Codice Penale art. 491 - Falsità in testamento olografo, cambiale o titoli di credito (1).

Francesca Romana Fulvi

Falsità in testamento olografo, cambiale o titoli di credito (1).

[I]. Se alcuna delle falsità prevedute dagli articoli precedenti riguarda un testamento olografo, ovvero una cambiale o un altro titolo di credito trasmissibile per girata o al portatore e il fatto è commesso al fine di recare a sé o ad altri un vantaggio o di recare ad altri un danno, si applicano le pene rispettivamente stabilite nella prima parte dell'articolo 476 e nell'articolo 482.

[II]. Nel caso di contraffazione o alterazione degli atti di cui al primo comma, chi ne fa uso, senza essere concorso nella falsità, soggiace alla pena stabilita nell'articolo 489 per l'uso di atto pubblico falso

(1) Articolo sostituito dall'art. 2 d.lg. 15 gennaio 2016, n. 7. Il testo recitava: «Documenti equiparati agli atti pubblici agli effetti della pena. [I]. Se alcuna delle falsità prevedute dagli articoli precedenti riguarda un testamento olografo, ovvero una cambiale o un altro titolo di credito trasmissibile per girata o al portatore, in luogo della pena stabilita per la falsità in scrittura privata nell'articolo 485, si applicano le pene rispettivamente stabilite nella prima parte dell'articolo 476 e nell'articolo 482. [II]. Nel caso di contraffazione o alterazione di alcuno degli atti suddetti, chi ne fa uso, senza essere concorso nella falsità, soggiace alla pena stabilita nell'articolo 489 per l'uso di atto pubblico falso».

Inquadramento

L'art. 491 è stato recentemente oggetto di modifica ad opera dell'art. 2 comma 1 lett. d) d.lgs. 15 gennaio 2016, n. 7 recante «Disposizioni in materia di abrogazione di reati e introduzione di illeciti con sanzioni pecuniarie civili, a norma dell'art. 2 comma 3 l. 28 aprile 2014, n. 67», che ha riformulato la rubrica (nel testo previgente era indicata come «Documenti equiparati agli atti pubblici agli effetti della pena») e ha eliminato il riferimento all'art. 485 contenuto al primo comma a seguito dell'abrogazione del reato di falsità in scrittura privata. La falsità in testamento olografo, cambiale o titoli di credito consiste nel fatto o di chi commette una delle falsità previste nel capo III “della falsità in atti” avente ad oggetto un testamento olografo, ovvero una cambiale o un altro titolo di credito trasmissibile per girata o al portatore al fine di recare a sé o ad altri un vantaggio o di recare ad altri un danno (Cass. V, n. 25948/2017) oppure di chi, nel caso di contraffazione o alterazione di uno dei predetti atti, ne fa uso, senza essere concorso nella falsità. Nel primo caso si applicano le pene stabilite nella prima parte dell'articolo 476 e dell'articolo 482, mentre nel secondo quella comminata nell'articolo 489 per l'uso di atto pubblico falso. La ratio della norma è quella di rafforzare il trattamento sanzionatorio previsto per la contraffazione o alterazione delle specifiche tipologie di scritture private indicate nell'articolo, in relazione alla maggiore forza probatoria che le caratterizza e dei pericoli di falsificazione che conseguono al loro particolare regime giuridico.

Bene giuridico

Cfr. sub art. 476. La giurisprudenza ha osservato che l'interesse tutelato è sia la pubblica fede sia il patrimonio della persona offesa. In alcune pronunce ha individuato il bene giuridico protetto dai reati di falso aventi ad oggetto titoli di credito, trasmissibili per girata o al portatore, nell'affidamento dei terzi sugli elementi apparenti dei titoli stessi, in considerazione del fatto che la loro irregolare circolazione può ledere diritti di soggetti diversi dagli originali negoziatori.

Qualificazione giuridica

In dottrina si è discusso se la norma prevedesse un autonomo titolo di reato o una circostanza aggravante. Il problema, in particolare, si era posto a seguito alla riforma operata dalla l. 7 giugno 1974, n. 220, che ha esteso l'ambito del giudizio di comparazione previsto dall'art. 69 anche alle circostanze che determinano l'aumento della pena edittale in modo autonomo.

L'orientamento maggioritario riteneva che si tratta di una circostanza aggravante del tipo di quelle per le quali la legge determina in modo indipendente la misura della pena (Antolisei, 2008, II; 108 Catelani, 1989, 326; Cass. V, n. 23613/2012). Ai fini della configurabilità del reato, infatti, era necessario che fossero ravvisabili tutti i requisiti oggettivi e soggettivi richiesti dall'art. 485: l'elemento che caratterizzava, infatti, l'ipotesi di cui all'art. 491 rispetto a quella di cui all'art. 485 era l'oggetto materiale e, in quanto tale, non influiva in alcun modo sulla struttura tipica del reato.

A seguito delle modifiche introdotte dal d.lgs. n. 7/2016 tali argomentazioni non sono più valide: da un lato, infatti, con l'abrogazione dell'art. 485 i delitti di cui all'art. 491 non ne costituiscono più ipotesi speciale; dall'altro l'art. 493 bis riformulato prevede espressamente che il delitto di cui all'art. 491 è punibile a querela della persona offesa. Dal nuovo titolo della rubrica è, inoltre, possibile evincere che il contenuto precettivo della norma è destinato a disciplinare, non tanto l'estensione della pena prevista dagli artt. 476, 482 e 489, ad alcune categorie di documenti privati equiparati agli atti pubblici (come in passato), quanto, piuttosto, ex novo l'attività di falsificazione ovvero di utilizzazione dei suddetti documenti, frutto di falsificazione (testamento olografo, cambiale, titoli di credito) (Cass. S.U., n. 40256/2018; Cass. V, n. 26812/2016).

Elemento oggettivo

 

Oggetto materiale

I documenti oggetto della tutela rafforzata sono il testamento olografo, la cambiale o un altro titolo di credito trasmissibile per girata o al portatore.

Il testamento olografo è l'atto di ultima volontà scritto per intero, datato e sottoscritto per mano del testatore, con il quale taluno dispone in tutto o in parte dei propri beni (art. 602 c.c.). Il legislatore ha equiparato quod penam la falsificazione del testamento olografo a quella di un atto pubblico, in ragione della sua ampia diffusione e della sua importanza. Secondo la Cassazione l'art. 491 non si applica anche ai testamenti segreti che valgono come olografi ai sensi dell'art. 607 c.c. perché il testamento segreto per atto di notaio deve essere considerato alla stregua di un atto pubblico. La Suprema Corte ha, altresì, precisato che ai fini della configurabilità del reato di falso in testamento olografo, è irrilevante che questo presenti profili di annullabilità o di nullità ai sensi della disciplina civilistica (Cass. V, n. 27520/2004; Cass. V, 24 gennaio 1989) e che è illegittima la declaratoria di falsità di un testamento olografo recante parti aggiunte ictu oculi individuabili, in quanto la falsità deve essere dichiarata in parte qua, tranne nell'ipotesi in cui le predette aggiunte stravolgano il senso ed il valore del documento tanto da non poter ricostruire l'originaria volontà dello scrivente, e, di conseguenza, la falsità investa l'intero documento (Cass. V, n. 51709/2014).

La nozione di “cambiale” è intesa in senso ampio ed è comprensiva del riferimento al vaglia cambiario (o pagherò), alla cambiale tratta, alla cambiale agraria e al duplicato del titolo. Il titolo può essere completo o incompleto, purché contenga la firma dell'emittente o del traente (Cass. V, 7 novembre 1979; Cass. II, 12 febbraio 1979). La ratio della tutela predisposta per la cambiale e per gli altri titoli di credito risiede nell'elevato numero dei soggetti terzi la cui buona fede può essere messa in potenziale pericolo dalla circolazione del documento.

Il reato si realizza in caso di mancanza o insufficienza del bollo, perché ciò influisce sulla esecutività della cambiale, non sulla sua validità. Non si consuma, invece, con la prescrizione dell'azione cambiaria diretta, che si verifica dopo tre anni dalla scadenza, perché in questa ipotesi la cambiale perde la sua particolare natura ed efficacia, riacquistando valore di semplice scrittura privata, e non più assoggettabile al trattamento sanzionatorio aggravato previsto dall'art. 491.

Per “altro titolo di credito trasmissibile per girata o al portatore” s'intende l'assegno bancario, l'assegno circolare (v. dopo), l'assegno turistico (traveller's cheque), l'assegno estero (in quanto possa circolare in Italia). Rientra nell'ambito di applicazione dell'art. 491: l'assegno privo dell'indicazione della data, del luogo di emissione, dell'importo in lettere e del nome del prenditore, perché la sussistenza dell'ipotesi aggravata di cui all'art. 491 non è subordinata alle condizioni di validità dell'assegno sotto il profilo civilistico; l'assegno bancario postdatato, sia perché anche quest'ultimo trasmissibile mediante girata, sia perché la data di emissione, anche se postdatata e, quindi, ideologicamente falsa, ha giuridica rilevanza, poiché da essa decorre il termine per la presentazione al pagamento da parte del portatore (Cass. V, 7 ottobre 1981).

In dottrina, infine, sono stati considerati titoli di credito oggetto della particolare tutela espressa dall'art. 491 i libretti di risparmio al portatore, i libretti di deposito bancario al portatore, i vaglia postali, i certificati di deposito al portatore, e le azioni ed obbligazioni al portatore emesse da società commerciali (Borgogno, 602).

I titoli di credito trasmissibili per girata sono equiparati agli atti pubblici dalla legge in virtù della loro destinazione alla circolazione. Quando quest'ultima viene soppressa fin dall'origine attraverso l'apposizione di una specifica clausola viene meno la ragione che giustifica una loro tutela penale rinforzata. Pertanto, prima del d.lgs. n. 7 del 2016, la falsità in assegno bancario o assegno circolare munito della clausola di non trasferibilità era punibile ai sensi dell'art. 485 (e non ai sensi dell'art. 491). A seguito, poi, dell'eliminazione dell'art. 485 la giurisprudenza ha evidenziato che tale reato è stato depenalizzato (Cass. V, n. 11999/2017, Cass. V, n. 32972/2017).Recentemente, però, si è formato un orientamento giurisprudenziale secondo il quale con l'abrogazione dell'art. 485 e la riformulazione dell'art. 491 ad opera del d.lgs. n. 7/2016, la condotta di falsificazione di assegno bancario, anche se dotato di clausola di non trasferibilità, è penalmente rilevante in quanto il titolo è comunque girabile per l'incasso (cd. girata impropria), momento nel quale è ancora possibile esercitare la sua funzione dissimulatoria almeno nei confronti dell'impiegato della banca e dell'istituto da questi rappresentato (Cass. II, n. 36670/2017). Tale indirizzo, inoltre, riporta ulteriori argomentazioni a sostegno di tale interpretazione: in primo luogo il testo novellato dell'art. 491 non opera alcuna distinzione tra un tipo di girata ed un'altra; in secondo non è possibile rintracciare nei lavori preparatori del d.lgs. n. 7/2016 una volontà normativa di depenalizzare per le vie di fatto la maggior parte dei più gravi falsi in assegni; da ultimo, poiché ai sensi dell'art. 49, comma 5, d.lgs. 21 novembre 2007, n. 231 tutti gli assegni per un importo superiore ad Euro 1000 devono obbligatoriamente essere dotati di clausola di non trasferibilità, l'accoglimento dell'opposta tesi comporterebbe un esito irragionevole: la falsificazione di un titolo di credito di importo inferiore a mille Euro, non dotato di clausola di non trasferibilità, sarebbe un fatto ancora penalmente perseguibile ai sensi del nuovo art. 491, mentre non lo sarebbe la stessa falsificazione apposta su un assegno di importo maggiore e, per questo, espressione di un maggior disvalore della condotta e di possibili maggiori effetti dannosi sulla vittima.

Sulla questione sono intervenute le S.U. le quali hanno accolto il primo indirizzo secondo il quale il  reato di falsità commessa su un assegno bancario munito della clausola di non trasferibilità è stato depenalizzato e configura unicamente l'illecito civile che riproduce il disposto dell'abrogato art. 485. Costituisce, infatti, elemento essenziale del reato di cui all'art. 491 la libera trasferibilità in proprietà del titolo mediante semplice trasmissione del possesso dello stesso o apposizione di girata sull'assegno; di conseguenza, la clausola che limita la circolazione del titolo esclude la rilevanza penale del fatto perché anche nell'attuale assetto normativo tale clausola modifica "in concreto" il regime della circolazione del titolo, facendo, di conseguenza, venire meno la maggiore esposizione al pericolo della falsificazione che giustifica la più rigorosa tutela penale. Secondo la Corte ai fini della tutela penale il legislatore ha preso in considerazione la libera e corretta circolazione del diritto cartolare tra il pubblico e non il (limitato) "transito" del titolo tra istituti di credito o forme irregolari di circolazione di assegni non trasferibili che, a norma del  r.d. n. 1736/1933, possono essere validamente incassati soltanto da soggetti determinati (Cass. S.U., n. 40256/2018).

La giurisprudenza ha, inoltre, precisato che:

1) le azioni nominative e i relativi certificati delle società per azioni, trasmissibili per girata, non costituiscono titoli di credito nel senso inteso dalla legge penale e, pertanto, le falsità materiali commesse su tali titoli rientravano nelle ipotesi di falsità in scrittura privata;

2) i buoni postali fruttiferi non sono titoli di credito trasmissibili per girata, ma meri titoli di legittimazione (Cass. S.U., n. 13979/2007). Di conseguenza devono essere qualificati come scritture private e una loro eventuale falsificazione rientra nell’ambito di applicazione dell’art. 485 ed è stata depenalizzata dal d.lgs. n. 7/2016 (Cass. II, n. 20437/2018);

3) la condotta di falsificazione di un assegno circolare non è più sanzionata penalmente, ma integra un mero illecito civile, poiché il predetto assegno è per sua natura non trasferibile (Cass. II, n. 29567/2019).La ricettazione di un assegno bancario con clausola di non trasferibilità oggetto di falsificazione conserva, però, rilevanza penale anche dopo la depenalizzazione (Cass. II, n. 32775/2021);

4) la contraffazione o alterazione di certificati di deposito bancario a scadenza vincolata, emessi dagli istituti bancari ai sensi dell’art. 12, comma 6, d.lgs. 1 settembre 1993, n. 385, integra il delitto in esame, trattandosi di titoli trasferibili (Cass. V, n. 39046/2019).

Condotta

I documenti indicati nell'art. 491 conservano i caratteri intrinseci della scrittura privata agli effetti dell'integrazione degli elementi costitutivi del reato (Antolisei, 2008, 108).

In merito al testamento olografo la giurisprudenza ha ribadito che l'art. 491 si applica nei casi di contraffazione integrale o di alterazione (Cass. V, n. 23613/2012) e ha, altresì, specificato che sussiste il delitto di falso materiale in testamento olografo quando un documento sembra apparentemente scritto di proprio pugno dal testatore, ma in realtà è redatto con l'aiuto materiale di altro soggetto che gli guida la mano, in quanto, in tal caso, il documento non è interamente formato, come prescritto dalla legge, dal de cuius e, quindi, non è olografo (Cass. V, n. 51709/2014). Il reato di falsità in testamento olografo si realizza con la pubblicazione del testamento eseguita dal notaio depositario ex art. 620 c.c. (Cass. V, n. 37238/2010).

Per quanto riguarda la cambiale la falsità può realizzarsi mediante la contraffazione della firma dell'emittente, dei giranti o dell'avallante, ovvero attraverso l'alterazione di una qualsiasi parte del titolo. Il reato si configura nel caso in cui la cambiale sia sottoscritta con il nome e per conto di un terzo (in questa ipotesi non è necessaria l'imitazione del vero nel senso materiale dell'espressione, poiché il delitto si consuma anche quando il falsario ha scritto con la propria grafia il nome altrui) o in quello in cui su di essa venga apposta la sottoscrizione di una persona inesistente (Borgogno, 598).

Si realizza, invece, l'uso della cambiale nel momento in cui il soggetto agente adopera per la prima volta il titolo: ad esempio, nel momento in cui essa venga presentata in banca per lo sconto (Cass. V, 22 settembre 1989), ovvero sia posta a base di un'azione giudiziaria (Cass. V, 9 novembre 1979), ovvero venga comunque utilizzata o data in garanzia. Non è sufficiente tuttavia la semplice affermazione di una pretesa giuridica fondata sul titolo o la minaccia di far uso del medesimo, ma è necessario che il documento venga esibito, sia pure a scopo puramente ricognitivo. La consegna della cambiale contraffatta dall'esecutore materiale del falso al correo non integra l'uso penalmente rilevante della cambiale, dato che la scrittura non può ancora considerarsi uscita dalla sfera degli agenti (Borgogno, 2013, 598). Il delitto di falso materiale in cambiale si consuma nel momento in cui si fa, per la prima volta, uso del titolo, cioè quando esso esce dalla sfera di disponibilità dell'agente, producendo i suoi effetti giuridici all'esterno nei confronti dei terzi (Cass. V, n. 3925/2002).

L'alterazione dell'assegno, per essere giuridicamente rilevante, non deve riguardare necessariamente gli elementi costitutivi dell'assegno bancario indicati dall'art. 1, r.d. 21 dicembre 1933, n. 1736, ma può riferirsi anche ad elementi non essenziali che, per disposizione di legge o per pratica degli affari, servano ad identificare con precisione l'oggetto e i soggetti del negozio stipulato e a rendere più facile l'uso del documento. È soltanto necessario che l'alterazione, qualunque parte del documento interessi, sia idonea ad ingannare i terzi.

Elemento psicologico

 

Il dolo

La fattispecie del primo comma è punita a titolo di dolo specifico, perchè è necessaria la sussistenza del fine ulteriore di recare a sé o ad altri un vantaggio o ad altri un danno (Cass. V, n. 25948/2017), mentre quella di cui al secondo comma a titolo di dolo generico.

Consumazione e tentativo

 

Consumazione

Per la fattispecie di cui al primo comma cfr. sub art. 476, per quella di cui al secondo comma cfr. sub art. 489. Secondo la giurisprudenza il reato di cui al secondo comma dell’art. 491 si consuma nel momento in cui, per la prima volta, si fa uso del titolo di credito, ossia quando esso esce dalla sfera di disponibilità dell'agente, producendo i suoi effetti giuridici nei confronti dei terzi (Cass. V, n. 40913/2010).

Tentativo

Secondo un orientamento giurisprudenziale risalente il delitto di cui al primo comma è reato di pericolo che ha per oggetto la mera possibilità della lesione giuridica dell'oggetto della tutela penale, per cui non è configurabile l'ipotesi del tentativo (Cass. V, 22 dicembre 1987). Cfr. sub art. 476 e 489.

Concorso di reati

Sussiste un concorso formale tra il reato di falsità in titoli di credito e quello di ricettazione degli stessi, perchè tutelano beni giuridici diversi e non vi è tra le due fattispecie alcun rapporto di continenza (e non si pone un problema di alternatività o specialità tra i due reati) (Cass. II, n. 36911/2011).

Casistica

Integra la fattispecie aggravata prevista dall'art. 491: a) la sottoscrizione della cambiale con il nome e per conto di un terzo ovvero la correzione arbitraria della data di scadenza di un vaglia cambiario; b) la contraffazione della data di emissione di un assegno bancario operata dal prenditore del titolo al fine di ottenere in anticipo la valuta; c) la sottoscrizione dell'assegno con il nome di una persona immaginaria e la modifica della data di emissione, poiché per effetto di quest'ultima alterazione, il titolo viene ad esprimere un fatto diverso da quello che esprimeva nel suo tenore originario.

Profili processuali

Istituti

Cfr. sub artt. 476,482489 c.p.

 

 

 

 

Perseguibilità a querela

A seguito della riformulazione dell'art. 493 bis operata dal d.lgs. n. 7/2016, n. 7 i falsi puniti ai sensi dell'art. 491 sono perseguibili a querela di parte, con l'unica eccezione del testamento olografo, per il quale è espressamente prevista al secondo comma la procedibilità di ufficio. Agli effetti dell'art. 493 bis, per persona offesa deve intendersi il soggetto al quale avrebbe potuto essere attribuita la paternità dell'atto falsificato ovvero il soggetto che, comunque, dall'uso dell'assegno falsificato avrebbe potuto ricevere un danno al momento della sua presentazione all'incasso o subire una pregiudiziale ripercussione anche di carattere non patrimoniale (Cass. V, n. 5589/2014). La giurisprudenza ha affermato che: a) la firma apocrifa apposta in calce ad un assegno bancario di conto corrente offende non soltanto il titolare del conto corrente, ma anche il prenditore poiché anche quest'ultimo è titolare di un interesse patrimoniale protetto dalla norma incriminatrice (unitamente alla tutela della fede pubblica), (Cass. II, n. 26493/2007); b) la querela può essere presentata sia da parte del titolare del conto corrente, sia da parte di ogni altri soggetto che abbia ricevuto un danno per l'uso che in concreto sia stato fatto del titolo (Cass. II, 20 febbraio 1987); c) non ha legittimazione a proporre opposizione alla richiesta di archiviazione per il reato di falsità in testamento olografo, attribuito ad ignoti, la persona che lamenti di aver subito un danno dal reato, in quanto solo quando si tratta di reati non perseguibili d'ufficio il riconoscimento della legittimazione a proporre querela comporta l'equiparazione del danneggiato alla persona offesa anche ai fini processuali (Cass. V, n. 45647/2010).

Bibliografia

Borgogno, Documenti equiparati agli atti pubblici agli effetti della pena, in Trattato di diritto penale, Parte speciale, Reati contro la fede pubblica, a cura di Ramacci, X, Milano, 2013. V. anche sub art. 476.

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