Codice Penale art. 420 - Attentato a impianti di pubblica utilità (1).

Marco dell'Utri
Sergio Beltrani

Attentato a impianti di pubblica utilità (1).

[I]. Chiunque commette un fatto diretto a danneggiare o distruggere impianti di pubblica utilità [433], è punito, salvo che il fatto costituisca più grave reato, con la reclusione da uno a quattro anni (2).

 

 

(1) Articolo così sostituito dall'art. 2 l. 23 dicembre 1993, n. 547.

(2) Seguivano un secondo e terzo comma comma abrogati dall'art 6 l. 18 marzo 2008, n. 48, con effetto a decorrere dal 5 aprile 2008. V. ora art. 635-quinquies. Il testo dei commi era il seguente : «La pena di cui al comma 1 si applica anche a chi commette un fatto diretto a danneggiare o distruggere sistemi informatici o telematici di pubblica utilità, ovvero dati, informazioni o programmi in essi contenuti o ad essi pertinenti. - Se dal fatto deriva la distruzione o il danneggiamento dell'impianto o del sistema, dei dati, delle informazioni o dei programmi ovvero l'interruzione anche parziale del funzionamento dell'impianto o del sistema la pena è della reclusione da tre a otto anni».

 

competenza: Trib. monocratico

arresto: facoltativo

fermo: non consentito

custodia cautelare in carcere: non consentita

altre misure cautelari personali: consentite

procedibilità: d'ufficio

Inquadramento

Il reato in esame consiste nel compimento di fatti diretti a danneggiare o distruggere impianti di pubblica utilità in modo da porre in pericolo l'ordine pubblico, inteso come insieme delle condizioni da cui dipende il sentimento della sicurezza e della tranquillità della comunità civile.

La fattispecie criminosa, costituendo un reato di attentato, deve ritenersi integrata dalla sola commissione di atti idonei, inequivocamente diretti a compromettere l'integrità di strutture materiali strumentali alla prestazione di beni o servizi destinati a soddisfare interessi o bisogni collettivi, non risultando necessaria l'effettiva lesione di detta integrità.

La configurazione della fattispecie rimane assorbita dall'eventuale inquadramento del fatto come più grave reato.

Soggetti

Soggetto attivo

Il delitto in esame può essere commesso da chiunque (Barazzetta, 3169; Melillo, 217).

Bene giuridico

Il reato di attentato a impianti di pubblica utilità tutela (quale bene giuridico) l'ordine pubblico (su cui v. artt. 414 ss.) inteso come il complesso delle condizioni materiali da cui dipende il sentimento della sicurezza e della tranquillità della comunità civile; condizioni suscettibili d'esser turbate da condotte dirette a porre in pericolo l'integrità di impianti destinati alla prestazione di beni e servizi funzionali alla soddisfazione di bisogni e interessi collettivi.

La norma — colpendo i soli atti diretti a offendere — costituisce una forma di tutela penale ‘anticipata' (Fantinato, 504; D'Aietti, 62; Leo, Castelnuovo, 2) di un particolare aspetto dell'ordine pubblico, rappresentato dall'affidamento della collettività sul regolare funzionamento degli impianti che siano da ritenersi di pubblica utilità (D'Aietti, 63) in quanto su di essi è imperniata l'organizzazione di aspetti più o meno ampi o circoscritti della vita associata (Caselli, 127; Dalia 22; De Vero, 234; Ferrajoli, 361).

Le condotte considerate dalla norma in commento devono necessariamente risultare estranee alla previsione di fattispecie criminose punite più severamente, così come all'aggressione di impianti di natura informatica e telematica, essendo la tutela penale dei sistemi informatici e telematici di pubblica utilità (e dei dati in essi contenuti) affidata agli artt. 635-ter ss. (cui si rinvia).

Il delitto in esame è un reato di pericolo in relazione alla lesione dell'ordine pubblico; pericolo da accertare concretamente in relazione all'idoneità delle condotte compiute a compromettere in modo effettivo la funzionalità di impianti di pubblica utilità. In contrasto con un risalente orientamento della giurisprudenza di legittimità — secondo cui nell'attentato a impianti di pubblica utilità sussiste sempre, per assoluta presunzione di legge, la lesione dell'ordine pubblico tutelato dalla norma incriminatrice, indipendentemente dall'idoneità dell'azione a produrre un concreto turbamento del senso di tranquillità e sicurezza della collettività (Cass., II, n. 8178/1983) —, deve ritenersi che la fattispecie in commento non possa che essere classificata — come è ormai orientamento generale per l'intera categoria dei delitti d'attentato (in dottrina Gallo, Crotta, 7; Marinucci, Dolcini, 563, 585) — tra i reati di pericolo concreto.

Materialità

Modalità della condotta

L'originario testo dell'art. 420, che prevedeva quale reato contro l'ordine pubblico la pubblica intimidazione a mezzo di materie esplodenti, risulta abrogato e sostituito con la l. n. 895/1967, art. 6 e la l. n. 497/1974, trovando la fattispecie la sua organica regolamentazione nelle norme sulle armi e sull'ordine pubblico. Con la nuova normativa di cui all'art. 1 d.l. n. 59/1978, convertito in l. n. 191/1978 (cui ha fatto seguito l'abrogazione del secondo e del terzo comma dell'art. 420 con l'art. 6, l. n. 48/2008 di ratifica ed esecuzione della Convenzione di Budapest del 23 novembre 2001 sulla criminalità informatica), il legislatore, riformulando l'art. 420, ha inteso introdurre una nuova figura di reato diretta a una più estesa tutela dell'ordine pubblico, sanzionando penalmente qualsiasi attività diretta a distruggere o danneggiare impianti di pubblica utilità; attività considerata idonea a turbare la serena e ordinata convivenza sociale indipendentemente dal verificarsi in concreto del relativo turbamento (Cass., II, n. 8178/1983).

Il delitto di attentato a impianti di pubblica utilità ricorre quando l'agente compie atti che, in relazione allo sviluppo della condotta e alla relativa direzione funzionale, appaiono idonei (Insolera, 248; Leo, Castelnuovo, 3) e inequivocamente diretti a danneggiare o distruggere impianti di pubblica utilità.

Il concetto di distruzione deve intendersi riferito alla totalità e irrimediabilità della lesione, mentre quello di danneggiamento va individuato nella parzialità o temporaneità della stessa (Mucciarelli, 60).

Si definisce impianto di pubblica utilità il complesso dei beni strumentali, mobili o immobili, funzionalmente diretto alla produzione di beni o alla prestazione di servizi destinati alla fruizione collettiva al fine di soddisfare interessi o bisogni comuni.

Più in particolare, ai fini della sussistenza del reato in esame, la nozione di impianto indica il complesso di strutture, apparecchi, attrezzature e congegni concorrenti a uno stesso scopo e indispensabili per un determinato fine (in un caso specifico, si è ricondotta a tale nozione una centralina telefonica o armadio di distribuzione, avente la funzione di convogliare e smistare, attraverso i congegni e i cavi in essa contenuti, il traffico delle utenze di una determinata area, ai fini del normale svolgimento del servizio telefonico) (in giurisprudenza Cass., II, n. 8178/1983).

Al fine di determinare la destinazione di un impianto alla pubblica utilità — esclusa la rilevanza della natura pubblica o privata del relativo proprietario — l'elemento discretivo dev'essere individuato esclusivamente nell'effettiva destinazione degli impianti alla soddisfazione di un pubblico interesse (Insolera, 249), e quindi nella pericolosità del loro mancato o cattivo funzionamento per l'ordine pubblico o per gli interessi socio economici della collettività (D'Aietti, 63) e, in sostanza, per lo specifico aspetto dell'organizzazione della vita associata che risultava affidato al regolare funzionamento dell'impianto (Leo, 336; Fiandaca e Musco, 504; Dalia, 45).

Forma della condotta

Il reato in esame è un reato a forma libera, valendo a configurarne il ricorso il compimento di qualsiasi atto o insieme di atti inequivocamente diretti, e per loro natura idonei, a compromettere l'integrità di impianti di pubblica utilità.

Natura della condotta

Il delitto di attentato a impianti di pubblica utilità è un reato di condotta, non essendo necessaria l'effettiva compromissione dell'integrità degli impianti verso cui è diretta l'azione del reo.

Le condotte dirette a integrare la fattispecie criminosa in esame sono tutte attive; può ipotizzarsene la realizzazione anche in forma meramente omissiva, ex art. 40, comma 2, in relazione ai soggetti gravati dall'obbligo giuridico di impedire che abbia luogo il compimento di attività pericolose per l'integrità degli impianti di pubblica utilità.

Rapporti con altri reati

Il reato di attentato a impianti di pubblica utilità differisce dal reato di danneggiamento aggravato (art. 635, comma 2, n. 3), tanto in relazione all'oggetto materiale (costituito da impianti di pubblica utilità, nel primo caso), quanto con riguardo al bene giuridico tutelato, rappresentato dall'ordine pubblico, nella prima ipotesi, e nel patrimonio individuale, nella seconda (Cass., II, n. 8178/1983).

Elemento soggettivo

Il dolo

Il delitto in esame richiede la consapevolezza e la volontà di compiere atti idonei, diretti inequivocamente a danneggiare o distruggere impianti di pubblica utilità.

Si tratta del dolo generico (Insolera, 249) di distruggere o danneggiare gli impianti, accompagnato dall'ulteriore profilo psichico — cui è attribuibile (Fiandaca e Musco, 504; Insolera, 249) la funzione di distinguere la norma in commento dai delitti di mero danneggiamento patrimoniale (artt. 635 e 635-bis) — della coscienza e volontà di realizzare un pericolo per l'ordine pubblico (Dalia, 50; Fiandaca e Musco, 504; Insolera, 249).

L'immediata direzione della volontà alla realizzazione di fatti inequivocamente diretti alla distruzione o al danneggiamento esclude la compatibilità del reato in esame con le forme del dolo eventuale e indiretto (Insolera, 249; Mucciarelli, 61; Leo, Castelnuovo, 4).

La colpa

Il reato di attentato a impianti di pubblica utilità non è punibile a titolo di colpa.

Consumazione

Consumazione

Il delitto in esame si consuma si consuma con l'effettiva messa in pericolo del funzionamento degli impianti aggrediti (Marinucci, Dolcini, 591; Leo, Castelnuovo, 3; Dalia, 39), ossia nel momento in cui gli atti compiuti dal responsabile assumono una specifica idoneità e univocità funzionale verso l'aggressione di impianti di pubblica utilità in modo da porre in pericolo l'ordine pubblico.

Tentativo

Trattandosi di reato di attentato, deve ritenersi inammissibile il tentativo, atteso che il minimo necessario per dar vita al tentativo è già sufficiente per la consumazione (Marinucci, Dolcini, 591).

Casistica

Integra il reato di danneggiamento aggravato (art. 635, cpv, n. 3), e non quello di attentato a impianti di pubblica utilità (art. 420), la distruzione di una cabina telefonica; tale atto, infatti, può solo raggiungere il risultato di eliminare l'apparecchio in esso contenuto, ma non quello, ulteriore, di danneggiare l'impianto telefonico in modo da impedire la regolare erogazione del servizio per tutta l'estensione della rete e in ogni zona di essa (Cass., II, n. 10600/1980).

Profili processuali

Gli istituti

Il reato di devastazione e saccheggio è procedibile d'ufficio e di competenza del Tribunale monocratico.

Per tale reato:

a) l' arresto in flagranza è facoltativo;

b) il fermo non è consentito;

c) l'applicazione della custodia cautelare in carcere non è consentita;

d) l'applicazione delle altre misure cautelari personali è consentita.

Bibliografia

Barazzetta, sub art. 420, in Comm. Dolcini, Marinucci, Milano, 2011; Caselli, Le recenti misure per l'ordine pubblico, in Dem. e dir. 1978, 127 ss.; D'Aietti, La tutela dei programmi e dei sistemi informatici, in Profili penali dell'informatica, Milano, 1994; Dalia, L'attentato a impianti e il delitto di riciclaggio, Milano, 1982; De Vero, Tutela penale dell'ordine pubblico. Itinerari ed esiti di una verifica dogmatica e politica-criminale, Milano, 1989; Fantinato, Devastazione, attentato a impianti e pubblica intimidazione, in Cocco, Ambrosetti, Mezzetti, PS, I; Ferrajoli, 1977: ordine pubblico e legislazione eccezionale, in Quest. Crim. 1977, 361 ss.; Fiandaca e Musco, Diritto penale. Parte speciale, Bologna, 2012; Gallo, Crotta, Attentato, in Digesto ipertestuale, Torino, 2002; Insolera, I delitti contro l'ordine pubblico, in Diritto penale. Lineamenti di parte speciale, Bologna, 1998; Leo, Attentato a impianti di pubblica utilità, in Digesto pen., I, Torino, 1987; Leo, Castelnuovo, Attentato a impianti di pubblica utilità, in Digesto ipertestuale, Torino, 2002; Marinucci, Dolcini, Corso di diritto penale, I, Milano, 2001; Melillo, sub art. 420, in Comm. Lattanzi, Lupo, VIII, Milano, 2000; Mucciarelli, Commento all'art. 2 l. 23 dicembre 1993 n. 547, in Legislazione penale 1996, II.

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