Codice Penale art. 381 - Altre infedeltà del patrocinatore o del consulente tecnico.

Pierluigi Di Stefano

Altre infedeltà del patrocinatore o del consulente tecnico.

[I]. Il patrocinatore [82 c.p.c.; 96-102 c.p.p.] o il consulente tecnico [201 c.p.c.; 225, 233 c.p.p.], che, in un procedimento dinanzi all'Autorità giudiziaria, presta contemporaneamente, anche per interposta persona, il suo patrocinio o la sua consulenza a favore di parti contrarie, è punito, qualora il fatto non costituisca un più grave reato, con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa non inferiore a 103 euro [383].

[II]. La pena è della reclusione fino a un anno e della multa da 51 euro a 516 euro, se il patrocinatore o il consulente, dopo aver difeso, assistito o rappresentato una parte, assume, senza il consenso di questa, nello stesso procedimento, il patrocinio o la consulenza della parte avversaria.

competenza: Trib. monocratico

arresto: non consentito

fermo: non consentito

custodia cautelare in carcere: non consentita

altre misure cautelari personali: v. art. 2902 c.p.p.

procedibilità: d'ufficio

Inquadramento

Il reato di “altre infedeltà del patrocinatore o del consulente tecnico” sanziona la particolare condotta di infedeltà consistente nell'assumere l'incarico per diverse parti contrapposte nel procedimento. Si tratta di un reato sussidiario che sanziona la mera condotta contraria ad una fondamentale regola deontologica ed è applicabile solo se il fatto non integri un più grave reato; ipotesi più gravi, in particolare, appaiono configurabili nel caso in cui la condotta infedele cagioni un danno al soggetto assistito.

La norma tutela i medesimi interessi del reato di infedele patrocinio e, secondo lo stesso schema dell’art. 380, richiede quale elemento costitutivo del reato l’effettiva instaurazione di un procedimento dinanzi all’Autorità giudiziaria. Secondo un’interpretazione strettamente letterale è stata esclusa la rilevanza penale della condotta tenuta in una fase di attività prodromiche all’inizio del procedimento (Cass.  VI, n. 4668/1995).

L'ambito dello stesso “procedimento” deve essere individuato in termini sostanziali, in conformità alla ratio della disposizione; perciò non deve farsi un astratto riferimento ai criteri utilizzati per individuare la identità o diversità delle cause nel processo civile (parti, petitum, causa petendi), bensì un concreto riferimento allo «stesso procedimento» nel quale si polarizzano interessi contrapposti tra le parti avverse, senza distinzione, quindi, tra le varie fasi, quali cognizione ed esecuzione (Cass. n. 11424/1995).

Anche il concetto di “parti contrarie” che vengono contemporaneamente assistite dallo stesso soggetto richiede, con riferimento alla ipotesi del comma 1, una interpretazione. La disposizione valuta il rispetto delle regole di assunzione dell'incarico in considerazione dell'interesse del privato; per questa ragione il reato non è configurato se il patrocinio riguarda più parti i cui interessi comunque convergono verso un unico lecito fine; il reato non può essere, insomma, integrato per la sola contrapposizione formale ed esterna delle parti (Cass. VI, n. 391/1993). In questa ed in altra decisione si è invece affermato che anche il solo antagonismo formale tra le parti integra il reato laddove il fine perseguito con una difesa comune sia illecito. Questo perché se nel primo caso (fine lecito comune delle parti) l'interesse della Amministrazione della giustizia è rispettato, nel secondo caso il perseguimento di un interesse illecito comporta la lesione dell'interesse pubblico per l'uso indebito del processo.

Per il più particolare caso del secondo comma dell'art. 381 (ipotesi in cui la diversa difesa viene assunta in fasi diverse del procedimento), invece, si osserva che la norma richiede un reale conflitto di interessi (Cass. III, n. 2123/1970).

Al già indicato carattere di reato di mera condotta corrisponde la regola che, essendo sanzionata la assunzione dell'incarico (che già comporta il “presta” l'attività), non si richiede l'effettivo esercizio della attività difensiva. Da ciò consegue anche che il momento di consumazione è quello di accettazione dell'incarico conferito (Cass. VI, n. 11424/1995).

Profili processuali

 

Gli istituti

Il reato in esame è procedibile d'ufficio ed è di competenza del tribunale monocratico; è prevista la citazione diretta a giudizio. Non è consentito l'arresto in flagranza né alcuna misura cautelare personale.

Bibliografia

Aprea, Irrilevanza del consenso al patrocinio infedele prestato dal cliente (Nota a Cass. pen., sez. VI, 3 novembre 2011, n. 6703, Zandonai), in Giur. it. 2012; Bencivenga, Infedeltà del patrocinatore o del consulente tecnico in atti «apparentemente» stragiudiziali (Nota a Cass., sez. VI, 19 maggio 1998, Bove), in Dir. pen. e proc. 1999; Calamanti, Presupposti ed oggettività giuridica del reato di infedele patrocinio (Nota a Cass., sez. VI, 3 febbraio 1999, Galgano), in Indice pen. 2000; Cocco, Appunti sui reati comuni degli avvocati, in Resp. civ. 2010; Ferraro, Il nocumento agli interessi della parte nella struttura del delitto previsto dall'art. 380 c.p. (Nota a Cass., 19 dicembre 1978, Abeatici), in Cass. pen. 1981; Lepera, La pendenza del procedimento quale presupposto del reato di patrocinio infedele (Nota a Cass., sez. VI, 9 novembre 2006, Alessandro), in Cass. pen. 2007; Limone, Osservazioni sul delitto di infedele patrocinio (Nota a Cass. pen., sez. VI, 7 luglio 2010, n. 34375, L. V. G.), in Giur. it. 2011; Longari, Antagonismo formale e infedele patrocinio (Nota a A. Perugia, 18 febbraio 1992, X. X.), in Arch. pen. 1993; Mirri, Infedeltà del patrocinatore o consulente tecnico, in Dig. pen., Torino, 1966; Orlandi, «Atipica» punibilità di un consiglio difensivo (Nota a Cass. pen., sez. VI, 20 febbraio 2012, Zandonai), in Giust. pen. 2013; Palma, Il consiglio criminoso dell'avvocato integra la fattispecie di patrocinio infedele? (Nota a Cass. pen., sez. VI, 20 febbraio 2012, Zandonai), in Giust. pen. 2013; Tentori Montalto, Le infedeltà del patrocinatore e del consulente tecnico, in Riv. pen. 1993

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