Codice Penale art. 489 - Uso di atto falso.

Francesca Romana Fulvi

Uso di atto falso.

[I]. Chiunque, senza essere concorso [110] nella falsità, fa uso di un atto falso soggiace alle pene stabilite negli articoli precedenti, ridotte di un terzo [493-bis; 1128 1 c. nav.]1.

 

 

[1] Seguiva un comma abrogato dall'art. 2, d.lgs. 15 gennaio 2016, n. 7. Il testo del comma era il seguente: «Qualora si tratti di scritture private, chi commette il fatto è punibile soltanto se ha agito al fine di procurare a sé o ad altri un vantaggio o di recare ad altri un danno». V. sub art. 485.

competenza: Trib. monocratico

arresto: facoltativo (ipotesi riferibili all'art. 4761 e 2, all'art. 4782, all'art. 479 collegato all'art. 4761 e 2, all'art. 482 collegato all'art. 4761 e 2 e all'art. 4782)

fermo: consentito (ipotesi riferibili all'art. 4761 e 2 e 479)

custodia cautelare in carcere: consentita (ipotesi riferibili agli artt. 4761 e 2, 4782, 479 collegato all'art. 4761 e 2, 482 collegato agli artt. 4761 e 2 e all'art. 4782)

altre misure cautelari personali: consentite (ipotesi riferibili agli artt. 4761 e 2, 4782, 479 collegato all'art. 4761 e 2, 482 collegato all'art. 4761 e 2 e all'art. 4782)

procedibilità: d'ufficio se si tratta di testamento olografo; a querela di parte negli altri casi

Inquadramento

Il delitto sanzionato dall' art. 489, insieme a quella successiva, chiude la trama della tutela accordata dal codice vigente alla pubblica fede documentale. Il secondo comma della norma è stato abrogato dal d.lgs. 15 gennaio 2016, n. 7 (recante «Disposizioni in materia di abrogazione di reati e introduzione di illeciti con sanzioni pecuniarie civili, a norma dell'art. 2 comma 3 l. 28 aprile 2014, n. 67») a seguito dell'eliminazione dell'art. 485 (Cass. II, n. 4951/2017) e della conseguente necessità di coordinamento tra le due disposizioni. L'art. 4 comma 4 lett. d) del d.lgs. n. 7/2016 ha, inoltre, previsto che realizza un illecito civile punito con una sanzione pecuniaria civile da euro duecento a euro dodicimila chi, senza essere concorso nella falsità, facendo uso di una scrittura privata falsa, arreca ad altri un danno.

Bene giuridico

Cfr. sub art. 476.

La fattispecie tutela la pubblica fede documentale, violata, in questo caso, non attraverso la falsificazione del documento stesso, bensì attraverso l'uso che se ne faccia successivamente alla falsificazione (Catelani, 1989, 318).

Soggetti

Soggetto attivo

L'uso di atto falso è un reato comune, che può essere commesso da “chiunque” non debba rispondere a titolo di concorso per la falsificazione del documento. Ai fini dell'integrazione del delitto de quo è necessario che l'agente non abbia concorso nella falsità nemmeno a titolo di concorso morale  ovvero che non si tratti di concorso punibile (Cass. V, n. 42907/2014). Pertanto se il soggetto ha agito d'accordo con il falsario prima che la falsificazione sia avvenuta (si pensi al caso di colui che commissiona ad altri la realizzazione di un passaporto falso e poi lo usa) risponde del reato di falso in concorso con il falsario e non di quello contemplato all'art. 489. L'agente che, invece, senza intesa precedente alla falsificazione, acquista dal falsario un documento falso e, poi, lo usa realizza la fattispecie di cui all'art. 489. Secondo la Cassazione il reato sussiste anche qualora la falsificazione non sia punibile perché commessa all'estero, difettando la condizione di procedibilità della richiesta del Ministro della giustizia ai sensi dell'art. 10, e tuttavia l'agente abbia fatto uso dell'atto nello Stato (Cass. V, n. 41666/2014). Per la Suprema Corte non rileva la punibilità del reato presupposto, specialmente ove difetti una condizione di procedibilità che non tocca il disvalore dell'offesa.

La giurisprudenza ha asserito che anche l'autore della falsificazione dovrebbe rispondere del reato di cui all'art. 489 tutte le volte in cui il reato di falso è venuto meno (per esempio, per prescrizione o per amnistia o a seguito dell'estinzione del reato Cass. V, n. 21651/2004) o non è comunque punibile per altra causa e l'autore o il concorrente nella falsificazione persiste nel far uso dell'atto falso.

Soggetto attivo del reato può anche essere un pubblico ufficiale o un incaricato di un pubblico servizio e in tal caso occorre verificare, caso per caso, se sussistono le condizioni per l'applicabilità dell'aggravante prevista dall'art. 61, n. 9.

Soggetto passivo

Cfr. sub art. 476.

Elemento oggettivo

Oggetto materiale

Oggetto materiale del reato di cui all'art. 489 può essere qualsiasi documento pubblico già falsificato, anche quando tale falsità derivi dall'abuso di foglio firmato in bianco, in forza del richiamo operato dall'art. 489 alle disposizioni contenute “negli articoli precedenti” (De Marsico, 1967, 594), mentre oggetto materiale dell'illecito civile di cui 4 comma 4 lett. d) del d.lgs. n. 7/2016 sono le scritture private.

Per la nozione di atto pubblico cfr. sub art. 476.

Per la nozione di scrittura privata cfr. sub art. 485. Ai sensi dell'art. 4 comma 6 d.lgs. n. 7/2016 sono espressamente ricompresi nella nozione di scrittura privata gli atti originali e le copie autentiche di essi, quando a norma di legge tengono luogo degli originali mancanti mentre l'art. 4 comma 5 chiarisce che le falsità possono avere ad oggetto anche documenti informatici privati aventi efficacia probatoria.

Per la nozione di foglio firmato in bianco cfr. sub art. 487.

In giurisprudenza si discute se la copia di un atto o di un contrassegno che costituisce l'attestazione di un atto possa assumere il carattere di documento e se l'uso dello stesso possa integrare il reato di cui all'art. 489. Secondo un orientamento, la condotta del soggetto che esponga sull'auto — in una zona a traffico limitato — la falsa copia del permesso di parcheggio per gli invalidi configura il reato di uso in atto falso perché la riproduzione di un documento originale integra il reato di falsità materiale quando si presenta non come tale, ma con l'apparenza di un documento originale, atto a trarre in inganno (Cass. V, n. 27915/2009; Cass. V, n. 10391/2006). Si è, però, precisato che il reato non sussiste per mancanza del dolo quando si tratta di fotocopia che è stata realizzata in bianco e nero, perché in questo caso non può simulare l'originale, essendo evidente la sua natura di riproduzione fotostatica (Cass. V, n. 22578/2010).

Condotta

Presupposto del delitto è l'avvenuta consumazione di un reato di falso al quale l'agente non ha partecipato. La mancanza del concorso nella falsità rappresenta una «condizione negativa»: è necessario che l'agente abbia mantenuto, rispetto ad una delle ipotesi previste dagli articoli precedenti, una completa estraneità.

L'uso consiste in qualsiasi utilizzazione giuridicamente rilevante del documento che sia diretta al conseguimento dello scopo per il quale la falsificazione sia stata operata o che, in qualsiasi modo, incida, attraverso il mutamento della realtà documentale, sull'affidamento che il terzo faccia su questa realtà (Cass. II, 6 febbraio 1979). La nozione di uso comprende qualsiasi modo di avvalersi del falso documento per uno scopo conforme alla natura dell'atto (Cass. V, 30740/2019).

Secondo una parte della dottrina è rilevante l'uso sostenuto da scopi che, pur avendo natura semplicemente morale, sono potenzialmente produttivi di effetti giuridici, e non solo quello diretto a scopi di prova giudiziale o extragiudiziale (De Marsico, 1967, 594).

La condotta dell'agente, inoltre, si realizza solo in forma attiva e può consistere nella mera esibizione del documento falso (Cass. V, n. 21231/2001; Cass. V, n. 12640/2001), non rilevando il significato che il soggetto intenda attribuire all’atto in esso contenuto. Secondo parte della dottrina l'uso punibile del documento può concretizzarsi senza la materiale esibizione dello scritto falso, quando, ad esempio, il possessore di una falsa cambiale ne trascriva il tenore in un atto di precetto. Ai fini della consumazione del reato, infatti, non è richiesto che l'agente sia in possesso del documento falso, che può essere anche detenuto da un terzo. L'uso del documento, però, deve essere effettivo, per cui non è sufficiente la semplice affermazione di possedere il documento o il vantare pretese in base al medesimo, l'allusione orale o scritta ai contenuti di quanto in esso rappresentato, l'offerta o la minaccia di esibirlo.

Elemento psicologico

Il dolo

Il reato è punito a titolo di dolo generico consistente nella rappresentazione e nella volontà di far uso di un documento pubblico falso.

L'illecito civile di cui 4 comma 4 lett. d) del d.lgs. n. 7/2016 è integrato, ai sensi dell'art. 3 del d.lgs. n. 7/2016, solo se doloso. Nello specifico il dolo deve consistere non solo nella coscienza e nella volontà di far uso di un atto falso, ma anche nella consapevolezza che l'intera attività criminosa è tesa ad arrecare un danno.

La giurisprudenza ha chiarito che il reato non si configura, per mancanza del dolo generico, se la fotocopia non è idonea a simulare l'originale, palesando chiaramente la sua natura di riproduzione fotostatica (Cass. V, n. 22578/2010).

Consumazione e tentativo

Consumazione

Il delitto si consuma con l'uso, senza che occorre il verificarsi di nessun altro evento e a prescindere dagli effetti di tale utilizzazione, che possono anche protrarsi nel tempo. Un nuovo impiego dell'atto falso consuma un altro distinto delitto. Si tratta, infatti, di un reato istantaneo e non permanente, in quanto la sua consumazione si esaurisce con l'uso, mentre la protrazione nel tempo degli effetti da questo prodotti rappresenta il risultato dell'azione criminosa (Cass. V, n. 38438/2015).

Tentativo

Secondo una parte della dottrina, il tentativo non è configurabile perché gli atti idonei e univocamente diretti ad utilizzare un documento falso realizzino già l'uso (De Marsico, 1967, 594). Altra parte, invece, ammette il tentativo, portando, come esempio pratico, l'invio del documento falso per posta. Il delitto dovrebbe consumarsi, in questo caso, nel luogo e nel momento in cui la scrittura perviene al destinatario e, se il plico non lo raggiunga per qualsiasi motivo, dovrebbe riconoscersi comunque l'esistenza del tentativo (Catelani, 1989, 43).

Forme di manifestazione

Concorso di persone

L'art. 7 d.lgs. n. 7/2016 prevede espressamente che ogni concorrente soggiace alla sanzione pecuniaria civile stabilita per il fatto commesso.

Rapporti con altri reati

L'uso di carta di credito o di altro documento falsificato che abiliti al prelievo di denaro contante o all'acquisto di beni o alla prestazione di servizi integra ormai la distinta e più grave ipotesi criminosa prevista dall'art. 12 del d.l. 3 maggio 1991, n. 143, conv. in l. 5 luglio 1991, n. 197.

Indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato

La giurisprudenza ha escluso il concorso di reati nell'ipotesi di uso di atto falso realizzato per ottenere finanziamenti pubblici, ovvero contributi anche di tipo assistenziale: il delitto di cui all'art. 489, infatti, si ritiene assorbito in quello di indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato, dal momento che l'utilizzo di documenti falsi o attestanti cose non vere viene espressamente richiamato dall'art. 316 ter come specifica modalità di condotta integratrice del reato de quo (Cass. S.U., n. 16568/2007).

Falsità materiale commessa dal privato in certificati o autorizzazioni amministrative

Integra il reato di cui agli artt. 477, 482  e non quello di uso di atto falso (art. 489), la condotta di colui che espone all'interno della propria autovettura una riproduzione fotostatica a colori di un contrassegno con autorizzazione per invalidi al parcheggio di autoveicoli (Cass. n. 47079/2014).

Concorso di reati

Contraffazione delle impronte di una pubblica autenticazione o certificazione

Nel caso in cui taluno faccia uso di un documento falsificato recante un'impronta contraffatta, non si ha concorso di reati, ma si configura solo il reato di cui all'art. 489. Il delitto di cui all'art. 469 prevede come punibile la condotta di chi fa uso della cosa recante l'impronta contraffatta, definendo una condotta del tutto sovrapponibile a quella prevista dall'altra disposizione (Cass. V, n. 42649/2004).

Possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi

Cfr. sub art. 497 bis.

Furto aggravato

Cfr. Cass. II, 7 dicembre 1989.

Truffa

Cfr. Cass. S.U., n. 16568/2007.

Casistica

La giurisprudenza ha stabilito che integrano gli estremi delle fattispecie di cui all'art. 489:

a) la condotta del cittadino straniero che esibisca agli organi di polizia, in occasione di controlli effettuati in Italia, il passaporto falsificato nella data di scadenza e nel codice di sicurezza, (Cass. V, n. 65/2005);

b) l'utilizzo, mediante presentazione ai funzionari del competente dipartimento trasporti, di documenti stranieri contraffatti per ottenere l'immatricolazione in Italia di veicoli i cui dati di iscrizione erano falsi (Cass. V, n. 25881/2004).

c) la mera esibizione dell'atto falso, come nel caso di chi abbia esibito nel corso di un controllo di polizia o un permesso internazionale di guida contraffatto (Cass. V, n. 4647/2014), o un falso libretto di circolazione e una falsa procura speciale (Cass. II, n. 51414/2013).

d) la condotta di colui il quale presenti all'ufficio stranieri della questura una ricevuta di vaglia postale telegrafico internazionale alterato (Cass. V, n. 6520/2007).

e) l’esposizione sulla propria autovettura della riproduzione fotostatica di un "permesso di parcheggio riservato ad invalidi" interamente contraffatto, ove tale documento abbia l'apparenza e sia utilizzato come l'originale (Cass. V, n. 836/2020).

Profili processuali

Gli istituti

L'uso di atto falso è reato procedibile d'ufficio se si tratta di testamento olografo, a querela di parte negli altri casi e di competenza del tribunale in composizione monocratica.

Per l'uso di atto falso:

a) il fermo è consentito in relazione alle ipotesi di cui all'art. 476 commi 1 e 2 e 479 e l'arresto in flagranza è facoltativo in riferimento alle ipotesi di cui all'art. 476 comma 1 e 2, all'art. 478 comma 2, all'art. 479 collegato all'art. 476 commi 1 e 2, all'art. 482 collegato all'art. 476 commi 1 e 2 e all'art. 478 comma

b) sono consentite l'applicazione della custodia in carcere e delle altre misure cautelari personali in relazione alle ipotesi di cui agli artt. 476 commi 1 e 2, 478 comma 2, 479 collegato all'art. 476 commi 1 e 2, 482 collegato agli artt. 476 commi 1 e 2 e all'art. 478 comma 2.

L'interesse ad impugnare

Cfr. sub art. 476.

Bibliografia

Borgogno, Uso di atto falso, in Trattato di diritto penale, Parte speciale, Reati contro la fede pubblica, a cura di Ramacci, vol. X, Milano, 2013. V. anche sub art. 476.

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