Codice Penale art. 302 - Istigazione a commettere alcuno dei delitti preveduti dai capi primo e secondo.

Angelo Valerio Lanna

Istigazione a commettere alcuno dei delitti preveduti dai capi primo e secondo.

[I]. Chiunque istiga [303 1, 414 1-2] taluno a commettere uno dei delitti, non colposi [43], preveduti dai capi primo e secondo di questo titolo, per i quali la legge stabilisce [la pena di morte o] l'ergastolo o la reclusione, è punito, se l'istigazione non è accolta, ovvero se l'istigazione è accolta ma il delitto non è commesso, con la reclusione da uno a otto anni. La pena è aumentata se il fatto è commesso attraverso strumenti informatici o telematici [304-306] (1) (2).

[II]. Tuttavia, la pena da applicare è sempre inferiore alla metà della pena stabilita per il delitto al quale si riferisce la istigazione.

(1) L'art. 2, d.l. 18 febbraio 2015, n. 7, conv., con modif. in l. 17 aprile 2015, n. 43, ha aggiunto l'ultimo periodo.

(2) Per i delitti previsti nel codice penale e in altre leggi diverse da quelle militari di guerra, la pena di morte è stata soppressa e sostituita con l'ergastolo: d.lg.lt. 10 agosto 1944, n. 224 e d.lg. 22 gennaio 1948, n. 21. Per i delitti previsti dalle leggi militari di guerra, la pena di morte è stata abolita e sostituita con quella «massima prevista dal codice penale» (l. 13 ottobre 1994, n. 589). V. ora anche art. 27 4 Cost., come modificato dall'art. 1, l. cost. 2 ottobre 2007, n. 1. V. inoltre la l. 15 ottobre 2008 n. 179, di ratifica del Protocollo n. 13 del 3 maggio 2002 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'Uomo e delle libertà fondamentali, relativo all'abolizione della pena di morte in qualsiasi circostanza.

competenza: Trib. monocratico

arresto: facoltativo

fermo: consentito

custodia cautelare in carcere: consentita (ma v. art. 275, comma 3, c.p.p.)

altre misure cautelari personali: consentite

procedibilità: d'ufficio

Inquadramento

Delitto compreso nel Capo Quinto del Titolo Primo del Libro Secondo del Codice (Titolo intitolato “Dei delitti contro la personalità dello Stato”), tra le disposizioni generali e comuni ai capi che precedono. La ratio della norma è da ricercare nell'esigenza di apprestare una adeguata forma di tutela ai beni giuridici riconducibili alla personalità dello Stato, contrastando quei pericoli inevitabilmente connessi alla condotta di istigazione, che possa essere perpetrata proprio allo specifico scopo di indurre a commettere alcuno dei delitti non colposi, che sono previsti dal primo e dal secondo capo del medesimo Titolo Primo.

Trattasi, all'evidenza, di una deroga al principio dettato dall'art. 115. Secondo tale disciplina generale — salvo appunto che non sia diversamente stabilito da specifiche norme — non può essere punito chi si renda protagonista di una istigazione che non venga accolta o, laddove questa sia accolta, che non sia seguita dalla commissione di un fatto tipizzato. Nella fattispecie in esame, invece - appunto derogando al criterio di carattere generale - la legge considera la stessa istigazione (non accolta o alla quale non segua la perpetrazione del fatto), come sintomo di elevata pericolosità sociale; per questo motivo, la eleva già al rango di delitto perfetto.

Il delitto in commento rappresenta poi una ipotesi speciale, a fronte della norma generale in tema di istigazione a delinquere ex art. 414; rispetto a questa presenta poi una cerchia più ristretta di reati passibili di istigazione. I beni giuridici oggetto di specifica salvaguardia sono proprio quelli tutelati dalle norme oggetto di istigazione; si realizza in tal modo “una tutela anticipata fino alla soglia del pericolo del pericolo” (Caringella-De Palma-Farini-Trinci, 107). In tema di rapporti tra condotta istigatoria e delitto oggetto di istigazione, si sottolinea come il comma 2 della norma sancisca che la pena da applicare, per il fatto di cui all'art. 302, debba sempre essere inferiore alla metà della pena da infliggere in relazione al delitto oggetto di istigazione.

Trattasi infine di reato di pericolo e di carattere formale.

I soggetti

Soggetto attivo

Si è qui in presenza di un reato comune, come si evince dall'utilizzo del termine chiunque per indicarne l'autore; dunque, esso può essere commesso sia dal cittadino, sia dallo straniero.

Si è però giustamente osservato che — laddove il delitto oggetto di istigazione costituisca un reato proprio (si pensi ad esempio all'art. 263, che postula nel soggetto attivo la qualità di pubblico ufficiale o di incaricato di pubblico servizio), occorrerà naturalmente che l'istigato rivesta tale qualità soggettiva; in caso contrario, pacificamente, non potrebbe aversi istigazione alla commissione di uno dei delitti contro la personalità dello Stato (Manzini, 607).

Soggetto passivo

Questo è esclusivamente lo Stato, al quale sono riconducibili i beni giuridici oggetto di protezione. Non sono invece tali i soggetti istigati.

Materialità

La condotta punita

Occorre soffermarsi attentamente sulla condotta consistente nella istigazione. La portata semantica e lessicale del termine adoperato dal legislatore è in effetti abbastanza chiara e per la verità di interpretazione sostanzialmente concorde, tra gli esegeti della norma.

Istigare significa qui spingere, stimolare, incitare taluno con frasi subdole o con sollecitazioni astute a tenere una determinata condotta. Può poi significare fomentare istinti o suscitare propositi. La condotta di istigazione prevista dalla norma è stata ritenuta in dottrina consistere in: “un eccitamento o in una provocazione, cioè... proporre ad altri motivi di impulso o... demolire motivi di inibizione” (Pannain, 1134). Risultato che può essere raggiunto o mediante una azione diretta, immediatamente indirizzata a produrre l'effetto di condizionamento psicologico nell'ascoltatore (e quindi, con discorsi o ordini specificamente rivolti alla commissione di uno dei fatti previsti dalla norma). Oppure in maniera indiretta, quindi tendendo a provocare il medesimo impulso interiore nell'istigato, ma servendosi di un condizionamento più larvato, occulto, scaltro; sarebbe a dire: “attraverso uno stato d'animo preparatorio, a causa di spontanea reazione o per naturale progressione stenico-emotiva” e quindi suscitando rabbia, commozione o emozione in genere (si vedano, sull'argomento, ancora Pannain, 1134 e Manzini, 611).

Sotto l'aspetto naturalistico e fenomenico, comunque, l'istigazione non presenta una modalità di manifestazione precostituita; essa ha invece una forma libera, dato che può esser realizzata in qualunque modo che si riveli idoneo (ancora a puro titolo esemplificativo: con scritti, discorsi, gestualità, comportamenti di valenza evocativa, ma anche mediante manifestazioni tacite o implicite, che possano rivelarsi significative o simbolicamente allusive). Resta infine estraneo alla tipizzazione normativa in commento il luogo nel quale venga posta in essere la condotta di sobillazione; il fatto sarà dunque indifferentemente integrato, sia esso commesso in luogo privato, oppure anche in luogo pubblico o aperto al pubblico. Parimenti indifferente è la contemporanea presenza di più soggetti.

L'oggetto dell'incitamento

La condotta istigatoria può essere indirizzata alla perpetrazione di uno qualsiasi dei reati indicati nello stesso art. 302. Addirittura anche di quei delitti compresi nell'elencazione della norma in esame, che a loro volta possano realizzarsi mediante una istigazione.

Si è giustamente evidenziato come, nel caso in cui la condotta di istigazione abbia ad oggetto più reati tra quelli indicati nell'art. 302, il delitto previsto dalla norma in esame resti comunque unitario.

Elemento psicologico

Il coefficiente psicologico preteso dalla norma in esame è il dolo generico; esso è rappresentato dalla consapevolezza di tenere una condotta istigatrice atta a ledere materialmente - o almeno a porre in pericolo - beni giuridici fondamentali, che siano ricollegabili alla personalità dello Stato (Nuzzo, in Rassegna Lattanzi-Lupo 2010, 415).

Consumazione e tentativo

La condotta tipica giunge a consumazione nel momento in cui si verifichi una attività istigatoria che, in modo non equivoco, sia indirizzata a determinare altri alla commissione di uno dei fatti richiamati dalla norma. Giova ribadire ancora come — pur consumata la condotta di istigazione — occorra sempre che questa non sia accolta o, pur se accolta, non sia seguita dalla pratica attuazione del delitto oggetto di istigazione. In caso contrario, infatti, non vi sarebbe più spazio per l’applicabilità della norma in esame; si verificherebbe invece una semplice ipotesi di concorso nel reato istigato (eventualmente anche quale compartecipazione dell’extraneus al reato proprio dell’intraneus).

La struttura stessa del reato sembra di difficile compatibilità con la figura del tentativo. Potrebbe in astratto ipotizzarsene la configurabilità, solo laddove la consumazione dell'istigazione — nei termini sopra chiariti — dovesse necessariamente snodarsi attraverso più fasi di un macchinoso iter criminis.

Forme di manifestazione

L'art. 2 d.l. n. 7/2015, conv., con modif., in l. n. 43/2015 ha previsto un aumento di pena, laddove la condotta istigatrice sia tenuta con l'utilizzo di strumenti informatici o telematici. La ratio dell'aggravante risiede naturalmente nella maggior pericolosità di tale condotta, stante la particolare diffusività e capacità di propagazione del messaggio di incitamento alla delinquenza.

Casistica

Il Supremo Collegio ha chiarito come il delitto in esame abbia i connotati tipici del reato formale, che richiede il dolo generico. La norma postula dunque la mera intenzionalità dell'azione o omissione (Cass. I, n. 788/1984).

La Corte ha recentemente ribadito come la disposizione normativa in commento costituisca ipotesi speciale della norma generale ex art. 414, da questa si differenzia in ragione della più ristretta cerchia sia di reati assoggettabili ad istigazione, sia di persone destinatarie della condotta. L’esaltazione di un fatto costituente reato, teleologicamente orientata a spingere i destinatari all’emulazione, integra il delitto in analisi laddove essa — per le concrete modalità nelle quali si verifichi, per il contesto ambientale, a causa delle qualità personali dell’agente, ovvero per il contenuto intrinseco dell’istigazione – sia tale da cagionare un pericolo (concreto e non solo teorico), di commissione di altri reati lesivi di beni giuridici omologhi rispetto a quelli aggrediti dal crimine oggetto di esortazione (Cass. II, n. 26315/2018; i principi di diritto si trovano anche in Cass. I, n. 25833/2012 e in Cass. I, n. 8779/1999).

Profili processuali

Il reato in esame è procedibile d’ufficio e di competenza del Tribunale in composizione monocratica; è prevista la celebrazione dell’udienza preliminare.

Per esso:

a) è possibile disporre intercettazioni;

b) l’arresto in flagranza è previsto come facoltativo;

c) il fermo è consentito;

d) è consentita l’applicazione della custodia in carcere e delle altre misure cautelari personali. LannaAngelo Valerio 

Bibliografia

Caringella-De Palma-Farini-Trinci, Manuale di Diritto Penale - Parte speciale, Roma, 2015; Manzini, Trattato di diritto penale italiano, IV, Torino, 1950; Marconi, Stato (disposizioni comuni ai delitti contro la personalità e delitti complementari), in Dig. pen., XIII, Torino, 1997;  Pannain, in Nss. D.I., diretto da Azara ed Eula, XII, Torino, 1979;  Valsecchi, Misure urgenti per il contrasto del terrorismo internazionale, in Dir. pen. e proc. 2005.

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