Codice Penale art. 253 - Distruzione o sabotaggio di opere militari.

Angelo Valerio Lanna

Distruzione o sabotaggio di opere militari.

[I]. Chiunque distrugge, o rende inservibili, in tutto o in parte, anche temporaneamente, navi, aeromobili, convogli, strade, stabilimenti, depositi o altre opere militari o adibite al servizio delle forze armate dello Stato [268] è punito con la reclusione non inferiore a otto anni.

[II]. Si applica la pena dell'ergastolo (1):

1) se il fatto è commesso nell'interesse di uno Stato in guerra contro lo Stato italiano [242 4];

2) se il fatto ha compromesso la preparazione o la efficienza bellica dello Stato, ovvero le operazioni militari [254].

(1) Per le ipotesi previste da questo comma il testo originario comminava la pena di morte. Per i delitti previsti nel codice penale e in altre leggi diverse da quelle militari di guerra, la pena di morte è stata soppressa e sostituita con l'ergastolo: d.lg.lt. 10 agosto 1944, n. 224 e d.lg. 22 gennaio 1948, n. 21. Per i delitti previsti dalle leggi militari di guerra, la pena di morte è stata abolita e sostituita con quella «massima prevista dal codice penale» (l. 13 ottobre 1994, n. 589). V. ora anche art. 27 4 Cost., come modificato dall'art. 1, l. cost. 2 ottobre 2007, n. 1. V. inoltre la l. 15 ottobre 2008 n. 179, di ratifica del Protocollo n. 13 del 3 maggio 2002 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'Uomo e delle libertà fondamentali, relativo all'abolizione della pena di morte in qualsiasi circostanza.

competenza: Corte d'Assise

arresto: obbligatorio

fermo: consentito

custodia cautelare in carcere: consentita (ma v. art. 275, comma 2 bis, c.p.p.)

altre misure cautelari personali: consentite

procedibilità: d'ufficio

Inquadramento

Delitto compreso nel Capo Primo del Titolo Primo del Libro Secondo del Codice (Titolo intitolato “Dei delitti contro la personalità dello Stato”), tra i delitti contro la personalità internazionale dello Stato.

Con riferimento al bene giuridico protetto è stato scritto che: “oggetto specifico della tutela penale è l'interesse dello Stato sia in pace che in guerra, a che non venga esposta a pericolo la preparazione o l'efficienza militare dello Stato a seguito della distruzione o del sabotaggio dei beni indicati dalla norma” [Ariolli, in Rassegna Lattanzi-Lupo, 2010, 71, laddove sono citati Manzini, Trattato, IV, 176 e  Marconi, voce Stato (delitti contro la personalità dello), in Dig. pen., 1997, vol. XIII, 626]. La presente incriminazione ha dunque una oggettività giuridica specifica, coincidente con tale interesse dello Stato ad evitare una condizione di rischio per le proprie capacità belliche (Manzini, 18). Si è anche ritenuto, in maniera condivisibile, che “la norma tutela l'interesse ad evitare che, in conseguenza di attività di danneggiamento, sia pregiudicata la preparazione e l'efficienza militare dello Stato; è norma speciale rispetto a quella contenuta nell'art. 635. Presupposto per la punibilità è la destinazione a scopo militare delle cose elencate, le quali, anche se non di appartenenza militare, si trovino al servizio, anche temporaneo, delle forze armate.” (Farini-Trinci, 62).

In tempo di guerra, il fatto previsto dal presente articolo è punibile — a norma dell'art. 268 — anche se posto in essere nei confronti di uno Stato estero, purché questo sia alleato o associato a fini di guerra con l'Italia. La norma tende quindi ad apprestare adeguata protezione alle cose che sono dettagliatamente riportate nel modello legislativo; la tipizzazione di tali cose, oggetto di protezione penalistica, deve ritenersi tassativa.

Non è espressamente richiesta la ricorrenza dello stato di guerra, per cui il delitto in esame può restare integrato anche da una condotta perpetrata in tempo di pace.

I soggetti

Trattasi di un reato comune, come si evince dall'utilizzo del termine chiunque per indicarne il soggetto agente; è dunque un delitto che può esser commesso non solo dal cittadino, ma anche dallo straniero o dall'apolide. Laddove del fatto si renda invece protagonista un militare, troveranno applicazione — secondo i casi — gli artt. 167, 168, 169 o 172 del c.p.mil.p., ovvero — in tempo di guerra — l'art. 158 c.p.mil.g.

Materialità

La condotta e l'oggetto della stessa

Si è in presenza, sostanzialmente, di una forma speciale di danneggiamento. L'elemento specializzante è qui costituito dall'oggetto dell'azione consistente nel danneggiare. Quest'ultima deve dirigersi specificamente su navi o aeromobili (di qualsivoglia dimensione ed a qualunque funzione essi siano adibiti), convogli (da intendere come un insieme organizzato di veicoli; il reato non postula però che venga attinto il convoglio nella sua interezza), strade (ossia, vie di comunicazione di ogni genere) stabilimenti (sarebbe a dire opifici, cantieri, fabbriche di qualsiasi tipo), depositi (quindi magazzini o luoghi nei quali comunque vengano conservate scorte di qualsiasi natura — dai viveri agli armamenti — purché adoperati o adoperabili a fini militari), nonché — con dizione qui volutamente ampia ed onnicomprensiva — su altre opere militari o che comunque, sebbene non abbiano la caratteristica di essere militari, siano adibite al servizio delle FF.AA. dello Stato.

Con riferimento all'elemento oggettivo si è anche osservato che “la «distruzione» indica il disfacimento della cosa, per cui questa cessa di sussistere nell'essenza che aveva anteriormente mentre «sabotaggio» significa rendere inservibile, in tutto o in parte la cosa, in modo che non sia più adatta, anche in via temporanea, allo scopo a cui era destinata. Il fatto senza dubbio può essere realizzato anche mediante omissione” (Antolisei, 1001). Il sabotaggio è da ritenere integrato anche laddove si concretizzi una inservibilità che appaia relativa, incompleta o temporanea.

Il luogo di commissione

La norma è destinata a trovare applicazione ovunque il fatto di distruzione o sabotaggio venga posto in essere. Navi ed aeromobili, però, divenendo oggetto materiale dell'azione delittuosa, non potranno più esser considerati quali ”territorio dello Stato” ai sensi dell'art. 4. E dunque, coloro che facciano parte di eserciti nemici e — in territorio non italiano — distruggano navi o aeromobili, saranno da considerare soggetti non punibili, in quanto protetti dal diritto di guerra.

In dottrina — sul punto specifico — si è anche specificato che, ove un soggetto nemico “... operasse sul territorio dello Stato italiano o su territorio diverso da quello dello Stato cui appartiene, allora dovrebbe rispondere del reato. Se, poi, l'azione ha luogo nel territorio del nemico e l'evento avviene su quello dello Stato italiano, ad es. con l'apposizione di una bomba ad orologeria su di una nave, per il prevalere dell'azione sull'evento, nonostante il reato debba considerarsi commesso in Italia, il nemico non è punibile, come se il fatto fosse stato commesso nel suo Stato, prevalendo il momento dell'azione” (Pannain, 1121).

Elemento psicologico

Per quanto attiene all'elemento soggettivo, è sufficiente il dolo generico — dunque indipendente dal fine che sorregge la condotta — consistente nella coscienza e volontà di distruggere o sabotare un oggetto determinato. A patto però che il soggetto agente abbia piena consapevolezza della natura protetta (in quanto appunto si tratti di cose militari o adibite al servizio delle forze armate dello Stato) delle cose o opere sulle quali si compia l'azione.

Consumazione e tentativo

Il delitto in esame si consuma nel momento e nel luogo in cui ha luogo un'attività che possa essere definita di distruzione o di sabotaggio (come detto, anche laddove tale azione comporti una non utilizzabilità della res che si riveli soltanto parziale, ovvero limitata nel tempo). Non sembrano esservi ostacoli — di natura concettuale, logica o giuridica — alla configurabilità del tentativo.

Forme di manifestazione

Circostanze

Sono previste due aggravanti ad effetto speciale, al ricorrere delle quali può esser comminata la pena dell'ergastolo (in sostituzione dell'originaria previsione della pena di morte). Queste si realizzano allorquando, alternativamente:

a. il fatto sia commesso nell'interesse di uno Stato che si trovi in una condizione di ostilità armata contro lo Stato italiano (la circostanza presenta qui una connotazione eminentemente soggettiva — attenendo essa all'atteggiamento psichico dell'agente — e prescinde dalla sussistenza di accordi con altro Stato, così come dal fatto che l'azione stessa abbia poi effettivamente portato concreti vantaggi a quest'ultimo);

b. l'azione di distruzione o sabotaggio abbia compromesso la preparazione o l'efficienza bellica dello Stato, ovvero abbia arrecato nocumento alle operazioni militari (ai fini della presente aggravante, di carattere invece oggettivo, il compromettere si realizza — oltre che con l'effettivo danneggiamento — anche con la semplice esposizione a pericolo; la preparazione bellica è un concetto indipendente dall'esistenza di uno stato di guerra, mentre l'efficienza bellica presuppone evidentemente un effettivo stato di belligeranza; le operazioni militari sono tutte le attività — di natura vasta, complessa ed eterogenea — che comportino spostamenti o predisposizione di difese, oppure preparazione alle avanzate.

Casistica

Il Supremo Collegio ha ritenuto «adibite al servizio delle forze armate», dunque rilevanti ai fini che qui interessano, anche quelle opere che — sebbene originariamente sorte con una diversa destinazione — siano state in seguito adibite a funzioni rientranti negli interessi fondamentali delle forze armate, venendo in pratica adoperate per il soddisfacimento dei fini istituzionali delle forze armate. Ci si riferisce dunque a materiali di variegata tipologia, che ricevono tutela dalla norma de qua, in quanto allocati all'interno di depositi militari, nonché utilizzati per scopi basilari delle forze armate. Nella concreta fattispecie, si trattava infatti di un elaboratore dati, che veniva adoperato per il censimento degli iscritti nelle liste di leva e che era in dotazione al Comando territoriale di Roma; la Corte ha ritenuto che tale bene dovesse esser ricompreso nell'alveo di quelli la cui distruzione o sabotaggio integra la fattispecie in esame, in quanto appunto si trattava di un bene direttamente destinato al perseguimento di scopi primari delle forze armate dello Stato (si veda Cass. I, n. 3744/1992).

Profili processuali

Gli istituti

Il reato in esame è reato procedibile d'ufficio e di competenza della Corte d'Assise; è prevista la celebrazione dell'udienza preliminare.

Per esso:

a) è possibile disporre le intercettazioni;

b) l'arresto in flagranza è obbligatorio; il fermo è consentito;

c) è consentita l'applicazione della custodia in carcere e delle altre misure cautelari personali.

Bibliografia

Antolisei, Diritto Penale - Parte speciale, Milano, 1986; Farini-Trinci, Diritto Penale - Parte Speciale, Roma, 2015; Manzini, Istituzioni di diritto penale italiano, Parte speciale, Padova, 1955; Pannain, Novissimo Digesto Italiano, diretto da Azara-Eula, Vol. XII, Torino, 1979.

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