Codice Penale art. 482 - Falsità materiale commessa dal privato.Falsità materiale commessa dal privato. [I]. Se alcuno dei fatti preveduti dagli articoli 476, 477 e 478 è commesso da un privato, ovvero da un pubblico ufficiale [357] fuori dell'esercizio delle sue funzioni, si applicano rispettivamente le pene stabilite nei detti articoli, ridotte di un terzo [490, 491 1]. competenza: Trib. monocratico arresto: facoltativo (in relazione agli artt. 476 e 4782) fermo: consentito (in relazione all'art. 4762) custodia cautelare in carcere: consentita (in relazione agli artt. 476 e 4782) altre misure cautelari personali: consentite (in relazione agli artt. 476 e 4782) procedibilità: d'ufficio InquadramentoL'art. 482 estende la portata incriminatrice dei reati di cui agli artt. 476, 477 e 478 c.p.: il delitto di falsità materiale commessa dal privato consiste, infatti, nel fatto del privato o del pubblico ufficiale fuori dell'esercizio delle sue funzioni che forma, in tutto o in parte, un atto falso o altera un atto vero (art. 476) o che contraffà o altera certificati o autorizzazioni amministrative, ovvero, mediante contraffazione o alterazione, fa apparire adempiute le condizioni richieste per la loro validità (art. 477) o, ancora, che supponendo esistente un atto pubblico o privato, ne simula una copia e la rilascia in forma legale, ovvero rilascia una copia di un atto pubblico o privato diversa dall'originale (art. 478). Il rinvio contenuto nell'art. 482 s'intende agli articoli richiamati nella loro interezza, ivi comprese le circostanze (Grande, 52). La giurisprudenza ritiene che la norma contempli una figura autonoma di reato e non un'ipotesi attenuata delle fattispecie incriminatrici in essa richiamate (Cass. V, 11 febbraio 1983). La disposizione, inoltre, richiama le sole ipotesi di falsità materiale: di conseguenza le condotte di falsità ideologica saranno imputabili ai privati ed ai pubblici ufficiali che operano fuori dall'esercizio delle loro funzioni solo nei casi di reità mediata, punibili attraverso il combinato disposto dell'art. 48 con le singole fattispecie che prevedono queste ultime falsità, ovvero attraverso l'art. 483 (in dottrina De Flammineis, 430). Bene giuridicoCfr. sub art. 476. SoggettiSoggetto attivo Autore del reato di falsità materiale commessa dal privato può essere il privato o il pubblico ufficiale fuori dell'esercizio delle sue funzioni. Nel primo caso la partecipazione del pubblico ufficiale ha l'effetto di mutare il titolo del reato, ai sensi dell'art. 117, determinando l'applicazione di uno degli articoli richiamati dalla disposizione (Antolisei, 2008, II, 116). Analoga conclusione vale anche nel caso in cui il pubblico ufficiale sia tratto in inganno dal privato: in questa ipotesi — secondo quanto disposto dall'art. 48 — dovrà applicarsi la fattispecie pertinente (ad es. art. 476). La norma equipara al privato il pubblico ufficiale che agisca extra moenia. La locuzione “fuori dall'esercizio delle proprie funzioni” ha suscitato qualche incertezza interpretativa: secondo l'orientamento maggioritario soggetto agente è il pubblico ufficiale che agisce in un contesto fattuale e normativo estraneo a quello pertinente alla sua competenza (Manzini, 820). Per la nozione di “esercizio delle proprie funzioni” cfr. supra art. 476. Soggetto passivo Cfr. sub art. 476. Elemento oggettivoOggetto materiale A seguito dell'espresso rinvio operato dall'art. 482 agli artt. 476, 477 e 478 sono oggetto materiale del reato: a) gli atti pubblici, tra cui quelli di fede privilegiata: cfr. sub art. 476. b) i certificati o le autorizzazioni amministrative: cfr. sub art. 477. c) le copie autentiche di atti pubblici o privati e gli attestati del contenuto di atti: cfr. sub art. 478. Condotta Le condotte sanzionate sono individuate attraverso il rinvio operato dall'art. 482 agli artt. 476, 477 e 478: a) contraffarre: cfr. sub art. 476. b) alterare: cfr. sub art. 476. c) far apparire, mediante contraffazione o alterazione, adempiute le condizioni richieste per la validità dei certificati o delle autorizzazioni amministrative: cfr. sub art. 477. d) rilasciare una copia (simulata) di un atto inesistente che, attraverso la copia, si fa apparire esistente: cfr. sub art. 478. e) rilasciare una copia difforme dall'atto originale: cfr. sub art. 478. f) rilasciare un attestato sul contenuto di un atto che non esiste, ovvero rilasciare un attestato infedele rispetto al contenuto dell'atto esistente: cfr. sub art. 478. La giurisprudenza ha osservato che il delitto contemplato dall'art. 482 costituisce un'autonoma figura di reato che si differenzia da quello previsto dall'art. 476 soltanto per la diversità del soggetto attivo del delitto (Cass. V, 30 maggio 1985). Di conseguenza la circostanza contemplata dall'art. 476 comma 2 non può essere bilanciata con la previsione di cui all'art. 482 e il giudice non deve commisurare la pena ex art. 133 sull'intervallo edittale stabilito nella fattispecie richiamata e poi ridurlo di un terzo, ma deve commisurare la pena direttamente su un intervallo edittale ridotto di un terzo, rispetto a quello proprio della fattispecie richiamata (Cass. V, 11 febbraio 1983). La dottrina si è interrogata se un privato può o meno commettere, in base al combinato disposto degli artt. 482 e 493, un falso materiale in un documento proprio del pubblico impiegato o di un incaricato di un pubblico servizio nell'esercizio delle sue attribuzioni. Secondo l'orientamento maggioritario il rinvio operato dall'art. 493 all'art. 476 comporta una relazione unidirezionale tra la norma rinviante e quella richiamata. Di conseguenza non è possibile ravvisare un collegamento indiretto tra l'art. 482 e l'art. 493. L'art. 482, inoltre, rinvia ai fatti e non agli atti, previsti dagli artt. 476, 477 e 478, per cui si deve necessariamente trattare di alterazioni compute da un privato di atti formati da un pubblico ufficiale o della formazione, da parte di un privato, di un atto, che se fosse vero, proverrebbe da un pubblico ufficiale (Cadoppi, Canestrari, Manna, Papa, 374). Il falso grossolano La giurisprudenza ha affermato l'insussistenza del reato quando le mutazioni apportate al documento genuino sono talmente evidenti e grossolane da richiamare l'attenzione di un osservatore non attento (Cass. V, 21 giugno 1983) Cfr. sub art. 476. Falso in atti invalidi o nulli Cfr. sub art. 476. Elemento psicologicoIl dolo Il reato è punito a titolo di dolo generico, consistente nella coscienza e volontà dell'immutatio veri, mentre non occorre alcun animus nocendi o decipiendi . Cfr. sub art. 476. Il delitto di falso in atto pubblico, infatti, pur se commesso dal privato ex art. 482, è un reato di pericolo e non richiede alcun dolo specifico. Di conseguenza il delitto sussiste anche quando il falso sia stato commesso con la certezza di non produrre alcun danno o di non realizzare lucri non dovuti o nell'eventuale opinione di operare lecitamente. (Cass. I, 30 gennaio 1981). Consumazione e tentativoConsumazione Cfr. sub art. 476, art. 477 e art. 478. In giurisprudenza: Cass. V, n. 47029/2011. Tentativo Cfr. sub art. 476, art. 477 e art. 478. In giurisprudenza: Cass. V, n. 214/1994. Forme di manifestazioneCircostanze speciali In merito all'applicabilità della circostanza aggravante speciale contenuta nell'art. 476 comma 2 si sono formati due orientamenti. Secondo il primo il rinvio operato dall'art. 482 deve ritenersi comprensivo anche dell'ipotesi circostanziata, che, precisamente, si realizzerebbe nel caso in cui la condotta falsificatrice abbia inciso su quella parte dell'atto che avrebbe fatto fede fino a querela di falso se l'atto stesso fosse stato redatto dal pubblico ufficiale competente (Manzini, 685). Per un'altra impostazione, invece, la fattispecie circostanziata si riferisce soltanto all'ipotesi di cui all'art. 476 perché l'inasprimento sanzionatorio consegue alla condotta che incide su un atto (o su una parte di esso) dal valore probatorio privilegiato (fino a querela di falso) e presuppone, nel contempo, il possesso attuale (e quindi l'abuso) dei poteri certificatori. In giurisprudenza: Cass. V, 11 febbraio 1983. Per ulteriori approfondimenti: cfr. sub art. 476 e art. 478. Circostanze comuni La dottrina esclude l'applicazione della circostanza aggravante comune prevista dall'art. 61, n. 9, perché si suppone che il pubblico ufficiale o l'impiegato abbia agito fuori dell'esercizio delle sue funzioni o attribuzioni, e quindi non può aver abusato dei poteri o violato doveri inerenti a funzioni o attribuzioni, che non aveva (Manzini, 668). Per ulteriori approfondimenti: cfr. sub art. 476, art. 477 e art. 478. Concorso di persone In caso di concorso nel delitto di falso tra il privato (o il pubblico ufficiale che agisca fuori dalle sue funzioni) ed il pubblico ufficiale che agisce nell'esercizio delle sue funzioni si applicheranno gli artt. 476 e ss. in combinato con l'art. 117. Rapporti con altri reatiFalsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici La giurisprudenza ha chiarito che la formazione di un atto falso apparentemente proveniente da pubblico ufficiale integra il reato di falsità materiale commessa dal privato, e non quello di falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, perché il reato di cui all'art. 476 è un reato proprio che presuppone l'effettiva qualifica di pubblico ufficiale del suo autore (Cass. V, n. 50345/2014). Concorso di reatiSostituzione di persona Cfr. sub art. 494 Truffa Cfr. Cass. II, n. 23941/2009; Cass. II, 14 novembre 1989; Cass.II, 17 gennaio 1989. Riciclaggio Cfr. Cass. II, n. 23666/2008. CasisticaIntegra il delitto di falsità materiale in atto pubblico commesso da privato (artt. 476 e 482): a) la falsificazione del libretto degli esami universitari (che contiene dichiarazioni effettuate dal docente nell'esercizio delle sue pubbliche funzioni attestanti l'esecuzione delle operazioni di esame e relativo esito) e l'atto ricognitivo degli esami, c.d. curriculum (che attesta il superamento degli esami e la corrispondenza per natura e numero a quelli prescritti al fine di consentire l'ammissione del candidato all'esame di laurea) (Cass. V, n. 2993 /1999); b) la falsificazione del modello 1/a in cui l'ufficiale postale, che riceve ed accetta un vaglia ordinario alterato nelle generalità del mittente, trascrive le generalità dello stesso e del destinatario, nonché il luogo di destinazione e l'importo del vaglia (Cass. V, n. 6520/2007); c) la falsificazione degli attestati di versamento (cosiddetti modelli F 24) rilasciati al privato dagli istituti di credito delegati per la riscossione delle imposte (Cass. V, n. 50569/2013; Cass. VI, n. 15571/2011); d) la falsificazione della carta di circolazione (Cass. V, n. 10580/1999); e) la condotta di colui che formi un falso certificato medico attestante una falsa diagnosi asseritamente caduta nella sfera conoscitiva del redigente apparente (Cass. V, n. 32446/2013);
f) la formazione di falsi atti giudiziari, ciò in quanto un atto giurisdizionale, o comunque riconducibile ad un processo, sia esso penale che civile, ben può essere lesivo della fede pubblica anche nel caso in cui non riproponga pedissequamente tutti i requisiti formali dell'atto che intende simulare (Cass. V, n. 16235/2022; Cass. V, n. 11402/2021) . Integra il delitto di falsità materiale in certificato amministrativo o autorizzazioni amministrative commesso da privato (artt. 477 e 482): a) la sostituzione nella carta di identità della propria fotografia con quella di altro soggetto, mantenendo inalterati i dati anagrafici e gli altri elementi identificativi (Cass. V, n. 9604/2011); b) la condotta di colui che modifica la targa della propria autovettura (Cass. V, n. 20799/2018); c) la contraffazione non grossolana della patente di guida rilasciata da uno Stato estero non appartenente all'Unione Europea anche quando non ricorrano le condizioni di validità del documento ai fini della conduzione di un veicolo nel territorio nazionale (Cass. S.U. n. 12064/2023) d) la falsificazione del passaporto, anche se rilasciato da autorità straniera (Cass. II, n. 46273/2011); e) l'alterazione di un ticket per il parcheggio, stante la natura certificativa ed autorizzativa di tale tagliando (Cass. V, n. 48107/2017); f) la formazione di una falsa attestazione dell'avvenuta revisione di un autoveicolo con esito positivo, anche quando la mendace indicazione è apposta sulla carta di circolazione (Cass. V, n. 46499/2014); g) la formazione di una falsa ricetta su carta intestata di un medico con prescrizione di un farmaco (nella specie contenente un principio attivo di natura stupefacente) (Cass. V, n. 13509/2015). h) la contraffazione del nulla-osta al lavoro subordinato stagionale, atteso che lo stesso consiste nell'autorizzazione rilasciata al datore di lavoro ad occupare alle proprie dipendenze lavoratori extra-comunitari, ricorrendone i presupposti specificamente enumerati dalla legge (Cass. sez. fer., n. 31143/2022). Integra il delitto di falsità materiale in copie autentiche di atti pubblici o privati e in attestati del contenuto di atti (478 e 482): a) la condotta del privato che abbia formato una fotocopia riproducente un'inesistente copia conforme di un'ordinanza di cancellazione di un sequestro conservativo, utilizzata al fine di ottenere la liberazione del bene assoggettato al vincolo reale (Cass. n. 13541/2012); b) la falsificazione del tagliando-contrassegno (c.d. bollo di circolazione) esposto nella parte anteriore del veicolo (mentre quella del tagliando-ricevuta rientra nell'ambito dell'art. 476 perché costituisce atto pubblico: Cass. V, n. 16305/1989). La giurisprudenza ha precisato che la copia fotostatica non ha di per sé valore di documento e può essere produttiva di effetti giuridici solo se autenticata o non espressamente disconosciuta (Cass. V, n. 11185/1998). Non si configura, pertanto, il reato di falsità materiale ex artt. 476 e 482 quando oggetto di alterazione è una mera riproduzione fotostatica, presentata come tale e priva di attestazione di autenticità, in quanto per sua natura sprovvista di funzione probatoria (Cass. V, n. 3273/2018). Può, però, integrare gli estremi del reato quando venga esibita facendola apparire come un documento originale, e non come riproduzione fotostatica dello stesso, in modo tale da essere idonea a trarre in inganno i terzi di buona fede (Cass. n. 7566/1999). Pertanto rientra nell'ambito di applicazione dell'art. 482 la condotta di colui che esponga sul parabrezza della propria autovettura una fotocopia del permesso rilasciatogli per l'accesso a zona con traffico limitato, in quanto la riproduzione in fotocopia di una autorizzazione amministrativa formata con modalità tali da rendere il documento confondibile con l'originale si risolve in una forma di contraffazione del documento originario (Cass. V, n. 32366/2018 in riferimento al permesso di parcheggio riservato ad invalidi), mentre non integra la condotta tipica rilevante la fotocopia predisposta senza i detti accorgimenti e avente valenza di mera documentazione della esistenza di un originale (Cass. V, n. 2297/2017; Cass. V, n. 38349/2011). In riferimento all'ipotesi di formazione di una fotocopia di un atto pubblico inesistente, utilizzata come tale dal soggetto attivo della condotta, è possibile individuare due diversi orientamenti giurisprudenziali. Secondo il primo la mera utilizzazione della fotocopia contraffatta non integra il reato di falsità materiale in assenza di determinate condizioni, ossia di requisiti di forma e sostanza tali da farla apparire come il documento originale o come la copia autentica dello stesso (Cass. V, n. 2297/2017). Per un secondo indirizzo, invece, il reato di falso è integrato dalla formazione di un atto presentato come riproduzione fotostatica di un documento in realtà inesistente, del quale si intendano viceversa attestare l'esistenza e gli effetti probatori (Cass. V, n. 4651/2017). Le due impostazioni risultano in contrasto tra di loro nel caso in cui la fotocopia di un atto inesistente non sia utilizzata facendola figurare come originale e come copia autentica dello stesso, ma venga semplicemente presentata come tale in luogo dell'originale al fine di dimostrarne, con tale sola produzione, l'esistenza. Non sussiste, invece, il contrasto nelle ipotesi in cui la falsa fotocopia, ancorchè priva di attestazione di conformità all'originale, sia presentata con l'apparenza di un documento originale, atto a trarre in inganno i terzi di buona fede (Cass. V, n. 8870/2014), ritenendosi, anche da parte del primo orientamento, che in tale eventualità il reato sia configurabile. La Cass. S.U., n. 35814/2019ha accolto la prima impostazione, stabilendo che formazione della copia di un atto inesistente non integra il reato di falsità materiale, salvo che la copia assuma l'apparenza di un atto originale. Profili processualiGli istituti Si tratta di un è reato procedibile d'ufficio e di competenza del tribunale in composizione monocratico. Per la falsità materiale commessa dal privato: a) l'azione penale deve essere esercitata nelle forme della citazione diretta ai sensi dell'art. 550 c.p.p.; b) il fermo è consentito in relazione all'ipotesi di cui all'art. 476 comma 2 e l'arresto in flagranza è facoltativo in riferimento a quelle di cui agli artt. 476 e 478 comma 2; c) l'applicazione della custodia in carcere e delle altre misure cautelari personali sono consentite in relazione alle ipotesi di cui agli artt. 476 e 478 comma 2. L'interesse ad impugnare Cfr. sub art. 476. BibliografiaDe Flammineis, Falsità materiale commessa dal privato, in Trattato di diritto penale, Parte speciale, Reati contro la fede pubblica, vol. X, Milano, 2013; V. anche sub art. 476. |