Codice Penale art. 428 - Naufragio, sommersione o disastro aviatorio.

Marco dell'Utri
Sergio Beltrani

Naufragio, sommersione o disastro aviatorio.

[I]. Chiunque cagiona il naufragio o la sommersione di una nave [136 c. nav.] o di un altro edificio natante, ovvero la caduta di un aeromobile [743 c. nav.], di altrui proprietà, è punito con la reclusione da cinque a dodici anni (1).

[II]. La pena è della reclusione da cinque a quindici anni se il fatto è commesso distruggendo, rimuovendo o facendo mancare le lanterne o altri segnali, ovvero adoperando falsi segnali o altri mezzi fraudolenti [1122 c. nav.].

[III]. Le disposizioni di questo articolo si applicano anche a chi cagiona il naufragio o la sommersione di una nave o di un altro edificio natante, ovvero la caduta di un aeromobile, di sua proprietà, se dal fatto deriva pericolo per la incolumità pubblica [429 2, 432, 449, 450].

(1) V. anche l. 10 maggio 1976, n. 342 e art. 3 l. 28 dicembre 1989, n. 422.

competenza: Trib. collegiale

arresto: obbligatorio

fermo: consentito

custodia cautelare in carcere: consentita

altre misure cautelari personali: consentite

procedibilità: d'ufficio

Inquadramento

La norma in esame punisce la condotta del soggetto che causa il naufragio o la sommersione di una nave o di un altro edificio natante, ovvero la caduta di un aeromobile, di proprietà altrui, sì da porre in pericolo la pubblica incolumità. Nel caso in cui la nave, o altro edificio natante, ovvero l'aeromobile, siano di proprietà dell'agente, la punibilità è subordinata alla circostanza che dal fatto derivi un concreto pericolo per l'incolumità pubblica. Il reato è comunque aggravato dalla circostanza che il fatto sia stato commesso distruggendo, rimuovendo o facendo mancare le lanterne o altri segnali, ovvero adoperando falsi segnali o altri mezzi fraudolenti.

Soggetti

Soggetto attivo

Il delitto in esame è un reato comune, potendo essere commesso da chiunque.

Cionondimeno, il comma 2 prevede l'ipotesi in cui il disastro attenga a nave, natante o aeromobile di proprietà dell'agente. Il soggetto attivo deve essere quindi il proprietario, ossia colui che ha il diritto di esercitare sulla cosa un potere assoluto ed esclusivo non ritenendosi sufficiente la titolarità di un diritto reale limitato o una situazione possessoria. L’espressione «di sua proprietà» è da intendere, infatti, in senso civilistico.

Bene giuridico

Il reato di naufragio, sommersione o disastro aviatorio tutela (quale bene giuridico) l'incolumità pubblica intesa alla stregua della sicurezza della vita, dell'integrità fisica o della salute di un numero indeterminato di persone, con particolare riferimento alle comunicazioni marittime ed aeree (Fiandaca e Musco, 520). La disciplina del codice penale s'integra con le disposizioni relative alle singole navigazioni, previste nel codice della navigazione e in altre leggi speciali in materia (Ardizzone, 223).

Materialità

Modalità della condotta. Naufragio di natante o caduta di aeromobile altrui.

La condotta che integra il reato in commento consiste nel compiere qualunque attività che provochi il naufragio o la sommersione di una nave o di un altro edificio natante, ovvero la caduta di un aeromobile, la cui proprietà risalga a soggetti diversi dall'agente (Ardizzone, 224; Erra, 3).

Il naufragio si riferisce alla nave in navigazione e consiste nella sua perdita per qualsiasi causa che ne provochi lo sfasciamento, l'arenamento o l'affondamento: la configurabilità del reato presuppone che l'evento abbia proporzioni idonee a determinare un pericolo per la vita e l'integrità di più persone (Fiandaca e Musco, 520). Quel che rileva per la nozione di naufragio, segnandone il valore concreto, è solo la valutazione dello status del bene in relazione alla perdita della navigabilità che è presupposto specifico per l'impiego della nave (De Vincentiis, 507; Grigoli (2), 564 564; richiede la causa violenta Battaglini, Bruno, 551).

Ai fini della sussistenza dei delitti di naufragio o di pericolo di naufragio, deve considerarsi nave l'imbarcazione idonea al trasporto di più persone, qualunque sia la sua stazza o la sua portata, qualunque sia il mezzo di propulsione utilizzato (a remi, a vela, a motore), qualunque sia la sua funzione (per diporto ecc.), e quindi anche una barca a remi (Cass. IV, n. 9029/1981; Cass. IV n. 10391/1987; in dottrina Battaglini, Bruno, 552; Zerboglio, 133). Non può invece considerarsi nave il galleggiante che non possa contenere più di una persona, come, ad esempio, il sandalino (Cass. IV, n. 852/1963)Di recente, la S.C. ha escluso che rientri nell'ambito di applicazione della fattispecie il naufragio di un peschereccio, in quanto deputato all'imbarco del solo equipaggio (Cass. IV, n. 27225/2019).

Affinché si abbia naufragio, non è necessario che il natante sia affondato, ma è sufficiente che lo stesso non sia più in grado di galleggiare regolarmente, risultando così inutilizzabile per la navigazione (Cass. IV, n. 19137/2014; Cass. IV, n. 13893/2009). Tale situazione, infatti, vale a configurare un evento di per sé potenzialmente idoneo a determinare una situazione di pericolo per la pubblica incolumità (Cass. IV, n. 11360/1977).

In ogni caso, va verificata l’offensività in concreto alla luce del criterio della contestualizzazione dell’evento con giudizio ex ante, verificando se, alla luce di elementi quali la dimensione del mezzo, il numero di passeggeri che può essere trasportato, il luogo del naufragio , l’espansività e la potenza del danno materiale, il fatto era in grado di esporre a pericolo l’integrità fisica di un numero indeterminato di persone (Cass. IV, n.12631/2018).

La dottrina desume il concetto penalistico di nave dall'obiettività giuridica del reato e ritiene che tale nozione comprenda qualsiasi imbarcazione atta al trasporto di più persone indipendentemente dalla stazza, dalla portata, dal mezzo di propulsione e dalla funzione (Battaglini, Bruno, 552; Zerboglio, 133). Altri autori fanno riferimento alla nozione di nave desunta dall'art. 136 c. nav. (Ardizzone, 224; Erra, 3).

La dottrina ha anche specificato la nozione di nave in relazione ai requisiti dell'attitudine alla navigazione, che risulta da condizioni quali la forma dello scafo, le dimensioni, il sistema di direzione, la governabilità e la galleggiabilità (Gaeta, 3).

La sommersione è l'affondamento di una nave o di altro edificio natante che non si trovi in navigazione (come navi in porto o in arsenale, edifici natanti fissi ecc.) (Fiandaca e Musco, 520) per effetto del quale la nave o altra costruzione natante perde il requisito della galleggiabilità (Grigoli, 564).

Con il termine edificio natante s'intende qualsiasi costruzione galleggiante, libera o fissa, come pontili, zattere, pontoni, ponti a chiatte, basi galleggianti, sempre che non aderisca al fondo della superficie coperta dall'acqua e sia atta ad accogliere più persone per lavoro, servizio, trasbordo, transito o altro (Erra, 4).

La caduta di aeromobili, definita ‘disastro aviatorio' nella rubrica dell'articolo in esame, equivale al precipitare dell'apparecchio a terra o in acqua, in modo da non poter essere dominato da alcun efficace comando (Fiandaca e Musco, 520) e il disastro può essere rappresentato sia dalla distruzione o dal grave danneggiamento dell'aeromobile, con pericolo per l'incolumità dei trasportati, sia dalle conseguenze prodotte all'esterno (Erra, 3; Verna, 1153).

Per aeromobile s'intende tradizionalmente una macchina che, utilizzando il sostentamento dinamico o statico dell'aria, sia atta a trasportare cose e persone (Battaglini, Bruno, 552; Erra, 4). La formula della legge non può essere estesa a comprendere lo sviamento dall'orbita di una nave spaziale, e ciò non solo per la mancanza di una caduta riferibile a veicolo che si sostenti a mezzo delle reazioni dell'aria, ma anche perché non trattasi di aeromobile, quanto meno una volta che detto veicolo sia uscito dall'atmosfera terrestre (Grigoli (1), 29).

Il delitto di caduta di aeromobile è un reato di pericolo presunto per la pubblica incolumità e consiste nel cagionare la caduta di un velivolo, tanto se militare quanto se adibito al trasporto di persone (Cass. IV, n. 7266/1998).

L'altruità o meno del natante o dell'aeromobile fa riferimento al concetto di proprietà nel senso civilistico di rapporto reale fra soggetto e cosa; rapporto che sussiste non solo allorché la cosa appartenga a un solo soggetto ma anche allorché appartenga in comunione a più soggetti. Ne consegue che ai fini dell'applicazione della norma in questione non vale a escludere la proprietà dell'imbarcazione da parte del soggetto che ne ha cagionato il naufragio o la sommersione il fatto che questa appartenga anche ad altri soggetti, comproprietari con il primo (Cass. I, n. 2498/1989; Cass. IV, n. 9029/1981).

Naufragio di natante o caduta di aeromobile di proprietà dell'autore

Nel caso di nave di proprietà dell'agente, la punibilità è subordinata alla circostanza che dal fatto sia derivato un concreto pericolo per l'incolumità pubblica, inteso quale esposizione a una concreta possibilità di danno di una pluralità indeterminata di persone e indipendentemente dalla circostanza che esse facciano o meno parte dell'equipaggio del natante stesso (Cass., IV, n. 1588/1971).

La diversa disciplina è stata giudicata non in contrasto con la Costituzione da Corte cost., n. 286/1974, sulla base delle stesse argomentazioni addotte con riferimento al delitto di incendio: v. amplius sub art. 423.

Forma della condotta

Il reato in esame è un reato a forma libera, nel senso che vale a integrarlo qualunque condotta idonea alla causazione del naufragio di una nave, la sommersione di altro edificio natante, o la caduta di un aeromobile (Fiandaca e Musco, 520).

La S.C., nel noto caso relativo al naufragio della Costa Concordia, ha affermato che integra il reato di naufragio la condotta del comandante della nave che, dopo aver disatteso la rotta sommariamente pianificata assieme all'ufficiale cartografo, abbia messo in atto una manovra spericolata, tenendo una rotta e una velocità del tutto inadeguate, per finalità essenzialmente legate al c.d. “saluto” ravvicinato alla costa, con conseguente condizione di ingovernabilità della nave che aveva reso vano il tardivo tentativo di correggerne la rotta per evitare l'impatto con i fondali rocciosi (Cass., IV, n. 35585/2017).

Natura della condotta

Le condotte dirette a integrare la fattispecie criminosa in commento possono essere tanto attive, quanto omissive: in tal ultimo caso, ai sensi dell'art. 40, comma 2, il reo risponde del delitto là dove, avendone l'obbligo giuridico, abbia consapevolmente e volontariamente omesso di impedire la verificazione del naufragio, della sommersione di un edificio natante o la caduta di un aeromobile.

Al riguardo, per l'individuazione del soggetto attivo nel caso di disastro derivante da condotta omissiva è in primo luogo necessario fare riferimento al codice della navigazione, che prevede una serie di garanti dell'incolumità pubblica in relazione all'impedimento di disastri navali e aerei (per una disamina delle diverse posizioni di garanzia v. Corbetta, 346).

La violazione dei doveri speciali o la speciale qualifica soggettiva comportano, tuttavia, in determinati casi la configurazione dei delitti speciali previsti dal codice penale militare e dal codice della navigazione. Si tratta dei delitti di cui agli artt. 105 e 106 c.p.m.p., i quali prevedono la perdita o cattura, dolosa o colposa di una nave o di un aeromobile, cagionata dal comandate o dal militare imbarcato; dei delitti di cui agli artt. 252 e 256 c.p.m.p. che puniscono il pilota che cagiona rispettivamente la perdita ovvero l'investimento, l'incaglio o l'avaria della nave o la perdita o l'avaria di un aeromobile (Maffei, 85), dei reati di comandanti di navi mercantili o aeromobili civili sotto scorta o direzione militare di cui all'art. 257 c.p.m.p., e, infine, del reato di cui all'art. 1122 c. nav. che prevede il naufragio o la sommersione di una nave o di altro natante o la caduta di un aeromobile ad opera di una persona dell'equipaggio o di un addetto ai servizi della navigazione marittima o aerea (Erra, 2).

In tal senso, con riguardo al naufragio, occorre rilevare come l'armatore sia tenuto, non solo a non far partire una nave che non si trovi in stato di navigabilità, ovvero a cui manchi taluno degli arredi, apparecchi, strumenti o dotazioni prescritte, ma anche a intervenire, nei limiti delle sue possibilità e secondo le norme di una comune diligenza e prudenza, ove le condizioni prescritte vengono meno nel corso della navigazione (Cass. IV n. 5547/1984).

Allo stesso modo, il controllore del traffico aereo è titolare, nei confronti del personale di bordo e dei passeggeri dell'aeromobile, di una posizione di garanzia al fine di impedire, in generale, il verificarsi di disastri aerei (Cass. IV, n. 6820/2010), dovendo egli intervenire anche di propria iniziativa (senza attendere cioè la richiesta dei piloti) fornendo tutta l'assistenza possibile quando un velivolo circolante nello spazio di copertura radar, appare con evidenza in pericolo o in difficoltà (Cass. IV, n. 5564/1985).

Evento

Il reato oggetto d'esame è un reato di evento, consistente nella verificazione di un naufragio, una sommersione o una caduta di aeromobile con modalità tali da porre in pericolo la pubblica incolumità.

Elemento soggettivo

Il dolo

Il delitto in esame richiede il dolo generico, ossia la coscienza e volontà di provocare un naufragio, una sommersione o un disastro aviatorio in modo da determinare un pericolo alla sicurezza della vita o dell'integrità fisica di un numero indeterminato di persone (Erra, 4; Fiandaca e Musco, 521).

Il dolo necessario alla configurazione del reato può essere anche eventuale, sicché deve rispondere del reato di naufragio il soggetto che abbia consentito alla navigazione di un'imbarcazione fatiscente, qualora, nel porre in essere la condotta ad altro scopo, si sia rappresentato la concreta possibilità del verificarsi dell'affondamento del battello ed abbia agito accettandone il rischio (così Cass., II, n. 27324/2012; Cass., I, n. 16193/2010).

Per l'ipotesi colposa

V. sub art. 449.

Consumazione e tentativo

Consumazione

Il reato in commento si consuma nel momento in cui si verifica il naufragio, la sommersione o la caduta.

Tentativo

È configurabile il tentativo del delitto in commento, che consiste nel compimento di atti idonei diretti in modo non equivoco alla provocazione di uno degli eventi disastrosi descritti dalla norma.

L'art. 1122 c. nav. prevede l'aumento di pena di un terzo se il fatto è commesso da un componente dell'equipaggio o da una persona comunque addetta ai servizi della navigazione marittima o aerea, avvalendosi delle sue funzioni. Le pene sono aumentate da un terzo alla metà se il fatto è commesso dal comandante in danno della nave, del galleggiante o dell'aeromobile da lui comandati.

Forme di manifestazione

 

Circostanze

La figura prevista dal secondo comma dell’articolo in commento consiste in una circostanza aggravante speciale di carattere oggettivo (Ardizzone, 229; Battaglini, Bruno, 552; Erra, 5).

L’aggravante concerne mezzi fraudolenti, negativi o positivi, e si riferisce anche al delitto commesso su cosa propria. Le lanterne sono i fari, i fanali e ogni altro apparecchio di illuminazione costituito, in generale, da una gabbia metallica con lume, candela, o lampada con riflettore azionata da energia elettrica. Gli altri segnali possono essere di qualsiasi specie e natura, sempre che si possano rimuovere, distruggere o rendere inservibili le cose necessarie per essi, o comunque si possano far mancare (boe, gavitelli, pali, semafori, maniche a vento, strisce dipinte, bandiere, drappi, sirene, campane, fumate, radio-segnali ecc.).

Il concorso di reati

L'obiettività giuridica del delitto di caduta di aeromobili è diversa da quella del reato di perdita colposa di aeromobile, previsto dall'art. 106 c.p.mil.p., consistendo, quest'ultimo, nel danno per l'amministrazione militare a seguito di violazione di doveri funzionali. Ne consegue l'insussistenza di un rapporto di specialità tra le due fattispecie legali, che sotto l'aspetto formale possono anche concorrere, come esiti della stessa azione o omissione (Cass. IV, n. 7266/1998).

Il delitto in esame può concorrere con i reati contro la sicurezza della navigazione aerea previsti dalla l. 10 maggio 1976, n. 342.

Profili processuali

Gli istituti

Il reato di naufragio, sommersione o disastro aviatorio è reato procedibile d'ufficio e di competenza del Tribunale collegiale.

Per tale reato:

a) l' arresto in flagranza è obbligatorio;

b) il fermo è consentito;

c) l'applicazione della custodia in carcere e delle altre misure cautelari personali è consentita.

Le misure di prevenzione

V. sub art. 423.

Bibliografia

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