Codice Penale art. 312 - Espulsione od allontanamento dello straniero dallo Stato (1).

Angelo Valerio Lanna

Espulsione od allontanamento dello straniero dallo Stato (1).

[I]. Il giudice ordina l'espulsione dello straniero ovvero l'allontanamento dal territorio dello Stato del cittadino appartenente ad uno Stato membro dell'Unione europea, oltre che nei casi espressamente preveduti dalla legge, quando lo straniero o il cittadino appartenente ad uno Stato membro dell'Unione europea sia condannato ad una pena restrittiva della libertà personale per taluno dei delitti preveduti da questo titolo. (2).

[II]. Il trasgressore dell'ordine di espulsione od allontanamento pronunciato dal giudice è punito con la reclusione da uno a quattro anni. In tal caso è obbligatorio l'arresto dell'autore del fatto, anche fuori dei casi di flagranza, e si procede con rito direttissimo.

(1) Articolo sostituito dall'art. 1 del d.l. 23 maggio 2008, n. 92, conv., con modif., dalla legge 24 luglio 2008, n. 125. Il testo precedente disponeva: «[I]. Lo straniero, condannato a una pena restrittiva della libertà personale per taluno dei delitti preveduti da questo titolo, è espulso dallo Stato».

(2) Comma modificato dall'art. 1, comma 3, della l. 15 luglio 2009, n. 94, che ha soppresso il secondo periodo di tale comma. che recitava: «Ferme restando le disposizioni in materia di esecuzione delle misure di sicurezza personali, l'espulsione e l'allontanamento dal territorio dello Stato sono eseguiti dal questore secondo le modalità di cui, rispettivamente, all'articolo 13, comma 4, del testo unico di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e all'articolo 20, comma 11, del decreto legislativo 6 febbraio 2007, n. 30».

competenza: Trib. monocratico

arresto: obbligatorio

fermo: non consentito

custodia cautelare in carcere: non consentita

altre misure cautelari personali: consentite

procedibilità: d'ufficio

Inquadramento

Norma compresa nel Capo Quinto del Titolo Primo del Libro Secondo del Codice (Titolo intitolato “Dei delitti contro la personalità dello Stato”), tra le disposizioni generali e comuni ai capi che precedono. L'attuale veste dell'articolo è il risultato dei successivi interventi operati dall'art. 1 d.l. n. 92/2008, conv. con modif. in l. n. 125/2008 e dall'art. 1 l. n. 94/2009, che ne ha abrogato l'originario comma 2.

La disposizione si compone di una duplice e ben distinta struttura. Nel primo comma si trova infatti inserita la previsione di una misura di sicurezza personale di carattere non detentivo; la violazione alle prescrizioni imposte da tale misura integra poi la fattispecie delittuosa cristallizzata nell'attuale secondo comma.

La ratio della norma è evidentemente da ricercare nell'esigenza di mantenimento della sicurezza, a fronte di condotte che il legislatore considera gravissime ed oltremodo destabilizzanti per la vita democratica del Paese, nonché per l'integrità dell'assetto costituzionale e per la conservazione della saldezza delle istituzioni.

La norma comporta una deroga al generale principio della libera circolazione dei cittadini dell'Unione e dei loro familiari, all’interno del territorio della Comunità Europea. La concessione della sospensione condizionale della pena si pone in stridente contrasto con la possibilità di irrogare le misure dell’espulsione o dell’allontanamento; la previsione di vita favorevole – che è immanente all’applicazione di tale beneficio – non può infatti in alcun modo collimare con la ricorrenza della pericolosità sociale, da porre sempre a fondamento dell’applicazione di tali misure di sicurezza (MEREO  e  ZANNOTTI, 23). Trattandosi di misura di sicurezza, essa è poi incompatibile con la sentenza di applicazione pena ex art. 444 c.p.p., laddove la pena inflitta sia contenuta entro la soglia dei due anni.

Per quanto attiene alle ulteriori previsioni legislative in tema di espulsione o allontanamento, si possono richiamare l'art. 15 d.lgs 25 luglio 1998, n. 286 (t.u. immigrazione) e l'art. 86 d.P.R. 9 ottobre 1990, n. 309 (t.u. stupefacenti).

 

L'antecedente della condotta punita

Occorre che il soggetto attivo del reato previsto dal secondo comma sia stato destinatario di un provvedimento di espulsione o di allontanamento. Questo viene emesso dal giudice, in sede di condanna a pena restrittiva della libertà personale, che venga infitta per uno dei delitti che sono previsti dal Titolo primo del Codice, ossia per un delitto contro la personalità dello Stato.

Sullo specifico aspetto concernente l’esistenza di una condanna, è stato giustamente sottolineato come il legislatore non abbia qui previsto una soglia minima di pena, al ricorrere della quale debba essere emesso l’ordine di espulsione o allontanamento. Previsione che differisce da quella di carattere generale ex art. 235.

Si è dunque specificato che il “dato letterale avalla un'esegesi secondo la quale, ricorrendo la fattispecie dell'art. 312, va applicata la misura di sicurezza senza che la condanna alla pena restrittiva della libertà personale debba necessariamente superare la soglia dei due anni” (Nuzzo, in Rassegna Lattanzi-Lupo 2010, 466). Circa i rapporti esistenti fra la disposizione di carattere generale di cui all'art. 235 e la norma in esame, è stato infatti anche sottolineato come la prima faccia espressamente salvi gli altri casi previsti dalla legge (Amato, 86; lo stesso Autore ha peraltro evidenziato le similitudini comunque esistenti fra le due disposizioni, sia in materia di arresto obbligatorio del trasgressore, previsto anche fuori del caso della flagranza, sia per ciò che attiene all'obbligatorietà della definizione del procedimento mediante rito direttissimo;  analogie che ricorrono, infine, anche con riferimento alle modalità di individuazione del giudice competente sulla convalida, nonché per la trattazione del processo). Nello stesso senso, si è detto che l'art. 235 c.p.disciplina l'espulsione dello straniero e l'allontanamento del cittadino comunitario condannati a pena restrittiva della libertà personale superiore a 2 anni, mentre l'art. 312 c.p. concerne l'analoga espulsione o l'allontanamento nei confronti dei medesimi, condannati a pena restrittiva, di qualsiasi durata, della libertà personale, per taluno dei delitti contro la personalità dello Stato”

Tale previsione derogatrice è evidentemente motivata dalla particolare gravità intrinseca dei reati contenuti nel Titolo primo del Codice, che danno origine alla condanna.

L'ordine di espulsione o allontanamento costituisce come detto, del tutto pacificamente, una misura di sicurezza personale. Ad esso è data esecuzione secondo le modalità indicate dagli artt. 183-bis e 183-ter disp. att. c.p.p. La prima norma — concernente l'espulsione del cittadino di uno Stato non appartenente all'Unione europea, nonché dell'apolide — richiama per l'esecuzione i modi indicati dell'art. 13 d.lgs 25 luglio 1998, n. 286. L'art. 183-ter disp. att. c.p.p. attiene invece all'allontanamento del cittadino di uno Stato aderente all'Unione europea e rinvia — quanto a concrete modalità attuative — al dettato dell'art. 20 d.lgs 6 febbraio 2007, n. 30.

I soggetti

Soggetto attivo

Il modello legale può essere integrato esclusivamente ad opera dei soggetti destinatari — e trasgressori — del provvedimento indicato nel primo comma dell'articolo. Come sopra chiarito, il presupposto indefettibile dell'emanazione del provvedimento di espulsione o allontanamento è rappresentato dall'esistenza di una condanna a pena restrittiva della libertà personale, irrogata per uno dei delitti previsti dal Titolo primo del Codice. Una volta emessa una condanna di tal genere, alcune categorie di soggetti saranno destinatari dell'ordine di espulsione o allontanamento, la cui violazione integrerà la fattispecie di reato prevista dal secondo comma della norma.

 Si tratterà dunque anzitutto, di stranieri, ossia di persone che non siano di nazionalità italiana. A tale figura deve essere equiparato l'apolide, ossia colui che non abbia la cittadinanza di alcuno Stato. Tale assimilazione si fonda analogicamente sul disposto dell'art. 1 d.lgs. n. 286/1998, che espressamente stabilisce una equipollenza tra i concetti di straniero e di apolide. La norma peraltro dovrà essere applicata a tutti gli apolidi; e quindi: “apolidi per origine, quando i soggetti non hanno mai goduto dei diritti e non sono mai stati sottoposti ai doveri di nessuno Stato, e apolidi per derivazione, quando alla perdita di cittadinanza per varie ragioni non segue il contestuale acquisto di una nuova” (Nuzzo, in Rassegna Lattanzi-Lupo 2010, 466).

Possono poi commettere il reato — appunto perché possibili destinatari dell'ordine di allontanamento dal territorio dello Stato — i cittadini di Stati facenti parte dell'Unione europea. Occorre far riferimento, sul punto, al disposto dell'art. 20 d.lgs. n. 30/2007, nella veste assunta dopo l'intervento del d.lgs. n. 32/2008. Tale norma sancisce che il diritto di ingresso e soggiorno nell'Unione europea, riconosciuto ai cittadini degli Stati membri ed ai loro familiari, possa subire limitazione solo per motivi di sicurezza dello Stato, per motivi imperativi di pubblica sicurezza o comunque per altri motivi di ordine pubblico o pubblica sicurezza.

Soggetto passivo

Questo è ovviamente lo Stato, in quanto titolare del bene giuridico protetto, attinente essenzialmente alla sicurezza dello stesso.

Materialità

La condotta punita

Il reato può essere commesso secondo una duplicità di condotte. Può infatti essere realizzato dal destinatario del provvedimento di espulsione o allontanamento che — dopo l'esecuzione di tale provvedimento mediante accompagnamento coattivo alla frontiera — faccia nuovamente ingresso in Italia. Oppure può essere posto in essere mediante una mera condotta di carattere omissivo, realizzabile allorquando non si sia ancora data esecuzione al provvedimento di espulsione; in questo caso, la condotta consiste semplicemente nel permanere in territorio italiano, in spregio all'ordine di abbandonarlo. La norma come detto prevede obbligatoriamente l'arresto anche fuori dei casi di flagranza, con successiva conduzione dell'arrestato al giudizio direttissimo.

Elemento psicologico

Il coefficiente psichico preteso dalla norma è il dolo generico, consistente nella coscienza e volontà di non ottemperare al provvedimento del giudice; provvedimento del quale è ovviamente è necessario che si abbia piena conoscenza.

Consumazione e tentativo

Il reato ha natura permanente. Esso giunge quindi a consumazione, in primo luogo, nel momento e nel luogo in cui il soggetto destinatario del provvedimento di espulsione rientri in Italia, essendone stato in precedenza espulso; si consuma altresì nel momento in cui il soggetto espulso o allontanato — dovendo uscire dal territorio italiano — vi si trattenga e, dunque, in tal caso, il reato si consumerà nel luogo in cui il soggetto rimanga.

Non pare vi sia spazio per la configurabilità della figura del tentativo.

Profili processuali

Il reato di cui al secondo comma è reato procedibile d'ufficio e di competenza del Tribunale in composizione monocratica; è prevista la citazione diretta a giudizio.

Per esso:

a) non è possibile disporre intercettazioni;

b) l'arresto in flagranza è obbligatorio; il fermo non è consentito;

c) non è consentita l'applicazione della custodia in carcere; è consentita l'applicazione delle altre misure cautelari personali.

Bibliografia

Amato, Cittadini europei allontanabili dal territorio”, in Guida dir., 2008, n. 32; Mereo, Zannotti, Il c.d. "decreto sicurezza": profili di diritto sostanziale, in Giur. merito   2009; Resta, Prime riflessioni sulle innovazioni introdotte dalla l. n. 94 del 2009 immigrazione e sequestro preventivo, in Giur. merito 2009, n. 11.

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