Codice Penale art. 377 - Intralcio alla giustizia (1).Intralcio alla giustizia (1). [I]. Chiunque offre o promette denaro o altra utilità alla persona chiamata a rendere dichiarazioni davanti all'autorità giudiziaria [244-245 c.p.c.; 194-207, 362, 497-500 c.p.p.] o alla Corte penale internazionale ovvero alla persona richiesta di rilasciare dichiarazioni dal difensore nel corso dell'attività investigativa, o alla persona chiamata a svolgere attività di perito [221 c.p.p.], consulente tecnico [61-64 c.p.c.; 225, 233 c.p.p.; 223 coord. c.p.p.] o interprete [122-124 c.p.c.; 143 c.p.p.], per indurla a commettere i reati previsti dagli articoli 371-bis, 371-ter, 372 e 373, soggiace, qualora l'offerta o la promessa non sia accettata, alle pene stabilite negli articoli medesimi, ridotte dalla metà ai due terzi (2). [II]. La stessa disposizione si applica qualora l'offerta o la promessa sia accettata, ma la falsità non sia commessa. [III]. Chiunque usa violenza o minaccia ai fini indicati al primo comma, soggiace, qualora il fine non sia conseguito, alle pene stabilite in ordine ai reati di cui al medesimo primo comma, diminuite in misura non eccedente un terzo (3) (4). [IV]. Le pene previste ai commi primo e terzo sono aumentate se concorrono le condizioni di cui all'articolo 339 (4). [V]. La condanna importa l'interdizione dai pubblici uffici [28]. (1) Rubrica così sostituita dall'art. 141 l. 16 marzo 2006, n. 146. Il testo della rubrica era: «Subornazione». (2) Comma così sostituito dall'art. 11 6 d.l. 8 giugno 1992, n. 306, conv., con modif., nella l. 7 agosto 1992, n. 356 e successivamente modificato dall'art. 22 3 l. 7 dicembre 2000, n. 397, e poi, nuovamente modificato dall'art. 10, l. 20 dicembre 2012, n. 237, che ha inserito, dopo le parole: «davanti all'autorità giudiziaria» le parole: «o alla Corte penale internazionale». (3) Per l'aumento delle pene, qualora il fatto sia commesso da persona sottoposta a misura di prevenzione, v. art. 71, d.lg. 6 settembre 2011, n. 159, che ha sostituito l'art. 7 1 l. 31 maggio 1965, n. 575. (4) Comma inserito dall'art. 142 l. n. 146, cit. competenza: Trib. monocratico arresto: non consentito fermo: non consentito custodia cautelare in carcere: non consentita altre misure cautelari personali: non consentite procedibilità: d'ufficio InquadramentoL'articolo 377, intralcio alla giustizia, nome che ha sostituito il vecchio termine di “subornazione”, sanziona le condotte mirate ad indurre chi sia chiamato a rendere dichiarazioni alla A.G. a commettere i vari delitti di false dichiarazioni e falsa perizia; nella prima parte prevede l'istigazione dietro promessa di denaro od altra utilità e nella seconda parte la induzione a tali condotte mediante minaccia e violenza. Carattere comune delle varie ipotesi è che la disposizione protegge l'interesse alla genuinità delle prove sanzionando il fatto stesso dei condizionamenti esterni finalizzati a falsare le prove pur se l'autore non riesca nel suo intento di inquinamento. Perciò la sanzione viene anticipata ad una fase prodromica richiedendosi, anzi, ai fini della applicabilità di tale reato, che il reato di false dichiarazioni/testimonianza non venga commesso. Laddove il reato venga commesso, invece, l'istigatore ne risponderà a titolo di concorso. In particolare, per l'ipotesi del primo comma, ricorre una ipotesi eccezionale di sanzione della istigazione, normalmente non punibile ai sensi dell'art. 115 in quanto non rientrante nell'ambito del tentativo punibile. Lo stesso primo comma, poi, distingue tra l'ipotesi della istigazione non accolta e quella in cui la stessa venga accolta ma il reato comunque non venga commesso (per qualsiasi causa, come può avvenire in un processo penale definito con patteggiamento dopo la citazione del teste per il dibattimento oppure in un processo civile in cui intervenga una transazione prima della deposizione). La seconda ipotesi, della violenza e minaccia, è di recente introduzione e si caratterizza essenzialmente per la tutela dello stesso interesse mentre la condotta è chiaramente eterogenea rispetto a quella del primo comma. In dottrina si è affermata l'unicità del reato (Fiandaca Musco) “perché la fattispecie incriminatrice ruota essenzialmente sulla finalità di intralciare la giustizia (c.d. norma a più fattispecie)”. I soggettiSi tratta di un reato comune che può essere commesso da “chiunque”. Quanto ai destinatari della condotta, il reato ricorre quando la persona abbia ricevuto la citazione a testimoniare. Prima di questo momento, se vi è stata violenza o minaccia, si commette il reato di cui all'art. 611 (Cass. VI n. 30852/2014), mentre se vi è stata l'istigazione del primo comma ricorre l'ipotesi (di non punibilità) dell'art. 115. Una volta acquisita la qualifica di teste, questa, anche ai fini dell'art. 377, è condizione che permane sino a quando il processo sia definito, in quanto il teste può essere nuovamente chiamato a deporre (Cass. VI n. 45002/2018). Questa regola rileva in particolare nel processo penale. Innanzitutto, nel procedimento penale la persona chiamata a rendere dichiarazioni dinanzi all'a.g. cui fa riferimento l'art. 377 è anche quella convocata dal p.m. nel corso delle indagini (Cass. VI n. 16635/2015). Il delitto è configurabile con riferimento alle pressioni e alle minacce esercitate su colui che abbia reso dichiarazioni nella fase delle indagini preliminari mantenendo la qualifica in prospettiva della audizione in dibattimento quale testimone (Cass. VI, n. 17665/2016). Le Sezioni Unite (Cass. S.U. n. 51824/2014), risolvendo i dubbi sul punto, hanno stabilito che rientri nella ipotesi dell'art. 377 anche la condotta di chi offre o promette denaro o altra utilità al consulente tecnico del pubblico ministero al fine di influire sul contenuto della consulenza. MaterialitàLe due ipotesi, pur se unificate sul piano della finalità ed avendo il carattere comune dell'essere reati di pericolo, sono strutturalmente ben diverse. Nella ipotesi del primo comma l' evento, di natura formale, si verifica con la semplice offerta o promessa, finalizzate alla falsità nelle dichiarazioni o nella perizia. Anche in riferimento alla seconda ipotesi si è affermato che il reato è di pericolo astratto per la cui esistenza è sufficiente l'esercizio di violenza fisica o la formulazione di una minaccia, a prescindere dal grado di intensità della prima o dalla gravità della seconda: il reato si consuma “qualora il fine non sia conseguito”. Ove, invece il fine venga conseguito, la condotta potrà integrare i reati di cui agli artt. 371 bis, 371 ter, 372 o 373 in quanto solo formalmente attribuibili ai destinatari delle condotte di cui s'è detto (Cass. VI, n. 14862/2015). La violenza o minaccia, configurandosi il reato quale forma speciale di violenza privata (allo stadio del tentativo), non può che equivalere alle corrispondenti azioni dell'art. 610. Elemento psicologicoIl dolo richiesto è chiaramente specifico perché alla coscienza e volontà si deve accompagnare la specifica finalità di istigare o di coartare il testimone/perito. Consumazione e tentativoLa giurisprudenza di legittimità (Cass. S.U. n. 37503/2002), con riferimento alla ipotesi del primo comma e prima della introduzione della diversa ipotesi della minaccia o violenza del terzo comma, ha affermato che nel delitto di subornazione non è configurabile il tentativo; tale è anche la posizione comune in dottrina dandosi atto che, per la natura di reato di pericolo astratto, non sarebbe concepibile punire il tentativo di ciò che è di per sé un tentativo. Per quanto riguarda, invece, la “nuova” ipotesi di violenza o minaccia, non risulta giurisprudenza in materia ma, essendo la norma strutturata come tentativo di violenza privata, parimenti il tentativo non dovrebbe essere configurabile, o, comunque, di improbabile realizzazione. Diversa la posizione di quella dottrina (Antolisei) che considera configurabile il tentativo in tutte le ipotesi dell'articolo 377, sul presupposto della configurabilità del tentativo anche nei reati di pericolo e, comunque, nei reati formali. Forme di manifestazioneIn una decisione alquanto remota è stata considerata la ipotesi in cui vi sia un generico invito a non presentarsi a deporre, accompagnato dalla offerta di somma di danaro, ma non dall'istigazione a commettere una falsità giudiziale; in una tale ipotesi si è affermato che non ricorra il reato di subornazione (Cass. III, n. 1360/1971). Rapporti tra l'art. 377 e l'art. 377 bis L'art. 377 bis, al cui commento si rinvia, tutela l'analoga situazione di pressione indebite nei confronti di quei soggetti chiamati a rendere dichiarazioni sui quali non grava l'obbligo di rispondere ma che sono comunque in grado di rendere dichiarazioni utilizzabili nel procedimento. Rapporti con altri reati È configurabile il reato di intralcio alla giustizia, aggravato dalla qualità di pubblico ufficiale, e non quello di tentata concussione, qualora il pubblico ufficiale, profittando della sua posizione, prospetti al teste il conseguimento di un vantaggio altrimenti non conseguibile o conseguibile con maggiore difficoltà (Cass. VI, n. 15789/2005). Quando, poi, non ricorra la condizione che “l’offerta o promessa non sia accettata” ma, al contrario, il testimone accessi la promessa o dazione per favorire una parte del processo, ricorre il reato di corruzione in atti giudiziari di cui all’art. 319-ter (Cass. VI, n. 40759/2016). Profili processualiGli istituti Il reato in esame è procedibile d'ufficio ed è di competenza del tribunale monocratico; nella ipotesi del primo comma nonché in quella del terzo comma, se finalizzato alla commissione dei reati di cui agli artt. 371 bis e 371 ter, è prevista la citazione diretta a giudizio. Per la sola ipotesi del terzo comma è consentito l'arresto in flagranza e sono consentite le misure cautelari personali, ivi compresa la custodia in carcere nel solo caso in cui la condotta sia finalizzata ai reati di cui agli artt. 372 e 373. Il fermo non è consentito. BibliografiaDi Fresco, Sulla configurabilità del tentativo di subornazione (c.d. «transgenica») (Nota a Cass. pen., sez. VI, 25 novembre 2010, n. 45626, Z.), in Foro it., 2011, II, 281; Ramundo, I reati di intralcio alla giustizia (ex subornazione) e di corruzione in atti giudiziari, tra interferenze e problemi applicativi, in Giust. pen., 2014, II, 246; Ricci, Il controverso rapporto tra l'art. 322 e l'art. 377 c.p. alla luce della decisione delle sezioni unite ed in attesa di quella della Corte costituzionale (Nota a Cass. pen., sez. VI., ord. 14 marzo 2013, n. 12901), in Nel Dir., 2013, 1456; Romano, Subornazione, in Dig. pen., Torino, 1999; Sartarelli, Induzione al silenzio o al mendacio [aggiornamento-2009], in Dig. pen., Torino, 2009.; Siracusano, Dalla subornazione all'intralcio alla giustizia: gli adeguamenti tecnici e le nuove esigenze di tutela, in Cass. pen., 2012, 3217. |