Codice Penale art. 464 - Uso di valori di bollo contraffatti o alterati.Uso di valori di bollo contraffatti o alterati. [I]. Chiunque, non essendo concorso [110] nella contraffazione o nell'alterazione, fa uso di valori di bollo [459 2] contraffatti o alterati è punito con la reclusione fino a tre anni e con la multa fino a 516 euro. [II]. Se i valori sono stati ricevuti in buona fede, si applica la pena stabilita nell'articolo 457, ridotta di un terzo. competenza: Trib. monocratico arresto: non consentito fermo: non consentito custodia cautelare in carcere: non consentita altre misure cautelari personali: non consentite procedibilità: d'ufficio InquadramentoIl fatto descritto dall’art. 464 si colloca al di fuori del contesto della falsificazione e per tale motivo la dottrina ha giudicato meno pericolosa la condotta del reo e, di conseguenza, meno grave il reato. Il delitto de quo, inoltre, è incluso nel catalogo dei reati dalla cui commissione può scaturire l’applicazione in capo agli enti di sanzioni pecuniarie in forza del nuovo art. 25-bis comma 1 lett. d) e f) d.lgs. 8 giugno 2001, n. 231 (in particolare, l'art. 25-bis comma 1 lett. f) prevede per il delitto di cui all'art. 464 comma 1 la sanzione pecuniaria fino a trecento quote mentre l'art. 25-bis comma 1 lett. d) stabilisce per il delitto di cui all'art. 464 comma 2 la sanzione pecuniaria fino a duecento quote). Bene giuridicoCfr. sub artt. 453 e 459. SoggettiSoggetto attivo Si tratta di un reato comune, che può essere commesso da “chiunque”. Soggetto passivo Cfr. sub artt. 453 e 459. Elemento oggettivoOggetto materiale L'oggetto materiale è costituito dai valori di bollo, quali che essi siano ed indipendentemente dalla loro obbligatorietà (Cass. V, n. 39083/2003). Cfr. sub art. 459. Condotta In primo luogo la consumazione del reato di cui all'art. 464 presuppone che l'agente non sia concorso nella contraffazione o alterazione dei valori di bollo, perché in tale ipotesi il comportamento rientrerebbe nella fattispecie incriminatrice più grave prevista dall'art. 459. In secondo, l'uso dei valori di bollo deve concretizzarsi in un qualcosa di diverso rispetto alla condotta di messa in circolazione indicata dall'art. 459: deve essere inteso, cioè, come una disposizione dei valori di bollo al fine di trarne profitto e deve essere conforme alla normale destinazione degli stessi (ad es., la compilazione di un atto su un foglio di carta da bollo contraffatto, oppure, l'apposizione di una marca da bollo alterata: Neppi Modona, 639). Non costituisce reato, al contrario, usare i valori di bollo a scopo collezionistico od ornamentale (Cass. II, n. 7760/2010). L'art. 464 comma 2 sanziona l'ipotesi in cui l'uso dei valori di bollo contraffatti o alterati (sempre nel senso di uso conforme alla normale destinazione degli stessi come valore genuino) segua ad una precedente ricezione in buona fede. Secondo parte della dottrina si tratta di una circostanza attenuante (Manzini, 587), secondo altra parte configura un autonomo titolo di reato (Neppi Modona, 643) perché la ricezione in buona fede non rappresenta un requisito aggiuntivo o un elemento specializzante della condotta, bensì un elemento sostitutivo della dolosa consapevolezza iniziale circa le qualità dei valori di bollo, che determina i caratteri di un fatto di natura diversa. La buona fede è rilevante (per la nozione cfr. sub art. 457) se si è formata in riferimento ad un atto di ricezione appartenente al normale commercio di valori di bollo, come nel caso di acquisto presso un rivenditore autorizzato, mentre la consapevolezza deve sussistere al momento dell'uso (Cass. V, n. 21061/2006). Elemento psicologicoIl dolo Il dolo generico consiste nella coscienza e volontà di usare un falso valore di bollo in modo conforme alla sua destinazione. Secondo un orientamento è richiesta la consapevolezza della falsità dei valori di bollo al momento della ricezione (Cass. V, 17 dicembre 1982). Ciò consente di distinguere, anche dal punto di vista dell'elemento psicologico, la fattispecie incriminatrice prevista dall'art. 464 da quelle degli artt. 453 n. 4 e 455. Secondo un'altra impostazione, invece, è sufficiente che la consapevolezza della falsità sussista al momento dell'uso (Cass. II 14 ottobre 1998). Consumazione e tentativoConsumazione Il reato si consuma al momento della realizzazione della condotta di uso (Cass. V, n. 39083/2003). Tentativo Il tentativo di utilizzazione è configurabile (ad es. nel caso del soggetto sorpreso nell'atto in cui sta per utilizzare il valore di bollo falsificato: Neppi Modona, 645). Se, però, l'agente ha detenuto valori di bollo al fine di metterli in circolazione si avrà il tentativo del più grave delitto di cui all'art. 459 (Neppi Modona, 645). Forme di manifestazioneCircostanze speciali Art. 52-quater d.lgs. 24 giugno 1998, n. 213: cfr. sub art. 453. Circostanze comuni Secondo parte della dottrina l’art. 464 comma 2 non configura un autonomo titolo di reato, ma una circostanza attenuante. Rapporti con altri reatiFalsificazione dei valori di bollo, introduzione nello Stato, acquisto, detenzione o messa in circolazione La Cassazione ha precisato che l’art. 464 punisce come reato autonomo la condotta di uso di valori di bollo contraffatti o alterati, conforme alla naturale destinazione dei valori (Cass. V, n. 45158/2001; Cass. V, 12 aprile 1989). Il trasferimento ad altri di valori di bollo falsificati, configura, invece, il più grave delitto di messa in circolazione, previsto dall'art. 459 (Cass. I, 27 gennaio 1983). Pertanto in caso di detenzione di valori di bollo contraffatti o alterati, occorre accertare se sia avvenuta al fine della messa in circolazione, così come richiesto dall'art. 459. Se il soggetto, non essendo concorso nella contraffazione o nell'alterazione, abbia detenuto valori di bollo falsificati ma non al fine della messa in circolazione, e poi ne abbia fatto uso secondo la loro normale destinazione, configura l'ipotesi criminosa di cui all'art. 464 (Cass. V, n. 12888/1989). Ricettazione Cfr. Cass. V, n. 7760/2010. CasisticaIntegra la fattispecie di cui all’art. 464 l’aver detenuto e utilizzato sulla propria patente di guida una marca contraffatta (Cass. V, n. 45158/2001). Profili processualiGli istituti L'uso di valori di bollo contraffatti o alterati è reato procedibile d'ufficio, e di competenza del tribunale in composizione monocratica. Per l'uso di valori di bollo contraffatti o alterati: a) l'azione penale deve essere esercitata nelle forme della citazione diretta ai sensi dell'art. 550 c.p.p.; b) non sono consentiti il fermo e l'arresto in flagranza; c) non sono consentite l'applicazione della custodia in carcere e delle altre misure cautelari personali. L'interesse ad impugnare Cfr. sub art. 453. BibliografiaCincotta, Uso di valori di bollo contraffatti o alterati, in Trattato di diritto penale, Parte speciale, Reati contro la fede pubblica, a cura di Ramacci, vol. X, Milano, 2013; Neppi Modona, Falsità in valori di bollo e in biglietti di trasporto, in Enc. dir., Milano, 1967, XVI, 629. V. anche sub art. 453 |