Codice Penale art. 588 - Rissa.Rissa. [I]. Chiunque partecipa a una rissa è punito con la multa fino a 2.000 euro1. [II]. Se nella rissa taluno rimane ucciso, o riporta lesione personale [582], la pena, per il solo fatto della partecipazione alla rissa, è della reclusione da sei mesi a sei anni. La stessa pena si applica se la uccisione, o la lesione personale, avviene immediatamente dopo la rissa e in conseguenza di essa23.
[1] La parola «2.000» è sostituita alla precedente parola «309» dall'art. 10, comma 1, lett. a), d.l. 21 ottobre 2020, n. 130, conv., con modif., in l. 18 dicembre 2020, n. 173. [2] Le parole «da sei mesi a sei anni» sono sostituite alle precedenti parole «da tre mesi a cinque anni» dall'art. 10, comma 1, lett. b), d.l. 21 ottobre 2020, n. 130, conv., con modif., in l. 18 dicembre 2020, n. 173. [3] Per un'ulteriore ipotesi di aumento di pena, v. art. 36 l. 5 febbraio 1992, n. 104.
competenza: Trib. monocratico (ud. prel. nelle ipotesi di morte o lesioni gravi o gravissime) arresto: facoltativo (secondo comma) fermo: non consentito custodia cautelare in carcere: consentita (secondo comma) altre misure cautelari personali: consentite (secondo comma) procedibilità: d'ufficio InquadramentoLa ratio dell'incriminazione consiste nell'esigenza di tutelare in forma anticipata i beni della vita e dell'incolumità individuale, posta l'idoneità della rissa a determinarne l'esposizione a pericolo (Fiandaca-Musco, PS, 82); la partecipazione alla rissa viene pertanto incriminata indipendentemente dal verificarsi dell'offesa all'incolumità fisica (Pulitanò, 89). In sede dottrinale è stato richiamato anche il profilo lesivo concernente l'ordine pubblico, Antolisei, PS, 118). La giurisprudenza ha tuttavia osservato in senso contrario come il pericolo per l'ordine pubblico, oltre che per l'incolumità pubblica, sia estraneo alla nozione del reato di rissa, del quale costituisce un elemento eventuale, Cass. V, n. 970/1971). SoggettiSi tratta di un reato a concorso necessario (ovvero plurisoggettivo proprio, in quanto tutti i partecipi sono puniti, Fiandaca-Musco, PS, 82). La norma non indica il numero minimo di corissanti; è tuttavia prevalente in dottrina e giurisprudenza l'orientamento secondo il quale la contesa violenta debba avvenire tra tre o più persone (Antolisei, PS, 119; Pulitanò, 89; così anche la S.C., secondo la quale ai fini della configurabilità del reato di rissa è sufficiente la partecipazione di tre contendenti, Cass. V, n. 12508/2014). In sede di legittimità si è precisato come non sia necessario il conflitto tra due gruppi, essendo sufficiente che la contesa avvenga tra le dette persone, anche se da una parte ve ne sia una sola e dall'altra ve ne siano due o più (Cass. V, n. 1193/1971). Con riferimento al numero minimo di corissanti, con recente sentenza la Corte di legittimità ha affermato come valga ad integrare il numero minimo di almeno tre corissanti anche la contrapposizione tra due soggetti contro una sola persona (Cass. VI, n. 12200/2020). MaterialitàLa condotta incriminata consiste nella “partecipazione ad una rissa”. La fattispecie non definisce la nozione di “rissa”; la si è descritta in sede interpretativa quale “scambio reciproco di atti di violenza fisica tra più persone” (Fiandaca-Musco, PS, 83). Quanto all'individuazione del contenuto del “prendere parte” ad una rissa, si è osservato come essa debba intendersi quale contributo materiale alla contesa con coinvolgimento personale (Fiandaca-Musco, PS, 83). Si esclude la configurabilità della rissa quando un gruppo di persone assale altre persone e queste ultime si difendono (Cass. I, n. 21353/2013). La vicendevole volontà di attentare all’altrui integrità fisica, quale presupposto per la configurabilità del delitto in commento, è esclusa qualora un gruppo di persone assalga altri soggetti che fuggano dall'azione violenta posta in essere ai loro danni (Cass.VI, n. 12200/2020). Non è necessario che i corissanti vengano contemporaneamente e insieme a vie di fatto, né che la rissa abbia luogo in un unico posto, potendo le modalità dell'azione implicare spostamenti in luoghi vicini e frazionamenti in vari episodi comunque concatenati tra loro (si è precisato come l'unicità di contesto spazio-temporale non viene meno nel caso in cui la violenta e reciproca aggressione abbia una dinamica progressiva e si verifichi attraverso manifestazioni tra loro concatenate e prive di soluzioni di continuità, anche se in luoghi diversi e vicini: non rileva infatti che i gruppi si scindano in sottogruppi anche di due sole persone o che ad uno degli episodi in successione rimangano presenti due soli corissanti, Cass. V, n. 1729/1987). Non risponde del delitto colui che interviene per placare la rissa (c.d. paciere, in dottrina Antolisei, PS, 120; così Cass. V, 4 luglio 1980, Giust. pen. 1981, II, 417). Legittima difesa La giurisprudenza esclude l'applicabilità della legittima difesa ai corissanti, essendo essi animati da intento reciproco di offendersi ed avendo accettato la situazione di pericolo nella quale si pongono, così da escludersi la necessità della difesa. La scriminante può tuttavia essere riconosciuta nel caso vi sia stata un'azione assolutamente imprevedibile e sproporzionata, tale da configurare un'offesa ingiusta in quanto diversa e più grave da quella accettata (Cass. V, n. 32381/2015; nello stesso senso, Cass. V, n. 7635/2007e Cass. V, 4402/2009, da ultimo, Cass. V, n. 15090/2020;in dottrina, Pulitanò, 90). Si precisa come la legittima difesa possa essere invocata solo da chi si sia lasciato coinvolgere nella contesa al solo scopo di resistere all'altrui violenza: la difesa attiva deve essere contenuta nei limiti della necessità di neutralizzare l'aggressione subita, senza eccedere in iniziative offensive che, come tali, superano l'ambito applicativo della esimente (Cass. V, n. 7850/1990; si v. pure Cass. V, n. 33112/2020che esclude la scriminante quando la difesa si esplichi attivamente, es. tentando di sferrare calci e pugni agli oppositori,). Non è integra il delitto di rissa la condotta di colui che, aggredito da altre persone, reagisca difendendosi (Cass. V, n.22587/2022; la Corte ha precisato che in tal caso l'aggredito non è punibile ai sensi dell'art. 52 cod. pen., mentre gli aggressori, non trovandosi al cospetto di un corrissante, non rispondono del delitto di rissa, ma delle conseguenze penali previste per gli atti di violenza posti in essere) Elemento psicologicoIl delitto è doloso; il dolo, generico, consiste nella coscienza e volontà di partecipare ad “uno scambio reciproco e contestuale di atti violenti” (Fiandaca-Musco, PS, 84). La giurisprudenza richiama la presenza dell' “animo offensivo” nella partecipazione alla contesa, Cass. V, n. 4976/1982; si v. pure Cass. VI, n. 24630/2012, secondo la quale, per la configurazione del delitto, è necessario che nella violenta contesa vi siano gruppi contrapposti con volontà vicendevole di attentare all'altrui incolumità personale). Consumazione e tentativoIl reato si consuma nel momento in cui la partecipazione alla rissa ha termine ovvero per la cessazione della rissa (Mantovani, 166; coloro che qualificano il reato quale plurisoggettivo “eventualmente permanente”, individuano il momento consumativo nella cessazione della rissa quale attività collettivamente considerata, si v. Lo Piano, 363). L'ammissibilità del tentativo è condizionata dalla configurabilità del tentativo nei reati di pericolo (Mantovani, 363). Forme di manifestazioneÈ previsto nel comma 2 un aggravamento di pena (la reclusione in luogo della multa di cui al primo comma), nel caso di morte e lesione di uno dei corissanti. La circostanza trova applicazione anche nel caso in cui i detti eventi si verifichino fuori dalla rissa, ma “immediatamente dopo” ed “inconseguenza di essa”. L'aggravamento di pena è stato incrementato dal d.l. n. 130/2020 (art.10), conv., con modif., in l. n. 173/2020, che ha sostituito l'iniziale previsione della pena “da tre mesi a cinque anni”, con una nuova cornice edittale “da sei mesi ai sei anni” (il provvedimento normativo ha previsto un aumento di pena anche per l'ipotesi-base, di cui al comma 1, passata dai “309” ai “2.000,00”). In sede di commento si è precisato come, per il principio di irretroattività della sanzione penale, i nuovi compassi edittali possano trovare applicazione solo alle condotte commesse successivamente al 22 ottobre 2020; per quelle commesse prima, ove l’evento morte o quello lesivo (nell’ipotesi aggravata di cui al comma 2) sopravvenga in vigenza dell’odierna disciplina di sfavore, deve trovare applicazione la lex mitior vigente al momento della condotta, quindi le precedenti sanzioni (più basse sia nel minimo che nel massimo), in ossequio al criterio c.d. della condotta (cfr. Relazione del massimario, Disposizioni urgenti in materia di diritto penale introdotte dal d.l. 21 ottobre 2020, n. 130 (c.d. decreto “immigrazione-sicurezza”), conv., con modif., in l. 18 dicembre 2020, n. 173, 27; nello stesso senso, in tema di omicidio stradale, Cass. SS.UU., n. 40986/2018). Gli eventi — morte o lesioni — devono essere conseguenza della rissa, ad essi legati da nesso di causalità (benché, si è osservato, la norma sembri accontentarsi della mera contestualità con la rissa, Pulitanò, 90). Quali circostanze aggravanti, esse devono imputarsi secondo il criterio della prevedibilità, ex art. 59, comma 2, (Pulitanò, 91, il quale osserva come il giudizio di bilanciamento con eventuali attenuanti potrebbe condurre ad un azzeramento dell'effetto aggravatore, con conseguente applicazione della sola sanzione pecuniaria di cui al primo comma). Nel caso in cui le lesioni o la morte siano oggetto di dolo, trovano applicazione le corrispondenti fattispecie dolose. L'aggravante di cui al capoverso dell'art. 588 trova applicazione anche nei confronti del compartecipe che abbia riportato lesioni personali, in quanto colui che partecipa volontariamente alla condotta violenta collettiva diretta ad offendere, oltre che a difendere, si assume la responsabilità della rissa semplice o aggravata a seconda degli effetti della colluttazione (Cass. V, n. 4402/2008, nello stesso senso, Cass. V, n. 9933/2017). Secondo la Suprema Corte, l'attenuante della provocazione è incompatibile con il reato di rissa, a meno che non risulti che l'azione offensiva di una dei due gruppi contendenti sia stata preceduta e determinata da una pretesa tracotante ovvero da una gravissima offesa proveniente esclusivamente dall'altro gruppo (Cass. V, n. 43383/2005). Vi è un generale accordo nell'escludere l'applicazione della circostanza aggravante di cui all'art. 112 n. 1 (partecipazione di cinque o più persone, così Antolisei, PS 121). Concorso di reatiIl reato di rissa assorbe il delitto di percosse, ex art. 581, comma 2. I reati di omicidio e lesioni commessi dal corissante nel corso della contesa, concorrono con il delitto di rissa aggravata, di cui all'art. 588, comma 2, non avendo tale reati valore assorbente rispetto alla rissa, in quanto non sono configurabili come progressivi rispetto ad essa, né costituendo quest'ultima, rispetto ai primi, “reato complesso” (Cass. I, n. 30215/ 2016). La S.C. ha altresì precisato come rispetto ai corissanti non autori materiali dell'omicidio o delle lesioni, la configurabilità della rissa aggravata non esclude la loro responsabilità per gli ulteriori reati a titolo di concorso anomalo, data la loro consapevole partecipazione ad un'azione criminosa realizzata con modalità tanto accese da determinare in concreto conseguenze di particolare gravità per l'incolumità personale (Cass. V, n. 32027/2014). In altra decisione si è invece precisato come il reato di rissa aggravata concorra con altri reati, quali le lesioni o l'omicidio, solo con riferimento al corissante autore di tale ulteriori fatti e a coloro che vi abbiano concorso exart. 110. Nei confronti invece dei corissanti diversi dagli autori dei reati più gravi, è configurabile la fattispecie della rissa aggravata ex art. 588 cpv., e non il concorso anomaloex art. 116 (Cass. I, n. 20933/2008; in altra decisione di conferma di tale impostazione, si è affermato come il reato di rissa aggravata concorra con i reati di lesione personale e di omicidio con esclusivo riferimento al corissante autore degli ulteriori fatti: nei confronti degli altri corissanti, fuori dai casi di concorso formale o materiale, tale ulteriori reati integrano l'aggravante di cui all'art. 588 cpv., Cass. I, n. 14346/2008). I reati di lesioni e di omicidio, commessi nel corso di una rissa, concorrono con il reato di rissa aggravata, exart. 588, comma 2, anche nel caso in cui il corissante ne debba rispondere a titolo di concorso anomalo (Cass. I, n. 283/2009) La rissa può concorrere materialmente con qualsiasi delitto, purché non ne sia elemento costitutivo o circostanza aggravante. Possono pertanto concorrere con il delitto di cui all'art. 588 i delitti commessi in occasione della colluttazione (Pulitanò, 91): porto abusivo di armi, minacce, ingiurie, lesioni, la violenza o la resistenza all'autorità, l'oltraggio, l'omicidio doloso o preterintenzionale; non invece con le percosse o con le minacce, in quanto la violenza è elemento costitutivo della rissa. La rissa può concorrere con il tentativo di lesioni personali, nonostante le lesioni siano considerate circostanze aggravanti della rissa (ex art. 588, comma 2; Cass. V, n. 16011/1977). Il reato di lancio di materiale pericoloso, scavalcamento e invasione di campo in occasione di manifestazioni sportive concorre con quello di rissa commesso nello stesso contesto spaziale e temporale, in ragione della diversità dei beni giuridici tutelati (Cass., III, n. 40573/2021). CasisticaAi fini della configurabilità della rissa, una volta accertata l'esistenza di gruppi contrapposti con vicendevole intenzione offensiva dell'altrui incolumità personale, è irrilevante accertare chi per primo sia passato a vie di fatto (Cass. I, n. 18788/2015). È stata riconosciuta l'aggravante dei futili motivi in relazione ad una rissa insorta per questioni di tifo calcistico in quanto la passione per un'attività sportiva non può mai giustificare possibili manifestazioni di violenza (Cass. V, n. 41052/2014). Profili processualiIl reato è procedibile d'ufficio; la competenza, del Tribunale monocratico (udienza preliminare, per le ipotesi di morte o lesioni gravi o gravissime). L'arresto è facoltativo per l'ipotesi di cui al secondo comma; è consentito il fermo, la custodia cautelare in carcere, le altre misure cautelari. L'aumento della pena massima nell'ipotesi aggravata, di cui all'art. 588, comma 2, c.p., operato dalla l. n. 173/2020 rende ora ammissibili le intercettazioni di conversazioni o comunicazioni, ex art. 266, comma 1, lett. a, c.p.p. In tema di patteggiamento, la Corte di legittimità ha ritenuto illegale la pena applicata dal giudice che, operando il giudizio di bilanciamento tra circostanze, abbia comparato l'attenuante ed una sola delle aggravanti, in quanto l'art. 69 c.p. impone di procedere alla simultanea comparazione di tutte le circostanze ritenute (in applicazione del principio la S.C. ha annullato senza rinvio la sentenza in cui, in relazione al reato di rissa aggravata ai sensi dell'art. 588, comma 2, il giudice dopo aver riconosciuto all'imputato le circostanze attenuanti generiche, aveva effettuato il giudizio di comparazione solo tra queste e la recidiva e non anche con la suddetta aggravante di cui all'art. 588, comma 2, Cass., n. V, n. 24054/2014). In tema di rissa aggravata dalla morte di uno dei corissanti, sussiste la legittimazione dei prossimi congiunti dell'ucciso a costituirsi parte civile nei confronti del corissante — anche se tale evento non gli sia direttamente ascrivibile, né sussista una responsabilità a titolo di concorso nell'omicidio — quale autore mediato del danno, trattandosi di omicidio avvenuto durante ed a causa della rissa; né ha rilievo, a tale fine, che il risarcimento sia stato richiesto anche nei confronti dell'omicida, posto che semmai tale circostanza rileva con riguardo alla divisibilità delle obbligazioni ex delicto e quindi del quantum attribuibile a ciascuno dei coobbligati o dell'eventuale rapporto di solidarietà tra essi istituibile (Cass. V, n. 29342/2007). In tema di turbative delle manifestazioni agonistiche, il reato di rissa aggravato, ex art. 588, comma 2, rientra tra quei reati per i quali è consentito il c.d arresto ritardato o flagranza differita o prolungata (ex art. 8, comma 1-ter, l. n. 401/1989) (Cass. III, n. 1215/ 2007). Il d.l. n. 130/2020, conv., con modif., in l. n. 173/2020, modificando il d.l. n.14/2017 (conv. l. n. 48/2017) ha previsto (art.11) la possibilità per il Questore di impedire l'accesso a determinati esercizi pubblici o locali di pubblico trattenimento (c.d. Daspo urbano) a persone denunciate, negli ultimi tre anni, o condannate con sentenza anche non definitiva per delitti non colposi contro la persona o il patrimonio ovvero aggravati da motivi discriminatori o comunque per reati commessi in occasione di gravi disordini. Tale impedimento all'accesso può essere esteso ai pubblici esercizi o ai locali di pubblico trattenimento presenti nel territorio dell' intera provincia nei confronti delle persone che, per i reati predetti, siano state poste in stato di arresto o di fermo convalida to dall'Autorità giudiziaria, ovvero condannate, anche con sentenza non definitiva. La misura disposta dal Questore ricomprende anche il divieto di stazionamento nelle immediate vicinanze dei pubblici esercizi e dei locali di pubblico trattenimento ai quali è vietato l'accesso .La violazione comporta l'applicazione della pena della reclusione da 6 mesi a 2 anni e della multa da 8.000 a 20.000 euro. Rispetto all'assetto normativo delineato dalla l. n. 173/2020, si è osservato come per entrambe le fattispecie incriminatrici sulle quali si è intervenuti (la nuova previsione, di cui all'art. 13, comma 6, e quella di cui all'art. 13-bis, comma 6, per la quale si è previsto un inasprimento della pena) l'aver individuato tra i possibili destinatari soggetti attivi del reato, soggetti condannati anche con sentenza non definitiva, potrebbe esporre i relativi precetti a profili di contrasto con il principio di presunzione di non colpevolezza, di cui all'art. 27, comma 2, Cost. Si è altresì osservato come trattandosi di mera trasgressione di ordini del Questore, le sanzioni penali di nuova introduzione o gli inasprimenti sanzionatori potrebbero apparire irragionevolmente più severe di quelle previste dall'art. 650 c.p., quale ipotesi generale di inosservanza dei provvedimenti della pubblica autorità, avente natura contravvenzionale e punita con pena alternativa, quindi obliazionabile (così, Relazione del massimario, cit., 29). BibliografiaBasile, Il delitto di rissa (art. 588 cp). Teoria e prassi, Roma, 2014; Garavelli, voce Rissa, in Dig. d. pen., XII, Torino, 1997; Lo Piano, Art. 588, in Codice penale. Rassegna di giurisprudenza e di dottrina, diretta da Lattanzi-Lupo, Milano, 2010; Dolcini-Gatta, Art. 588, in Codice penale commentato, a cura di Dolcini-Gatta II, Artt. 314-592, Milano, 2015; Mantovani, Diritto penale, p.s., Delitti contro la persona, Torino, 2013; Pulitanò, Lesioni personali, percosse, rissa, in Pulitanò, Diritto penale, Parte speciale, I, Tutela penale della persona, Torino, 2014, p. 89; F. Ramacci (a cura di), I delitti di percosse e di lesioni, Torino, 1998. |