Codice Penale art. 387 - Colpa del custode.

Pierluigi Di Stefano

Colpa del custode.

[I]. Chiunque, preposto per ragione del suo ufficio alla custodia, anche temporanea, di una persona arrestata o detenuta per un reato, ne cagiona, per colpa [43], l'evasione, è punito con la reclusione fino a tre anni o con la multa da 103 euro a 1.032 euro.

[II]. Il colpevole non è punibile se nel termine di tre mesi dall'evasione procura la cattura della persona evasa o la presentazione di lei all'autorità [391 2].

competenza: Trib. monocratico

arresto: non consentito

fermo: non consentito

custodia cautelare in carcere: non consentita

altre misure cautelari personali: non consentite

procedibilità: d'ufficio

Inquadramento

L'articolo 387 prevede la ipotesi colposa del reato di agevolazione di evasione. È reato, ovviamente, proprio essendo destinatario della sanzione colui che abbia uno specifico obbligo di custodia. Destinatari sono quindi i vari pubblici ufficiali che hanno la custodia del soggetto detenuto, dovendosi escludere il caso, di ben improbabile evenienza pratica, del privato che procede all'arresto in flagranza non essendogli attribuito perciò solo l'obbligo di custodia.

Valgono sostanzialmente i principi affermati in tema di art. 386 per quanto compatibili con la ipotesi colposa. In una unica decisione nota recente, che riguarda il caso della condotta realizzata mediante colposa omissione di sorveglianza, si è affermato che per potere ritenere integrato il reato debba essere chiaramente riconoscibile il nesso di causalità tra la condotta colposa addebitata all'agente e l'evento di evasione (Cass VI, n. 25979/2010); con tale decisione, che si riallaccia ad una remota sentenza del 1950, si precisa che il limite della colpa va trovato in “fatti accidentali in coincidenza con il subdolo atteggiamento dell'evaso, tale da superare ogni normale previsione”.

Il reato è testualmente punito solo a titolo di colpa e, essendo destinatario dell'obbligo il soggetto addetto per ragioni di ufficio alla custodia, la colpa andrà commisurata agli specifici obblighi.

In base a quanto affermato in tema di agevolazione dolosa, art. 386, (sulla scorta però, si rammenta, di un unico precedente), anche la disposizione in esame dovrebbe essere applicabile oltre che per la detenzione in carcere anche per la detenzione domiciliare, pur se in tale ultimo caso va considerata la assenza strutturale di un “preposto alla custodia”, trattandosi di misure sempre affidate all'autocontrollo del soggetto; sembra quindi difficile potere ipotizzare il reato in esame in tale ambito, salvo per la ipotesi di utilizzazione dei sistemi di controllo elettronico (“braccialetto elettronico”) in cui vi sono responsabili di installazione e sorveglianza.

Il reato prevede una particolare ipotesi di non punibilità (“procura la cattura della persona evasa o la presentazione di lei” entro tre mesi), simile all'attenuante dell'articolo precedente.

Profili processuali

 

Gli istituti

Il reato in esame è procedibile d'ufficio ed è di competenza del tribunale monocratico; è prevista la citazione diretta a giudizio. Può essere emesso decreto penale di condanna.

Non sono consentite misure cautelari personali.

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