Codice Penale art. 581 - Percosse 1 2 .

Maria Teresa Trapasso

Percosse 12.

[I]. Chiunque percuote taluno, se dal fatto non deriva una malattia nel corpo o nella mente [582], è punito, a querela della persona offesa [120], salvo che ricorra la circostanza aggravante prevista dall'articolo 61, numero 11 -octies ), con la reclusione fino a sei mesi o con la multa fino a 309 euro [1151 c. nav.]34 .

[II]. Tale disposizione non si applica quando la legge considera la violenza come elemento costitutivo o come circostanza aggravante di un altro reato [294, 336, 337, 338, 3414, 3424, 3433, 353, 3852, 3863, 393, 4052, 5072, 584, 588, 610, 611, 6144, 628, 629, 634, 6352 n. 1].

 

competenza: Giudice di pace; Trib. monocratico (aggravanti ex art. 43 d.lg. n. 274 del 2000)

arresto: non consentito

fermo: non consentito

custodia cautelare in carcere: non consentita

altre misure cautelari personali: non consentite

procedibilità: a querela di parte; d’ufficio se ricorre l’aggravante di cui all’art. 61, n. 11- octies c.p. (v. 1° comma)

[1] V. art. 4 d.lgs. 28 agosto 2000, n. 274, in tema di competenza penale del giudice di pace. V. inoltre la norma transitoria di cui all'art. 64 d.lg. n. 274, cit. Per le ipotesi di reato attribuite alla competenza del giudice di pace si applica la sanzione della multa da 258 euro a 2.582 euro.

[2] V. l'art.5, comma 2, d.l. 15 settembre 2023, n. 123, conv., con modif., in l. 13 novembre 2023, n.159, il quale dispone: «Fino a quando non e' proposta querela o non e' presentata denuncia per taluno dei reati di cui agli articoli 581, 582, 610, 612 e 635 del codice penale, commessi da minorenni di eta' superiore agli anni quattordici nei confronti di altro minorenne, e' applicabile la procedura di ammonimento di cui all'articolo 8, commi 1 e 2, del decreto-legge 23 febbraio 2009, n. 11, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 aprile 2009, n. 38.».

[3] Le parole «salvo che ricorra la circostanza aggravante prevista dall'articolo 61, numero 11 -octies ),» sono state aggiunte dall'art. 6, comma 1, l. 14 agosto 2020, n. 113, con entrata in vigore il 24 settembre 2020.

[4] Per una ipotesi di aumento della pena, v. art. 1, l. 25 marzo 1985, n. 107 e art. 36 l. 5 febbraio 1992, n. 104.

Inquadramento

Il delitto di percosse tutela il bene giuridico dell'incolumità personale (Galisai Pilo, 394). La previsione, nell'ambito dei delitti contro l'integrità fisica, copre uno spazio residuale, ricomprendendo fatti il cui contenuto offensivo è modesto, al di sotto delle soglia integrante le lesioni (Pulitanò, 78).

Soggetti

Si tratta di un delitto comune che può essere commesso da chiunque.

Materialità

È un reato di mera condotta (non si richiede pertanto la produzione di un evento naturalistico) consistente nella violenta manomissione dell'altrui persona fisica, idonea a produrre sensazioni dolorose, se dal fatto non derivi una malattia (vanno escluse dal concetto di “malattia” le alterazioni anatomiche prive di conseguenze funzionali, come ad es. le ecchimosi, Pulitanò, 78).

La condotta si può manifestare con modalità diverse (es. schiaffi, pugni, bastonate, c.d. vie di fatto) non necessariamente implicanti il contatto fisico tra soggetto attivo e soggetto passivo.

Afferma invece la necessità del contatto fisico la giurisprudenza (Cass. V, n. 48322/2018, che ha escluso la configurabilità del reato nella condotta dell'imputata che aveva scosso la scala su cui si trovava la persona offesa, facendola cadere a terra), precisando come  con il termine “percuotere” si intende, ai fini dell'applicazione del delitto di cui all'art. 582, non solo la condotta di battere, colpire, picchiare, ma anche, in senso lato, ogni condotta di violenta manomissione dell'altrui integrità fisica (Cass. V, n. 4272/2015; Cass. V, n. 51085/ 2014), ancorché il contatto risulti mediato dall'uso di un oggetto contundente (Cass.  V, n. 31665/2021 relativamente all'uso dell'anta di una porta per colpire la vittima).

L'assenza della violenza fisica esclude la configurabilità del delitto di cui all'art. 581 (integrando invece eventualmente il delitto di ingiuria, si v. § Rapporti con altri reati), in quanto la fattispecie impone l'idoneità della condotta alla produzione di una sensazione dolorosa (senza necessità che essa si verifichi, Cass. V, n. 38392/2017). Si è infatti precisato come la ratio della norma sia la tutela dell'incolumità fisica del soggetto passivo, non della sua intangibilità.

La condotta deve essere idonea alla produzione di una sensazione dolorosa, benché non sia necessaria la sua ricorrenza ai fini dell'integrazione della fattispecie (:la particolare insensibilità al dolore del soggetto passivo non esclude pertanto l'integrazione della fattispecie, Pulitanò, 78); nel senso della sufficienza della mera “idoneità”, Cass. V, n. 38392/2017 .

Cause di giustificazione

Lo ius corrigendi, rilevante ex art. 51, esclude la punibilità delle percosse a un minore, solo nel caso in cui la condotta sia realizzata dai genitori (Fiandaca-Musco, 65; l'inammissibilità, tuttavia, nell'attuale ordinamento di metodi educativi violenti, comporta l'individuazione del limite della punibilità non a livello di scriminanti, quanto piuttosto di tipicità, così che non risultano rilevanti condotte inidonee a far male, Pulitanò, 79)

Quanto all'attività sportiva, gli artt. 50 (consenso dell'avente diritto) e 51 (esercizio di un diritto) scriminano le percosse eventualmente realizzate nella competizione.

La prestazione del consenso dell'avente diritto, rilevante ex art. 50, scrimina le percosse, non dovendosi per questa ipotesi ritenere operante il limite dell'art. 5 c.c.

Elemento psicologico

Il delitto è punito a titolo di dolo, nella forma del dolo generico, ed ha ad oggetto la coscienza e volontà di colpire un soggetto con violenza, così da cagionare solo una sensazione fisica di dolore (Mantovani, 135; Cass. I, n. 4326/1979).

Quanto al rapporto tra il dolo di percosse e quello di lesioni, si confrontano in dottrina due orientamenti: a tenore di quello tradizionale essi coinciderebbero (così da rinvenire nel risultato lesivo — la sensazione dolorosa, per le percosse; la malattia, per le lesioni — il solo elemento differenziatore tra le rispettive fattispecie; tra le altre, Cass. I, n. 7388/1985), avendo in comune l'elemento soggettivo - che consiste nella volontà di colpire taluno con violenza fisica, - mentre differiscono nelle conseguenze della condotta, atteso che le lesioni superano la mera ed eventuale sensazione dolorosa tipica delle percosse, determinando un'alterazione delle normali funzioni fisiologiche dell'organismo, che richiede un processo terapeutico e specifiche cure mediche (Cass. II, n. 22534/2019).   

In senso contrario, si è osservato tuttavia come: accogliendo una tale prospettazione interpretativa, l'individuazione dell'oggetto del dolo sarebbe determinato solo al momento della produzione della conseguenza; risulterebbe non agevole la distinzione tra tentativo di percosse e tentativo di lesioni; si configurerebbe inoltre una responsabilità a titolo di “percosse” nel caso in cui il soggetto, volendo realizzare la condotta di lesioni, non abbia tuttavia prodotto il risultato ad esse collegato ex art. 582 (oltre a rendere inapplicabile l'art. 116 al correo che intendeva realizzare la condotta di percosse, nel caso in cui il reato realizzato sia invece quello di lesioni. Per un quadro delle diverse posizioni, Dolcini-Gatta, 2947).

Il movente della condotta è irrilevante ( Cass. I, n. 4326/1979; nello stesso senso, Mantovani, 136).

Consumazione e tentativo

Il delitto di consuma nel momento in cui si realizza la condotta violenta.

Il tentativo è configurabile (così, Cass. V, n. 12410/ 1978). In sede interpretativa si è osservato come l'accertamento porrebbe tuttavia problemi di distinzione con il tentativo di lesioni.

Gli atti diretti a percuotere, nel caso in cui sia derivata la morte del soggetto passivo, possono configurare l'omicidio preterintenzionale (Pulitanò, 79; la S.C. sulla base della diversa formulazione tra l'ipotesi di tentativo di percosse — “atti diretti a percuotere” — exartt. 56 e 581, e “gli atti diretti a percuotere” ex art. 584, ha escluso che la condotta-base del delitto di omicidio preterintenzionale debba integrare necessariamente il tentativo di percosse, Cass. V, n. 3737/ 1982)

Forme di manifestazione

È previsto un aggravamento di pena nel caso in cui la condotta sia posta in essere a danno di “soggetto internazionalmente protetto” (art. 1, l. n. 107/1985) e nel caso di “soggetto portatore di handicap” (art. 36 l. n. 104/1992).

Rapporti con altri reati

Relativamente al rapporto con il reato di ingiuria — sovente richiamato in quanto si ritiene che con la condotta di percossa s'intenda offendere la personalità morale della vittima — si è affermato come determinate condotte di percosse possano qualificarsi quali ingiurie solo laddove esse, per la loro modestissima entità, siano significative dell'esclusiva volontà di arrecare offesa morale, non di produrre alcuna sofferenza psichica (Cass. VI, 24360/ 2012).

Tuttavia, nel caso in cui la volontà, pur diretta ad arrecare offesa all'onore, producesse anche una sofferenza fisica, si configurerebbe il concorso di reati (Dolcini-Gatta, 2949).

Nel caso in cui dalla condotta di percosse derivino delle lesioni, parte della dottrina ritiene di doversi applicare la previsione di cui all'art. 586 (dunque, il concorso formale tra percosse e lesioni colpose, così Mantovani, 136).

Il delitto di danneggiamento con violenza alla persona, come riformulato dall'art. 2, comma 1, lett. l), del d.lgs. n. 7/2016, assorbe quello di cui all'art. 581 c.p., in quanto le percosse, consistendo in atti di violenza che non determinano effetti morbosi ma solo sensazioni dolorifiche, integrano un elemento costitutivo del primo delitto, rilevando come modalità della condotta tipica (Cass. II, n. 28847/2020).

I reati di percosse e di lesioni personali volontarie hanno in comune l'elemento soggettivo, che consiste nella volontà di colpire taluno con violenza fisica, mentre differiscono nelle conseguenze della condotta, atteso che le lesioni superano la mera ed eventuale sensazione dolorosa tipica delle percosse, determinando un'alterazione delle normali funzioni fisiologiche dell'organismo, che richiede un processo terapeutico e specifiche cure mediche. (Cass. II, n. 22534/2019).

Concorso di reati

Il capoverso dell'art. 581 regola il concorso di reati nel caso in cui la violenza costituisca elemento costitutivo e circostanza aggravante di un altro reato.

La S.C. in applicazione di tale principio ha stabilito che l'art. 581, venga “assorbito” da delitti quali: la resistenza a pubblico ufficiale (Cass.V, n. 2993/1984); la rapina (Cass. I, n. 12656/1977); il reato di maltrattamenti in famiglia (Cass. VI, n. 13898/ 2012); la violenza privata (Cass. V, n. 6430/ 2004)

Quanto al delitto di esercizio arbitrario delle proprie ragioni, la giurisprudenza ha escluso l'assorbimento del delitto di percosse nel primo (Cass. VI, n. 35843/ 2008).

Casistica

Secondo la S.C. (Cass. III, n. 43316/ 2014), nella nozione di “percosse” rientrano anche gli schiaffi, in quanto caratterizzati da energia fisica esercitata con violenza e direttamente sulla persona, purché non siano produttivi di malattia (integrandosi altrimenti il reato di lesioni), e non manifestino una violenza di entità simbolica ed inavvertibile, indice dell'esclusivo proposito di arrecare sofferenza morale o disprezzo (integrante il reato di ingiuria).

Integra il delitto di percosse il contatto fisico consistente nell'apporre le mani intorno al collo del soggetto passivo, quand'anche la stretta non sia tale da lasciare ecchimosi (Cass. V, n. 27990/ 2013).

Il calcio costituisce reato di percosse, può essere ritenuto eccezionalmente integrante il delitto d ingiuria, ove si provi che l'intenzione dell'autore era esclusivamente quella di arrecare offesa alla morale e la violenza avesse solo carattere apparente (Cass. V, n. 800/1983).

Profili processuali

Il reato è procedibile a querela; la competenza in materia di percosse è del Giudice di pace (a partire dal 1° gennaio 2002, exart. 4, comma 1, a) d.lgs. n. 274/2000), che applica esclusivamente la pena della multa. Il trasferimento della competenza per materia dal giudice di pace al tribunale monocratico comporta una modifica "in peius" del trattamento sanzionatorio, ove determini l'applicazione delle sanzioni detentive in luogo delle più favorevoli sanzioni pecuniarie previste dall'art. 52 del d.lgs. n. 274/2000, che non può operare retroattivamente (Cass. VI, n. 13708/2020).

Il reato è procedibile d'ufficio ove ricorra l ' aggravante di cui all'art. 61, comma 1, n. 11-octies c.p. ( "avere agito, nei delitti commessi con violenza o minaccia, in danno degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nonché di chiunque svolga attività ausiliarie di cura, assistenza sanitaria o soccorso, funzionali allo svolgimento di dette professioni, a causa o nell'esercizio di tali professioni o attività", introdotta dalla l. n. 113/2020).

Nel caso delle aggravanti di cui all'art. 4 d.lgs. n. 274/2000, è competente il Giudice monocratico.

Non è consentito né l'arresto, né il fermo, né le altre misure cautelari.

Il decreto-legge 15 settembre 2023, n. 123, conv., con modif., in l. 13 novembre 2023, n. 159 (c.d. decreto Caivano), ha previsto l'applicazione della procedura di ammonimento di cui all'art. 8, commi 1 e 2, d.l. n. 11/2009 (conv. l.n.38/2009), nel caso in cui il reato di cui all'art. 581 cp sia stato realizzato da minorenni di età superiore ai quattordici anni nei confronti di altro minorenne. La procedura è applicabile fino a quando non è proposta querela (si v. art. 5, comma 2, d.l. 123/2023) . Il riferimento dell'art. 5, comma 2, d.l. n.123/2023 esclusivamente ai commi 1 e 2, dell'art. 8, d.l. n. 11/2009 autorizza l'esclusione in via interpretativa della possibilità di applicare  i commi 3 e 4, dell'art. 8, che prevedono, rispettivamente, aggravamenti di pena  e la procedibilità d' ufficio  nel caso in cui destinatario della procedura di ammonimento sia un soggetto già ammonito. Il provvedimento è entrato in vigore il 16 settembre 2023.

Trovano applicazione le cause di improcedibilità e di estinzione del reato, ex artt. 34 e 35 d.lgs. n. 274/2000.

Non si configura la nullità della sentenza per difetto di contestazione (art. 522), ma soltanto una diversa qualificazione giuridica del fatto (art. 521), quando il giudice pronunci condanna per il reato di getto pericoloso di cose, ex art. 674, a fronte di un'originaria imputazione di tentate percosse, ove la condotta dell'agente non sia finalizzata ad infliggere una menomazione fisica alla parte lesa (lancio di un sasso), in quanto si è in presenza di un semplice ridimensionamento del fatto nel suo elemento soggettivo (Cass. III, n. 44815/2007).

Non sussiste violazione del principio di correlazione tra accusa e sentenza nell'ipotesi in cui il giudice di merito assolva l'imputato dal delitto di maltrattamenti in famiglia, inizialmente contestato, e lo condanni per le plurime condotte di percosse in esso ricomprese, in continuazione, ritenendone sussistenti i presupposti di configurabilità (Cass.V, n. 31665/2021).

Bibliografia

Galisai Pilo, voce lesioni e percosse, in Dig. disc. pen., VII, 1993, 392; Dolcini-Gatta, Art. 581, in Codice penale commentato, a cura di Dolcini E., Gatta, II, Milano, 2015; Mantovani, Diritto penale, s., Delitti contro la persona, Torino, 2013; S. Preziosi, Il delitto di percosse, in Ramacci (a cura di), I delitti di percosse e di lesioni, Torino, 1998; Pulitanò, Lesioni personali, percosse, rissa, in Pulitanò, Diritto penale, Parte speciale, I, Tutela penale della persona, Torino, 2014, 78; Zagrebelsky, Lesioni personali e percosse, in Enc. Giur. Treccani, XVIII, 1990.

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