della custodia in carcere e delle altre misure cautelari personali. Legittimazione all'avviso ex art. 408, comma 2, c.p.p. Con riferimento al reato in esame, la giurisprudenza (Cass. I, n. 1059/1994) ha evidenziato che il denunciante , il quale non sia anche persona offesa dal reato non ha diritto di essere informato della richiesta di archiviazione e non è, pertanto, legittimato a proporre ricorso per cassazione nel caso di omesso avviso della richiesta. BibliografiaAlpa-Garofoli, Manuale di Diritto Penale - Parte speciale, I, Roma, 2009; Beltrani, Il delitto tentato. Parte generale e parte speciale, Padova, 2003; Delpino-Pezzano, Manuale di Diritto Penale- Parte speciale, Napoli, 2015; Gallo, Problemi giuridici e preoccupazioni politiche nelle fattispecie di attentato, in AA.VV., “Il delitto politico”, Milano, 1984; Gallo-Musco, Delitti contro l’ordine costituzionale, Bologna, 1984; Malizia, voce Distruzione e danneggiamento di opere, di edifici o cose militari, in Enc. dir., XIII, Milano, 1964; Marconi, voce Stato (delitti contro la personalità dello), in Digesto Penale, XIII, Torino, 1997; Padovani, voce Stato (reati contro la personalità), in Enc. dir., XLIII, Milano; Pannain, Personalità internazionale dello Stato (delitti contro la), in NN.D.I., XII, Torino, 1965; Trinci-Farini, Diritto Penale - Parte speciale, Roma, 2015; Zuccalà, “Profili del delitto di attentato, in Riv. dir. e proc. pen. 1977. |