Codice Penale art. 504 - Coazione alla pubblica Autorità mediante serrata o sciopero (1).

Chiara Fiandanese

Coazione alla pubblica Autorità mediante serrata o sciopero (1).

[I]. Quando alcuno dei fatti preveduti dall'articolo 502 è commesso con lo scopo di costringere l'Autorità a dare o ad omettere un provvedimento, ovvero con lo scopo di influire sulle deliberazioni di essa, si applica la pena della reclusione fino a due anni [510-512].

(1) La Corte cost., con sentenza 13 giugno 1983, n. 165, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale del presente articolo «nella parte in cui punisce lo sciopero il quale ha lo scopo di costringere l'autorità a dare o ad omettere un provvedimento o lo scopo di influire sulle deliberazioni di essa, a meno che non sia diretto a sovvertire l'ordinamento costituzionale ovvero ad impedire o ostacolare il libero esercizio dei poteri legittimi nei quali si esprime la sovranità popolare». In precedenza, la Corte cost., con sentenza 28 dicembre 1962 n. 123, aveva dichiarato non fondata, ai sensi e nei limiti risultanti dalla motivazione, salva la necessaria regolamentazione del diritto di sciopero, con riferimento all'art. 40 Cost., una questione di legittimità degli artt. 330, 504 e 505 c.p. Nella motivazione di tale sentenza si era precisato che «le norme consacrate negli articoli stessi, data la genericità delle loro formulazioni, racchiudono ipotesi di abbandono del lavoro allo scopo di turbarne la continuità e regolarità, le quali, non rivestendo quei caratteri che si sono visti essere propri dello sciopero economico, non sono sufficienti a sottrarre gli scioperanti alle sanzioni penali ivi previste. Sicché compete al giudice di merito disapplicare le norme ricordate in tutti quei casi rispetto ai quali l'accertamento degli elementi di fatto conduca a far ritenere che lo sciopero costituisca valido esercizio del diritto garantito dall'art. 40 Cost.».

competenza: Trib. monocratico

arresto: non consentito

fermo: non consentito

custodia cautelare in carcere: non consentita

altre misure cautelari personali: v. art. 2902 c.p.p.

procedibilità: d'ufficio

Inquadramento

Con sent. n. 290 del 27 dicembre 1974 è stato dichiarato costituzionalmente illegittimo l'art. 503, il quale puniva lo sciopero per fini non contrattuali, nella considerazione che rientra nella previsione dell'art.40 Cost. anche lo sciopero non avente finalità economiche, a meno che non sia diretto a sovvertire l'ordinamento costituzionale ovvero a impedire o ad ostacolare il libero esercizio dei poteri legittimi nei quali si esprime la sovranità dello Stato. La medesima ratio ricorre per la fattispecie prevista dall'art. 504, che si differenzia dalla fattispecie di cui all'art. 503 per la natura del movente del reo, che per l'art. 503, consiste nel fine politico e per l'art. 504 nell'intento di costringere l'Autorità a dare od omettere un provvedimento ovvero di influire sulle deliberazioni di essa. Sotto ogni altro profilo le fattispecie suindicate coincidono, in quanto l'azione è la medesima e si realizza analogamente mediante lo sciopero dei lavoratori. Pertanto, in perfetta analogia a quanto già fatto per l'art. 503, è stata dichiarata la illegittimità costituzionale dell'art. 504, nella parte in cui punisce lo sciopero per protesta contro la pubblica autorità, a meno che detto sciopero sia diretto a sovvertire l'ordinamento costituzionale ovvero a impedire o ad ostacolare il libero esercizio dei poteri legittimi nei quali si esprime la sovranità popolare. La Corte ha osservato che lo sciopero veniva penalmente vietato nella logica dell'ordinamento economico- giuridico dello Stato fascista, ossia di un assetto costituzionale autoritario e repressivo di ogni libertà, nel quale non era consentita al lavoratore un'attiva partecipazione alla vita nazionale mediante il ricorso al suddetto strumento tipicamente democratico. Rovesciati però i principi di fondo di quella logica mediante la Costituzione repubblicana, che ha espressamente riconosciuto a favore dei lavoratori il diritto di sciopero (art. 40), anche l'art. 504 non può non rimanerne fortemente influenzato. Peraltro,il diritto di sciopero non è ammesso senza limitazioni, ma il suo esercizio va coordinato con gli altri beni costituzionalmente protetti, sicché la previsione dell'art. 504 risulta illegittima solo parzialmente; rimane pertanto illecito lo sciopero diretto a sovvertire l'ordinamento costituzionale ovvero ad impedire od ostacolare il libero esercizio dei poteri legittimi nei quali si esprime la sovranità popolare. Spetta al giudice ordinario accertare, nella multiforme varietà dei casi concreti, quando ricorrano tali limiti e pertanto la condotta dell'imputato continui a costituire illecito penale.

Bene giuridico protetto

Il reato di cui all'art. 504, dopo la dichiarazione di illegittimità costituzionale, tutela l'ordinamento costituzionale ovvero il libero esercizio dei poteri legittimi nei quali si esprime la sovranità popolare.

Soggetto attivo

Sono esclusivamente il datore di lavoro, italiano o straniero, la cui attività è rilevante per l'economia nazionale e il lavoratore dipendente cioè il soggetto che presta la sua attività sulla base di un rapporto di lavoro subordinato. Poiché si tratta di reato plurisoggettivo occorrono tre o più lavoratori ma il fatto può essere commesso anche da un solo datore di lavoro.

Elemento oggettivo

La condotta di detto reato consiste nel fatto, per i lavoratori, di astenersi collettivamente dal lavoro o nel fare ostruzionismo, cioè prestare lavoro in modo da turbare la continuità o la regolarità (Fiandaca-Musco, 637). Per i datori di lavoro, invece, consiste nel fatto di sospendere, in tutto o in parte, il lavoro negli stabilimenti, nelle aziende o negli uffici.

Si tratta di reato permanente e, pertanto, è indifferente che la sospensione sia definitiva o provvisoria.

Tale reato si differenzia da quello previsto dall'art. 503 c.p. per lo scopo perseguito che consiste nella coazione della pubblica Autorità intesa come qualsiasi organo dello Stato o degli enti pubblici minori. Per provvedimento si intende qualsiasi atto legislativo, amministrativo o giudiziario. Per influenza sulle deliberazioni deve intendersi l'esercizio di una pressione illegittima sulla volontà dell'ente.

Elemento soggettivo

L'elemento soggettivo è costituito dal dolo generico che è caratterizzato dalla coscienza e volontà dell'azione e dal dolo specifico consistente nello scopo di costringere l'Autorità a dare o ad emettere un provvedimento e nello scopo di influire sulle deliberazioni di essa.

Consumazione e tentativo

Consumazione

Il delitto si consuma nel momento e nel luogo in cui viene compiuto lo sciopero cioè nel momento in cui il lavoro viene abbandonato senza la necessità che si verifichi alcun evento; più precisamente quando si verifica la sospensione (totale o parziale) del lavoro. Lo  stato di consumazione del reato permane fino a quando, perdurando senza interruzione la sospensione, il datore di lavoro abbia la possibilità di far riprendere il lavoro con atto di sua volontà. Il delitto di serrata è, pertanto, reato eventualmente permanente  (Cass. VI, n. 8674/1983).

Tentativo

Il delitto è punibile anche a titolo di tentativo.

Circostanze aggravanti

L'art. 510 prevede una circostanza aggravante quando i fatti sono commessi in tempo di guerra o hanno determinato dimostrazioni, tumulti o sommosse popolari.

Rapporto con altri reati

I reati di violenza connessi, concorrono con l'art. 504 in quanto per la sua configurazione non è richiesta la violenza.

Casistica

Non integra il reato di cui all'art. 504 la serrata dei piccoli esercenti attuata per motivi economici inerenti all'attività aziendale, essendo tali manifestazioni estranee a qualsiasi conflitto tra datori di lavoro e lavoratori subordinati, da considerare, quindi, come una "legittima forma di sciopero". (Nella specie la Corte ha rilevato che la ricorrente non aveva lavoratori subordinati e comunque la natura della manifestazione escludeva ripercussioni apprezzabili su eventuali rapporti di lavoro e non vi era attinenza con vertenze sindacali o con i diritti dei dipendenti) (Cass. III, n. 11796/1999).

Profili processuali

La coazione alla pubblica Autorità mediante serrata o sciopero è un reato procedibile d'ufficio, e di competenza del Tribunale monocratico.

Per tale reato:

a) non è possibile disporre intercettazioni;

b) non sono consentiti arresto in flagranza e fermo;

c) non è consentita l'applicazione della custodia in carcere;

d) tra le altre misure cautelari personali, è consentito solo il divieto temporaneo di esercitare determinate attività professionali o imprenditoriali.

Cause di non punibilità

In relazione all'entità della pena, è possibile applicare la causa di non punibilità prevista dall'art. 131-bis  salvo la verifica in concreto degli altri parametri previsti dalla norma. Non si applica, invece, nel caso in cui si tratti di capi, promotori e organizzatori poiché l'art. 511 prevede una circostanza aggravante ad effetto speciale (art. 131-bis, comma 4).

Bibliografia

Berenini, Delitti contro l'economia pubblica, l'industria e il commercio: Titolo VIII del libro II del Codice penale, Milano, 1937; Di Amato, Codice di diritto penale delle imprese e delle società, Milano, 2011; Fiandaca - Musco, Diritto penale parte speciale, Bologna, 2005; Gallo, Sciopero e repressione penale, Bologna, 1981; Guariniello, Codice della sicurezza degli alimenti, Milano, 2015.

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