Codice Penale art. 426 - Inondazione, frana o valanga.

Marco dell'Utri
Sergio Beltrani

Inondazione, frana o valanga.

[I]. Chiunque cagiona un'inondazione o una frana, ovvero la caduta di una valanga, è punito con la reclusione da cinque a dodici anni [427 2, 449, 450].

competenza: Trib. collegiale

arresto: obbligatorio

fermo: consentito

custodia cautelare in carcere: consentita

altre misure cautelari personali: consentite

procedibilità: d'ufficio

Inquadramento

La norma in esame punisce la condotta del soggetto che causa un'inondazione o una frana ovvero la caduta di una valanga in modo tale da porre in pericolo la pubblica incolumità.

Soggetti

Soggetto attivo

Il delitto in esame può essere commesso da chiunque.

Bene giuridico

Il reato di inondazione, frana o valanga tutela (quale bene giuridico) l'incolumità pubblica intesa quale sicurezza della vita, dell'integrità fisica o della salute di una collettività di persone. In tal senso, l'eventuale esposizione a pericolo (o il danno provocato a carico) di singoli soggetti rileva, sotto il profilo della tutela della pubblica incolumità, esclusivamente nel caso in cui il fattore di pericolo assuma connotazioni o proporzioni che trascendano la singola persona per interessare un numero indeterminato di individui (Bacherini, 656; Ardizzone, 59)

Materialità

Modalità della condotta

La condotta che integra il reato in commento consiste nel compiere qualunque attività che provochi la verificazione di un'inondazione, di una frana o la caduta di una valanga in modo da esporre a pericolo un numero indeterminato di persone.

Ai fini della norma in commento, l'inondazione è un allagamento provocato dall'invasione di acque in un luogo non destinato, in assoluto o al momento del fatto, a riceverle e per un'estensione o in condizioni tali da costituire un pericolo per la popolazione del posto o, comunque, per un numero indeterminato di persone ( Fiandaca , Musco , 518).

Secondo la giurisprudenza, il concetto di inondazione inerisce a un disastro, cagionato dall'elemento liquido di vaste dimensioni per entità ed estensione, con carattere di prorompente diffusione e diffusibilità e coinvolgente un numero indeterminato di persone o tutta una popolazione locale; anche se la vastità del disastro normalmente fa sorgere la pubblica commozione, tale elemento non è richiesto dalla legge per l'integrazione dell'illecito (Cass., I, n. 6560/1984).

Deve, dunque, escludersi la rilevanza penale del fatto, ai sensi dell'art. 426, di colui che guastando dighe, condutture, ecc. provochi un modesto o irregolare deflusso delle acque (Antolisei, 18).

La frana è lo scivolamento o il distacco di terreno ovvero di roccia (o di materiale sabbioso) lungo un pendio. Tale evento assume rilevanza agli effetti della legge penale là dove si manifesti in proporzioni ragguardevoli per vastità e difficoltà di contenimento (Cass., I, n. 4040/2003; Cass. IV, n. 15496/2020).

La valanga consiste nella precipitazione a valle di una massa di neve o di ghiaccio che si accresce di volume durante la caduta dalla sommità di un monte (Fiandaca e Musco, 518).

Il pericolo

La rilevanza penale delle condotte previste dalla norma in commento è subordinata all'effettiva verificazione di un pericolo per la pubblica incolumità da accertare ex ante (Fiandaca e Musco, 519; Alborghetti, 392; Bacherini, 660; Tartaglione, 571).

Secondo la diversa posizione della giurisprudenza, deve ritenersi non necessaria una verifica in ordine alla concretezza ed effettività del pericolo per la pubblica incolumità, essendo tale pericolo presunto dalla legge; peraltro, deve escludersi la ricorrenza di uno dei fenomeni disastrosi indicati dalla norma in esame in corrispondenza di un qualsiasi allagamento o smottamento, dovendo il fenomeno assumere, in ogni caso, proporzioni ragguardevoli per vastità e difficoltà di contenimento (Cass., I, n. 4040/2003; Cass., I, n. 750/1993).

In tal senso, si è rilevato come la pregnanza semantica degli elementi descrittivi impiegati dal legislatore sia tale da rendere difficilmente ipotizzabile un fatto tipico che non sia al tempo stesso concretamente pericoloso o lesivo per il bene giuridico tutelato (Canestrari, 8).

Forma della condotta

Il reato in esame è un reato a forma libera, nel senso che vale a integrarlo qualunque condotta idonea alla causazione di una inondazione, una frana o una valanga (Fiandaca e Musco, 518).  La legge, infatti, non specifica neppure parzialmente i mezzi con i quali possono essere prodotti gli eventi (Alborghetti, 392).

Natura della condotta

Le condotte dirette a integrare la fattispecie criminosa in commento possono essere tanto attive, quanto omissive: in tal ultimo caso, ai sensi dell'art. 40, comma 2, il reo risponde del delitto là dove, avendone l'obbligo giuridico, abbia consapevolmente e volontariamente omesso di impedire la verificazione di un'inondazione, di una frana o la caduta di una valanga (Corbetta, 248).

Evento

Il reato oggetto d'esame è un reato di evento, consistente nella verificazione di un'inondazione, una frana o la caduta di una valanga con modalità tali da porre in pericolo la pubblica incolumità.

Elemento soggettivo

Il dolo

Il delitto in esame richiede il dolo generico, ossia la coscienza e volontà di provocare una inondazione, una frana o la caduta di una valanga in modo da recare pregiudizio alla sicurezza della vita o dell'integrità fisica di un numero indeterminato di persone. Deve ritenersi ammissibile, accanto al dolo intenzionale e a quello diretto, l'ipotesi della commissione del fatto con dolo eventuale (Summerer, 90 ss.; Corbetta (2), 4424).

La colpa

Per l'esame del reato di disastro colposo v. art. 449.

Consumazione e tentativo

Consumazione

Il reato in commento si consuma nel momento in cui l'evento disastroso provocato dall'agente assume entità e proporzioni tali da porre in pericolo la pubblica incolumità.

Tentativo

È configurabile il tentativo del delitto in commento, che consiste nel compimento di atti idonei diretti in modo non equivoco alla provocazione di uno degli eventi disastrosi descritti dalla norma (Fiandaca e Musco, 519).

Il concorso di reati

Nel caso in cui, in conseguenza di una medesima condotta, si siano verificati più eventi relativi alle distinte ipotesi delittuose previste dall'art. 426, al fine di configurare un eventuale concorso, occorre esaminare la peculiarità dei fatti, al fine di stabilire se vi sia stata una sola o più modificazioni della realtà naturale comportanti la lesione di più interessi socialmente rilevanti, sì da dover escludere l'eventualità del concorso là dove la valutazione giuridica del fatto giustifichi la fusione di due (o anche più) eventi in un evento socialmente sentito come unico sotto il profilo della perdita e della messa a repentaglio di vite umane e del danno economico globale. In tal senso, si è precisato che l'art. 426 è norma a fattispecie plurime in rapporto di equivalenza o alternatività tra loro (in dottrina Bonadonna , 31) tale da giustificare, in forza del principio di unità normativa del precetto (ricollegato al fine perseguito dall'ordinamento), l'assunzione di più eventi posti in progressione naturalistica (ma costituenti un unico disastro) in un illecito unitario.

In dottrina si è sostenuto altresì che, trattandosi di fattispecie a condotte alternative, il reato rimane unico anche quando un solo fatto provochi eventi sia di inondazione che di frana (Fiandaca, Musco, 519).

Profili processuali

Gli istituti

Il reato di inondazione, frana o valanga è reato procedibile d'ufficio e di competenza del Tribunale collegiale.

Per tale reato:

a) l' arresto in flagranza è obbligatorio;

b) il fermo è consentito;

c) l'applicazione della custodia in carcere e delle altre misure cautelari personali è consentita.

Le misure di prevenzione

V. sub art. 423.

Bibliografia

Alborghetti, Inondazione, frana o valanga, in Enc. forense, IV, Milano, 1959, 391; Angioni, Il pericolo concreto come elemento della fattispecie penale. La struttura oggettiva, 2a ed., Milano, 1994; Antolisei, Manuale di diritto penale. Parte speciale, II, Milano, 2008; Ardizzone, Inondazione, frana, o valanga, voce in Digesto pen., VII, Torino, 1993; Bacherini, Inondazione, frana, valanga, voce in Enc. dir., XXI, Milano, 1971; Battaglini, Bruno, Incolumità pubblica (delitti contro la), in NN.D.I., VIII, Torino, 1962, 542; Bonadonna, Rilevanza delle modalità di accadimento nel disastro colposo da inondazione, frana o valanga, in Giust. Pen., II, 1972; Bramante, La causazione colposa di una valanga: profili di responsabilità nella applicazione dei tribunali di merito, in DForm, 2004, 906; Canestrari, Reato di pericolo, in Enc. giur., XXVI, Roma, 1991; Corbetta, La nozione di "frana" penalmente rilevante: evento di pericolo o di danno?, in Dir. pen. proc., 2008, 733; Id., Trattato di diritto penale. Parte speciale, 3, II, 1, Padova, 2003, 1; Id. (2), sub art. 426, in Dolcini-Marinucci, Codice penale commentato, vol. I-III, Ipsoa, IV ed., 2015; Fiandaca e Musco, Diritto penale. Parte speciale, Bologna, 2012; Helfer, I criteri di accertamento della colpa in caso di caduta di valanga, in Inf. prev., 2004, 689; Rossi, L'incidente da valanga tra prassi giudiziaria e realtà sociale, in Inf. Prev., 2018, 2, 439; Summerer, Trattato di diritto penale, Parte speciale, 1, IV, Torino, 2008-2013; Parodi Giusino, I reati di pericolo tra dogmatica e politica criminale, Milano, 1990; Pisa, Protezione civile e responsabilità penale, in Riv. it. dir. proc. pen., 2016, 1, 223; Tartaglione, Delitti colposi di pericolo e possibilità di concorso, in Scuola pos. 1971.

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