Codice Penale art. 450 - Delitti colposi di pericolo.Delitti colposi di pericolo. [I]. Chiunque, con la propria azione od omissione colposa [43], fa sorgere o persistere il pericolo di un disastro ferroviario, di un'inondazione, di un naufragio, o della sommersione di una nave o di un altro edificio natante, è punito con la reclusione fino a due anni [427, 429, 431; 136, 1123 c. nav.]. [II]. La reclusione non è inferiore a un anno se il colpevole ha trasgredito ad una particolare ingiunzione dell'Autorità diretta alla rimozione del pericolo. competenza: Trib. monocratico arresto: non consentito fermo: non consentito custodia cautelare in carcere: non consentita altre misure cautelari personali: non consentite procedibilità: d'ufficio InquadramentoIl reato in esame punisce la condotta del soggetto che, con la propria azione od omissione colposa, fa sorgere o persistere il pericolo di un disastro ferroviario, di una inondazione, di un naufragio, o della sommersione di una nave o di un altro edificio natante. La pena è inasprita se l'azione od omissione colposa dell'autore costituisce trasgressione a una particolare ingiunzione dell'autorità diretta alla rimozione del pericolo. Soggetti
Soggetto attivo I delitti colposi di pericolo sono reati comuni potendo essere commessi da chiunque (salva la titolarità di una posizione di garanzia in caso di condotte omissive). Bene giuridicoLa norma in esame costituisce un'anticipazione della tutela della pubblica incolumità (su cui v. sub artt. 422 ss.) (Ardizzone, 390) attraverso una corrispondente anticipazione della soglia di punibilità rispetto alle fattispecie di cui all'art. 449, essendo la sanzione penale riconnessa all'insorgere di un semplice pericolo di verificazione di un evento disastroso. L'estensione della responsabilità per colpa all'ipotesi del pericolo di disastro è stata, però, dal legislatore tassativamente circoscritta ai casi di più allarmante attitudine offensiva, quali il disastro ferroviario, il naufragio, l'inondazione, la sommersione di una nave o di altro edificio natante, esulando dalla sfera di operatività della norma il pericolo di un incendio o di un crollo colposo (Fiandaca e Musco, 535; Erra, 15). Il pericolo determinato o lasciato persistere dalla condotta dell'agente deve ritenersi concreto, ossia da accertarsi di volta in volta dal giudice con riferimento alla situazione concreta (Fiandaca e Musco, 535; Cass., IV, n. 958/1981) e deve riguardare in modo specifico gli eventi disastrosi richiamati dalla norma. Sul punto — con specifico riguardo al pericolo di disastro ferroviario — si è affermato doversi escludere la configurabilità del delitto di cui all'art. 450 là dove il pericolo del disastro sia sorto con riguardo a persone e cose estranee alla circolazione ferroviaria, non rientrando, dette persone e cose, tra quelle tutelate dalla disposizione in esame, mentre la prova del pericolo di disastro va desunta dall'accertata probabilità che si verifichi un evento che comprenda in sé gli estremi costitutivi del disastro, ossia (con riguardo alla circolazione ferroviaria) un danno a un convoglio ferroviario (viaggiatori, merci, macchinario e materiale rotabile) che possa incidere sulla sicurezza dei trasporti in misura tale da mettere in pericolo la pubblica incolumità (Cass. V, n. 7177/1977). In termini generali, deve ritenersi sussistente il pericolo concreto di disastro colposo quando la condotta dell'agente sia idonea, a norma dell'art. 40 e secondo il principio della casualità adeguata, a determinare il disastro, essendo irrilevante che questo non si sia verificato per l'intervento di una causa esterna o fortuita (Cass., IV, n. 8490/1972). È dunque sufficiente l'idoneità a cagionare il disastro (Cass. III n. 6746/2006, la norma in esame presuppone che il disastro non si sia verificato nonostante l'idoneità dell'azione). I delitti colposi di pericolo si perfezionano al momento dell'effettiva esistenza di un pericolo che l'evento temuto si verifichi, in quanto incriminano anche le condotte che fanno solo sorgere o persistere il pericolo di un evento disastroso (Cass. IV, n. 9969/2010; v. da ultimo, Cass. IV, n. 2859/2021). MaterialitàModalità della condotta La condotta idonea a integrare una delle ipotesi delittuose previste dall'articolo in commento consiste nel cagionare o nel far persistere, in forza della propria azione od omissione colposa, il pericolo di verificazione di uno degli eventi disastrosi tassativamente previsti dalla norma, quali il disastro ferroviario, il naufragio, l'inondazione, la sommersione di una nave o di altro edificio natante. L'individuazione del fatto tipico è dunque dominata dall'esame del dinamismo causale (legato, di volta in volta, alla natura attiva od omissiva della condotta) suscettibile di far sorgere o persistere il pericolo di verificazione di uno degli eventi disastrosi richiamati, con la conseguenza che dovrà qualificarsi come tipico il primo atto commissivo causalmente legato all'insorgenza della situazione di pericolo (ovvero la perdurata inerzia alla scadenza del tempo utile per il compimento, da parte del titolare della posizione di garanzia, dell'atto che impedisce la persistenza di detta situazione di pericolo); condotta (commissiva od omissiva) che già di per sé contrasti con una norma a contenuto precauzionale avente quale scopo proprio quello di evitare la verificazione (ovvero di impedire la persistenza) di una situazione di pericolo legato alla verificazione di uno dei ridetti eventi disastrosi. Per l'integrazione del delitto di cui all'art. 450 non necessita che l'evento (frana, inondazione, disastro, etc.) si sia verificato, bastando che, attraverso il vaglio dell'idoneità dell'azione, sia accertata la sussistenza della probabilità del suo verificarsi (Cass., IV, n. 12122/1988), ovvero essendo sufficiente che un disastro possa verificarsi anche se, nonostante l'idoneità dell'azione, l'evento non si verifichi, o il danno cagionato alle cose o alle persone non sia di rilevante gravità (Cass., IV n. 5822/1986; Cass., VI, n. 8422/1975). La situazione di pericolo di disastro, dunque, ben può essere accompagnata dalla verificazione di danni effettivi: tuttavia, deve trattarsi di eventi lesivi tali da non integrare le proporzioni di un vero e proprio disastro, diversamente consumandosi la diversa fattispecie di cui all'art. 449 (Fiandaca e Musco, 535). Nel caso in cui la condotta consista nel lasciar persistere una situazione di pericolo di disastro, la causa che ha determinato quest'ultimo può essere dolosa, colposa o fortuita, ma dev'essere indipendente dalla successiva condotta attiva od omissiva che provoca la persistenza del pericolo (Battaglini, Bruno, 672). Forma della condotta Il reato in esame è, nella forma attiva, un reato a forma libera, nel senso che vale a integrarlo qualunque condotta idonea a lasciar insorgere un pericolo di verificazione di uno dei disastri richiamati dalla norma. Là dove la condotta assuma forma omissiva (in violazione di un obbligo giuridico fondante una specifica posizione di garanzia), la stessa deve ritenersi a forma vincolata. Natura della condotta Le condotte dirette a integrare la fattispecie criminosa dell'incendio possono essere tanto attive, quanto omissive. In tal ultimo caso, ai sensi dell'art. 40, comma 2, il reo risponde del delitto colposo di pericolo là dove, avendo l'obbligo giuridico di impedire la verificazione della situazione di pericolo di disastro (così assumendo una specifica posizione di garanzia), abbia violato una regola cautelare avente quale scopo proprio quello di evitare la verificazione della ridetta situazione di pericolo. Evento I delitti colposi di pericolo descritti dalla norma in commento sono reati di evento (pericoloso), là dove consistano nella causazione di una situazione di pericolo concernente la realizzazione di uno dei disastri richiamati da detta norma. Devono viceversa ritenersi reati di mera condotta le fattispecie omissive che, in violazione di un obbligo giuridico fondante una specifica posizione di garanzia, lascino persistere un pericolo di disastro. Elemento soggettivoLa colpa I delitti previsti dalla norma in esame sono puniti a titolo di colpa (su cui v. sub art. 43), richiedendosi a tal fine la violazione di una regola cautelare di origine sociale (colpa generica) o di una regola espressamente prevista da una fonte formale (colpa specifica) il cui scopo è rappresentato dalla prevenzione relativa alla causazione di una situazione di pericolo concernente la verificazione di uno degli eventi disastrosi del tipo di quelli minacciati in concreto. Per il riconoscimento della colpa, oltre al rilievo della prevedibilità e dell'evitabilità dell'evento pericoloso, è essenziale l'accertamento dell'esigibilità della condotta conforme alla regola cautelare da parte dell'agente. ConsumazioneI delitti colposi di pericolo contro l'incolumità pubblica di cui all'art. 450 si perfezionano, in caso di fattispecie commissive, nel momento dell'effettiva causazione di un pericolo che l'evento temuto si verifichi (Cass., IV, n. 9969/2010). Nel caso di pericolo di disastro ferroviario colposo, il reato deve ritenersi consumato con l'insorgere del pericolo, che tuttavia non deve necessariamente identificarsi con la possibilità di deragliamento, poiché il pericolo stesso deve ritenersi sussistente quando la condotta dell'agente risulti idonea, a norma dell'art. 40 e secondo i principi della causalità adeguata, a determinare il disastro e quando tale rapporto di possibile derivazione causale sia intuibile alla comune esperienza e cioè sia prevedibile dall'agente (Cass. IV, n. 1604/1972; contra, nel senso che, per l'insorgenza di un pericolo di disastro ferroviario, sia necessario il verificarsi del deragliamento del convoglio v. Cass. IV, n. 5535/1975). In caso di fattispecie omissive, il reato si consuma allo scadere del termine utile per il compimento dell'azione (coerente all'obbligo giuridico che fonda la posizione di garanzia) suscettibile di impedire la persistenza del pericolo di disastro. Forme di manifestazione
Circostanze: l’ipotesi del secondo comma L’aggravamento di pena previsto dal secondo comma dell’articolo in esame integra una circostanza aggravante consistente nella trasgressione, da parte del colpevole, a una particolare ingiunzione dell’autorità diretta alla rimozione del pericolo (Fiandaca e Musco, 535). Cooperazione colposa In un caso di pericolo di naufragio colposo, si è ritenuto che, pur spettando al solo comandante della nave la direzione della navigazione in modo esclusivo, può ravvisarsi la cooperazione, nell’insorgere del pericolo, di chi influisca direttamente sulle decisioni del comandante con consigli pressanti e coartazioni psicologiche, inducendolo a prendere decisioni in ordine alla navigazione che, se libero da qualsiasi influenza, non avrebbe prese perché avventate e tali da porre in pericolo la sicurezza del natante (Cass., IV, n. 4232/1972). Rapporti con altri reatiL'ipotesi delittuosa prevista dall'art. 450 differisce da quella di cui all'art. 449 in ragione della mancata verificazione di un evento avente le caratteristiche obiettive di un disastro; con la conseguenza che, verificatosi colposamente quest'ultimo, l'agente risponde del delitto di cui all'art. 449, là dove, in caso di verificazione di un solo pericolo di disastro, trova applicazione l'art. 450. Sulla base di tali premesse, in un caso di collisione tra due convogli ferroviari avvenuta a velocità non elevata, cui erano conseguiti danni non rilevantissimi alle cose e alle persone, si è esclusa la consumazione di un disastro, riconoscendosi la sussistenza esclusivamente del pericolo dello stesso ai fini della configurabilità del delitto di cui all'art. 450 (Cass. IV, n. 40799/2008). In accordo a questo principio, le condotte colpose integranti pericolo di crollo di una costruzione non configurano il delitto di cui all'art. 449 c.p., che richiede il verificarsi di un disastro inteso come disfacimento dell'opera. (Nella specie, la Corte ha escluso che il grave, genetico disastro statico di un edificio, tanto rilevante da determinare pericolo di collasso, configurasse la fattispecie di disastro innominato colposo) (Cass. IV, n. 18977/2009). CasisticaRisponde del delitto di pericolo di disastro ferroviario colposo e, se ne deriva la morte di persone, anche del delitto di omicidio colposo, l'aiuto macchinista che, in violazione delle prescrizioni regolamentari vincolanti per il personale di condotta delle locomotive, si allontani dalla cabina di guida senza assoluta e imprescindibile urgenza, dopo l'avvistamento del primo segnale verde, così ponendosi nella condizione di non poter cooperare con il macchinista nelle successive evenienze di guida (Cass. IV, n. 7817/1990). Profili processualiGli istituti I delitti colposi di pericolo sono reati procedibili d'ufficio e di competenza del Tribunale monocratico. Per tali reati: a) l' arresto in flagranza non è consentito; b) il fermo non è consentito; c) l'applicazione della custodia in carcere e delle altre misure cautelari personali non è consentita. BibliografiaAngioni, Il pericolo concreto come elemento della fattispecie penale. La struttura oggettiva, Milano, 1994; Ardizzone, Comune pericolo (delitti colposi), in Dig. pen., II, Torino, 1988; Battaglini, Bruno, Incolumità pubblica (delitti contro la), in Nss. D.I., VIII, Torino, 1962; Canestrari, Reato di pericolo, in Enc. giur., XXVI, Roma, 1991; De Mattei, Delitti colposi di pericolo, in Giust. pen., 1959, II, 736; Erra, Disastro ferroviario, marittimo, aviatorio, in Enc. dir., XIII, Milano, 1963; Fiandaca e Musco, Diritto penale. Parte speciale, Bologna, 2012; Pannain, Il pericolo nel disastro colposo, in Arch. pen., 1959, II, 123; Salamone, Il naufragio colposo tra diritto penale e codice della navigazione, in Dir. maritt., 2008, 89. |