Codice Penale art. 307 - Assistenza ai partecipi di cospirazione o di banda armata.

Angelo Valerio Lanna

Assistenza ai partecipi di cospirazione o di banda armata.

[I]. Chiunque, fuori dei casi di concorso nel reato [110] o di favoreggiamento [378, 418], dà rifugio o fornisce vitto, ospitalità, mezzi di trasporto, strumenti di comunicazione a taluna delle persone che partecipano all'associazione o alla banda indicate nei due articoli precedenti, è punito con la reclusione fino a due anni [308, 309] 1.

[II]. La pena è aumentata [64] se l'assistenza è prestata continuatamente 2.

[III]. Non è punibile chi commette il fatto in favore di un prossimo congiunto [384 1, 418 3].

[IV]. Agli effetti della legge penale, s'intendono per prossimi congiunti gli ascendenti, i discendenti, il coniuge, la parte di un'unione civile tra persone dello stesso sesso, i fratelli, le sorelle, gli affini nello stesso grado, gli zii e i nipoti [540]: nondimeno, nella denominazione di prossimi congiunti, non si comprendono gli affini [78 c.c.; 36 2 c.p.p.], allorché sia morto il coniuge e non vi sia prole 3.

 

competenza: Trib. monocratico

arresto: non consentito

fermo: non consentito

custodia cautelare in carcere: non consentita

altre misure cautelari personali: non consentite

procedibilità: d'ufficio

[1] Comma modificato, in sede di conversione, dall'art. 1 5-bis d.l. 18 ottobre 2001, n. 374, conv., con modif., nella l. 15 dicembre 2001, n. 438.

[2] Comma modificato, in sede di conversione, dall'art. 15-ter d.l. n. 374, cit.

[3] Comma modificato dall'articolo 1, comma 1, lettera a), del d.lgs. 19 gennaio 2017, n. 6, che ha inserito, dopo le parole: «il coniuge,» le seguenti: «la parte di un'unione civile tra persone dello stesso sesso,».

Inquadramento

Delitto compreso nel Capo Quinto del Titolo Primo del Libro Secondo del Codice (Titolo intitolato “Dei delitti contro la personalità dello Stato”), tra le disposizioni generali e comuni ai capi che precedono. Il dettato normativo ha subito modifiche ad opera dell'art. 1 d.l. n. 374/2001, conv., con modif., in l. n. 438/2001; attraverso tale novella, il legislatore ha ampliato l'alveo delle possibili forme di ausilio agli associati, aggiungendo il fatto di fornire «ospitalità, mezzi di trasporto o mezzi di comunicazione»: l'ottica è chiaramente quella di adeguare la previsione incriminatrice alla moderna evoluzione delle forme di fiancheggiamento.

Il bene-interesse tutelato dalla norma è qui da ricercare nella sicurezza dello Stato. Questa potrebbe infatti venir messa in pericolo — almeno in via indiretta — da comportamenti dotati della specifica attitudine a consentire la permanenza in vita di associazioni cospirative o di bande armate (Alpa-Garofoli, 137).

I soggetti

Soggetto attivo

La norma ha la conformazione classica del reato comune, come si desume dall'utilizzo del termine chiunque per indicarne l'autore.

Esiste però un confine negativo, relativamente ai soggetti che possono rendersi protagonisti della condotta tipizzata. Restano infatti esclusi dal novero dei possibili autori del reato in esame, in primo luogo, gli stessi partecipi del gruppo criminale: una eventuale condotta di assistenza ai sodali, infatti, rileverebbe quale compartecipazione all'attività delinquenziale dell'associazione. Non possono poi realizzare il modello legale i prossimi congiunti dell’assistito.

Si è giustamente scritto, in tema, che questa “limitazione di responsabilità non circoscrive la tipicità della fattispecie, ma, attenendo al profilo di punibilità suppone perfezionato il fatto materiale” (Nuzzo, in Rassegna Lattanzi-Lupo 2010, 450).

Soggetto passivo

Questo è in via esclusiva lo Stato, quale titolare dei beni giuridici lesi, attinenti alla personalità dello stesso (sotto il particolare profilo dell'interesse al mantenimento della sicurezza interna).

La struttura del reato

Trattasi come detto di un reato comune, che ha natura istantanea e che può eventualmente assumere un connotato continuativo. Costituisce una forma specifica di quelli rispettivamente previsti dall'art 418 e dall'art. 270-ter, dai quali differisce per la qualità delle persone alle quali viene prestata assistenza.

Il reato presenta poi l'organizzazione dogmatica tipica delle c.d. norme a più fattispecie; esso tipizza infatti più condotte, che si atteggiano tra loro secondo un rapporto di alternatività formale, tanto che “la loro contemporanea realizzazione non dà luogo ad un concorso di reati” (Fiandaca-Musco, 47). Evidenziamo infine trattarsi di una norma a carattere sussidiario, destinata quindi a trovare applicazione solo se la condotta posta in essere non sia sussumibile sotto l’egida normativa del favoreggiamento ex art. 378.

Materialità

Il presupposto della condotta

Giova anzitutto sottolineare come la condotta tipica possa testualmente svolgersi « fuori dei casi di concorso o di favoreggiamento ». Viene quindi in rilievo, in primo luogo, una precisa collocazione temporale del fatto: l'assistenza agli associati può essere infatti commessa solo in costanza di permanenza di uno dei reati indicati dalla norma (associazione cospirativa o banda armata); dopo la cessazione della permanenza degli stessi, invece, verrà in rilievo la fattispecie del favoreggiamento. Non è invece immaginabile — già sotto il profilo logico — un ausilio che sia prestato nelle forme indicate dal modello legale, ma che si collochi in epoca antecedente rispetto alla nascita della societas sceleris (si veda Pannain, 1138, secondo il quale, allorquando l'assistenza venga prestata in favore di soggetti che si stiano adoperando per la costituzione di un'associazione o di una banda — senza che però tali entità siano già venute ad esistenza — non potrà dirsi realizzata la condotta tipica di cui all'art. 307; ciò in quanto la condotta di assistenza può logicamente concepirsi solo in favore di soggetti che siano già divenuti partecipi di un'associazione o di una banda effettivamente esistenti).

La condotta punita (rinvio)

L'ipotesi di ausilio qui tipizzata — fornito ai sodali di una delle entità previste dagli artt. 305 e 306 — presenta sostanzialmente le medesime peculiarità delle altre forme di sostegno a fenomeni associativi — sopra già indicate — che sono presenti nel sistema penale. Si pensi dunque al dettato dell'art. 270-ter, che punisce chi fornisca assistenza ai partecipi di una associazione sovversiva o avente finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione dell'ordine democratico; si pensi all’ oltre che dell'art. 418, che prevede invece il fatto di colui che dia aiuto ai partecipi di una associazione a delinquere semplice, o di stampo mafioso.

Per ciò che inerisce alla descrizione della condotta tipica, potrà pertanto operarsi un mero richiamo a quanto già espresso in sede di commento all'art. 270-ter.

Elemento psicologico

Il coefficiente psicologico preteso dalla norma è rappresentato dal dolo generico; esso si sostanzia nella coscienza e volontà di compiere la condotta tipica, che alternativamente si risolve nel fatto di dare rifugio, ovvero di fornire il vitto, o l'ospitalità, oppure i mezzi di trasporto o di comunicazione a determinati soggetti. Soggetti i quali facciano parte di una associazione cospirativa o di una banda armata.

È ovviamente richiesta la consapevolezza — in capo all'autore del reato in esame — sia dell'esistenza di tali sodalizi, sia del fatto che i soggetti aiutati ne facciano parte. Un eventuale errore sul punto, infatti, potrebbe escludere la punibilità ai sensi dell'art. 47.

Consumazione e tentativo

La fattispecie delittuosa ha — come sopra accennato — natura di reato istantaneo e solo eventualmente continuato; non ha invece alcun carattere di permanenza. Esso giunge dunque a consumazione nel momento e nel luogo in cui viene effettuato il tipo di prestazione individuato nel dettato normativo (si veda Maggiore, 98).

Non si dubita della ammissibilità del tentativo. Ciò sul presupposto che la condotta di ausilio può spesso snodarsi attraverso un iter parcellizzato in una pluralità di segmenti, tra loro anche nettamente separati sotto il profilo sia logico che cronologico.

Rapporti con altri reati

È importante che venga nettamente delineato il perimetro di operatività della norma in esame e che la stessa venga tenuta ben distinta, sia rispetto ai delitti che ne costituiscono l'antefatto fattuale e logico-giuridico, sia rispetto all'ipotesi di favoreggiamento. Tale operazione di demarcazione consentirà di definire — sotto il profilo squisitamente contenutistico — l'espressa clausola di riserva contenuta nella norma («fuori dei casi di concorso nel reato o di favoreggiamento»).

Ferma restando l'identità ontologica delle condotte, si possono dunque tratteggiare i seguenti confini.

Dare rifugio, fornire vitto, ospitalità, mezzi di trasporto o strumenti di comunicazione ad uno o più componenti — che siano specificamente individuati — dell'associazione cospirativa o della banda armata, mentre tale fenomeno associativo è ancora operativo, integra appunto il reato in esame. Una identica condotta ausiliatrice, che venga però prestata non in favore di uno o più degli appartenenti al gruppo criminale, bensì in favore di questo nella sua interezza, sostanzia invece una vera e propria compartecipazione nel reato associativo.

Circa il rapporto esistente fra la figura tipica in commento ed il reato di favoreggiamento, dovrà invece valutarsi attentamente sia l'eventuale permanenza del fenomeno associativo, sia la possibile compartecipazione del singolo alla vita del gruppo delinquenziale. Una volta cessata la permanenza nel reato, infatti, l'attività ausiliatrice integrerà il reato di favoreggiamento, visto che la condotta di assistenza punita dal reato in commento postula proprio un ausilio fornito ai singoli, che ancora possano considerarsi partecipi del sodalizio.

Si è però anche sottolineato come il reato di favoreggiamento presupponga, comunque, il concretizzarsi di un aiuto volto ad eludere le investigazioni o a sottrarsi alle ricerche. Quindi. Secondo tale orientamento, una volta che sia cessata la partecipazione all'entità associativa, potrebbe aversi un mero aiuto al soggetto già associato, senza che siano ancora iniziate investigazioni o ricerche, oppure anche nel caso in cui l'ausilio non presenti alcuna attitudine in tal senso (e in questo caso, resterà integrata la fattispecie delittuosa in commento). Laddove invece — parimenti cessata la permanenza — l'ausilio fornito al soggetto già associato si sostanzi in un modo per consentirgli di sfuggire a investigazioni o ricerche, il colpevole dovrà esser chiamato a rispondere del delitto ex art. 378 (Pannain, 1138).

In contrario avviso, però, si è anche osservato come i due reati (art. 307 e art. 378) si distinguano — prescindendo anche dalla diversità del bene giuridico tutelato — in base ad un presupposto fondante, che è rappresentato dalla qualità personale del soggetto assistito. Nel reato di favoreggiamento, occorre infatti che il soggetto si sia già reso autore — in un passato magari anche prossimo — di un determinato reato ormai consumato; perché resti invece integrato il modello legale in esame, occorre che il soggetto al quale venga prestata assistenza rivesta ancora la qualità di compartecipe dell'associazione o della banda. I due delitti si distinguono comunque anche per la diversa oggettività. E infatti, l'ausilio richiesto dalla norma in esame — a differenza di quanto accade in relazione al favoreggiamento — presenta connotati ben determinati quanto ad esteriorità, potendosi appunto sostanziare esclusivamente nel dare rifugio, vitto, ospitalità, mezzi di trasporto o di comunicazione.

Forme di manifestazione

Circostanza aggravante

È previsto un aumento di pena, nel caso in cui l'assistenza sia prestata in maniera continuativa. Trattasi di circostanza aggravante speciale che ha carattere obiettivo [art. 70 comma 1 n. 1) e art. 118], la quale evidentemente costituisce una deroga all'ordinaria disciplina del reato continuato ex art. 81 c.p. (Manzini, 65).

Causa di non punibilità

È prevista la non punibilità di chi commetta il fatto per aiutare un prossimo congiunto.

La ratio di tale disposizione normativa risiede evidentemente nella connotazione eticamente commendevole — sotto il profilo della solidarietà umana — che è da riconoscere alla condotta fiancheggiatrice che concerna persone comunque legate da vincoli; derivino questi indifferentemente da rapporti di parentela, oppure siano stati successivamente acquisiti in ragione di fenomeni giuridicamente rilevanti, come nel caso dell’affinità.

L’ultimo comma della norma chiarisce poi quali siano i soggetti ricompresi nella schiera dei prossimi congiunti. Trattasi di elencazione che travalica i confini della norma specifica, esplicando invece effetti in relazione all'intera legislazione penalistica, come si evince dall'espressa lettera della norma (tale è la portata della frase «agli effetti della legge penale»).

Rientrano dunque in tale ambito, in primo luogo, gli ascendenti e i discendenti; senza che sia però qui cristallizzata alcuna limitazione, circa le categorie di soggetti ai quali la legge intenda fare riferimento. E dunque, rientreranno in tale dizione non solo i genitori ed i figli, ma anche i nonni e i bisnonni e, in maniera speculare, i nipoti ed i bisnipoti.

È poi menzionata la figura del coniuge; non però del convivente more uxorio. Figura, questa, che non può farsi rientrare nell'elencazione in commento per via estensiva, magari ragionando per similitudine concettuale rispetto al disposto dell'art. 199 comma 3 lett. a) c.p.p. in tema di facoltà di astensione, norma questa che invece esplica effetti nel solo campo processuale e non in quello sostanziale (si veda Nuzzo, in Rassegna Lattanzi-Lupo 2010, 455). Il coniuge è quindi — agli effetti della presente disposizione — esclusivamente chi risulti legato al soggetto agente da un matrimonio che esplichi effetti civili. L'applicabilità di tale scriminante soggettiva viene meno con il cessare degli effetti civili del matrimonio stesso; dunque con l'annullamento dello stesso, ovvero con il divorzio, ma non ancora al momento della separazione legale.

Evidenziamo che l'art. 1 comma 1 lett. a) d.lgs.  n. 6 del 19 gennaio 2017 (in G.U. n. 22 del 22 gennaio 2017) ha novellato il quarto comma della norma in commento, riconducendo alla nozione di prossimo congiunto – rilevante agli effetti penalistici – anche la parte di una unione civile fra persone dello stesso sesso. Trattasi di uno dei decreti attuativi previsti dalla vigente normativa in materia di unioni civili e  disciplina  delle convivenze tra persone dello stesso sesso (si veda il testo dell'art. 1, comma 28,  l. n. 76/2016).

Sulle nozioni di fratello e di sorella — si tratti di germani, consanguinei o uterini, naturali o adottivi — nulla davvero vi è da aggiungere.

Per l'interpretazione della dizione affini nello stesso grado occorre rifarsi alla definizione che fornisce l'art. 78 c.c., secondo cui «L'affinità è il vincolo tra un coniuge e i parenti dell'altro coniuge. Nella linea e nel grado in cui taluno è parente d'uno dei coniugi, egli è affine dell'altro coniuge».

E quindi: “i figliastri in rapporto alla matrigna e al patrigno, i cognati tra loro, il suocero e la suocera rispetto alla nuora e al genero” (Pannain, 1138). Derogando infine alla normativa civilistica, la disposizione  in esame esclude — ai fini dell'applicabilità della causa di non punibilità in argomento — gli affini, nel caso di morte del coniuge ed in assenza di prole.

Le nozioni di zio e di nipote sono infine molto chiare, per cui non vi è necessità di soffermarcisi.

È però forse utile rammentare il disposto dell'art. 540, a mente del quale — allorquando il rapporto di parentela sia considerato dalla legge penale quale elemento costitutivo, quale circostanza aggravante o attenuante, ovvero quale causa di non punibilità — esiste una perfetta equipollenza, tra la filiazione avvenuta in costanza di matrimonio e quella verificatasi fuori dello stesso.

Casistica

Secondo il Supremo Collegio, la fattispecie delittuosa in esame è — almeno nei tratti essenziali — sovrapponibile a quella di cui all'art. 418, dalla quale differisce essenzialmente per la qualità del soggetto al quale venga prestata assistenza. L'aiuto che venga consapevolmente prestato non ai singoli componenti l'associazione o la banda, bensì in favore proprio di tali strutture associative comporta la compartecipazione del soggetto agente al reato associativo. Tale forma di assistenza, infatti, proprio in ragione della globalità dell'ausilio prestato, comporta inevitabilmente la prestazione di un efficiente contributo causale, rispetto all'esistenza stessa dell'associazione o della banda ed alla permanenza di tali fenomeni (Cass. I, n. 3160/1988).

Ancora con riferimento sia all'elemento oggettivo del reato, sia alla linea di demarcazione rispetto ad altre figure delittuose, si segnala la seguente statuizione della Corte. L'ausilio che sia prestato nei confronti non di singoli componenti, bensì della banda nel suo insieme, concretizza una forma di concorso nel reato associativo perché, essendo sia l'associazione cospirativa che la banda armata strutturati come reati permanenti, l'assistenza all'intero sodalizio rappresenta un contributo efficiente alla prosecuzione dell'operatività del gruppo stesso. Resta invece integrata l'ipotesi del favoreggiamento, allorquando l'aiuto si collochi in un momento successivo alla cessazione della permanenza; tale dato temporale e giuridico, del resto, funge anche da linea di discrimine tra il favoreggiamento ed il delitto in commento, laddove l'assistenza deve esser fornita quando non sia ancora venuta meno la partecipazione all'entità associativa (Cass. I, n. 617/1983).

Il delitto in commento postula indefettibilmente — in capo a chi dia rifugio o vitto al partecipe di una delle forme associative indicate — la consapevolezza dell'attualità e della permanenza delle stesse, dunque dell'associazione cospirativa ovvero della banda armata (Cass. I, n. 14612/1986).

La fattispecie delittuosa di cui all'art. 307 ha natura sussidiaria, rispetto al delitto di favoreggiamento personale; potrà pertanto trovare applicazione solo allorquando la condotta tenuta dal soggetto agente non rientri nell'alveo previsionale di tale norma (Cass. I, n. 9357/1981).

Nella vigenza del precedente testo della norma, la Cassazione ha indicato una accezione piuttosto ampia ed onnicomprensiva dell'espressione «dà rifugio o fornisce vitto». La natura evidentemente tassativa dell'elencazione non autorizza, infatti, ad espellere dall'alveo delle condotte punite una serie di attività che paiono in realtà strumentali, prodromiche ed immediatamente preparatorie, rispetto al fatto tipico di dare rifugio o di offrire vitto. Si tratta di condotte che finalisticamente sono orientate proprio alla commissione del fatto tipico dell'ospitalità e dell'assistenza [il dubbio si era qui posto in relazione al fatto di chi avesse, ad esempio, raccolto un associato ferito, ovvero avesse a questi fornito medicinali. Secondo la Corte, trattasi in questi casi di condotte che, a pieno titolo, integrano il fatto oggetto di previsione incriminatrice (Cass. I, n. 5437/1992).

Per quanto attiene alla pretesa incostituzionalità della norma in esame, per non essere nella stessa contemplata la figura del convivente more uxorio, quale soggetto beneficiario della causa di non punibilità ivi prevista, si segnala come la Consulta abbia ripetutamente ritenuto inammissibile o non fondata la questione (Corte cost., n. 237/1986; Corte cost., n. 8/1996; Corte cost., n. 121/2004).

Profili processuali

Il reato in esame è reato procedibile d'ufficio e di competenza del Tribunale in composizione monocratica; è prevista la citazione diretta a giudizio.

Per esso:

a) non è possibile disporre intercettazioni;

b) l'arresto in flagranza non è consentito; il fermo non è consentito;

c) non è consentita l'applicazione della custodia in carcere; non è consentita l'applicazione delle altre misure cautelari personali.

Bibliografia

Alpa-Garofoli, Manuale di Diritto Penale - Parte speciale, t. I, 2015; Fiandaca-Musco, Diritto Penale - Parte speciale, 1, Bologna, 1988; Maggiore, Diritto Penale, II, t. I, Bologna, 1958; Manzini, Istituzioni di diritto penale italiano, Padova, 1955; Pannain, Nss. D.I., diretto da Azara ed Eula, XII, Torino, 1979.

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