Codice Penale art. 251 - Inadempimento di contratti di forniture in tempo di guerra.Inadempimento di contratti di forniture in tempo di guerra. [I]. Chiunque, in tempo di guerra [310], non adempie in tutto o in parte gli obblighi che gli derivano da un contratto di fornitura di cose o di opere concluso con lo Stato [268] o con un altro ente pubblico o con un'impresa esercente servizi pubblici o di pubblica necessità, per i bisogni delle forze armate dello Stato o della popolazione, è punito con la reclusione da tre a dieci anni e con la multa pari al triplo del valore della cosa o dell'opera che egli avrebbe dovuto fornire e, in ogni caso, non inferiore a 1.032 euro. [II]. Se l'inadempimento, totale o parziale, del contratto è dovuto a colpa [43], le pene sono ridotte alla metà. [III]. Le stesse disposizioni si applicano ai subfornitori, ai mediatori e ai rappresentanti dei fornitori, allorché essi, violando i loro obblighi contrattuali, hanno cagionato l'inadempimento del contratto di fornitura [3132; 162 c.p.m.g.]. competenza: Corte d'Assise (primo comma); Trib. monocratico (secondo comma) arresto: obbligatorio (fattispecie dolosa); facoltativo (fattispecie colposa) fermo: consentito (primo comma); non consentito (secondo comma) custodia cautelare in carcere: consentita (ma v. art. 275, comma 2 bis, c.p.p.) altre misure cautelari personali: consentite procedibilità: d'ufficio, se il reato è commesso a danno dello Stato italiano; con l'autorizzazione del Ministero della giustizia se il reato è commesso a danno di uno Stato estero InquadramentoDelitto compreso nel Capo Primo del Titolo Primo del Libro Secondo del Codice (Titolo intitolato “Dei delitti contro la personalità dello Stato”). È una fattispecie che si può realizzare esclusivamente in tempo di guerra (v. art. 310, per la nozione penalisticamente rilevante del concetto di guerra, che comprende in sé anche il tempo in cui vi sia un imminente pericolo di guerra). Per ciò che concerne l'interesse protetto, si ritiene che esso sia rappresentato “... dall'interesse dello Stato, connesso alla sua posizione di belligerante, di impedire che, per effetto dell'inadempimento di forniture per le forze armate o la popolazione civile si indebolisca la potenza bellica o la forza civile di resistenza della nazione” (Ariolli, in Rassegna Lattanzi-Lupo, 2010, 66, e Antolisei, PS, II, 643). Si è anche scritto che “il bene protetto, come per le norme che precedono, è l'efficienza bellica dello Stato, che potrebbe essere indebolita o compromessa dalla condotta descritta, la quale prevede un inadempimento totale o parziale.” (Farini-Trinci, 61). La fattispecie in esame tende quindi sia ad apprestare adeguata tutela alle necessità delle forze armate e della popolazione civile in tempo di guerra, sia a mantenere integre la capacità bellica e l'attitudine alla resistenza dello Stato. La struttura del reatoSi è in presenza di una figura speciale del reato di inadempimento di contratti di pubbliche forniture, di cui all'art. 355. Gli elementi specializzanti sono qui costituiti — in primo luogo — dalla sussistenza di uno stato di guerra; si richiede poi che l'oggetto delle forniture debba essere specificamente destinato al soddisfacimento dei bisogni delle forze armate o della popolazione; infine — a differenza di quanto accade in relazione all'art. 355 — non costituisce requisito essenziale del reato il fatto che le forze armate o la popolazione, destinatari delle forniture, siano restati in concreto privi delle cose o delle opere oggetto del contratto (Alpa-Garofoli, 30). Trattasi di reato di pericolo, essendo come detto ininfluente — affinché si possa reputare integrata la fattispecie tipizzata — che le forze armate o la popolazione siano effettivamente restate prive di quanto avrebbe dovuto esser loro fornito (magari per aver supplito mediante altre forniture oppure anche procacciandosi in altro modo quanto necessario). La norma non postula dunque la concretizzazione di un evento, essendo sufficiente la mera condotta di inadempimento, rispetto a contratti aventi comunque ad oggetto pubbliche forniture. L’archetipo normativo è infine costruito quale reato omissivo proprio, che si realizza appunto serbando una condotta inadempiente, rispetto ad una tipologia determinata di obbligazione contrattuale. I soggettiSoggetto attivo ed estensione della punibilità Nonostante l'adozione del termine chiunque, per indicare l'autore del reato (scelta legislativa che porterebbe a pensare ad una figura di reato comune), è però chiaro come esista un presupposto indefettibile, affinché possa restare integrato il paradigma normativo: tale situazione prodromica è rappresentata dall'esistenza di una posizione negoziale riconducibile ad un determinato soggetto. Pare quindi più corretto ricondurre il reato de quo alla categoria dei reati propri, in quanto perpetrabile esclusivamente da "soggetti con particolari qualifiche meramente naturalistiche o giuridiche” (questa la nota definizione fornita da Mantovani, 146). Il reato in esame è dunque realizzabile esclusivamente dal soggetto che — già nel tempo di guerra, oppure in un periodo nel quale sussista il pericolo incombente che la guerra stessa venga dichiarata o comunque realizzata — non adempia agli obblighi derivanti da contratti di fornitura, che siano stati conclusi con lo Stato, con enti pubblici, ovvero con imprese esercenti servizi pubblici o di pubblica necessità. La norma è comunque destinata a trovare applicazione solo nei confronti di soggetti estranei alle Forze Armate; e infatti, ove in tempo di guerra se ne rendesse protagonista un militare, troverebbe applicazione l'art. 162 c.p.mil.g. (r.d. n. 303/1941) (Inadempimento di contratti di forniture militari). Vi è un comma che estende la punibilità del fatto a tutti quei soggetti che, essendo inseriti in una filiera magari anche ampia di commercio, approvvigionamento, trasporto, spedizione — dunque, agendo in veste di intermediari, di subfornitori, di rappresentanti — e mediante il loro inadempimento contrattuale (di tipo doloso o colposo), agiscano in maniera causalmente efficiente sul più ampio negozio giuridico avente ad oggetto una fornitura allo Stato e ne determinino l'inadempimento, o comunque concorrano nel cagionarla. Soggetto passivo Il soggetto passivo della condotta sanzionata può essere sia lo Stato italiano, sia uno Stato alleato o associato — a fini di guerra — con lo Stato italiano. Materialità
L'oggetto del pregresso obbligo contrattuale è lasciato dal legislatore volutamente aperto, stante l'utilizzo dell'ampia ed onnicomprensiva dizione cose o opere. Può dunque trattarsi di forniture di vettovagliamenti, armamenti bellici o munizioni, o anche di servizi logistici in genere; può però anche trattarsidella materiale predisposizione di opere quali infrastrutture o tecnologie riconducibili a qualsivoglia tipologia. Sul punto, si ritiene che la « fornitura di cose o di opere deve essere finalizzata al soddisfacimento dei «bisogni» delle forze armate dello Stato o della popolazione civile; ne discende, secondo parte della dottrina, la punibilità dei soli inadempimenti di forniture necessarie ai fini di guerra, sia pure per assicurare la resistenza della popolazione. Gli obblighi incriminati sono soltanto quelli che derivano da contratto, con esclusione, quindi di quelli inerenti a uffici o servizi pubblici o derivanti da comandi » (Delpino-Pezzano, 22). La condotta tipizzata si concretizza nel rendersi inadempiente rispetto agli obblighi scaturenti da un certo contratto di fornitura, al quale si è tenuti ad adempiere in tempo di guerra. Si discute in dottrina circa la valenza da attribuire ad un inadempimento solo parziale. La dottrina dominante reputa che tale forma di inadempimento integri comunque il delitto in argomento; che però la natura non totale dell'inadempimento stesso possa esser valutata dal giudice ai sensi dell'art. 311. Viene infatti qui in rilievo l’inesatto adempimento della prestazione, sotto l’aspetto quantitativo o qualitativo della fornitura, nonché con riguardo alle modalità esecutive, oppure al profilo del tempo e del luogo della prestazione. Ci si deve quindi rifare alle categorie civilistiche dell’inadempimento (Pannain, 1120). Quest’ultimo deve comunque presentarsi come illegittimo, ossia non essere riconducibile a caso fortuito o forza maggiore. Al comma 2, come sopra accennato, è prevista l'ipotesi colposa, che si realizza allorquando l'agente — senza volere coscientemente arrecare nocumento, in tempo di guerra, alle forze armate o alla popolazione, pure commette il fatto per imprudenza, imperizia o negligenza. La dottrina più accreditata ritiene che l'imperizia in grado di integrare tale condotta colposa possa anche essere collocata in un momento temporalmente e logicamente anteriore rispetto all'inadempimento propriamente detto; ossia, allorquando il contratto stesso sia stato stipulato da un soggetto già ab origine privo delle capacità e dei mezzi indispensabili per un esatto adempimento (così Ariolli, in Rassegna Lattanzi-Lupo 2010, 67; Cadoppi-Canestrari-Manna-Papa, 120). In caso di inadempimento colposo, vi è una riduzione delle pene alla metà. L'elemento psicologicoIl paradigma normativo postula la sussistenza del solo dolo generico, rappresentato dalla coscienza e volontà di non adempiere — in tempo di guerra — agli obblighi negoziali scaturenti da un contratto di fornitura. Consumazione e tentativoIl delitto in esame giunge a consumazione nel momento e nel luogo in cui si verifica il mancato adempimento delle obbligazioni originate dal contrato di fornitura. E ciò, indipendentemente dal fatto che si concretizzi un effettivo danno per lo Stato. Il tentativo non sembra ammissibile. Ciò in quanto l'adempimento è naturalmente sottoposto ad un termine, implicitamente desumibile dalla natura stessa della prestazione, ovvero riportato per tabulas all’interno di un determinato contratto. Fino allo scadere dello stesso, l’adempimento sarà dunque ancora pienamente consentito; scaduto il termine, sarà invece ormai definitivamente realizzato l’archetipo legislativo. Profili processualiGli istituti Il delitto in esame è procedibile d'ufficio se commesso in danno dello Stato italiano; risulta invece procedibile solo a seguito di autorizzazione del Ministro di Giustizia, se perpetrato in « danno di uno Stato estero o alleato o associato, a fine di guerra, allo Stato italiano » (art. 313 comma 2 c.p.). La competenza appartiene alla Corte d'Assise (art. 5 lett. d, c.p.p.), in relazione alla fattispecie dolosa di cui al primo comma ed al Tribunale — in composizione monocratica — per quanto invece attiene all'ipotesi colposa; è prevista la celebrazione dell'udienza preliminare. Per esso: a) è possibile disporre intercettazioni; b) l'arresto in flagranza è previsto come obbligatorio per ciò che inerisce all'ipotesi dolosa di cui al primo comma, mentre resta facoltativo al ricorrere dell'ipotesi colposa di cui al capoverso; il fermo è consentito soltanto al in relazione all'ipotesi di cui al primo comma; c) è consentita l'applicazione della custodia in carcere e delle altre misure cautelari personali. BibliografiaAlpa-Garofoli, Manuale di Diritto Penale - Parte speciale, t. I, Roma, 2015; Delpino e Pezzano, Manuale di Diritto Penale - Parte speciale, Napoli, 2015; Farini-Trinci, Diritto Penale - Parte Speciale, Roma, 2015; Mantovani, Diritto Penale, Padova, 1992; Pannain, voce Personalità internazionale dello Stato (delitti contro la), in Nss. d.I., XII, Torino, 1965. |