Codice Penale art. 432 - Attentati alla sicurezza dei trasporti.Attentati alla sicurezza dei trasporti. [I]. Chiunque, fuori dei casi preveduti dagli articoli precedenti, pone in pericolo la sicurezza dei pubblici trasporti per terra, per acqua o per aria, è punito con la reclusione da uno a cinque anni (1). [II]. Si applica la reclusione da tre mesi a due anni a chi lancia corpi contundenti o proiettili contro veicoli in movimento, destinati a pubblici trasporti per terra, per acqua o per aria (2). [III]. Se dal fatto deriva un disastro, la pena è della reclusione da tre a dieci anni [430, 431 2, 449, 450]. (1) V. anche art. 1 d.lg. 22 gennaio 1948, n. 66. (2) V. anche art. 27 d.P.R. 11 luglio 1980, n. 753. competenza: Trib. monocratico (udienza prelim.) (primo comma); Trib. collegiale (terzo comma) arresto: facoltativo (primo comma); non consentito (secondo comma); obbligatorio (terzo comma) fermo: non consentito (primo e secondo comma); consentito (terzo comma) custodia cautelare in carcere: consentita (primo e terzo comma); non consentita (secondo comma) altre misure cautelari personali: consentite (primo e terzo comma); v. art. 2902 c.p.p. procedibilità: d'ufficio InquadramentoIl comma 1 della norma in esame punisce la condotta del soggetto che, in qualunque modo, pone in pericolo la sicurezza dei pubblici trasporti condotti per terra, per acqua o per aria, sì da ledere il bene della pubblica incolumità. Il secondo comma, viceversa, punisce (con una pena meno severa) la condotta di coloro che, pur non ponendo in pericolo i trasporti indicati, lanciano corpi contundenti o proiettili contro veicoli in movimento destinati al pubblico trasporto. La pena è inasprita là dove dal fatto derivi il disastro non voluto. L'art. 432, dunque, contempla, rispettivamente al primo e al secondo comma, due autonome figure di reato (Antolisei, 24; Battaglini, Bruno, 554; Erra, 8; Santoro, 56). SoggettiSoggetto attivo Il delitto di attentati alla sicurezza dei trasporti può essere commesso da chiunque. Bene giuridicoLa norma in esame disciplina il trattamento sanzionatorio di condotte che ponendo in pericolo la sicurezza dei trasporti pubblici condotti per terra, per acqua o per aria, preludono alla verificazione di un disastro, ossia di condotte idonee a far sorgere anche solo il pericolo di detto disastro, integrando pertanto un'anticipazione della tutela del bene della pubblica incolumità (Cass., VI, n. 3412/2011). Si tratta di una tutela dell'incolumità pubblica limitata alle lesioni che interessino la sicurezza dei veicoli destinati all'uso collettivo e in servizio pubblico, anche se predisposto ad esclusivo favore di categorie di cittadini, quali per es. operai, portatori di handicap, studenti, sostenitori di società sportive (Antolisei, 23; Battaglini, Bruno, 542; Erra, 9), sia che i servizi di trasporto siano gestiti direttamente dalla pubblica amministrazione, sia che siano ceduti in concessione ad imprese private (Fiandaca e Musco, 523). MaterialitàModalità della condotta Le condotte che integrano il reato di cui al primo comma della norma in commento consistono in qualunque azione idonea a porre in pericolo la sicurezza dei trasporti pubblici condotti per aria, terra o acqua; si tratta di un reato di pericolo, che si perfeziona nel momento in cui viene attuata la situazione pericolosa, non incidendo sulla sua sussistenza quanto possa essere stato effettuato successivamente, ad opera di terzi, per rimuoverla (Cass. I, n. 2533/1967). Il comportamento delittuoso può realizzarsi anche col danneggiare e rendere inservibili all'uso normale, o pericolosi, i veicoli o gli animali, le vie o le altre opere concernenti i trasporti, o col rimuovere gli oggetti che servono all'esercizio del trasporto pubblico, sicché non è necessario intaccare l'essenza del veicolo (Erra, 9). La valutazione del pericolo — che costituisce l'evento del reato e non già una condizione obiettiva di punibilità (Fiandaca e Musco, 523) — dev'essere riferita alle circostanze del caso concreto e non già effettuata in astratto in relazione a situazioni predeterminate (Cass. I, n. 10023/2000). Costituisce un limite applicativo della norma la necessità che la sicurezza posta in pericolo attenga al trasporto pubblico: nozione, quest'ultima, indipendente dalle modalità e dai luoghi di transito, ma legata unicamente alla fruizione dei mezzi di trasporto da parte di un numero indeterminato di soggetti (Cass. I, n. 21833/2006; Fiandaca e Musco, 523). Sono dunque trasporti pubblici i trasporti organizzati ed esercitati nel pubblico interesse in modo che di essi possa profittare direttamente il pubblico, incondizionatamente o condizionatamente, a pagamento o gratuitamente, con esclusione di tutti i trasporti privati di qualsiasi specie. Rientrano in tale nozione i trasporti gestiti da impresa esercente servizi pubblici o di pubblica necessità, anche se privata, purché vi sia stata concessione o autorizzazione amministrativa (Erra, 9). Non sembra, tuttavia, richiesta la legittimità dell'esercizio del servizio, estendendosi la norma a ricomprendere ogni ipotesi di trasporto abusivo. Occorre, inoltre che il servizio sia in atto (Battaglini, Bruno, 554). Si ritiene che il mezzo di trasporto privato sia escluso dalla nozione di pubblico trasporto (Morgante, 570, in prospettiva critica e con rilievi de iure condendo, in ordine soprattutto ai casi di lancio di sassi dai cavalcavia autostradali; sul punto v. anche Corbetta, 528, che rileva l'irragionevolezza della differenziazione di tutela in relazione all'uso di un mezzo pubblico anziché di un mezzo privato). L'ipotesi di cui al comma 2 dell'articolo in esame è viceversa integrata dalla condotta consistente nel lanciare corpi contundenti o proiettili contro veicoli adibiti al pubblico trasporto (navi, treni, bus, ecc.) che si trovino in movimento, sì da implicare in sé il pericolo per la sicurezza dei pubblici trasporti, avendo il legislatore espressamente richiesto il lancio di oggetti atti o destinati a offendere (Fiandaca e Musco, 524). Si tratta di un reato ostativo, ossia di un comportamento che può essere di per sé inoffensivo benché in dati casi si manifesti carico di pericolosità (Gallo, 576, nt. 103). L'atto di lanciare comprende non solo il gettare e lo scagliare, ma anche lo sparare, come si ritiene dimostrato dalla menzione dei proiettili accanto ai corpi contundenti (Erra, 11). Sono corpi contundenti le cose anche non destinate per se stesse al lancio, idonee a produrre ammaccature, o altro effetto dannoso determinato dalla forza d'impulso su ciò che colpiscono. Proiettili sono, più specialmente, le cose destinate per se stesse al lancio o al tiro e destinate a danneggiare o a ledere cose o persone (Erra, 11). Ai fini della perfezione del delitto, è sufficiente il lancio anche di un solo corpo contundente o di un solo proiettile, anche se non sia stato raggiunto il bersaglio (Battaglini, Bruno, 554); costituisce elemento essenziale, espressamente richiesto dalla norma, che il veicolo sia in movimento. I veicoli considerati dalla norma sono quelli adibiti al trasporto di persone o cose, di qualsiasi forma e specie essi siano, sia a trazione meccanica sia a trazione animale. Si ritengono comprese le navi e gli aeromobili (Antolisei, 24), in quanto però oggetto materiale di fatti diversi da quelli previsti dagli articoli precedenti data la natura sussidiaria della norma. Nelle vie percorribili si comprendono: le vie terrestri, pubbliche e private, per strada o fuori-strada; le vie d'acqua, marittime, fluviali, lacuali; le vie d'aria, a significare l'insieme delle rotte percorribili, nonché le teleferiche, funivie, seggiovie ecc. (Erra, 9). In sostanza, l'art. 432 non pone limitazioni relative ai luoghi in cui si trova ad operare il mezzo di trasporto pubblico, essendo sufficiente l'attualità del servizio (Battaglini, Bruno, 554). La nozione di disastro di cui al terzo comma — da considerare alla stregua di una circostanza aggravante (Antolisei, 24; Fiandaca e Musco, 524) — implica un evento grave e complesso, che colpisca le persone e le cose, e sia suscettibile non solo di mettere in pericolo e realizzare il danno di un certo numero di persone e di una certa quantità di cose, ma anche di diffondere un esteso senso di commozione e di allarme. A tali condizioni, può sussistere disastro anche nel caso di un grave e complesso incidente automobilistico, e non avendo rilevanza il fatto che siano rimaste offese solo le persone che viaggiavano all'interno dell'automezzo (Cass., IV, n. 949/1965). Forma della condotta La condotta di cui al primo comma integra un reato a forma libera, nel senso che vale a integrarlo qualunque condotta mediante la quale si determina l'evento di pericolo oggettivo e concreto previsto dalla norma (Cass., I, n. 49/2009; Cass., I, n. 21833/2006; Cass., I, n. 10023/2000). Si tratta di tutti gli atti e le omissioni del reo, che da soli o insieme con eventuali forze naturali esterne, siano tali da determinare un pericolo per la sicurezza dei trasporti. Il reato è con evento di pericolo perché per la sua esistenza non si richiede il verificarsi di un effettivo danno materiale (che costituisce circostanza aggravante), ma è sufficiente l'insorgenza di uno stato di fatto che renda possibile il danno (Cass., I, n. 574/1984). Deve viceversa considerarsi un reato a forma vincolata quello disciplinato dal secondo comma, avendo il legislatore espressamente descritto le condotte (lancio di corpi contundenti o di proiettili contro veicoli in movimento) idonee a integrarne il ricorso. Natura della condotta Le condotte dirette a integrare la fattispecie criminosa in esame possono essere tanto attive, quanto omissive: in tal ultimo caso, ai sensi dell'art. 40, comma 2, il reo risponde del delitto là dove, avendone l'obbligo giuridico, abbia consapevolmente e volontariamente omesso di impedire il verificarsi di atti o fatti idonei a porre in pericolo la sicurezza dei trasporti. Evento Il delitto di cui al primo comma è un reato con evento di pericolo (Cass., I, n. 10023/2000), consistente nell'insorgenza di uno stato di fatto che renda possibile il danno alla pubblica incolumità (Cass., I, n. 574/1984). Il delitto di cui al secondo comma deve ritenersi un reato di mera condotta con presunzione assoluta di pericolosità in relazione alla sicurezza del trasporto pubblico (Erra, 11). Elemento soggettivoIl dolo Il delitto di cui al primo comma richiede il dolo generico (compreso il dolo eventuale) (Ardizzone, 226) consistente nella coscienza e volontà di compiere atti idonei a porre in pericolo la sicurezza dei pubblici trasporti (Fiandaca e Musco, 524). Nel delitto di cui al secondo comma il dolo generico si limita alla coscienza e volontà di lanciare corpi idonei a danneggiare il bersaglio, o proiettili, contro veicoli in movimento (Erra, 11), non rilevando la rappresentazione del pericolo per la sicurezza del mezzo di trasporto. La colpa Per l'ipotesi colposa v. sub art. 449. Consumazione e tentativoConsumazione Il reato di cui al primo comma si consuma nel momento in cui, per effetto della condotta dell'agente, si manifesta il pericolo descritto dalla norma (Cass., I, n. 2533/1967) o in cui avviene il disastro nell'ipotesi aggravata. Nel caso di cui al secondo comma la consumazione coincide con il lancio di corpi contundenti o proiettili contro i veicoli in movimento. Tentativo In dottrina si ritiene ammissibile il tentativo del reato di cui al primo comma ogni qual volta siano posti in essere atti univocamente idonei a creare una situazione di pericolo e l'azione si interrompa prima del sorgere di tale situazione (Antolisei, 24; Battaglini, Bruno, 554; Erra, 10). Con riferimento all'ipotesi di cui al secondo comma, alla tesi negativa (propugnata da Erra, 11), possono contrapporsi il caso del reo che viene trattenuto mentre sta per effettuare il lancio, o il caso in cui vi sia stata preparazione del proiettile e attesa sul luogo del futuro transito del veicolo con l'intento di lanciare contro questo il proiettile (v. Sabatini, 731 e, più di recente, Corbetta, 552). Secondo la giurisprudenza, non è configurabile il tentativo di attentato alla sicurezza dei trasporti, di cui al comma 1, trattandosi di un reato di pericolo concreto, in quanto la fattispecie incriminatrice si perfeziona con l'insorgenza del pericolo, da individuarsi nel momento in cui sono posti in essere di atti concreti e non equivoci, idonei a cagionare una conseguenza pregiudizievole alla sicurezza dei trasporti, senza l'intervento di una serie causale indipendente dalla volontà dell'agente (Cass. I, n. 7203/2018). Rapporti con altri reati e concorso di reatiIl delitto in esame ha natura e funzione complementare rispetto ai reati descritti negli articoli precedenti, in ragione della clausola di sussidiarietà espressamente apposta dal legislatore. Tale clausola opera con riferimento a tutte le ipotesi comprese nei tre commi della norma (Santoro, 56). I delitti in esame possono concorrere con i reati contro la sicurezza della navigazione aerea di cui alla l. 10 maggio 1976, n. 342 (Oliva, 1; Camarda, 155; Catalano, 1059), nonché con il c.d. blocco stradale o ferroviario, ossia il delitto di cui all'art. 1, d.lgs. 22 gennaio 1948, n. 66, così come modificato dall'art. 17, d.lgs. 30 dicembre 1999, n. 507 (Leo, 463; Contieri, 493). CasisticaIntegra il delitto d'attentato alla sicurezza dei trasporti la condotta di chi, per facilitarsi la fuga da un treno dove aveva perpetrato dei furti, chiude i rubinetti di conduzione dell'aria compressa che alimenta l'apparato frenante delle carrozze, obbligando in tal modo i macchinisti ad azionare il freno d'emergenza e far proseguire la marcia del convoglio a bassa velocità fino alla più vicina stazione, atteso che tale condotta determina una situazione gravemente e concretamente pregiudizievole per la sicurezza del treno e dei viaggiatori (Cass., IV, n. 45499/2008). Profili processualiGli istituti Il reato di attentati alla sicurezza dei trasporti è reato procedibile d'ufficio e di competenza del Tribunale monocratico nel caso di cui al primo comma; del Tribunale collegiale nel caso di cui al terzo comma. Per tale reato: a) l' arresto in flagranza è facoltativo in relazione all'ipotesi di cui al 1 comma; non è consentito in relazione all'ipotesi di cui al 2 comma; è obbligatorio in relazione all'ipotesi di cui al 3 comma; b) il fermo non è consentito in relazione alle ipotesi di cui al 1 e al 2 comma; è consentito in relazione all'ipotesi di cui al 3 comma; c) l'applicazione della custodia cautelare in carcere è consentita in relazione alle ipotesi di cui al 1 e al 3 comma; non è consentita in relazione all'ipotesi di cui al 2 comma d) l'applicazione delle altre misure cautelari personali è consentita in relazione alle ipotesi di cui al 1 e al 3 comma. Le misure di prevenzione V. sub art. 423. BibliografiaAngioni, Il pericolo concreto come elemento della fattispecie penale. La struttura oggettiva, Milano, 1994; Antolisei, Manuale di diritto penale. Parte speciale, Milano, 2008; Ardizzone, Naufragio, disastro aviatorio, disastro ferroviario, in Dig. pen., VIII, Torino, 1994; Battaglini, Bruno, Incolumità pubblica (delitti contro la), in Nss. D.I., VIII, Torino, 1962; Camarda, Il dirottamento di aeromobile e gli altri illeciti diretti contro la sicurezza della aviazione civile nel diritto italiano e nel diritto internazionale, in Dir. aereo 1976; Canestrari, Reato di pericolo, in Enc. giur., XXVI, Roma, 1991;Catalano, Il dirottamento aereo nell’esegesi della legislazione italiana, in Tommaso Natale 1979; Contieri, Blocco stradale, in Enc. dir., V, Milano, 1959; Corbetta, Trattato di diritto penale. Parte speciale, 3, II, 1, Padova, 2003; Erra, Disastro ferroviario, marittimo, aviatorio, in Enc. dir., XIII, Milano, 1963; Fiandaca e Musco, Diritto penale. Parte speciale, Bologna, 2012; Gallo, Attentato (delitto di), in Nss. D.I., app., I, Torino, 1980; Leo, Blocco stradale, in Digesto pen., I, Torino, 1987; Morgante, In tema di attentato alla sicurezza dei trasporti: limiti della disciplina attuale e prospettive di riforma, in Riv. it. dir. pen. proc. 1998, 568 ss.; Oliva, Sicurezza della navigazione (disposizioni penali in materia di), in Enc. giur., XXVIII, Roma, 1992; Parodi Giusino, I reati di pericolo tra dogmatica e politica criminale, Milano, 1990; Sabatini, Il codice penale illustrato articolo per articolo, diretto da Conti, II, Milano, 1934; Santoro, Manuale di diritto penale, III, Torino, 1965. |