Codice Penale art. 245 - Intelligenze con lo straniero per impegnare lo Stato italiano alla neutralità o alla guerra.Intelligenze con lo straniero per impegnare lo Stato italiano alla neutralità o alla guerra. [I]. Chiunque tiene intelligenze con lo straniero per impegnare o per compiere atti diretti a impegnare lo Stato italiano alla dichiarazione o al mantenimento della neutralità, ovvero alla dichiarazione di guerra, è punito con la reclusione da cinque a quindici anni [313]. [II]. La pena è aumentata [64] se le intelligenze hanno per oggetto una propaganda col mezzo della stampa (1). (1) V. art. 1, l. 8 febbraio 1948, n. 47. competenza: Corte d'Assise arresto: obbligatorio fermo: consentito custodia cautelare in carcere: consentita (ma v. art. 275, comma 2 bis, c.p.p.) altre misure cautelari personali: consentite procedibilità: con l'autorizzazione del Ministero della giustizia InquadramentoDelitto compreso nel Capo I del Titolo I del Libro II del Codice (Titolo intitolato “Dei delitti contro la personalità dello Stato”), tra i reati contro la personalità internazionale dello Stato. La dottrina ha evidenziato come la norma tuteli l'interesse dello Stato all'assoluta autonomia degli organi statuali a ciò costituzionalmente deputati, allorquando siano chiamati ad assumere decisioni in ordine alla dichiarazione dello stato di guerra o al mantenimento della condizione di neutralità. Tale autonomia merita quindi di essere massimamente protetta da ingerenze o pressioni, derivanti da accordi illeciti con Stati o soggettività straniere (Ariolli, in Rassegna Lattanzi-Lupo, 30). I soggettiSoggetto attivo Trattasi di reato comune, come si evince dall'utilizzo del termine “chiunque”, per indicare l'autore della condotta: se ne può dunque rendere protagonista qualunque soggetto, sia esso cittadino, ma anche straniero o apolide. Sempre in tema di riferibilità soggettiva, è però da sottolineare come la norma presupponga il raggiungimento di intelligenze, che possano essere effettivamente idonee ad indirizzare lo Stato italiano verso la neutralità o verso la guerra. Pare quindi inevitabile immaginare che gli unici soggetti davvero in grado di impegnare lo Stato italiano non possano che essere coloro i quali — in quanto rappresentanti degli organi costituzionalmente a ciò deputati — abbiano poi in concreto il potere di agire impegnando il Paese. In proposito la dottrina ha osservato che, affinché sussista il reato, è necessario che gli accordi cospirativi con lo straniero siano idonei a vincolare lo Stato italiano ad assumere una determinata posizione sulla neutralità o sulla guerra. Tra i soggetti coinvolti dovranno dunque figurare dei rappresentanti di organi costituzionali, i quali hanno il potere di assumere impegni di tal genere a nome dell'Italia (Ariolli, in Rassegna Lattanzi-Lupo, 30). Soggetto passivo Questo è lo Stato italiano, quale titolare dei beni giuridici – attinenti alla personalità dello stesso – che sono tutelati dalla norma. MaterialitàLa fattispecie delittuosa in esame è costruita dal legislatore alla stregua di un reato a forma vincolata. Il paradigma normativo è inoltre strutturato come reato di pericolo. La condotta tipizzata è infatti assoggettata a sanzione penale indipendentemente dalla realizzazione dell'evento (qui costituito dalla dichiarazione di neutralità in un conflitto già esistente, ovvero di entrata in guerra, da parte dello Stato italiano). Si è pertanto in presenza di un reato di pura condotta, in quanto è qui punito il semplice fatto di tenere intelligenze, nel senso già ampiamente sviscerato sub art. 243. Occorre poi che tale intelligenza con lo straniero sia indirizzata ad impegnare — in via consequenziale ed immediata — lo Stato italiano ad assumere una data posizione di neutralità ovvero di impegno bellico; oppure — anticipandosi qui evidentemente la soglia di punibilità del fatto — che la suddetta intelligenza sia finalizzata al compimento di atti diretti a determinare un impegno dello Stato italiano nel senso suddetto. D'altronde, perché le intese — siano esse palesi o occulte — con lo straniero abbiano un contenuto minimo penalmente apprezzabile e siano da prendere seriamente in considerazione ai fini che ora interessano, sembra anche evidente che esse debbano in qualche modo coinvolgere poi gli organi costituzionalmente in grado di impegnare lo Stato italiano alla neutralità o alla guerra. Ciò che veramente sembra costituire la condotta punibile, dunque, è più che altro l'intesa con lo straniero, avente ad oggetto la realizzazione di influenze sul processo decisionale parlamentare. In dottrina si è anche sostenuto come la locuzione «atti diretti ad impegnare lo Stato italiano» debba ricomprendere qualsiasi attività di intelligenza; rientrerebbero quindi in tale alveo previsionale anche quelle estrinsecantesi in attività di pressione sugli organi responsabili dello Stato italiano: per esempio,. manifestazioni di piazza, campagne di stampa e di propaganda aventi forza tale da condizionare l'operato degli organi costituzionalmente preposti alle scelte in materia di guerra o neutralità (Alpa-Garofoli, 22). Il modello legale in commento postula peraltro l’esistenza di una condizione di guerra fra Stati che sia già in atto, ovvero anche una situazione di pericolo incombente di deflagrazione di un conflitto. La dottrina ha infatti efficacemente sottolineato – anche tenendo presente le fasi storiche, dalle quali rampolla la fattispecie – come il testo normativo faccia espresso riferimento alla neutralità, ossia alla mancata partecipazione dello Stato ad un conflitto in essere fra altre nazioni. Sarebbe a dire, ad una situazione internazionale che differisce sia dalla “neutralizzazione” (scelta di non partecipare, anche in tempo di pace, ad alleanze ed intese fra Stati), sia dalla “non belligeranza”, che è invece generalmente intesa quale decisione - da parte di uno Stato – di non prendere parte ad una guerra condotta da altro Stato, che sia però alleato di quello non belligerante (PANNAIN, 1161). Elemento psicologicoLa configurabilità del reato richiede, sotto il profilo soggettivo, un dolo specifico, in quanto la condotta punita (tenere intelligenze con lo straniero), deve essere teleologicamente sorretta da un fine ben preciso: impegnare lo Stato italiano alla dichiarazione di neutralità o di guerra. Dunque ciò che sembra qui essere oggetto di tutela è la preservazione di una delle prerogative di più alto profilo, tra quelle riservate allo Stato, ossia la piena libertà di autodeterminazione — espressione precipua del concetto di sovranità — nella decisione di mantenere una condizione di neutralità ovvero uno stato di belligeranza. Presupposto necessario perché tale prerogativa — riservata oggi al Parlamento dalla Costituzione, in virtù dell'art. 78 — resti intonsa è dunque l'inibizione di illecite interferenze determinate da connivenze del soggetto attivo con lo straniero. Consumazione e tentativoIl tentativo non è configurabile, perché la fattispecie costituisce deroga alla non punibilità del mero accordo per la commissione di un reato prevista in generale dall'art. 115 c.p., come tale non estensibile al tentativo per divieto di analogia in malam partem (Beltrani, 148). Forme di manifestazioneCircostanze Il legislatore ha previsto una aggravante speciale, rappresentata dal fatto che le intelligenze con lo straniero abbiano ad oggetto una propaganda condotta con il mezzo della stampa. Deve dunque trattarsi di una vera e propria propaganda (ossia di una azione martellante ed invasiva, di vasta portata e di forte diffusività, atta in concreto ad orientare la pubblica opinione verso comportamenti o decisioni che interessino la indifferenziata comunità), che venga posta in essere con il mezzo della stampa. Concorso di persone Lo straniero con il quale l'autore del reato tenga intelligenze, finalizzate al compimento degli atti diretti ad impegnare lo Stato italiano, non è espressamente assoggettato ad una previsione normativa speculare, rispetto a quella ora in esame: non è, infatti, prevista una norma specifica in tal senso, né vi è una disposizione sanzionatoria estensiva (del tipo di quella invece contenuta nel capoverso del successivo art. 246). Se ne potrà quindi solo valutare la penale responsabilità, secondo i normali canoni interpretativi del concorso di persone nel reato. Profili processualiIl reato in esame è reato procedibile d'ufficio (la procedibilità è però sottoposta all'autorizzazione del Ministro della Giustizia, ex art. 313, comma 1), e di competenza della Corte d'assise; è prevista la celebrazione dell'udienza preliminare. Per esso: a) è possibile disporre intercettazioni; b) l'arresto in flagranza è obbligatorio, il fermo è consentito; c) è consentita l'applicazione della custodia in carcere e delle altre misure cautelari personali. BibliografiaAlpa-Garofoli, Manuale di Diritto Penale - Parte speciale, I, Roma, 2015; Beltrani, Il delitto tentato. Parte generale e parte speciale, Padova, 2003; Delpino-Pezzano, Manuale di Diritto Penale- Parte speciale, Napoli, 2015; Malizia, voce Distruzione e danneggiamento di opere, di edifici o cose militari, in Enc. dir., XIII, Milano, 1964; Pannain, voce Personalità internazionale dello Stato (delitti contro la), in Nss.d.I., XII, Torino, 1965 Trinci-Farini, Diritto Penale - Parte speciale, Roma, 2015. |