Codice Penale art. 501 - Rialzo e ribasso fraudolento di prezzi sul pubblico mercato o nelle borse di commercio (1).

Chiara Fiandanese

Rialzo e ribasso fraudolento di prezzi sul pubblico mercato o nelle borse di commercio (1).

[I]. Chiunque, al fine di turbare il mercato interno dei valori o delle merci, pubblica o altrimenti divulga notizie false, esagerate o tendenziose [265, 267, 269, 656] o adopera altri artifici atti a cagionare un aumento o una diminuzione del prezzo delle merci, ovvero dei valori ammessi nelle liste di borsa o negoziabili nel pubblico mercato, è punito con la reclusione fino a tre anni e con la multa da 516 euro a 25.822 euro [501-bis].

[II]. Se l'aumento o la diminuzione del prezzo delle merci o dei valori si verifica, le pene sono aumentate [64].

[III]. Le pene sono raddoppiate:

1) se il fatto è commesso dal cittadino [4 1] per favorire interessi stranieri;

2) se dal fatto deriva un deprezzamento della valuta nazionale o dei titoli dello Stato, ovvero il rincaro di merci di comune o largo consumo.

[IV]. Le pene stabilite nelle disposizioni precedenti si applicano anche se il fatto è commesso all'estero, in danno della valuta nazionale o di titoli pubblici italiani.

[V]. La condanna importa l'interdizione dai pubblici uffici [28, 32-quater, 518].

(1) Articolo così sostituito dall'art. 2 d.l. 15 ottobre 1976, n. 704, conv., con modif., nella l. 27 novembre 1976, n. 787. V. art. 138 d.lg. 1° settembre 1993, n. 385.

competenza: Trib. monocratico (udienza prelim. terzo comma)

arresto: facoltativo (terzo comma)

fermo: non consentito

custodia cautelare in carcere: consentita (terzo comma)

altre misure cautelari personali: consentite (terzo comma); v. art. 2902 c.p.p.

procedibilità: d'ufficio

Inquadramento

Tale delitto previsto dall'art. 501consiste nel fatto di pubblicare o altrimenti divulgare notizie false, esagerate o tendenziose ovvero di adoperare altri artifici atti ad incidere sul prezzo delle merci o dei valori di borsa.

Tale reato è comunemente definito aggiotaggio.

Il d.lgs. n. 61/2002, ha unificato le disposizioni in materia di aggiotaggio societario (art. 2628 c.c.), bancario (d.lgs. n. 385/1993, art. 138) e finanziario (l. n. 157/1991, art. 5), nell'art. 2637 c.c. che prevede un'ipotesi speciale di aggiotaggio e recita «Chiunque diffonde notizie false, ovvero pone in essere operazioni simulate o altri artifici concretamente idonei a provocare una sensibile alterazione del prezzo di strumenti finanziari non quotati o per i quali non è stata presentata una richiesta di ammissione alle negoziazioni in un mercato regolamentato, ovvero ad incidere in modo significativo sull'affidamento che il pubblico ripone nella stabilità patrimoniale di banche o di gruppi bancari, è punito con la pena della reclusione da uno a cinque anni».

L'art. 501concorre a definire tale materia.

Bene giuridico protetto

Il bene giuridico tutelato dalla norma è costituito dall'interesse pubblico contro le manovre fraudolente per il rialzo dei prezzi e delle quotazioni di tutte le merci del mercato, sia che i prezzi si formino per il meccanismo naturale delle forze economiche sia che vengano determinati in virtù del controllo della pubblica autorità (Cass. VI, n. 13690/1980).

Soggetto attivo

La norma ha portata generale in quanto il soggetto attivo può essere chiunque si rende colpevole dei fatti descritti. Si tratta, pertanto, di un reato comune.

Elemento oggettivo

Condotta

La norma prevede due modalità alternative di realizzazione del reato. Per la prima, la condotta consiste nel fatto di pubblicare o altrimenti divulgare notizie false, esagerate o tendenziose; per la seconda nell'adoperare altri artifici atti ad incidere sul prezzo delle merci o sui valori di borsa o sul mercato pubblico.

Per mercato interno si deve intendere il mercato nazionale e non si identifica con il modello liberistico dominato esclusivamente dal gioco della domanda e dell'offerta ma in essa va compresa anche la tutela dei prezzi controllati dallo stato (Cass. VI, n. 13690/1980).

Per pubblicazione si deve intendere la comunicazione di una notizia tramite il mezzo della stampa.

Per divulgazione si deve intendere la comunicazione della notizia ad un numero indeterminato di persone e questa sua ampia portata assorbe la pubblicazione; anche se non riguarda tutto il territorio nazionale, si estende tuttavia ad una zona sufficientemente vasta di esso in modo da poter nuocere alla pubblica economia (Cass. VI, n. 2957/1980). È indifferente il mezzo e il modo di comunicazione.

Per notizia deve intendersi una descrizione precisa di circostanze di fatto consistenti in dati economici, politici, finanziari, sociali o commerciali.

Per notizia falsa deve intendersi quella i cui fatti non corrispondono alla realtà; per notizia esagerata, invece, deve intendersi quella vera ma che presenta i fatti in una dimensione ingigantita; e per notizia tendenziosa deve intendersi quella riferita ad un fatto reale ma che è riportato in maniera distorta e strumentale al fine di trarre in errore.

Sul significato da attribuire ad «altri artifizi», vi sono due interpretazioni contrapposte. Una oggettiva, secondo la quale il reato si configura solo se l'agente ha usato mezzi intrinsecamente illeciti; una oggettiva, secondo la quale l'artificio si configura in ogni comportamento fraudolento in rapporto alle finalità perseguite dall'agente. L'opinione prevalente è quella che attribuisce ad «altri artifizi» il significato di attività idonea ad ingannare e produrre una indebita variazione del prezzo. Analogamente, con riferimento ad identifica formula utilizzata per definire la fattispecie oggettiva di cui all'art. 2637 c.c., si è affermato che un mezzo in sé non illecito può integrare la nozione di «altri artifizi» idonei a provocare una sensibile alterazione del prezzo di strumenti finanziari qualora sia obiettivamente artificioso, ossia posto in essere con modalità dell'azione tali, per ragioni di modo, di tempo e di luogo, da alterare il normale gioco della domanda e dell'offerta, non essendo sufficiente che esso sia diretto al fine di turbare il mercato (Cass. V, n. 2063/2009; Cass. V, n. 4324/2013).

Si tratta di un reato di pericolo, pertanto la condotta deve essere idonea a cagionare un aumento o una diminuzione del prezzo delle merci, ovvero dei valori ammessi nella lista di borsa o negoziabili nel pubblico mercato.

Oggetto materiale

Costituiscono oggetto materiale del reato, il prezzo delle merci e la quotazione dei valori.

Per merce si deve intendere ogni cosa che ha un valore di scambio.

Per valori devono intendersi i titoli di credito sia italiani che stranieri e i titoli di debito pubblico, le obbligazioni, la moneta e le azioni.

Elemento soggettivo

L'elemento soggettivo è costituito sia dal dolo generico, che è caratterizzato dal fatto di pubblicare o altrimenti divulgare notizie false, esagerate o tendenziose o adoperare altri artifici atti a cagionare un aumento o una diminuzione del prezzo con la consapevolezza del carattere ingannatorio e fraudolento dell'azione, sia dal dolo specifico caratterizzato dal fine di turbare il mercato interno dei valori o delle merci.

Tale fine, però, è stato considerato dalla dottrina prevalente (Fiandaca-Musco, cit.), inappropriato in quanto l'agente agisce al fine di trarre un profitto personale e il turbamento del mercato è la conseguenza di questa condotta.

Consumazione e tentativo

Consumazione

Il delitto si consuma nel momento e nel luogo in cui è stata realizzata la condotta idonea a turbare il mercato interno. Non è essenziale che il comportamento dell'agente abbia prodotto l'alterazione fraudolenta dei prezzi, ma è sufficiente che abbia determinato il pericolo di tale conseguenza.

Tentativo

Il tentativo non è ammissibile in quanto si tratta di reato di pericolo.

Circostanze aggravanti

La norma prevede tre circostanze aggravanti speciali.

Quella prevista dal comma 2, nel caso in cui l'aumento o la diminuzione dei prezzi, si verifica effettivamente; e quelle previste dal comma 3 al n. 1, se il fatto è commesso dal cittadino per favorire interessi stranieri e al n. 2, se dal fatto deriva il deprezzamento della valuta nazionale o dei titoli dello Stato ovvero il rincaro di merci di comune o largo consumo.

Per valuta nazionale si deve intendere la moneta metallica o cartacea dello Stato.

Per titoli dello Stato devono intendersi i titoli emessi dallo Stato stesso (buoni del tesoro, pubblici prestiti, obbligazioni).

Per merci di comune o largo consumo si devono intendere tutti i prodotti agricoli e industriali destinati a soddisfare i bisogni della vita e dell'economia della popolazione.

Rapporto con altri reati

Tra l'ipotesi prevista dall'art. 501 e le ipotesi speciali di aggiotaggio, non vi è concorso formale tra i reati ma un concorso apparente di norme con il conseguente assorbimento dell'aggiotaggio comune nell'ipotesi speciale.

In particolare, la fattispecie di aggiotaggio manipolativo (artt. 2637 c.c. e 185 d.lgs. n. 58/1998, come sostituito dall'art. 9, comma 6, l. n. 62/2005) costituisce un reato di pericolo concreto la cui consumazione non richiede la verificazione della effettiva sensibile alterazione del prezzo degli strumenti finanziari, ma esclusivamente la idoneità della condotta a produrre tale effetto, la cui definizione normativa costituisce un concetto elastico, commisurabile alla particolare condizione del caso ed alla natura dello strumento su cui l'operatore va ad incidere con la sua condotta (Cass. V, n. 4619/2014). Tra le due fattispecie sussiste continuità normativa, essendo rimasto immutato il nucleo di disvalore dell'aggiotaggio (Cass. II, n. 12989/2013).

Invece, il reato di bancarotta fraudolenta societaria da false comunicazioni sociali e quello di aggiotaggio informativo possono concorrere tra loro attesa la disomogeneità strutturale delle relative fattispecie (Cass. V, n. 28932/2011).

Profili processuali

Il rialzo e ribasso fraudolento di prezzi sul pubblico mercato o nelle borse di commercio è un reato procedibile d'ufficio, e di competenza del Tribunale monocratico.

Per tale reato:

a)sono ammesse le intercettazioni per il 3 comma;

b) è consentiti arresto in flagranza solo per il 3 comma;

c) non è consentito il fermo;

d) per il 1 e 2 comma è consentita la sola misura cautelare personale del divieto temporaneo di esercitare determinate attività professionali o imprenditoriali, mentre per il 3 comma sono consentite tutte.

La condanna comporta, a norma del comma 5, l'interdizione dai pubblici uffici, l'incapacità di contrarre con la pubblica amministrazione e la pubblicazione della sentenza a norma dell'art. 518 c.p.

Cause di non punibilità

In relazione all'entità della pena, è possibile applicare al comma 1 e al comma 2 la causa di non punibilità prevista dall'art. 131-bis, salvo la verifica in concreto degli altri parametri previsti dalla norma. Non si applica al comma 3 in quanto si tratta di circostanza aggravante ad effetto speciale (art. 131-bis, comma 4)

 

Bibliografia

Berenini, Delitti contro l'economia pubblica, l'industria e il commercio: Titolo VIII del libro II del Codice penale, Milano, 1937; Cadoppi, Trattato di diritto penale, Torino, 2010; Di Amato, Codice di diritto penale delle imprese e delle società, Milano, 2011; Fiandaca-Musco, Diritto penale - parte speciale, Bologna, 2005; Gallo, Sciopero e repressione penale, Bologna, 1981; Guariniello, Codice della sicurezza degli alimenti, Milano, 2015

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