Codice Penale art. 556 - Bigamia.

Maria Teresa Trapasso

Bigamia.

[I]. Chiunque, essendo legato da matrimonio avente effetti civili [82, 83, 106-116 c.c.], ne contrae un altro, pur avente effetti civili, è punito con la reclusione da uno a cinque anni. Alla stessa pena soggiace chi, non essendo coniugato, contrae matrimonio con persona legata da matrimonio avente effetti civili [557].

[II]. La pena è aumentata [64] se il colpevole ha indotto in errore la persona, con la quale ha contratto matrimonio, sulla libertà dello stato [86 c.c.] proprio o di lei [558].

[III]. Se il matrimonio, contratto precedentemente dal bigamo, è dichiarato nullo, ovvero è annullato il secondo matrimonio per causa diversa dalla bigamia [117, 119, 120, 122, 123 c.c.], il reato è estinto, anche rispetto a coloro che sono concorsi nel reato [110], e, se vi è stata condanna [648 1-2 c.p.p.], ne cessano l'esecuzione e gli effetti penali [557; 689 2e c.p.p.].

competenza: Trib. monocratico (udienza prelim.)

arresto: facoltativo

fermo: non consentito

custodia cautelare in carcere: consentita

altre misure cautelari personali: consentite

procedibilità: d'ufficio

Inquadramento

Il capo I del Titolo XI comprende i delitti che offendono la famiglia nella sua base: il matrimonio (Del tufo, 427). L'evento offensivo del reato di bigamia è dato dalla conclusione del negozio matrimoniale illegittimo e non già dalla lesione dell'ordinamento giuridico monogamico (così invece Antolisei, 497), che costituisce invece un riflesso prodotto dall'avvenimento anzidetto e in vista del quale la incriminazione è stata predisposta dal legislatore (Cass. S.U., n. 16/1956).

Soggetti

Si tratta di un reato plurisoggettivo, in quanto esige la cooperazione di due persone, configurabile anche se uno dei soggetti non è imputabile o punibile (es. immunità) (così Antolisei, 498; è stato tuttavia osservato come, essendo la punibilità del soggetto contraente matrimonio condizionata al suo status di persona coniugata, il delitto debba qualificarsi come reato proprio (così Fiandaca-Musco, 332).

L’approvazione del decreto attuativo n. 6 del 19 gennaio 2017  della l. n. 76/2016 sulle unioni civili (legge c.d. Cirinnà), con cui si è introdotto l’art. 574-ter c.p. (“ Costituzione  di un’unione civile agli effetti della legge penale”), a tenore del quale il termine “matrimonio”  si intende riferito anche alla costituzione di un’unione civile tra persone dello stesso sesso, ha consentito di superare i problemi interpretativi che si erano posti all’indomani dell’approvazione della l. n. 76/2016, quanto alla possibilità di ritenere configurabile il reato di bigamia anche nei confronti di tali unioni.

Soggetto attivo

È penalmente responsabile di bigamia sia la persona già coniugata che contragga nuovo matrimonio; sia la persona che, essendo libera, contragga matrimonio con persona già coniugata, se consapevole dell'esistenza del precedente vincolo (Del tufo, 429).

È stato osservato (Dolcini-Gatta, 2674) come possa essere soggetto attivo del reato anche lo straniero, che, già coniugato all'estero, contragga nuovo matrimonio in Italia (secondo la disciplina stabilita agli artt. 116 e 86 c.c.; salvo per soggetti appartenenti a ordinamenti che prevedono la poligamia).

Persona offesa

Sull'individuazione del soggetto passivo si registrano in dottrina interpretazioni diverse. Esso è stato indentificato nel coniuge del primo matrimonio; in quello del secondo matrimonio, se inconsapevole; in entrambi; nei membri del nucleo familiare (per un quadro degli orientamenti, Dolcini-Gatta, 2674).

Secondo la giurisprudenza, nell'ipotesi aggravata di cui al secondo comma dell'art. 556, il secondo coniuge del bigamo è, insieme al primo coniuge, persona offesa dal reato, poiché, pur essendo concorso come coautore materiale alla realizzazione del delitto (necessariamente bilaterale), è al tempo stesso vittima dell'inganno posto in essere dal bigamo (pertanto ha diritto ad essere avvisato della richiesta di archiviazione, qualora abbia chiesto di esserne informato: in questi termini, Cass. VI, n. 25957/2015; nello stesso senso Cass. VI, n. 331/2008, che ha sostenuto come sia il primo, che il secondo coniuge, siano titolari del diritto di istanza ai sensi dell'art. 10).

Materialità

Il delitto di bigamia consiste nel contrarre, in costanza di matrimonio produttivo di effetti giuridici, un altro matrimonio avente anch'esso effetti civili.

Presupposto dell'illecito è la preesistenza di un matrimonio avente effetti civili.

È tale il matrimonio:

-di cittadini o stranieri celebrato in Italia davanti ad un ufficiale di stato civile, secondo la legge civile;

- il matrimonio canonico contratto secondo il diritto canonico, purché trascritto nel registro dello stato civile;

- il matrimonio contratto all'estero secondo la legge straniera (esso è immediatamente valido e rilevante per l'ordinamento giuridico italiano) (Del tufo, 429) (la S.C. ha affermato come ai fini della configurabilità del reato di bigamia, gli effetti civili di precedenti matrimoni contratti all'estero siano da considerarsi in vigore anche ove non trascritti nei registri dello stato civile in Italia: Cass. VI, n. 3579/1982; si v. anche Cass. VI, n. 10112/1985).

Secondo la S.C. deve essere considerato legato da precedente matrimonio avente effetti civili anche colui che abbia ottenuto all'estero pronuncia di divorzio non riconosciuta in Italia (Cass. VI, n. 3579/1982).

Il reato può essere escluso soltanto dalla giuridica inesistenza del matrimonio precedente o di quello successivo. La S.C. ha osservato come non possa dirsi giuridicamente inesistente il matrimonio contratto sotto false generalità (pertanto risponde del reato di bigamia il soggetto che, legato da precedente matrimonio, ne contragga un secondo attribuendosi false generalità; così Cass. VI, n. 1706/1969).

In caso di morte presunta di uno dei due coniugi del primo matrimonio, secondo la dottrina non configura il reato di bigamia il nuovo matrimonio contratto dal coniuge superstite (si v. art. 65 c.c.), anche nel caso in cui il presunto morto ricompaia (salvo fosse a conoscenza dell'esistenza in vita del coniuge dichiarato presunto morto; si v. Dolcini-Gatta, 2674, il quale richiama giurisprudenza contraria a tale soluzione, App. Roma, 11 giugno 1952). In caso di assenza presunta, la mancata previsione nell'ordinamento di una norma che autorizzi a contrarre nuovo matrimonio, determina la configurabilità del reato nel caso di coniuge dell'assente che contragga nuovo matrimonio (salvo assenza del dolo, così Spena, 68).

Elemento psicologico

 

Dolo

Il delitto è a dolo generico; il dubbio sull'esistenza di un precedente vincolo non esclude la configurabilità del dolo nella forma del dolo eventuale (del tufo, 429).

Il dolo del delitto di bigamia consiste nella volontà di contrarre nuovo matrimonio avente effetti civili, con la consapevolezza dell'esistenza di un precedente matrimonio avente anch'esso tali effetti. Tale elemento psicologico può essere escluso dall'errore di fatto circa la sussistenza del precedente matrimonio (Cass. VI, n. 3921/1972).

Il dolo del delitto di bigamia non è escluso, né reso incerto dal dubbio circa la validità del primo matrimonio. Infatti, ove tale dubbio sussista, l'agente vuole anche il fatto come reato, sia pure quale semplice eventualità (la S.C. ha precisato come, trattandosi di dubbio che rende eventuale il dolo, senza tuttavia escluderlo, sia illegittima l'assoluzione per insufficienza di prove sul dolo, Cass. VI, n. 6138/1973).

Il difetto di imputabilità in capo a chi, incapace di intendere e di volere, contragga matrimonio, esclude la responsabilità penale; non così per il minore di diciotto anni che abbia contratto matrimonio senza autorizzazione del Tribunale, che invece sarà imputabile e dunque punibile (ferma per entrambi i casi l'impugnabilità del matrimonio; si v. Dipaola, 5).

Errore su validità precedente matrimonio

Secondo la dottrina, l'aver contratto un nuovo matrimonio nel convincimento che il primo non fosse produttivo di effetti civili, esclude la punibilità dell'agente configurando un errore su un elemento normativo della fattispecie, rilevante ex art. 47, comma 3 (così Pisapia, 396, a proposito dell'errore determinato da ignoranza o erronea conoscenza delle legge civile; nello stesso senso, Del tufo, 430).

In senso contrario la giurisprudenza, secondo la quale l'erronea opinione dell'imputato di bigamia di essere libero di contrarre nuovo matrimonio, avendo ottenuto il divorzio all'estero, non costituisce errore su legge diversa da quella penale, ai sensi dell'art. 47, comma 3, bensì errore sulla legge penale che non può essere invocato dall'imputato come causa di esclusione della punibilità (Cass. VI, n. 3579/1982). La S.C. precisa infatti come l'art. 556 non dia la nozione di “matrimonio avente effetti civili”, ma si riporti alla legge civile, che pertanto è assunta come elemento integrante dell'art. 556 così da costituire oggetto del precetto penale (così Cass. VI, n. 6138/1973Cass. VI, n. 9743/2007. Sull'esclusione del dolo per l'inevitabilità dell'errore sulle norme extrapenali, che disciplinano gli effetti civili del matrimonio, si v. App. Cagliari 12 dicembre 1988).

Consumazione e tentativo

Consumazione

La natura del reato è controversa. La giurisprudenza recente qualifica la bigamia come reato permanente, che si protrae per tutta la durata della coesistenza dei due matrimoni e viene a cessare allorché sia pronunciata con sentenza definitiva la cessazione degli effetti civili di uno di essi (Cass. VI, n. 23249/2003). In senso contrario la giurisprudenza più risalente (Cass. S.U., n. 16/1956), che ne affermava la natura di reato istantaneo, e la dottrina prevalente, che ne esclude la qualificazione come “reato permanente” non essendo in potere dell'agente fare cessare lo stato antigiuridico da lui posto in essere (Del tufo, 430; per una ricognizione dei diversi orientamenti interpretativi, si v. Dolcini-Gatta, 2676)

Tentativo

Il delitto di bigamia è configurabile anche nella forma del tentativo, attesa la frazionabilità dell’azione esecutiva (Cass. VI, n. 725/1965).

Circostanze

È previsto l'aggravamento di pena nel caso in cui il colpevole abbia indotto in errore la persona sulla libertà del suo stato o del proprio. Secondo la dottrina, il comportamento, benché non richieda il ricorso ad artifici o raggiri, deve essere idoneo a convincere l'altro soggetto dell'inesistenza di problemi di stato civile che impediscano la celebrazione del matrimonio (Del tufo, 429). Nello stesso senso la giurisprudenza, che ritiene sufficiente un qualsiasi comportamento dell'agente che abbia ragionevolmente indotto in errore la persona, con la quale il matrimonio è stato contratto, sulla libertà dello stato proprio o dell'altro contraente (così la S.C., secondo la quale vale ad integrare la induzione in errore la dichiarazione dell'agente che il precedente vincolo coniugale si era sciolto per morte del coniuge, Cass. VI, n. 251/1971).

L'aggravante non è integrata nel caso di contegno omissivo dell'agente (es. mero silenzio o approfittamento dell'errore altrui, così Pisapia, 407).

Cause di estinzione della punibilità

Il reato può essere escluso soltanto dalla giuridica inesistenza o del matrimonio precedente o di quello successivo (Cass. VI, n. 1706/1969; nello stesso senso Cass. II, n. 183/1967). È infatti prevista una causa di estinzione del reato (art. 556, comma 3), nel caso di dichiarazione di nullità o di annullamento (diverso dalla bigamia) del precedente matrimonio del bigamo. Essa produce i suoi effetti anche per coloro che sono concorsi nel reato.

L'estinzione del reato non si verifica nel caso di scioglimento del matrimonio per morte del primo coniuge (si v. Dolcini-Gatta, 2677).

Rapporti con altri reati

La S.C. ha osservato come la mancata menzione nell'art. 556 degli artifici e raggiri indicati dall'art. 640, si spieghi con la maggiore facilità dell'induzione in errore della persona cui, con la promessa di matrimonio, si prospetti un legame di durevole e profonda comunanza di interessi e di vita: in essa si produce infatti uno stato psicologico di larga confidenza e fiducia, sì che anche semplici menzogne possono trovare credito in assenza di evidenti motivi di sospetto (Cass. II, n. 941/1960).

Casistica

Il dolo nel delitto di bigamia non è escluso né reso incerto dal dubbio circa la validità del primo matrimonio, atteso che in tal situazione l'egente, contraendo il secondo matrimonio, accetta il rischio della commissione del reato, integrando in tal modo il dolo eventuale (Uff. Ind. Prel. Milano, 13 giugno 2007).

Il delitto di bigamia, che si consuma nel momento e nel luogo di celebrazione del secondo matrimonio, è di natura istantanea con effetti permanenti, ma è caratterizzato da un iter criminis frazionabile (c.d. reato plurisussistente) e, come tale, suscettibile di interruzione, con conseguente configurabilità del tentativo. Tuttavia la semplice presentazione al Comune di residenza della domanda di pubblicazione del matrimonio, non costituisce atto idoneo alla commissione del reato di bigamia, attesa la necessaria attività consequenziale di controllo rimessa all'autonoma, ma doverosa iniziativa di verifica dell'ufficiale di stato civile (Trib. S. Angelo dei Lombardi 21 aprile 2006, n. 51).

La sentenza ecclesiastica di nullità per bigamia del matrimonio concordatario, pronunciata a domanda degli eredi del bigamo, non può essere riconosciuta agli effetti civili, perché in contrasto con il principio di ordine pubblico che, a tutela del diritto personalissimo allo stato coniugale, esclude la legittimazione degli eredi ad impugnare il matrimonio del loro dante causa quando il giudizio di nullità non già sia pendente alla morte del “de cuius” (App. Milano, 19 gennaio 1993).

Ai fini della sussistenza del delitto di bigamia deve essere considerato legato da precedente matrimonio avente effetti civili, colui che abbia ottenuto all'estero pronuncia di sentenza di divorzio non ancora però riconosciuta in Italia all'epoca della celebrazione del secondo matrimonio (Uff. Ind. Prel. Milano, 13 giugno 2007).

Profili processuali

Il reato di bigamia è procedibile d'ufficio e di competenza del Tribunale monocratico.

Per il reato di cui all'art. 556 non è consentito il fermo, mentre l'arresto è facoltativo.

Per il disposto dell'art. 21, comma 2, c.p.p., la sentenza del giudice civile che abbia dichiarato la nullità del matrimonio per il solo motivo della validità del matrimonio precedentemente contratto da uno dei coniugi (c.d. impedimentum legaminis), preclude al giudice penale, chiamato a pronunciarsi sulla responsabilità dello stesso coniuge per il delitto di bigamia, qualunque esame di merito sulla questione relativa alla validità del primo matrimonio (Cass. II, n. 275/1965).

La causa di estinzione di cui al comma 3 dell'art. 556 può essere riconosciuta anche in fase esecutiva, con il procedimento previsto dall'art. 676 c.p.p.

Nell'ipotesi aggravata prevista dal secondo comma dell'art. 556 c.p., il secondo coniuge del bigamo è, insieme al primo coniuge, persona offesa del reato, poiché, pur avendo concorso come coautore materiale alla realizzazione del delitto (che è necessariamente bilaterale), è, al tempo stesso, vittima dell'inganno posto in essere dal bigamo, sicché, conseguentemente, ha diritto ad essere avvisato della richiesta di archiviazione, qualora abbia chiesto di esserne informato (Cass.VI, n. 25957/2015).

Nel caso di stipulazione di secondo matrimonio all'estero, trattandosi di reato commesso da cittadino italiano all'estero e prevedendo l'art. 556 una pena edittale inferiore nel minimo a tre anni, è necessaria, exart. 9, comma 2, la condizione di procedibilità della richiesta del Ministro di giustizia, o della querela o istanza della persona offesa (Uff. Indag. Prelim. La Spezia, 22 gennaio 2013 n. 12).

Bibliografia

Baccari, Riondato, Unioni civili e prova testimoniale nel processo penale. (D.Lgs. 19 gennaio 2017, n. 6), L'unione familiare di matrimoni, unioni civili e convivenze, dopo la riforma penale 2016-2017, in Dir.pen.proc., 2017, 996; Del Tufo, Delitti contro la famiglia, in Pulitanò, Diritto penale, Parte speciale, I, Tutela penale della persona, Torino, 2014, 425 ss.; Dipaola, Art. 556, in Codice penale. Rassegna di giurisprudenza e di dottrina, a cura di Lattanzi, Lupo, Milano, XI, 2010; Fiandaca - Musco, Diritto penale, parte speciale, II, Bologna, 2013; Dolcini-Gatta, Art. 556, in Codice penale commentato, a cura di Dolcini, Gatta, II, Artt. 314-592, Milano, 2015;  Gatta, Unioni civili tra persone dello stesso sesso e convivenze di fatto: i profili penalistici della legge Cirinnà, in penalecontemporaneo.it, 11 maggio2016;  Gatta, Unioni civili tra persone dello stesso sesso: profili penalistici, in penalecontemporaneo.it, 17 gennaio 2017; Pisapia, voce Bigamia, in Enc. dir., Milano, 1959, V, 373; Pisapia, voce Bigamia, in Dig. d. pen., I, 1991, 112; Spena, Reati contro la famiglia, in Trattato di diritto penale, diretto da Grosso, Padovani, Pagliaro, Parte speciale, vol. XIII, Milano, 2012.

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