Codice Penale art. 513 - Turbata libertà dell'industria o del commercio.

Chiara Fiandanese

Turbata libertà dell'industria o del commercio.

[I]. Chiunque adopera violenza sulle cose [392 2] ovvero mezzi fraudolenti per impedire o turbare l'esercizio di un'industria o di un commercio è punito, a querela della persona offesa [120], se il fatto non costituisce un più grave reato, con la reclusione fino a due anni e con la multa da 103 euro a 1.032 euro [508].

competenza: Trib. monocratico

arresto: non consentito

fermo: non consentito

custodia cautelare in carcere: non consentita

altre misure cautelari personali: v. art. 2902 c.p.p.

procedibilità: querela di parte

Inquadramento

Tale delitto consiste nel fatto di chi adopera violenza sulle cose o usa mezzi fraudolenti per impedire o turbare l'esercizio di un'industria o di un commercio.

Tutela il corretto esercizio dell'attività industriale o commerciale.

Tale norma ha natura sussidiaria e non trova applicazione se il fatto integra un reato più grave.

Bene giuridico protetto

Il reato vuole certamente tutelare il diritto dei cittadini al libero svolgimento dell'iniziativa economica, come sancito dall'art. 41 Cost.

Secondo una parte della dottrina, la norma tutela l'ordine economico dello Stato non prescindendo dal diritto individuale al libero svolgimento della stessa attività, cioè salvaguarda l'interesse economico nazionale attraverso la tutela del normale svolgimento dell'attività industriale o commerciale.

Secondo un altro orientamento, invece, a causa del fatto che il reato sia procedibile a querela, il bene giuridico sacrificato dall'offesa descritta dalla norma è il libero e normale svolgimento della industria e del commercio, il cui turbamento si riverbera sull'ordine economico, sicché il bene tutelato dalla norma incriminatrice fa capo all'imprenditore, quale soggetto portatore dell'interesse protetto; se questi si identifica con una società, esso fa capo direttamente ed esclusivamente a questa ultima, cui compete, quale imprenditrice e persona offesa dal reato, il diritto di proporre querela (in giurisprudenza Cass. III, n. 3445/95).

Soggetto attivo

La norma ha portata generale in quanto il soggetto attivo può essere chiunque si rende colpevole dei fatti descritti. Si tratta, pertanto, di un reato comune.

Elemento oggettivo

La condotta di detto reato è costituita dall'adoperare violenza sulle cose o mezzi fraudolenti per impedire o turbare l'esercizio di un'industria o di un commercio. Se tali alternative condotte si realizzano congiuntamente, si configura solo il reato ex art. 513.

È un reato di pericolo in quanto viene richiesto l'uso di mezzi fraudolenti o che sono in grado di porre in essere una violenza sulle cose indipendentemente dal successo dell'azione o dal verificarsi di un effettivo turbamento.

La Corte ha ritenuto che la condotta di chi altera la concorrenza ricorrendo a mezzi fraudolenti non integra il delitto di cui all'art. 513-bis, il quale punisce esclusivamente l'alterazione realizzata mediante minaccia o violenza, ma nemmeno quello di cui all'art. 513, qualora l'azione non sia posta in essere anche al fine specifico di turbare o impedire un'industria o un commercio e cioè di attentare alla libertà di iniziativa economica (Cass. II, n. 20647/2010).

Per violenza sulle cose devono intendersi tutti gli atti positivi, materiali, fisici, esercitati direttamente sulle cose,con i quali le stesse vengono danneggiate o trasformate,o mediante i quali viene mutata la loro destinazione che impedisce alla cosa di assolvere la funzione per la quale viene utilizzata. Nello specifico, la violenza è costituita dall'ostacolare materialmente l'altrui attività produttiva.

Per mezzi fraudolenti devono intendersi i mezzi idonei a trarre in inganno e diretti all'impedimento o alla turbativa dell'esercizio di un'industria o di un commercio. Il comportamento dell'agente è da considerarsi fraudolento quando è subdolo e sleale, quando tende a mascherare o nascondere con l'inganno il proprio carattere di illiceità.

Per impiego di "mezzi fraudolenti" deve intendersi il compimento di qualunque azione insidiosa, ingannevole o improntata ad astuzia, idonea a turbare o impedire il normale svolgimento dell'attività industriale o commerciale, rivolta nei confronti dell'esercente la predetta attività ovvero di terzi, eludendo gli accorgimenti previsti dal primo a difesa della propria impresa ( Cass. II, n. 1982/2023;Cass. III, n. 54185/2018).

Elemento soggettivo

L'elemento soggettivo del reato è costituito dal dolo specifico in quanto, non è sufficiente la coscienza e volontà di usare violenza sulle cose o mezzi fraudolenti per mettere in pericolo il normale esercizio di un'attività industriale o commerciale, ma è necessario che il soggetto abbia agito con il fine di impedire o turbare tale esercizio.

Consumazione e tentativo

Consumazione

Il reato si consuma nel momento e nel luogo in cui si realizza a condotta violenta sulla cosa sulla quale viene usato il mezzo fraudolento per impedire o turbare l'esercizio di un'industria o di un commercio e non rileva l'avvenuto impedimento o turbamento.

La condotta di chi altera la concorrenza ricorrendo a mezzi fraudolenti integra il delitto di cui all'art. 513 soltanto se si ripercuote sull'ordine economico, ossia quando è posta in essere al fine specifico di turbare o impedire il normale svolgimento dell'industria o del commercio e di attentare in tal modo alla libertà di iniziativa economica. (Cass. III, n. 12227/2015).

Inoltre, quando la condotta fraudolenta si protrae nel tempo, tale delitto ha natura di reato eventualmente permanente, identificandosi il momento di cessazione dell'antigiuridicità con l'ultimo atto illecito.

Tentativo

Il tentativo non è configurabile in quanto si tratta di un reato a consumazione anticipata.

Responsabilità dell'ente: sanzione

In relazione alla commissione del delitto ex art. 513, è prevista la responsabilità amministrativa da reato dell'ente; infatti, l'art. 25 bis.1 d.lgs. n. 231/2001, introdotto dall'art. 15, comma 7, l. n. 99/2009 , così recita: «In relazione alla commissione dei delitti contro l'industria e il commercio previsti dal codice penale, si applica all'ente le seguenti sanzioni pecuniarie: a) per i delitti di cui agli artt. 513, 515, 516, 517, 517-ter, 517-quater la sanzione pecuniaria fino a cinquecento quote.».

Rapporto con altri reati

Il reato di turbata libertà dell'industria o commercio concorre con quello di danneggiamento quando l'alterazione del normale svolgimento dell'attività industriale o commerciale avvenga con mezzi violenti, di per sé integranti tale ultimo reato (Cass. III, n. 42470/2010: nella specie il reo, titolare di una palestra, aveva strappato e rimosso dalla pubblica via alcuni manifesti pubblicitari reclamizzanti l'apertura di una nuova palestra, regolarmente affissi negli appositi spazi pubblicitari).

Inoltre può concorrere formalmente con quelli di accesso abusivo ad un sistema informatico (art. 615) e di appropriazione indebita (art. 646), attesa la diversità dei beni giuridici tutelati e la necessità, ai fini della sua configurabilità, di un nesso teleologico tra i mezzi fraudolenti impiegati e la turbativa dell'esercizio dell'industria o del commercio che ne consegue, essendo la norma diretta a garantire il diritto individuale al libero svolgimento di un'attività industriale o commerciale. (Cass. III, n. 35731/2010: fattispecie nella quale la turbativa dell'attività svolta da una società era stata attuata da soggetti facenti capo ad una società concorrente mediante condotte fraudolente che avevano provocato uno storno di clientela in favore di quest'ultima; in motivazione la Corte ha escluso che l'uso di mezzi fraudolenti volti ad assicurare all'agente un profitto concretizzi solo un'ipotesi di concorrenza sleale ai sensi dell'art. 2598, comma 3, c.c.).

Profili processuali

Tale reato è procedibile a querela di parte, ed è di competenza del Tribunale monocratico.

Per la turbata libertà dell'industria o del commercio:

a) non è possibile disporre intercettazioni;

b) non sono consentiti l'arresto in flagranza e fermo;

c) non è consentita l'applicazione della custodia in carcere

d) tra le altre misure cautelari personali, è consentito solo il divieto temporaneo di esercitare determinate attività professionali o imprenditoriali.

Il diritto di querela spetta al titolare dell'impresa e alle persone che abitualmente fanno parte dell'azienda dedicandovi la loro attività.

Nell'ipotesi in cui il reato offenda una persona giuridica, la titolarità del diritto di querela spetta all'organo munito dei poteri di gestione e di rappresentanza secondo le norme legali e statutarie. Il bene giuridico sacrificato dall'offesa descritta dalla norma è il libero e normale svolgimento della industria e del commercio, il cui turbamento si riverbera sullo ordine economico, quindi il bene tutelato dalla norma incriminatrice fa capo all'imprenditore, quale soggetto portatore dell'interesse protetto; se questi si identifica con una società, esso fa capo direttamente ed esclusivamente a questa ultima, cui compete, quale imprenditrice e persona offesa dal reato, il diritto di proporre querela.

La S.C. ha ritenuto che i singoli soci (sui quali ricadevano le conseguenze patrimoniali pregiudizievoli dell'illecito), semplici danneggiati, erano solo legittimati a costituirsi parti civili nell'eventuale processo, e tale conclusione, che trova la sua matrice nella struttura dell'illecito de quo, è valida anche nell'ipotesi di offesa recata alla società da intranei, nella specie amministratore e soci di maggioranza (Cass. III, n. 3445/1995).

Cause di non punibilità

In relazione all’entità della pena, è possibile applicare la causa di non punibilità prevista dall’art. 131-bis, salvo la verifica in concreto degli altri parametri previsti dalla norma.

Casistica

Integra il reato la condotta consistente nel parcheggiare ripetutamente mezzi pesanti in vicinanza delle vetrine e della porta di accesso di un esercizio commerciale, in quanto la "violenza sulle cose", elemento costitutivo alternativo del delitto di cui all'art. 513 c.p., sussiste, ai sensi dell'art. 392, comma 2 c.p., anche quando ne venga mutata la destinazione naturale, conseguente, nella specie, al permanente occultamento alla vista della porta e della vetrina del negozio e alla sostanziale preclusione della utilizzabilità dello spazio ad esso antistante (Cass. III, n. 1953/2017).

Bibliografia

Bartulli, Inosservanza di norme di lavoro, in Nss. D.I. 1983; Berenini, Delitti contro l'economia pubblica, l'industria e il commer.io: Titolo VIII del libro II del Codice penale, Milano, 1937; Di Amato, Codice di diritto penale delle imprese e delle società, Milano, 2011; Guariniello, Codice della sicurezza degli alimenti, Milano, 2015.

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