Codice Penale art. 544 bis - Uccisione di animali (1).

Maria Teresa Trapasso

Uccisione di animali (1).

[I]. Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da quattro mesi a due anni (2).

(1) V. nota al tit. IX-bis.

(2) Pena modificata dall'art. 3, comma 1, l. 4 novembre 2010, n. 201, che ha sostituito alle parole «da tre mesi a diciotto mesi» le parole «da quattro mesi a due anni».

competenza: Trib. monocratico

arresto: non consentito

fermo: non consentito

custodia cautelare in carcere: non consentita

altre misure cautelari personali: non consentite

procedibilità: d'ufficio

Inquadramento

L'introduzione della fattispecie di cui all'art. 544-bis consente di punire l'uccisione di un animale (proprio, o anche non di alcuno). Prima che la norma fosse introdotta, la morte di un animale poteva costituire solo evento aggravante del delitto di maltrattamento di animali (art. 727), ovvero assumere rilevanza penale nel caso di animale altrui (art. 638).

Interesse tutelato

La rubrica del Titolo IX-bis indica quale bene offeso dalle condotte in esso previste il sentimento umano di pietà nei confronti degli animali; gli animali costituiscono l'oggetto materiale su cui ricadono le condotte offensive. L'incriminazione pertanto non protegge la vita in sé dell'animale, quanto piuttosto l'uccisione dello stesso con modalità crudeli o in assenza di motivi adeguati: vale a dire, “l'intrinseca superfluità o l'inutilità dell'uccisione cruenta dell'animale” (Natalini, 5). In sede interpretativa si è osservato come più opportuno sarebbe stato il richiamo all'“interesse degli animali alla vita e alla non sofferenza e del correlativo dovere umano di rispetto nei confronti di altri esseri sensibili: un interesse suscettibile di bilanciamento da parte del legislatore e che può soccombere in presenza di altri interessi prevalenti” (Giacometti, 197).

Come precisato in sede di legittimità, nei delitti contro il sentimento degli animali, l'animale rileva non come corpo del reato o cosa ad esso pertinente, né come bene patrimoniale produttivo di frutti, ma esclusivamente come essere vivente dotato, in quanto tale, di una propria sensibilità psico-fisica (così Cass. III, n. 20934/2017, che, con riguardo alla confisca, di cui all'art. 544-sexies, ha affermato come essa potesse avere come oggetto solo l'animale maltrattato, non i suoi figli estranei al reato, anche se nati successivamente ed in costanza di sequestro). La tutela degli animali, con l'introduzione della legge costituzionale n. 1/2022 è ora oggetto di previsione costituzionale all'art. 9, comma 3, Cost .

Soggetto attivo

Si tratta di un reato comune, che può essere realizzato da chiunque. Anche il proprietario dell'animale può essere soggetto attivo del reato, in quanto la norma non tutela gli interessi economici legati alla proprietà dell'animale (Coppi, 268). Il diritto di proprietà non comprende pertanto il diritto del proprietario di uccidere (in assenza dei presupposti di legittimazione) l'animale.

Quanto alla definizione di animale, oggetto materiale del reato, nel nostro ordinamento non vi è una definizione legislativa di animale penalmente rilevante. Conformemente alla ratio di tutela, cioè la “compassione umana” a fronte della visione della violenza gratuita verso gli animali, l'ordinamento accorda la tutela penale a quegli animali appartenenti a specie c.d. superiori capaci di trasmettere all'uomo l'espressione della loro sofferenza (Giacometti, 198; es. cane, gatto, cavallo, non l'insetto, così Coppi, 266). In tal senso anche la Direttiva europea in materia di sperimentazione animale 2010/63/UE, che adotta il criterio della provata sensibilità al dolore per individuare gli animali oggetto di protezione (in senso critico, si è tuttavia osservato come sarebbe opportuna un'estensione della tutela anche ad altre categorie di animali in cui sia riconoscibile la capacità di soffrire, così Padovani, 605).

Materialità

Condotta

Il reato punisce l'uccisione di animali per crudeltà o senza necessità. Si tratta di un reato a forma libera che può essere realizzato sia nella forma attiva, che in quella omissiva (con riguardo alla condotta omissiva, si v. Cass. III, n. 29543/2011, a proposito di un soggetto, che, dopo avere accidentalmente investito un gatto all'interno della sua proprietà, aveva impedito senza necessità e giustificazione alcuna alle proprietarie di recuperare l'animale al fine di prestargli le cure dovute).

Nel caso della realizzazione in forma omissiva si richiede che il soggetto attivo sia titolare di obbligo giuridico di impedimento dell'evento ex art. 40 cpv (Dolcini-Gatta, 2630, cita l'ipotesi di mancata somministrazione del cibo da parte di un soggetto, cui su base negoziale era stata affidata la custodia dell'animale).

Per la configurabilità del reato sono richiesti due elementi di illiceità speciale, cioè l' “assenza di necessità” e “la crudeltà”: l'uccisione dell'animale non è pertanto una condotta penalmente illecita, lo diviene solo in presenza dei requisiti predetti riguardanti le modalità del fatto — la crudeltà — e il fattore motivante — l'assenza di necessità (Natalini, 6).

La locuzione “per crudeltà o senza necessità”

La formula “senza necessità” rappresenta una clausola di illiceità speciale (Napoleoni, 1047) che esclude la rilevanza penale di condotte incidenti sulla vita dell'animale, giustificate da interessi ritenuti prevalenti.

Secondo la dottrina, la “necessità” non deve essere intesa come assoluta, ma relativa; essa deve essere valutata rispetto a bisogni sociali o pratiche generalmente riconosciute ed accettate, la maggior parte delle quali trovano fondamento nella legislazione speciale che disciplina le attività che vedono coinvolti gli animali (macellazione, allevamento, sperimentazioni, si v. art. 19-terdisp. coord. c.p.). (Giacometti, 198).

La S.C. ha affermato come nella nozione di necessità vi rientri lo “stato di necessità” di cui all'art. 54, ed ogni altra situazione che induca all'uccisione o al maltrattamento dell'animale per evitare un pericolo imminente o per impedire l'aggravamento di un danno ai beni o alla persone ritenuto altrimenti inevitabile (Cass. III, n. 44822/2007 ; Cass. III, n. 27197/2022).

Per crudeltà si intende la durezza d'animo, l'assenza di pietà (Dolcini-Gatta, 2635), la mera brutalità (Cass. V, n. 8449/2020) ed il senso del particolare compiacimento di insensibilità.  La giurisprudenza ne ha chiarito il significato affermando come, nel caso in cui per necessità debba essere data la morte ad un animale, il mezzo da usare sia da scegliersi tra quelli più idonei ad evitare inutili patimenti e a non ingenerare ripugnanza (Cass. III, n. 1208/1993).

La formula “senza necessità” o “per crudeltà” descrive le condizioni in parola come alternative. In realtà il riferimento alla “crudeltà” come modalità di azione potrebbe intendersi come già ricompreso nella formula “senza necessità”. La presenza infatti dell'esclusivo motivo della crudeltà a qualificare la condotta di uccisione, che, dunque, sarebbe “non necessaria”, determinerebbe comunque la penale rilevanza in quanto riconducibile all'ipotesi di uccisione non necessaria. (Dolcini-Gatta, 2635). Al fine di attribuire rilievo autonomo a tale elemento costitutivo, e conformemente alla lettera delle legge — “per” crudeltà, non “con” crudeltà — si è affermato come l'elemento della crudeltà debba assumere rilievo solo come motivazione e non come modalità di azione (Padovani, Codice, 2467, osserva in senso contrario come la crudeltà debba riferirsi alla condotta, nel senso dell'inflizione di gravi sofferenze fisiche all'animale).

Elemento soggettivo

Il reato è punito a titolo di dolo. La qualificabilità del richiamo alla crudeltà come “motivo” della condotta, ne impone la verifica della ricorrenza in sede di accertamento della componente volitiva del dolo (Dolcini-Gatta, 2635).

Con riferimento al delitto di cui all'art. 544 bis, la S.C. ne ha affermato la configurabilità quale reato a dolo specifico nel caso in cui la condotta lesiva sia tenuta “per crudeltà”, e di reato a dolo generico quando la condotta sia tenuta “senza necessità” (Cass. III, n. 44822/2007).

In senso critico rispetto a questa interpretazione la dottrina ha osservato come la previsione non attribuisca alcun rilievo ad un fine ulteriore rispetto all'uccisione dell'animale (Dolcini-Gatta, 2635).

La dottrina ritiene compatibile anche il dolo eventuale, cioè la consapevole accettazione del rischio che dalla propria condotta derivi la morte ingiustificata dell'animale (Napoleoni, 1051;  Cass. V, n. 8449/2020).

Consumazione e tentativo

Si tratta di reato istantaneo che si consuma al verificarsi dell'evento “morte” dell'animale. Per la punibilità del fatto non è richiesto il verificarsi del “concreto turbamento del sentimento di pietà verso gli animali” (così invece Coppi, 272). Il tentativo è configurabile (Dolcini-Gatta, 2635).

Circostanze aggravanti

La circostanza dei motivi abietti o futili (art. 61 n. 1) viene ritenuta compatibile con la fattispecie di uccisione degli animali. Nel caso in cui la morte sia stata causata per “crudeltà”, la presenza di tale elemento ne impedisce la presa in considerazione ai fini della configurabilità dell'aggravante. Si ritiene tuttavia che, laddove accanto alla crudeltà, ricorra un altro motivo, abietto o futile, la circostanza di cui all'art. 61 n. 1 possa trovare applicazione (Dolcini-Gatta, 2637).

Quanto alle circostanze di cui agli artt. 61 n. 2 (attenuante della provocazione) e n. 4 (aver adoperato sevizie o aver agito con crudeltà verso le persone), se ne è esclusa l'applicabilità, in quanto riguardanti le persone, e non estensibili agli animali (Basini, 215)

Rapporti con altri reati

Le nuove fattispecie di cui agli artt. 544 bis e ss. si distinguono dalla fattispecie di uccisione danneggiamento degli animali altrui (art. 638), non solo per la diversità del bene oggetto di tutela penale (art. 638, proprietà privata dell'animale; le prime, sentimento per gli animali), ma anche per la diversità dell'elemento soggettivo (Cass. III, n. 16755/2018), che, per la previsione di cui all'art. 638, postula la consapevolezza dell'appartenenza dell'animale ad un terzo — persona offesa (Cass. III, n. 44822/2007).

In virtù della presenza nell'art. 638 della clausola di salvezza del reato più grave, nel caso di uccisione di animale che appartenga ad altri, il soggetto risponderà del solo delitto di cui all'art. 544-bis che prevede un trattamento sanzionatorio più severo. Nel caso di tre o più capi di bestiame, e di proprietà di altri, ricorre l'art. 638, comma 2, che prevede una pena più severa (Dolcini-Gatta, subart. 544-bis, 2637).

Nel caso di uccisione appartenente a specie selvatica protetta, l'uccisione per crudeltà o senza necessità, in virtù della clausola di salvezza del reato più grave che apre l'art. 727-bis determina l'applicazione della fattispecie di cui all'art. 544-bis sanzionata più gravemente. Il delitto di uccisione di animali può concorrere con la contravvenzione di cui all'art. 2, l. n. 189/2004, che sanziona la violazione del divieto di utilizzo a fini commerciali di pelli e pellicce di cani e di gatti, nonché il commercio di prodotti derivanti dalla foca (Dolcini-Gatta, 2637).

Sussiste un rapporto di continuità normativa tra le nuove fattispecie inserite dalle l. n. 189/2004 e le condotte prima contemplate dall'art. 727 (contravvenzione che punisce oggi il solo abbandono degli animali), sia con riferimento al bene protetto, sia per l'identità delle condotte (Cass. III, n. 44822/2007); la norma più favorevole è quella contemplata dall'art. 727, trattandosi di contravvenzione, diversamente dalle nuove fattispecie che contemplano ipotesi delittuose.

Si è ritenuto configurabile — in relazione alla fattispecie di cui all'art. 727 — il concorso con l'art. 642nel caso in cui l'uccisione dell'animale miri al conseguimento dell'indennità di un'assicurazione, e con l'art. 500quando il fatto abbia cagionato la diffusione di un malattia degli animali, pericolosa per il patrimonio zootecnico della nazione (Napoleoni, sub art. 544 bis, 1055).

E' configurabile l'ipotesi di cui all'art. 544-ter, comma 3, c.p. quando la morte dell'animale, ancorché costituisca una conseguenza prevedibile della condotta dell'agente, non sia riferibile ad un suo comportamento volontario e consapevole, mentre ricorre la fattispecie di cui all'art. 544-bis c.p. quando si accerti che l'agente ha agito con la volontà, diretta o anche solo eventuale, di cagionare la morte dell'animale (Cass. V, n. 8449/2020) .

Limiti di applicazione della fattispecie di cui all'art. 544 bis: art. 19 ter disp. coord. c.p

L'art. 19-ter disp. coord. (introdotto dall'art. 3, comma 1, l. n. 189/2004) limita l'ambito di applicabilità delle fattispecie di cui al Titolo IX bis del libro II c.p. (dall'art. 544-bis a 544-sexies).

Pertanto l'art. 544-bis (oltre le altre previsioni indicate) non trova applicazione:

-nei casi previsti sia dalle leggi speciali in materia di caccia, pesca, allevamento, trasporto, macellazione di animali, sperimentazione scientifica sugli stessi, attività circense, giardini zoologici, altre leggi speciali in materia di animali (in tal senso la S.C. ha affermato come la detta norma escluda la rilevanza penale dell'attività circense e delle altre attività in essa menzionate, purché siano svolte nel rispetto della normativa di settore Cass. III, n. 11606/2012).

- manifestazioni storiche e culturali autorizzate dalla Regione competente.

Le norme in parola si pongono quali norme speciali che autorizzano condotte che, in assenza di esse, integrerebbero le fattispecie in parola. La loro applicazione, quali norme speciali, prevale sulle fattispecie di cui agli artt. 544-bis anche in caso di illecito alla stregua della norma speciale.

La giurisprudenza ha precisato come il rapporto di specialità, a norma dell'art. 19-ter disp. coord., sussista unicamente tra i delitti contro il sentimento degli animali, introdotti dalla l. n. 189/2004 e le leggi speciali in materia di animali (Cass. III, n. 41742/2009).

Casistica

È stata riconosciuta l'applicazione della fattispecie nel caso di uccisione di un coniglio domestico con una carabina (avente una gittata di un chilometro ed un tiro utile di 500 metri) per provare l'arma (Cass. III, n. 29487/2013).

La fattispecie ha trovato applicazione anche nel caso di uccisione non necessaria di cuccioli di beagle da allevamento (destinati alla sperimentazione), non curati perché non commerciabili a causa di problemi di salute (caso “Green Hill”, Trib. Brescia, 23 gennaio 2015).

L'uccisione degli animali può anche essere provocata con mezzi indiretti, quali la privazione della madre dei cuccioli neonati, che ne determina la morte per inedia (così Trib. Terni, 29 giugno 2002, in Riv. pen., 2002, 928).

In sede di legittimità si è affermato come integri il reato di maltrattamento di animali, la somministrazione del vaccino Rb 51 al fine di contrastare la brucellosi, al di fuori dei controlli dell’autorità e dei periodi temporali e luoghi devoluti alla puntuale verifica pubblica, trattandosi di sostanza vietata ai sensi dell’art. 544-ter, comma secondo, cod. pen., a prescindere dall’intrinseca rischiosità di tali condotte per la salute dell’animale (Cass. III, n. 19141/2021).

Profili processuali

Il reato di uccisione di animali è procedibile d’ufficio e di competenza del Tribunale monocratico. Per il reato di cui all’art. 544-bis non è consentito né l’arresto, né il fermo.L'art. 7. l. n. 189/2004 stabilisce che, ai sensi dell'art. 91 c.p.p., le associazione e gli enti di cui all'art. 19 quater disp. coord. trans. c.p., perseguono finalità di tutela degli interessi lesi dai reati previsti dalla predetta legge, tra cui, l'art. 544-bis. La S.C., a proposito dell'Anpa, che ha come scopo la tutela degli animali, ha affermato la sua legittimazione a ricevere l'avviso ex art. 408, comma 2, c.p.p., in quanto da considerarsi persona offesa dai delitti contro il sentimento per gli animali, indipendentemente dalla emanazione del d.m. previsto dall'art. 19-quater  disp. coord. trans. c.p. introdotto dalla l. n 189/2004. (Cass. III, n. 34095/2006).

Per la costituzione di parte civile degli enti e delle associazioni animaliste, si veda sub art. 727.

La confisca dell'animale di cui all'art. 544-sexies non è applicabile all'art. 544-bis, in quanto non richiamata nel dettato della prima (Dolcini-Gatta, 2641). Si v. sub art. 544-sexies.

Bibliografia

Basini, Delitti contro il sentimento per gli animali, in Trattato di diritto penale, parte speciale, diretto da Cadoppi, Canestrari, Manna, Papa, VI, Torino, 2009, 193 ss.; Coppi, voce Maltrattamento e malgoverno di animali, in Enc. dir., XXV, 1975, 265 ss; Cosseddu, voce Maltrattamento di animali, in Dig. d. pen., Agg., Torino, 2000, 441; Dolcini-Gatta, Art. 544 bis-544 sexies, in Codice penale commentato, a cura di Dolcini, Gatta, II, Artt. 314-592, Milano, 2015; Furia, L’animale come soggetto passivo del reato? Tre recenti sentenze della III sezione in materia di maltrattamenti, in archiviodpc.dirittopenaleuomo.org; Giacometti, Tutela degli animali, in Pulitanò, Diritto penale, Parte speciale, I, Tutela penale della persona, Torino, 2014, 195 ss.; Napoleoni, Artt. 544-bis-544 sexies, in Codice penale. Rassegna di giurisprudenza e di dottrina, a cura di Lattanzi, Lupo, Milano, 2010; Natalini, voce Animali (tutela penale degli), in Dig. d. pen., Agg., Torino, 2005, I, 13; Padovani, Nuove norme contro il maltrattamento di animali, in Leg. pen., 1994, 609; Pistorelli, Fino a un anno di reclusione per l'abbandono, in Guida dir. 2004, 33, 21.

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