Codice Penale art. 299 - Offesa alla bandiera o ad altro emblema di uno Stato estero (1).Offesa alla bandiera o ad altro emblema di uno Stato estero (1). [I]. Chiunque nel territorio dello Stato [4 2] vilipende, con espressioni ingiuriose, in luogo pubblico o aperto o esposto al pubblico, la bandiera ufficiale o un altro emblema di uno Stato estero, usati in conformità del diritto interno dello Stato italiano, è punito con l'ammenda da euro 100 a euro 1.000 [300, 313 4]. (1) Articolo così sostituito dall'art. 6 l. 24 febbraio 2006, n. 85, con effetto a decorrere dal 28 marzo 2006. Il testo dell'articolo era il seguente: «[I]. Chiunque nel territorio dello Stato vilipende, in luogo pubblico o aperto o esposto al pubblico, la bandiera ufficiale o un altro emblema di uno Stato estero, usati in conformità del diritto interno dello Stato italiano, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni». competenza: Trib. monocratico arresto: non consentito fermo: non consentito custodia cautelare in carcere: non consentita altre misure cautelari personali: non consentite procedibilità: su richiesta del Ministro della giustizia InquadramentoReato compreso nel Capo quarto del Titolo primo (intitolato “Dei delitti contro la personalità dello Stato”), del Libro secondo del Codice, tra i delitti contro gli Stati esteri, i loro Capi e i loro rappresentanti. Il modello legale è stato profondamente modificato dalla l. n. 85/2006, che ha anzitutto chiarito quali siano le specifiche modalità espressive, attraverso le quali può essere perpetrata la condotta di vilipendio tipizzata; questa resta infatti oggi integrata solo dall'uso di espressioni ingiuriose. La stessa disposizione normativa ha altresì radicalmente novellato il profilo sanzionatorio, prevedendo ora l'irrogazione della sola pena pecuniaria e trasformando la previsione in una contravvenzione. Una modifica che in verità — già solo sotto il profilo della collocazione sistematica della norma — non può che suscitare qualche perplessità. Si è infatti giustamente ritenuto, in dottrina, che la novella sopra citata abbia in verità espletato un intervento — su aspetti anche particolarmente rilevanti dell'ordinamento penalistico — in “modo scoordinato, asimmetrico e contraddittorio”, determinando anche “assetti sistematici incongrui, quando non addirittura grotteschi” (Padovani, 14). La fattispecie in esame garantisce, comunque, una particolare protezione giuridica ai simboli esteriori degli Stati esteri; ossia, in particolare, alla bandiera ufficiale ed agli altri emblemi identificativi di questi. Mutuando sostanzialmente quanto espresso in sede di commento all'art. 295, si può sottolineare come l'interesse protetto dalla norma sia da ricercare nella volontà del legislatore di apprestare una tutela particolarmente avanzata, nei confronti dei simboli rappresentativi di Stati esteri e nei riguardi della sovranità degli stessi. Tale forma di protezione è funzionalmente mirata all'esigenza di prevenire la nascita di forme di responsabilità nei confronti di Stati esteri, in conseguenza di condotte di offesa arrecate in danno dei simboli rappresentativi degli stessi; in sostanza, quindi, la norma mira ad assicurare il mantenimento di ottimali relazioni internazionali da parte dello Stato italiano. Il delitto può essere realizzato esclusivamente nel territorio dello Stato (art. 4). Rientrano in tale accezione le navi e gli aerei di nazionalità italiana, ovunque si trovino; ne restano esclusi i casi nei quali tali mezzi di trasporto siano soggetti — sulla base del diritto internazionale — ad una legge straniera. La norma postula inoltre che il fatto sia perpetrato in luogo pubblico, aperto o esposto al pubblico. Trattasi infine di disposizione normativa destinata ad essere applicata solo allorquando risulti esistente la condizione di reciprocità prevista dall'art. 300 (si rimanda all'esame di tale articolo, per una più compiuta definizione di tale concetto). I soggettiSoggetto attivo L'archetipo normativo è costruito alla stregua di un reato comune, come si evince dall'utilizzo del termine chiunque, per indicarne l'autore; se ne può quindi rendere protagonista sia il cittadino che lo straniero. Soggetto passivo Questo è lo Stato estero al quale è riferibile la bandiera, ovvero l'emblema verso cui si rivolge l'offesa; tale Stato è infatti titolare dei beni giuridici protetti dalla norma. Parimenti offeso dalla condotta incriminata è lo Stato italiano, in quanto portatore di un interesse giuridico di tipo mediato, pure oggetto di protezione ad opera della previsione incriminatrice in esame. MaterialitàLa condotta punita (rinvio) Per ciò che attiene all'accezione secondo la quale debba intendersi il termine vilipendere, si può anzitutto fare un rinvio a quanto scritto in sede di commento all'art. 292. Trattasi inoltre — all'indomani della succitata novella del 2006 — di un reato a condotta vincolata, in quanto perpetrabile esclusivamente mediante l'utilizzo di «espressioni ingiuriose». Si è molto dibattuto, in dottrina, il tema dell'ampiezza ermeneutica da attribuire a tale locuzione adoperata dal legislatore. Essa richiama anzitutto proposizioni o termini atti a ledere i beni giuridici dell'onore e della reputazione; dunque riconosciuti come socialmente offensivi e vituperanti. È però molto controverso se, nell'alveo previsionale della norma, rientri il solo vilipendio verbale — laddove si voglia interpretare il termine espressioni ingiuriose nel senso strettamente letterale — ovvero se si possa accogliere una accezione ampia di tale concetto, ricomprendendovi, oltre alle manifestazioni verbali, anche le cd. ingiurie reali (dunque una gestualità che si estrinsechi secondo modalità insultanti). Rispetto alla norma corrispondente ex art. 292 — dettata dal legislatore in relazione al vilipendio della bandiera italiana — manca infatti la previsione del cd. vilipendio reale. Quindi. Gli atti di aggressione non esclusivamente verbale, ma appunto gestuale, comportamentale, perpetrati in danno della bandiera di uno Stato estero, potranno rilevare — ove non si accetti la suddetta interpretazione estensiva del paradigma normativo in analisi — solo alla stregua di fatti di danneggiamento ex art. 635. La norma postula inoltre che la bandiera o l'emblema vengano adoperati, testualmente, «in conformità del diritto interno dello Stato italiano». Occorre far riferimento, sul punto specifico, alle disposizioni dettate dalla l. n. 2264/1925 e dalla l. n. 1085/1929. Si è però giustamente evidenziato — da parte dei più accorti esegeti della norma — come la nozione di «diritto interno» sia sicuramente comprensiva delle consuetudini d'uso della bandiera e degli emblemi, che si formino nel diritto internazionale e che vengano in seguito recepite nell'ordinamento italiano (Fiandaca, 83) Il contesto nel quale può realizzarsi la condotta vilipendiosa tipica è specificamente descritto dal legislatore. Il fatto deve infatti essere commesso in un luogo pubblico (dunque di continua ed indifferenziata accessibilità a tutti: si pensi ad esempio ad una piazza, o ad una spiaggia); ovvero in un luogo aperto al pubblico (sarebbe a dire, in un luogo al quale sia possibile accedere in determinati momenti ed a condizioni prestabilite: così un teatro, o un museo, o una biblioteca); o infine esposto al pubblico (che quindi abbia una collocazione geografica, o anche una conformazione strutturale, che lo renda aperto alla vista di una indiscriminata moltitudine di soggetti). L'oggetto della condotta (rinvio) La condotta di vilipendio, perpetrata ora mediante l'utilizzo di espressioni ingiuriose, deve specificamente rivolgersi verso la bandiera o verso un altro emblema dello Stato estero. Non integrerebbe allora il fatto tipico, ad esempio, una ingiuria rivolta in danno di riproduzioni o disegni, essendo comunque richiesto il crisma dell'ufficialità (Caringella-De Palma-Farini-Trinci, 113). Deve peraltro inevitabilmente operarsi sempre un richiamo — sotto il profilo oggettivo e definitorio — a quanto previsto dalla legge di tale Paese. E quindi: «si ha qui un rinvio "formale" alla legge straniera che viene assunta come elemento di qualificazione della fattispecie criminosa. La legge straniera viene qui in considerazione come "fatto"» (Quadri, 44). Possono poi qui richiamarsi le nozioni già enucleate in ordine all'art. 292. Precisandosi solo che la bandiera è il segno esteriore ufficiale, rappresentativo della sovranità e dell'autorità nazionale del singolo Stato; non si richiede però, che essa venga addirittura riconosciuta come tale dalla comunità internazionale. Per la nozione di emblema dello Stato, si rinvia ancora alla lettura del commento all'art. 292. Elemento psicologicoIl coefficiente psicologico richiesto dalla norma è il dolo generico, consistente nella coscienza e volontà di arrecare offesa alla bandiera o all'emblema dello Stato estero (così ad esempio Caringella-De Palma-Farini-Trinci, 113, e Fiandaca-Musco, 88; per una opinione contraria, vedere Nuzzo, in Rassegna Lattanzi-Lupo, 410, che individua l'esistenza “del dolo specifico di porre in essere un atto di disprezzo verso lo Stato estero”). È ovviamente necessario il requisito della piena consapevolezza, da parte del soggetto agente, della portata semantica dell'oggetto verso il quale vengano rivolte le offese; in altri termini, l'autore deve essere conscio del fatto che l'oggetto dell'insulto sia una bandiera, oppure un emblema di Stato estero; in caso contrario, infatti, si incorrerebbe in un errore sul fatto, atto ad escludere la punibilità del soggetto agente a mente dell'art. 47. Consumazione e tentativoIl reato si consuma nel tempo e nel luogo in cui vengono proferite le espressioni ingiuriose, che costituiscono la modalità di manifestazione esteriore della condotta di vilipendio. Il tentativo non è configurabile. Profili processualiIl reato in esame è procedibile solo su richiesta del Ministro della Giustizia ed è di competenza del Tribunale in composizione monocratica; è prevista la citazione diretta a giudizio. Per esso: a) non è possibile disporre intercettazioni; b) non è possibile l’arresto in flagranza; c) non è consentito il fermo; d) non è consentita l’applicazione della custodia cautelare in carcere, né delle altre misure cautelari personali. LannaAngelo Valerio BibliografiaCaringella-De Palma-Farini-Trinci, Manuale di Diritto Penale - Parte speciale, Roma, 2015; Fiandaca, Stati esteri, Capi di Stato estero e loro rappresentanti (delitti contro), in Enc. giur., XXX, Roma, 1993; Fiandaca-Musco, Diritto Penale - Parte speciale, 1, Bologna, 1988; Quadri, in Enc. dir., Vol. XII, Milano, 1964; Padovani, Un intervento normativo scoordinato che investe i delitti contro lo Stato, in Guida dir., 2016, n. 14. |