Codice Penale art. 343 - Oltraggio a un magistrato in udienza 1 .Oltraggio a un magistrato in udienza 1. [I]. Chiunque offende l'onore o il prestigio di un magistrato in udienza [476 c.p.p.] è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni 2 . [II]. La pena è della reclusione da due a cinque anni se l'offesa consiste nell'attribuzione di un fatto determinato [5943]. [III]. Le pene sono aumentate [64] se il fatto è commesso con violenza o minaccia.
competenza: Trib. monocratico arresto: facoltativo (secondo comma) fermo: non consentito custodia cautelare in carcere: consentita (secondo comma) altre misure cautelari personali: consentite (secondo comma) procedibilità: d'ufficio [1] Per una causa di non punibilità, v. l'art. 393 bis, inserito dall'art. 1, comma 9, l. 15 luglio 2009, n. 94. Precedentemente analoga disposizione era contenuta nell'art. 4 d.lg.lt. 14 settembre 1944, n. 288 (ora abrogata dall'art. 1, comma 10, l. n. 94 cit.), che così disponeva: «4. Non si applicano le disposizioni degli articoli 336, 337, 338, 339, 341, 342, 343 del codice penale quando il pubblico ufficiale o l'incaricato di un pubblico servizio ovvero il pubblico impiegato abbia dato causa al fatto preveduto negli stessi articoli, eccedendo con atti arbitrari i limiti delle sue attribuzioni». [2] Comma modificato dall'art. 184l. 25 giugno 1999, n. 205. Successivamente comma modificato, in sede di conversione, dall'art. 7, comma 1, lett. b-ter, d.l. 14 giugno 2019, n. 53, conv., con modif, in l. 8 agosto 2019, n. 77, in vigore dal 10 agosto 2019, che ha sostituito le parole «da sei mesi a tre anni» alle parole «fino a tre anni». InquadramentoÈ una ipotesi speciale di oltraggio, che mantiene l'originaria costruzione della offesa dell'onore ovvero del prestigio dell'ufficiale — che, in questo caso, è il “magistrato in udienza” — indipendentemente dalla direzione dell'offesa, alla persona o alla istituzione. L'interesse protetto è, chiaramente, quello della Amministrazione della Giustizia rappresentata dal singolo magistrato, che ricomprende il pubblico ministero, nel momento proprio di esercizio dell'attività tipica, l'udienza. Persona offesa è anche lo stesso magistrato (Cass. VI, n. 14597/2006), conformemente allo schema degli altri reati della stessa tipologia e alla più recente giurisprudenza che riconosce al magistrato il diritto di opposizione alla archiviazione. La particolare situazione nella quale si colloca la possibile condotta illecita, pone il problema del confine tra legittimo esercizio del diritto di critica e di difesa e l'oltraggio. Non è mai applicabile la causa di non punibilità dell’art. 131-bis, essendo il reato in oggetto uno di quelli per i quali “l’offesa non può essere ritenuta di particolare tenuità. I soggettiIl reato può essere commesso da chiunque. Il “magistrato” in udienza ricomprende il pubblico ministero. MaterialitàUdienza L'espressione «udienza» di cui all'art. 343 va intesa nel senso di qualsiasi seduta, nella normale aula di udienza o altrove, ed in qualunque fase processuale essa si svolga, destinata allo svolgimento dell'attività giudiziaria del magistrato, che implichi, per previsione legislativa, l'intervento o la presenza degli altri soggetti del rapporto processuale e dei loro difensori, anche se tale presenza in concreto non si verifichi. (Cass. VI, n. 7730/1982). Deve ritenersi “udienza” l'intera seduta nella quale si svolge l'attività del magistrato, per cui è del tutto irrilevante che l'oltraggio sia stato commesso durante il breve e necessario intervallo che corre tra il termine di un processo e l'inizio di un altro (Cass. VI, n. 4482/1979). È stata ritenuta svolta in udienza anche l'attività del giudice minorile di audizione di una persona, assistita dal difensore di fiducia, nell'istruttoria della procedura per la decadenza della potestà genitoriale (ora responsabilità genitoriale) (Cass. VI, n. 26178/2012) Elemento psicologicoIl reato è a dolo generico. Forme di manifestazioneIl reato prevede la aggravante speciale della attribuzione di un fatto determinato, circostanza di tipo oggettivo che è sostanzialmente comune ai reati di ingiuria e simili. La disposizione intende sanzionare quella offesa che risulti maggiormente grave perché ammantata dalla credibilità della corrispondenza a circostanze vere. L'aumento di pena edittale è, peraltro, assai severo. È prevista altresì l'aggravante ordinaria della commissione del reato con violenza e minaccia; si tratta di casi in cui la violenza (minima) o la minaccia non hanno alcuna finalità di costrizione, ma rappresentano una forma di espressione di semplice malanimo o disprezzo. Diritto di criticaApplicabilità dell'art.598 È applicabile la scriminante specifica prevista dall'art. 598 comma 1 senza distinzione dei casi in cui il destinatario delle espressioni offensive sia una parte privata o il p.m. Ciò sempreché l'espressione sia riferibile all'oggetto della controversia e abbia una rilevanza funzionale rispetto alle argomentazioni poste a fondamento della tesi prospettata. In altri termini è salvaguardato il diritto di critica anche in riferimento all'operato del magistrato, purché non sconfini nell'illecita offesa alla persona del magistrato stesso (Cass. VI, n. 47282/2015). Le espressioni offensive devono concernere in modo diretto e immediato l'oggetto della controversia (Cass. VI, n. 51671/2014). Non rientrano nell'ambito del legittimo esercizio del diritto di critica, invece, gli apprezzamenti rivolti non al merito dell'atto del magistrato (o, in genere, al contesto processuale), ma alla sua persona senza alcun collegamento con specifiche argomentazioni difensive (Cass. V, n. 31267/2020; Cass. VI, n. 33262/2016). CasisticaÈ stato escluso l'elemento soggettivo del reato nel caso in cui l'agente, per illustrare un'istanza di ricusazione, riporti fatti reali riferiti al giudice ed il cui richiamo è funzionale alla richiesta. È stata esclusa la sussistenza del reato nella condotta dell'imputato di disapprovazione dell'operato del P.M. nella gestione dei pentiti, essendo stata una mera espressione di uno sfogo difensivo, pur aspro (Cass. VI, n. 20085/2011). L'oltraggio è stato ravvisato nel rivolgere poco lusinghieri apprezzamenti con frasi allusive a sfondo sessuale nei confronti del vice procuratore onorario di udienza (Cass. I, n. 14591/2011), nella condotta dell'imputato che rivolga frasi offensive all'indirizzo del P.M., definendolo «ignorante» nelle materie specialistiche oggetto dell'istruttoria dibattimentale (Cass. VI, n. 14201/2009); nella condotta del difensore che al termine dell'udienza di appello aveva rivolto un invito ai giudici, pubblicamente ed in loro presenza, ad un corretto esercizio della professione: «la reformatio in peius non è prevista dal nostro ordinamento, la professione deve essere fatta con serietà da entrambe le parti” (Cass. VI, n. 2253/2005); nella condotta del soggetto che, partecipando a un'udienza di esecuzione immobiliare, si era rivolto al giudice con le seguenti frasi: «per un decreto di trasferimento ho aspettato due anni perché la S.V. ha dovuto fare delle correzioni» e «il giudice dell'esecuzione non ha tempo di rispondere alle mie istanze e ha tempo di dedicarsi a iniziative a me nocive», riferendosi a due denunce per turbata libertà degli incanti presentate dal giudice contro di lui (Cass. VI, n. 21112/2004); nel comportamento di un avvocato che, con frasi provocatorie, aveva affermato che il giudice non aveva esaminato la relazione del consulente tecnico di ufficio e non capiva niente di questioni medico-legali, nel contempo e lanciando il fascicolo sul tavolo (Cass. VI, n. 7400/1984). Profili processualiGli istituti Il reato in esame è procedibile d'ufficio ed è di competenza del tribunale monocratico; è prevista la citazione diretta a giudizio. Nella sola ipotesi aggravata del secondo comma, è possibile disporre le intercettazioni (art. 266, comma 1 lett. b, c.p.p.; l'arresto in flagranza è consentito; è consentita l'applicazione delle misure cautelari personali diverse dalla custodia in carcere. |