Codice Penale art. 413 - Uso illegittimo di cadavere.

Marco dell'Utri
Sergio Beltrani

Uso illegittimo di cadavere.

[I]. Chiunque disseziona o altrimenti adopera un cadavere, o una parte di esso, a scopi scientifici o didattici, in casi non consentiti dalla legge, è punito con la reclusione fino a sei mesi o con la multa fino a 516 euro.

[II]. La pena è aumentata [64] se il fatto è commesso su un cadavere, o su una parte di esso, che il colpevole sappia essere stato da altri mutilato, occultato o sottratto [411, 412].

competenza: Trib. monocratico

arresto: non consentito

fermo: non consentito

custodia cautelare in carcere: non consentita

altre misure cautelari personali: non consentite

procedibilità: d'ufficio

Inquadramento

Delitto inserito nel Titolo IV (denominato ”Dei delitti contro il sentimento religioso e contro la pietà dei defunti“) del Libro secondo del Codice penale, precisamente nel Capo II (intitolato ”Dei delitti contro la pietà dei defunti“). Il delitto di uso illegittimo di cadavere mira a punire la realizzazione di condotte di dissezionamento o di altro utilizzo di cadavere, per finalità scientifiche o didattiche, che vengano compiute al di fuori delle ipotesi espressamente prevedute dalla legge. Con riferimento alla tematica della consegna dei resti umani alle sale di anatomia operanti presso gli Atenei universitari, si potrà leggere quanto disposto dagli artt. da 40 a 43 del D.P.R. 12 settembre 1990, n. 285(”Approvazione del regolamento di polizia mortuaria“, pubblicato in G.U. 12 ottobre 1990, n. 239; tali norme sono in particolare contenute nel Capo VI, dedicato al ”Rilascio di cadaveri a scopo di studio“).

Soggetti

Soggetto attivo

Trattasi di un reato comune, come desumibile dall’adozione del termine “chiunque” per indicarne il protagonista.

La dottrina ha però precisato quanto segue: ”… il reato in questione è tendenzialmente un reato comune che, di fatto, può essere commesso soltanto da chi riveste un ruolo didattico nei riguardi di una pluralità di studenti o allievi“(Caringella, De Palma, Farini, Trinci, 500).

Bene giuridico

La disposizione in commento è diretta a tutelare un elemento particolare del sentimento di pietà verso i defunti: l’interesse all’integrità del cadavere e l’interesse a che lo stesso non sia sottoposto ad attività di dissezionamento o ad altre condotte lesive dell’integrità stessa. Si vuole dunque assicurare che l’uso dei cadaveri a fini didattici o scientifici avvenga nel rispetto delle ipotesi previste dalla legge.

Secondo la dottrina, il bene tutelato dalla norma è la pietà dei defunti, che può venir lesa da abusi commessi nell’uso di cadaveri per fini scientifici o didattici (Caringella, De Palma, Farini, Trinci, 500).

Materialità

Condotta

”La condotta incriminata consiste nel dissezionare il cadavere o nell'adoperarlo altrimenti, senza rispettare le condizioni che consentono di disporne per fini scientifici o didattici. Dissezionare significa incidere, tagliare, sezionare a scopo anatomico. Adoperare altrimenti vuol dire utilizzare per ricerche scientifiche il cadavere senza alterarne l'integrità“ (Fiandaca-Musco, 471).

Il termine dissezionare richiama nozioni di medicina legale. Sebbene prenda innanzitutto in considerazione la condotta di dissezionamento, si staglia l'utilizzo di una clausola dalla portata indiscutibilmente ampia: l'uso di un cadavere o di parte di esso per finalità didattiche o scientifiche, in casi non consentiti dalla legge. Pertanto, in altri termini, il delitto di uso illegittimo di cadavere consiste nella realizzazione di atti destinati a incidere su un cadavere o su parte di esso per finalità didattiche o scientifiche, in casi non consentiti dalla legge. Tuttavia, la locuzione ”in casi non consentiti dalla legge“ si accompagna alla finalità didattica o scientifica: ciò delinea come il legislatore abbia inteso reprimere l'utilizzo di cadaveri sempre in un contesto scientifico. Sicché, la locuzione ”altrimenti adopera“ si riconduce ad un utilizzo del cadavere in campo medico senza però che ne sia alterata l'integrità. L'apparente indeterminatezza della disposizione in commento è pertanto bilanciata dalla puntuale delimitazione dell'ambito di pertinenza e dall'oggetto materiale.

Certamente meritevole di attenzione è poi la locuzione ”in casi non consentiti dalla legge“. Ragionando a contrario, è giocoforza ritenere la non punibilità di tutte le condotte espressamente consentite dalla legge (Gli artt. 39 e ss del Regolamento di Polizia Mortuaria - D.P.R. n. 21 ottobre 1975, n. 803 - dettano le condizioni che rendono legittima la consegna alle sale anatomiche universitarie dei cadaveri destinati – a norma dell' art. 32 T.U. delle leggi sull'istruzione superiore 31 agosto 1933, n. 1952 – all'insegnamento e alle indagini scientifiche) . La legge 2 dicembre 1975, n. 644 (” Disciplina dei prelievi di parti di cadavere a scopo di trapianto terapeutico e norme sul prelievo dell'ipofisi da cadavere a scopo di produzione di estratti per uso terapeutico“ ) detta la disciplina in materia di utilizzazione di parti di cadavere a scopo di trapianto terapeutico.

Anche alla luce dei più recenti interventi normativi, merita un cenno il tema della precisa volontà del defunto, il quale può decidere di destinare il proprio cadavere ad uno specifico fine. Da ultimo, la l. n. 10/2020 (Norme in materia di disposizioni del proprio corpo e dei tessuti post mortem a fini di studio, di formazione e di ricerca scientifica) ha infatti offerto una ancor più precisa regolamentazione al consenso alla donazione post mortem del proprio corpo o dei tessuti. In conformità alla l. n. 219/2017 sul consenso informato e sulle DAT, la dichiarazione di consenso va consegnata alla ASL di appartenenza, a cui spetta il compito di conservarla e di trasmetterla telematicamente all'apposita banca dati. Ovviamente il consenso è revocabile in qualsiasi momento.

Scopi scientifici sono i fini propri delle discipline mediche per le quali è consentito l'uso del cadavere. Scopi didattici sono quelli dimostrativi propri delle scuole di medicina“ (Fiandacae Musco, PS, 472). Con il termine scopi didattici ”si intendono quelli dimostrativi propri delle scuole di medicina“ (Caringella, De Palma, Farini, Trinci, 501).

Nozioni di cadavere o parti del cadavere

Con riferimento alla nozione di cadavere o di parti del cadavere si può operare un integrale rinvio a quanto scritto nel commento all’art. 410.

Forma della condotta

Trattasi di un reato a forma libera, in relazione al quale viene in rilievo qualsivoglia condotta atta ad operare un dissezionamento o un uso a fini scientifici o didattici del cadavere – o di parte dello stesso – che non risultino legittimati da previsione normativa. La condotta ha carattere eminentemente commissivo. Se ne potrebbe in astratto ipotizzare la forma omissiva, al ricorrere di un obbligo giuridico di impedire l’evento. Si è infine in presenza di un reato di offesa.

Evento

La fattispecie tipica in commento è strutturata quale reato di evento; questo coincide con la concretizzazione del dissezionamento o di uso indebiti di un cadavere o di parti dello stesso.

 ”L’evento consiste nella violazione dell’integrità delle spoglie mortali“ (Caringella, De Palma, Farini, Trinci, 501).

Forme di manifestazione

Il secondo comma della disposizione in commento contempla una circostanza aggravante speciale, che si realizza allorquando venga posta in essere la condotta tipica su un cadavere - o anche su una parte dello stesso - che il soggetto agente abbia già nozione esser stato in precedenza mutilato, occultato o sottratto ad opera di terzi.

Occorre quindi che il colpevole sia estraneo alla precedente condotta compiuta in danno del cadavere; deve poi essere conscio dell’avvenuto compimento di tali fatti delittuosi in danno del cadavere.

Elemento soggettivo

Il dolo

La disposizione in commento richiede espressamente che il soggetto agisca a scopi scientifici o didattici. L'opinione interpretativa prevalente richiede dunque il dolo specifico.

Non manca chi in dottrina ritiene che si tratta di fattispecie punibile a titolo di dolo generico. Così Fiandaca e Musco, PS, 472: ”il dolo è generico ed è escluso dall'erronea opinione di operare legittimamente“; altri Autori hanno espresso posizioni analoghe (”L'elemento soggettivo è il dolo generico, rappresentato dalla coscienza e dalla volontà di dissezionare o altrimenti adoperare un cadavere, o una parte di esso, a scopi scientifici o didattici, con la consapevolezza di operare fuori dai casi consentiti dalla legge (l'errore su tale aspetto esclude il dolo)“) (Caringella, De Palma, Farini, Trinci, 501).

Il paradigma normativo in commento non è punibile nella declinazione colposa.

Rappresentano norme a contenuto penalistico - e non rivestono quindi un carattere meramente amministrative - quelle disposizioni che disciplinano il riscontro diagnostico su cadaveri. Un eventuale errore in ordine a tali norme resta pertanto irrilevante ai fini della realizzazione della fattispecie tipica (Cass. III, n. 3794/1962).

Consumazione e tentativo

 

Consumazione

Il modello legale in commento giunge a consumazione nel momento e nel luogo in cui abbiano a verificarsi il dissezionamento o comunque l’uso illegittimo del cadavere – ovvero di una parte dello stesso – a scopi scientifici o didattici.

La consumazione della fattispecie in esame si registra ”nel luogo e nel momento in cui l’agente disseziona o adopera un cadavere“ (Caringella, De Palma, Farini, Trinci, 501).

Tentativo

Non si dubita della ammissibilità del tentativo.

Profili processuali

Gli istituti

Si è in presenza di un reato procedibile d'ufficio e di competenza del Tribunale monocratico.

Per lo stesso:

a) non possono effettuarsi né l'arresto in flagranza né il fermo;

b) non è consentita l'adozione della custodia in carcere e delle altre misure cautelari personali.

Bibliografia

Caringella, De Palma, Farini, Trinci, Manuale di Diritto Penale, PS, Roma, 2015; Chiarotti, voce Cadavere (dir. pen.), in Enc. dir., V, Milano, 1959; Chiarotti, voce Defunti (delitti contro la pietà dei), in Enc. dir., XI, Milano, 1962; Dall’Ora, Sulla nozione giuridico-penale di cadavere. La questione del nato morto, in RIDPP, 1949; Delpino e Pezzano, Manuale di Diritto Penale, PS, Napoli, 2015; Fiandaca, voce Pietà dei defunti (delitti contro la), in Enc. giur., XXIII, Roma, 1990; Fiandaca e Musco, Diritto penale, PS, Vol. I, Bologna, 1988; Gabrieli, Delitti contro il sentimento religioso e la pietà dei defunti, Milano, 1961; Garofoli, Manuale di Diritto Penale, PS, Tomo I, Roma, 2015; Mormando, Trattato di diritto penale. Parte speciale. Vol. 5: Delitti contro il sentimento religioso e contro la pietà dei defunti, Padova, 2005; Piffer, sub art. 413, in Commentario al codice penale, a cura di Crespi, Forti, Zuccalà, Padova, 2011.

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