Codice Penale art. 371 - Falso giuramento della parte.

Pierluigi Di Stefano

Falso giuramento della parte.

[I]. Chiunque, come parte in giudizio civile, giura [2736 c.c.; 233-243 c.p.c.] il falso è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni.

[II]. Nel caso di giuramento deferito d'ufficio [2736 n. 2 c.c.; 240 c.p.c.], il colpevole non è punibile, se ritratta il falso prima che sulla domanda giudiziale sia pronunciata sentenza definitiva [279 2 c.p.c.], anche se non irrevocabile [324 c.p.c.] (1).

[III]. La condanna importa l'interdizione dai pubblici uffici [28].

(1) Corte cost. 20 novembre 1995, n. 490, con sentenza interpretativa di rigetto, ha affermato che il comma 2 dell'art. 371 deve considerarsi abrogato per incompatibilità con il dettato dell'art. 2738 c.c., il quale unifica il regime per entrambe le specie di giuramento, escludendo sempre la prova contraria ed inibendo in ogni caso la revocazione della sentenza qualora il giuramento sia stato dichiarato falso.

competenza: Trib. monocratico

arresto: non consentito

fermo: non consentito

custodia cautelare in carcere: non consentita

altre misure cautelari personali: non consentite

procedibilità: d'ufficio

Inquadramento

Il reato di falso giuramento è delitto contro l'Amministrazione della giustizia, posto a tutela della veridicità di una prova che, nel giudizio civile, ha particolare valenza poiché, nella forma principale del giuramento decisorio, ha valore di prova legale che non può essere smentita da prove contrarie (art. 2738 c.c.: “... l'altra parte non è ammessa a provare il contrario, né può richiedere la revocazione della sentenza qualora il giuramento sia stato dichiarato falso. Può tuttavia domandare il risarcimento dei danni in caso di condanna per falso giuramento...”). In questa peculiarità trova giustificazione la regola secondo la quale il falso giuramento è sempre sanzionato, quale reato di pura condotta e di pericolo presunto, senza considerazione dell'eventuale non pertinenza o irrilevanza nel processo. Solo in parte della dottrina e in talune decisioni assai risalenti risulta affermata la necessità che vi sia un danno effettivo.

Secondo regole comuni agli altri reati contro l'Amministrazione della giustizia riferiti alla tutela delle prove, la fattispecie incriminatrice in oggetto è ritenuta lesiva dell'interesse della collettività al corretto funzionamento della giustizia; si tratta dell'unico interesse protetto mentre non è protetto l'interesse di colui, di norma la controparte nel giudizio civile, che abbia subito un danno diretto o indiretto. Quest'ultima è ritenuta persona danneggiata dal reato (Cass. VII, n. 8160/2013) la cui tutela è subordinata alla effettività di un danno, condizione che impone di verificare che la sentenza ottenuta grazie al falso giuramento sia stata eseguita, non ammettendosi, in mancanza, una condanna generica ad un risarcimento del danno solo ipotetico (Cass. VI, n. 21193/2013).

La formulazione generale della disposizione consente di ritenere che tutti i tipi di giuramento previsti nel giudizio civile (decisorio, suppletorio ed estimatorio) rientrino nell'ambito di applicazione della norma (Fiandaca Musco).

I soggetti

Si tratta di un reato proprio in quanto può essere commesso dalla parte in giudizio civile cui sia stato deferito il giuramento.

Materialità

Si è già detto che il reato di falso giuramento è di pura condotta e, quindi, è integrato con il solo fatto che l'agente abbia giurato il falso; l'antigiuridicità del reato sussiste, quindi, a prescindere dalla specificità del rapporto privatistico del giudizio civile in cui si collega il giuramento e non hanno rilievo le conseguenze che il giuramento possa produrre o abbia prodotto nel giudizio civile (Cass. VI n. 21193/2013); la ragione, si è visto, dipende dal particolare valore probatorio del giuramento nel processo civile.

Il reato quindi sussiste per la sola falsità, non rilevando che il falso cada sull'intera “formula”, ovvero su parte di essa (uno o più degli “articoli” della formula), così come ammessa dal giudice civile, né che la falsità sia totale o parziale e, ancor di più, come detto, non rileva se il giuramento fosse pertinente e concludente, se sia intervenuta la decisione finale e quale effetto il falso giuramento abbia avuto su tale decisione (Cass. VI n. 314/2007).

In sede penale, inoltre, non può essere oggetto di sindacato la ammissibilità del giuramento e la sua formulazione (Cass. VI n. 1039/2012); non rilevano le successive vicende, anche se tali da portare alla dichiarazione di nullità della prova od alla revoca della sua ammissione (Cass. VI n. 21730/2008) salvo le ipotesi limite in cui il giuramento sia “ammesso da un organo privo in modo assoluto di competenza oppure risulti da un atto che debba considerarsi viziato da inesistenza giuridica” (Cass. II n. 2123/1978) oppure la formula o l'articolo di essa rispetto alla quale si ipotizza il falso riguardino fatti che non possono essere oggetto di conoscenza ovvero l'espressione di opinioni (Cass. III n. 445/1979).

Si consideri, infine, la non configurabilità di una condotta di “reticenza”, in quanto l'ammissione del giuramento non ha quale conseguenza l'obbligo di renderlo (rispetto al quale parlare di reticenza), bensì l'effetto di essere provate, in senso sfavorevole al soggetto chiamato a giurare, le circostanze sulle quali la parte rifiuta il giuramento.

Elemento psicologico

Il reato richiede il dolo generico, è quindi richiesta la coscienza di giurare in giudizio, quale parte, cosa contraria alla realtà nota all'agente. Tale consapevolezza rileva di per sè e non vi è la necessità che la parte abbia ricevuto o meno gli ammonimenti da parte del giudice sull'importanza dell'atto e le conseguenze dell'inosservanza delle forme del giuramento.

La peculiarità della condotta, in particolare il fatto che si tratti di affermare la veridicità o meno di formule da altri predisposte, comporta conseguenze particolari che incidono sull'elemento soggettivo. Innanzitutto, se la formula del giuramento richiedeva nozioni giuridiche, l'elemento soggettivo è stato escluso se il soggetto nel prestare il giuramento si era attenuto strettamente alle istruzioni del suo avvocato (come nel caso di Cass. VI n. 42430/2011 in cui l'imputata aveva giurato che il suo debito era estinto secondo l'indicazione del difensore sui termini di prescrizione).

Consumazione e tentativo

Per la natura di reato di mera condotta, questo si consuma nel momento del falso giuramento. Il tentativo risulta di fatto impossibile a realizzarsi e, comunque, è ritenuto non configurabile in astratto quale reato “unisussistente” ovvero istantaneo (Fiandaca Musco)

Forme di manifestazione

Quanto a possibili profili dubbi della formulazione del giuramento, si ritiene che il soggetto chiamato a giurare, di fronte a punti ambigui od oscuri, è tenuto personalmente ad introdurre chiarimenti e precisazioni, non di ordine sostanziale, in modo da renderla più chiara (Cass. VI n. 15545/1989) senza approfittare consapevolmente delle ambiguità, inesattezze o lacune del testo della formula (Cass. VI n. 39284/2011). La condotta dolosa della parte non può essere quindi giustificata invocando le eventuali lacune o improprietà della formula di deferimento; pertanto non si può invocare una sorta di inevitabilità di dire il falso (Cass. VI n. 5599/1999).

Ritrattazione

Il secondo comma prevede una particolare forma di ritrattazione che, però, la Corte costituzionale (sent. n. 490/1995) ha ritenuto implicitamente abrogata dal codice civile del 1942, non avendo più effetti nel giudizio civile la ritrattazione del falso giuramento.

Quanto alla ritrattazione di cui all'art. 384, l'art. 371 è escluso dall'ambito di tale disposizione che ipotizza uno speciale stato di necessità obiettivamente più ampio di quello previsto dall'art. 54 cod. pen., in quanto tutela anche la libertà e l'onore. Non manca la ragione di questa esclusione che trova la sua ratio nella circostanza che il soggetto che giura mai si troverebbe nella «necessità» di dire il falso. Tantomeno si può ritenere che il pericolo di soccombenza conseguente al rifiuto di rendere giuramento rientri nell'ambito di applicazione dell'art. 54 (stato di necessità), quindi giustificando il falso giuramento, trattandosi di conseguenze di ordine civilistico relative alla sfera patrimoniale, al di fuori della previsione di tale scriminante (Cass. VI n. 2117/1990).

Profili processuali

Gli istituti

Il reato in esame è procedibile d'ufficio ed è di competenza del tribunale monocratico; è prevista la citazione diretta a giudizio.

Non sono consentiti arresto e fermo né alcuna misura cautelare personale.

Bibliografia

Cerqua, Brevi note in tema di falso giuramento della parte (Nota a A. Milano, 14 maggio 1992, Uboldi), in Giur. merito 1992; Lepri, L'irretrattabilità del giuramento d'ufficio e l'abrogazione tacita dell'art. 371, 2º comma, c.p. (Nota a Cass., sez. VI, 29 gennaio 1992, Mascitti), in Riv. pen. 1993; Pisa, Giuramento (falsità in), in Dig. pen., Torino, 1991; Rossi Vannini, Giuramento (falsità in) [aggiornamento-2000], in Dig. pen., Torino, 2000; Silvestri, Falso giuramento e parte civile, in Indice pen. 2005.

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