Codice Penale art. 455 - Spendita e introduzione nello Stato, senza concerto, di monete falsificate.

Francesca Romana Fulvi

Spendita e introduzione nello Stato, senza concerto, di monete falsificate.

[I]. Chiunque, fuori dei casi preveduti dai due articoli precedenti, introduce nel territorio dello Stato [4 2], acquista o detiene monete contraffatte o alterate, al fine di metterle in circolazione, ovvero le spende o le mette altrimenti in circolazione, soggiace alle pene stabilite nei detti articoli, ridotte da un terzo alla metà [456, 458, 459, 463, 694]1.

competenza: Trib. monocratico (udienza prelim.)

arresto: facoltativo (in relazione all'art. 453); non consentito (in relazione all'art. 454)

fermo: non consentito

custodia cautelare in carcere: consentita (in relazione all'art. 453); non consentita (in relazione all'art. 454)

altre misure cautelari personali: consentite (in relazione all'art. 453); non consentite (in relazione all'art. 454)

procedibilità: d'ufficio

[1] Per la confisca di danaro, beni o altre utilità di non giustificata provenienza, nel caso di condanna o di applicazione della pena su richiesta, v. ora artt. 240-bis c.p., 85-bis d.P.R. 9 ottobre 1990, n. 309 e 301, comma 5-bis,d.P.R. 23 gennaio 1973, n. 43 (per la precedente disciplina, v. l'art. 12-sexies d.l. 8 giugno 1992, n. 306, conv., con modif., in l. 7 agosto 1992, n. 356).

Inquadramento

Il delitto di spendita e introduzione nello Stato, senza concerto, di monete falsificate è una delle fattispecie previste in materia di falsificazione «monetaria». Si tratta di un reato sussidiario che ricorre solo quando la condotta non configura una delle ipotesi previste agli artt. 453 e 454 e consiste nel fatto di chi introduce nel territorio dello Stato, acquista o detiene monete contraffatte o alterate, al fine di metterle in circolazione, o le spende o le mette altrimenti in circolazione. Il legislatore ha ritenuto che tale ipotesi presenta un minor disvalore rispetto alle precedenti: la pena irrogata è, infatti, quella prevista dall'art. 453 o dall'art. 454, diminuita da un terzo alla metà (Manzini, 571). Il delitto de quo, inoltre, è incluso nel catalogo dei reati dalla cui commissione può scaturire l'applicazione in capo agli enti di sanzioni pecuniarie, nonché della sanzione interdittiva per una durata non superiore ad un anno, in capo agli enti ai sensi dell'art. 25-bis commi 1 e 2 d.lgs. 8 giugno 2001, n. 231.

Bene giuridico

Cfr. sub art. 453.

Soggetti

Soggetto attivo

La spendita e introduzione nello Stato, senza concerto, di monete falsificate è un reato comune, che può essere commesso da “chiunque”.

Soggetto passivo

Cfr. sub art. 453.

Elemento oggettivo

Oggetto materiale

Cfr. sub art. 453.

Condotta

Dalla clausola di sussidiarietà collocata nell'incipit dell'art. 455 si deduce che ai fini della consumazione del reato l'agente:

1) non deve aver contraffatto o alterato le monete;

2) non deve aver acquistato, o comunque ricevuto, le monete contraffatte o alterate dal falsificatore o da un suo intermediario, ma da altro detentore;

3) non deve essere d'accordo (cioè deve mancare il «previo concerto») con il falsificatore o con un suo intermediario (altrimenti si applicherebbe l'art. 453 n. 3) e non deve essere in buona fede (altrimenti si integrerebbero gli estremi del reato di cui all'art. 457).

La giurisprudenza (Cass. S.U., 29 ottobre 1983) ha precisato che il reato di cui all'art. 455 configura una fattispecie plurima perché contempla una molteplicità i modi di violazione dello stesso precetto. Si tratta, dunque di una norma penale a più fattispecie, previste in via alternativa e non cumulativa:

a) acquistare o detenere monete contraffatte o alterate, al fine di metterle in circolazione: Cfr. sub art. 453. La messa in circolazione può realizzarsi attraverso qualsiasi attività del detentore cui consegue l’uscita dal sua ambito di custodia delle  monete contraffatte o alterate: acquisto, cambio, deposito, comodato, ricezione in pegno, ma anche l'intermediazione in uno di questi o di altri negozi (Cass. VI, 26 maggio 1980).

b) spendere o mettere altrimenti in circolazione monete contraffatte o alterate: Cfr. sub art. 453.

La norma, dunque, ricalca la struttura oggettiva di quelle di cui agli artt. 453 e 454. L'elemento differenziale che distingue la fattispecie incriminatrice (meno grave) in esame da quella (più grave) dell'art. 453, n. 3 è costituito dal «previo concerto» con il falsificatore o con un suo intermediario (Manzini, VI, 567) ovvero che la seconda, disciplinata dell'art. 453, richiede un rapporto qualsiasi, anche mediato, fra fabbricatori e spenditori di banconote false (Cass. I, n. 14819/2009). Per la nozione di «previo concerto» cfr. sub art. 453.

Secondo un orientamento dottrinario la «mancanza del concerto» non è oggetto di prova, poiché ai fini della consumazione del reato è sufficiente l'assenza della prova del rapporto diretto con il falsificatore o con un intermediario (Manzini, VI, 567). Pertanto, si applicherà la fattispecie di cui all'art. 455 in tutti quei casi nei quali non si dovesse raggiungere la prova del concorso.

Evento

Si tratta di reato di pericolo poiché ha per oggetto soltanto la possibilità della lesione giuridica (Cass. V, 27 maggio 1982).

Il falso grossolano

Cfr. sub art. 453. In particolare in riferimento al delitto di cui all’art. 455 v. Cass. V, n. 15122/2020.

Elemento psicologico

Il dolo

Il reato è punito a titolo di dolo specifico in riferimento alle condotte di importazione, acquisto e detenzione e consiste nella coscienza e la volontà di introdurre nel territorio dello Stato, di acquistare o di detenere monete, della cui contraffazione o alterazione l'agente è consapevole, al fine di metterle in circolazione; a titolo di dolo generico in relazione alle condotte di spendita o messa in circolazione e consiste nella coscienza e volontà di spendere o mettere altrimenti in circolazione monete, della cui contraffazione o alterazione l'agente è a conoscenza (Cincotta, 205; Cass. V, n. 38559/2009).

La giurisprudenza, inoltre, ha chiarito che la consapevolezza della falsità delle monete (o dei titoli equipollenti) deve sussistere nell'agente sin dal momento in cui egli accetta la moneta contraffatta o alterata (o comunque ne acquisisca il possesso) e compia tali atti al fine di metterla in circolazione (Cass. V, n. 17968/2013; Cass. V, n. 5617/2000, Cass. VI, 5 febbraio 1988) e che anche il solo dubbio sulla falsità è sufficiente ad escludere la buona fede nella ricezione (Cass. V, n. 19465/2010).

In riferimento alla prova il dolo specifico, inoltre, può essere desunto liberamente, purché logicamente, da qualsiasi elemento sintomatico, come il difetto di indicazioni, da parte dell'imputato, della provenienza delle banconote, della sussistenza di un diverso e lecito fine della detenzione (Cass. V, n. 40994/2014; Cass. V, n. 10539/2014; Cass. V, n. 32914/2011; Cass. V, n. 14659/1999).

Consumazione e tentativo

Consumazione

Il reato previsto dall'art. 455 si consuma con la detenzione al fine della messa in circolazione della banconota, senza che sia necessaria l'accettazione del prenditore (Cass. IV, n. 25500/2007). La giurisprudenza ha chiarito che mentre ai fini della consumazione del delitto di cui all'art. 455 è sufficiente la conoscenza, da parte dell'agente, della falsità delle monete al momento dell'acquisto, per l'integrazione del delitto di cui all'art. 453, n. 3,  invece, è necessario anche un consapevole rapporto tra il falsificatore (o un suo intermediario) e lo spenditore (Cass. V, n. 14819/2009). Ha, inoltre, precisato, che il reato di spendita di monete false si perfeziona non appena è posta in essere la condotta, indipendentemente dal profitto e dal danno. Pertanto, ove ne derivi all'agente un ingiusto profitto con danno patrimoniale altrui, si configura il delitto di truffa in concorso formale col falso (Cass. V , 28 ottobre 1982).

Tentativo

Cfr. subart. 453. V. anche Cass. III, n. 14002/2021.

Forme di manifestazione

Circostanze speciali

In riferimento alle fattispecie di cui all'art. 454 è prevista un'aggravante speciale ad efficacia comune. Cfr. sub art. 456. Art. 52-quater d.lgs. 24 giugno 1998, n. 213: cfr. sub art. 453.

Circostanze comuni

Cfr. sub art. 453. In particolare in riferimento al delitto di cui all'art. 455 v.  Cass. V, n. 27874/2016;Cass. S.U., 29 ottobre 1983 e Cass. V, n. 8432/2019 che escluso la sussistenza della speciale tenuità nel caso di detenzione di banconote false per un importo di 100 Euro. 

Concorso di persone

Cfr. sub art. 453.

La giurisprudenza ha chiarito che dopo aver accertato che tutti gli imputati erano consapevoli del traffico illecito, la materiale detenzione delle banconote da parte di uno di essi risulta imputabile, a titolo di concorso, anche agli altri, dovendosi intendere per detenzione qualsiasi situazione di fatto che consenta ad un soggetto di disporre, anche per mezzo di altre persone, delle monete contraffatte od alterate (Cass. V, n. 7595/1999).

Unità o pluralità di reati

L'art. 455 contempla una norma penale a più fattispecie previste in via alternativa e non cumulativa. Secondo un'impostazione dottrinaria, pertanto, se l'agente pone in essere più volte una delle azioni descritte dall'art. 455 si realizzano più violazioni di un'unica disposizione di legge alle quali, in presenza dell'unicità del disegno criminoso, è applicabile la disciplina del reato continuato. Un altro orientamento, invece, ha evidenziato che se il legislatore all'art. 453 ha ritenuto assorbite dalla falsificazione le eventuali successive condotte (per cui il falsificatore che introduce nello Stato, detiene, spende o mette altrimenti in circolazione il frutto della sua attività criminosa risponde del reato di falsificazione di monete) analogamente deve rispondere di un solo reato il soggetto che ponga in essere tali condotte senza che tra di lui ed il falsificatore intercorra alcun rapporto. Diversamente chi introduce, detiene, spende denaro falso verrebbe parificato al falsificatore che compie personalmente le stesse azioni nonostante il legislatore abbia previsto una sanzione inferiore per il minore allarme sociale che desta il semplice spacciatore rispetto a chi anche materialmente falsifica (Lattanzi, Lupo, 24).

Rapporti con altri reati

 

Falsificazione di monete, spendita e introduzione nello Stato

Le due fattispecie si distinguono non solo per l'elemento della presenza, o meno, del “previo concerto” ma anche perché ai fini della consumazione del delitto di cui all'art. 455 è sufficiente la conoscenza, da parte dell'agente, della falsità delle monete al momento dell'acquisto, mentre per l'integrazione del delitto di cui all'art. 453, n. 3 è necessario anche un consapevole rapporto tra il falsificatore (o un suo intermediario) e lo spenditore (Cass. I, n. 14819/2009; Cass. V, 24 aprile 1990; Cass. VI, 5 febbraio 1988).

Spendita di monete falsificate ricevute in buona fede

Cfr. sub art. 457.

Ricettazione

La fattispecie di cui all'art. 455 costituisce disposizione speciale rispetto all'art. 648 (Cass. II, n. 37969/2011), pertanto è escluso il concorso di reati.

Riciclaggio

Non sussiste un rapporto di specialità tra le disposizioni di cui agli artt. 455 e 648-bis poiché le norme proteggono beni giuridici diversi: la prima tutela la regolare circolazione della moneta e la credibilità degli istituti di emissione; la seconda garantisce il patrimonio e l'ordine economico (Cass. II, n. 25773/2008).

Concorso di reati

Cfr. sub art. 453.

Truffa

La Cassazione ha chiarito che quando la spendita, senza concerto, di monete false contiene anche gli elementi della truffa si verifica un'ipotesi di concorso formale di reati perché i delitti di cui agli art. 455 e 640 regolano materie diverse e tutelano beni giuridici distinti. Diversi, inoltre, sono pure gli elementi costitutivi e le strutture dei due delitti (Cass. S.U., n. 6713/1981). Di conseguenza la presentazione, per la spendita, della moneta falsa, in apparenza regolare, ben può rientrare tra gli artifici di cui all'art. 640 imponendosi per l'efficienza e la pericolosità e per l'immediatezza dei risultati.

Cause di non punibilità

Cfr. sub art. 463.

Confisca

Cfr. sub art. 466-bis. 

L'art. 5 d.lgs. n. 202/2016, modificando l'art. 12-sexies d.l. 8 giugno 1992, n. 306, conv. in l. 7 agosto 1992, n. 356, ha esteso tale ipotesi di confisca anche alla fattispecie di cui all'art. 455. Per il commento cfr. sub art. 240-bis.

Casistica

Si realizza il reato di spendita e introduzione nello Stato, senza concerto, di monete falsificate se un soggetto ha detenuto o ha ricevuto banconote contraffatte in lire italiane, non aventi più corso legale dal 28 febbraio 2002, prima del 6 dicembre 2011, epoca di «prescrizione» a favore dell'Erario dei biglietti e delle monete relativi a tale valuta ancora in circolazione (Cass. II, n. 20192/2015; Cass. V, n. 39813/2014).

Profili processuali

Gli istituti

Si tratta di reato procedibile d'ufficio, e di competenza del tribunale in composizione monocratica.

Per la spendita e introduzione nello Stato, senza concerto, di monete falsificate:

a) è prevista l'udienza preliminare, mentre l'azione penale deve essere esercitata nelle forme della citazione diretta ai sensi dell'art. 550 c.p.p. nelle ipotesi che rinviano all'art. 454;

b) non è consentito il fermo e

c) l'arresto in flagranza è facoltativo nelle ipotesi di cui all'art. 453, mentre non è consentito in riferimento a quelle di cui all'art. 454;

d) la custodia in carcere è consentita nelle ipotesi di cui all'art. 453, mentre non è consentita in riferimento a quelle di cui all'art. 454;

e) le altre misure cautelari personali sono consentite nelle ipotesi di cui all'art. 453, mentre non sono consentita in riferimento a quelle di cui all'art. 454.

L'interesse ad impugnare

Cfr. sub art. 453.

Bibliografia

Cincotta, Spendita e introduzione nello Stato, senza concerto, di monete falsificate, in Trattato di diritto penale, Parte speciale, Reati contro la fede pubblica, a cura di Ramacci, vol. X, Milano, 2013. V. anche sub art. 453.

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