Codice Penale art. 244 - Atti ostili verso uno Stato estero, che espongono lo Stato italiano al pericolo di guerra (1).


Atti ostili verso uno Stato estero, che espongono lo Stato italiano al pericolo di guerra (1).

[I]. Chiunque, senza l'approvazione del Governo, fa arruolamenti o compie altri atti ostili contro uno Stato estero, in modo da esporre lo Stato italiano al pericolo di una guerra, è punito con la reclusione da sei a diciotto anni; se la guerra avviene, è punito con l'ergastolo.

[II]. Qualora gli atti ostili siano tali da turbare soltanto le relazioni con un Governo estero, ovvero da esporre lo Stato italiano o i suoi cittadini, ovunque residenti, al pericolo di rappresaglie o di ritorsioni, la pena è della reclusione da tre a dodici anni. Se segue la rottura delle relazioni diplomatiche, o se avvengono le rappresaglie o le ritorsioni, la pena è della reclusione da cinque a quindici anni [313].

(1) Articolo modificato dall'art. 7 l. 12 maggio 1995, n. 210.

competenza: Corte d'Assise

arresto: obbligatorio

fermo: consentito

custodia cautelare in carcere: consentita (ma v. art. 275, comma 2 bis, c.p.p.)

altre misure cautelari personali: consentite

procedibilità: con l'autorizzazione del Ministro della giustizia

Inquadramento

Delitto compreso nel Capo I del Titolo I del Libro II del Codice (Titolo intitolato “Dei delitti contro la personalità dello Stato”), tra i reati contro la personalità internazionale dello Stato.

La ratio della norma — con riferimento alla disposizione contenuta nel secondo comma — è costituita dall'esigenza di preservare l'interesse dello Stato al mantenimento della normalità delle relazioni diplomatiche con un legittimo Governo estero.

Le relazioni internazionali possono essere sinteticamente definite come i normali rapporti che lo Stato intrattiene con altri soggetti di diritto internazionale; quindi come un insieme di attività finalizzate a favorire la collaborazione a vari livelli, utili per il componimento di eventuali vertenze, per il soddisfacimento di bisogni condivisi, per lo sviluppo di relazioni economiche, di scambi commerciali, di mutuo soccorso nei più disparati settori di intervento. In definitiva, insomma, ciò che viene qui protetto è il prestigio e la reputazione dello Stato italiano in campo internazionale.

I soggetti

Soggetto attivo

Trattasi di un reato comune, poiché il soggetto agente è indicato dal legislatore con il termine « chiunque ».

Materialità

Condotta

L'elemento oggettivo del reato è costituito in maniera duplice ed alternativa, consistendo esso nell'effettuare — in assenza di una legittimazione derivante all'agente dalla preventiva approvazione del Governo italiano — una attività definibile come arruolamento, ovvero nel compiere atti comunque ostili in danno di uno Stato estero.

Il termine arruolamento adoperato dal legislatore deve essere inteso secondo una accezione più ristretta, rispetto alla parola reclutamento, di cui all'art. 4 della l. n. 210/1995 (che recepisce nell'ordinamento italiano l'art. 3 della Convezione internazionale adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 4 dicembre 1989). La disposizione ora in esame sembra, infatti, fare specifico riferimento all'individuazione di soggetti che siano pronti ad assumere funzioni prettamente militari o paramilitari, nonché ad esser sottoposti ad un vero e proprio inquadramento contrattualizzato, all'interno di strutture organizzate che — comunque esse siano poi destinate ad esser denominate — conservino pur sempre una parvenza esteriore ed una funzionalità almeno tendenziale di tipo militare.

Con l'ampia terminologia atti ostili, poi, si è evidentemente inteso richiamare il compimento di atti materialmente percepibili — che si concretizzino, a puro titolo esemplificativo, in condotte di lesione personale, danneggiamento, incendio, percosse, invasione di terreni o edifici o altri atti comunque di tipo aggressivo — che siano però dotati di una capacità evocativa particolare. Ossia che, per la vastità e portata degli attacchi, per la direzione intrapresa dall'azione, per la qualifica dei destinatari, per la quantità e valenza significativa dei danni apportati, possano essere — magari anche solo potenzialmente — in qualche modo impegnativi per lo Stato italiano, che possano cioè costituire una forte esibizione di ostilità e disprezzo, così potendo in concreto condurre al coinvolgimento dello Stato italiano in una materiale contesa cruenta a livello internazionale.

Trattasi di un reato a forma vincolata. Sia il paradigma normativo contenuto nel primo periodo del primo capoverso («in modo da esporre lo Stato italiano al pericolo di una guerra»), sia quello riportato nella prima parte del capoverso — laddove può leggersi il richiamo al pericolo di rappresaglie o di ritorsioni — sono, inoltre, espressamente strutturati come reato di pericolo.

Evento

L'evento definibile come turbamento delle relazioni internazionali, ai sensi della prima parte del capoverso della disposizione normativa in esame, ricorre sia allorquando gli atti ostili commessi appaiano atti a condurre ad una condizione di belligeranza o almeno alla rottura delle relazioni diplomatiche, sia nel caso in cui essi possano essere la scaturigine di dispute a livello internazionali, in grado di nuocere alle buone relazioni sino ad allora esistenti tra i due Stati (la Cassazione qui contempla, ad esempio, il caso in cui consegua una richiesta di punizione o di riparazioni). Nell'alveo degli Stati esteri deve ovviamente ricomprendersi anche lo Stato Vaticano. Il turbamento dei rapporti con un Governo estero è da ricondurre esclusivamente ai rapporti tra gli Stati, ossia all'ambito delle rispettive istituzioni e non anche ai rapporti intercorrenti esclusivamente tra i privati o tra i popoli.

L'avverarsi eventuale — come conseguenza immediata e diretta del compimento degli arruolamenti o degli atti ostili qui puniti — di una guerra nella quale venga ad essere trascinato lo Stato italiano costituisce l'evento della previsione dell'ultimo periodo del primo comma della norma (per la nozione penalistica di guerra, si veda l'art. 310). Tale evento comporta un aggravamento della pena, che viene qui aumentata all'ergastolo.

Segue. Casistica

Il termine reclutamento, adoperato dall'art. 4 l. n. 210/1995, ha un significato ed una estensione concettuale differente, rispetto alla nozione di arruolamento contro uno Stato estero di cui alla figura delittuosa in commento. Solo il primo termine, infatti, ricomprende in sé una duplicità di condotte, di natura squisitamente propedeutica, rispetto al vero e proprio arruolamento; queste consistono tanto nel reperire persone disponibili ad attività militari mercenarie, quanto nel concludere effettivamente un accordo, finalizzato appunto all'impiego di tali soggetti in tale campo di attività (Cass. I, n. 13597/2009).

Il Supremo Collegio si era del resto già in precedenza espresso nello stesso senso, ritenendo che l'attività di arruolamento ex art. 244 postulasse la concreta stipulazione di un contratto e l'inquadramento del soggetto arruolato all'interno di una struttura genuinamente definibile come militare. Il termine reclutamento — stando all'impostazione espressa dalla Cassazione — ha invece una portata più vasta, risolvendosi nel reperimento di persone disponibili ad operazioni militari mercenarie, oltre che nel raggiungimento di un accordo finalizzato a tale impiego (Cass. VI, n. 36776/2003).

Elemento psicologico

Si richiede il solo dolo generico, rappresentato dalla mera consapevolezza di compiere atti potenzialmente in grado di comportare il coinvolgimento dello Stato italiano in un conflitto.

Consumazione e tentativo

La dottrina ha osservato che il reato si consuma nel momento in cui vengono posti in essere gli atti ostili. Si ritiene generalmente che, trattandosi di reato a consumazione anticipata, non vi sia spazio per la configurabilità del tentativo; parte minoritaria della dottrina ammette, invece, il tentativo, per esempio nel caso di inizio di arruolamento che rimanga poi senza effetti, per interruzione o desistenza dell'arruolante (Alpa-Garofoli, 21).

Rapporti con altri reati

Il termine arruolamento, adoperato dal Legislatore nel paradigma normativo in commento, deve essere inteso in maniera ben diversa, rispetto alla similare definizione contenuta nel testo dell’art. 270-quater. La norma qui in commento richiama infatti proprio l’idea della formale ricomprensione del soggetto arruolato, all’interno di un ruolo propriamente inteso; sarebbe a dire, della concreta collocazione in una struttura verticistica organizzata secondo modelli di tipo militare. Per il concetto invece di arruolamento rilevante ex art. 270 quater, potrà vedersi il relativo commento

Profili processuali

Il reato in esame è reato procedibile d'ufficio (la procedibilità è però sottoposta all'autorizzazione del Ministro della Giustizia, ex art. 313, comma 1), e di competenza della Corte d'assise; è prevista la celebrazione dell'udienza preliminare.

Per esso: a) è possibile disporre intercettazioni; b) l'arresto in flagranza è obbligatorio, il fermo è consentito; c) è consentita l'applicazione della custodia in carcere e delle altre misure cautelari personali.

Bibliografia

Alpa-Garofoli, Manuale di Diritto Penale - Parte speciale, I, Roma, 2015; Beltrani, Il delitto tentato. Parte generale e parte speciale, Padova, 2003; Conforti, Diritto Internazionale, Napoli, 1992;  Delpino-Pezzano, Manuale di Diritto Penale- Parte speciale, Napoli, 2015; Malizia, voce Distruzione e danneggiamento di opere, di edifici o cose militari, in Enc. dir., XIII, Milano, 1964; Farini-Trinci, Diritto Penale - Parte speciale, Roma, 2015; Quadri, Atti ostili verso uno Stato estero, in Enc. dir., IV, Milano, 1959.

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