Codice Penale art. 589 bis - Omicidio stradale o nautico 1Omicidio stradale o nautico1 [I] Chiunque cagioni per colpa la morte di una persona con violazione delle norme sulla disciplina della circolazione stradale o della navigazione marittima o interna e' punito con la reclusione da due a sette anni. La stessa pena si applica a colui che abbandona animali domestici su strada o nelle relative pertinenze, quando dall'abbandono consegue un incidente stradale che cagiona la morte2. [II] Chiunque, ponendosi alla guida di un veicolo a motore in stato di ebbrezza alcolica ai sensi dell'articolo 186, comma 2, lettera c), del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, o di alterazione psicofisica conseguente all'assunzione di sostanze stupefacenti o psicotrope, ovvero alla guida di una delle unita' da diporto indicate all'articolo 3 del codice della nautica da diporto, di cui al decreto legislativo 18 luglio 2005, n. 171, in stato di ebbrezza alcolica o di alterazione psicofisica conseguente all'assunzione di sostanze stupefacenti o psicotrope in presenza delle condizioni previste dagli articoli 53-bis, comma 2, lettera c), e 53-quater del medesimo codice della nautica da diporto, cagioni per colpa la morte di una persona è punito con la reclusione da otto a dodici anni 3. [III] La stessa pena si applica al conducente di un veicolo a motore di cui all'articolo 186-bis, comma 1, lettere b), c) e d), del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, o di un'unita' da diporto di cui all'articolo 53-ter, comma 1, lettera b), del decreto legislativo 18 luglio 2005, n. 171, il quale, in stato di ebbrezza alcolica ai sensi rispettivamente degli articoli 186, comma 2, lettera b), del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, e 53-bis, comma 2, lettera b), del decreto legislativo 18 luglio 2005, n. 171, cagioni per colpa la morte di una persona. [IV] Salvo quanto previsto dal terzo comma, chiunque, ponendosi alla guida di un veicolo a motore o di una delle unita' da diporto di cui all'articolo 3 del decreto legislativo 18 luglio 2005, n. 171, in stato di ebbrezza alcolica ai sensi rispettivamente degli articoli 186, comma 2, lettera b), del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, e 53-bis, comma 2, lettera b), del decreto legislativo 18 luglio 2005, n. 171, cagioni per colpa la morte di una persona, e' punito con la reclusione da cinque a dieci anni. [V] La pena di cui al quarto comma si applica altresi': 1) al conducente di un veicolo a motore che, procedendo in un centro urbano ad una velocita' pari o superiore al doppio di quella consentita e comunque non inferiore a 70 km/h, ovvero su strade extraurbane ad una velocita' superiore di almeno 50 km/h rispetto a quella massima consentita, cagioni per colpa la morte di una persona; 2) al conducente di un veicolo a motore che, attraversando un'intersezione con il semaforo disposto al rosso ovvero circolando contromano, cagioni per colpa la morte di una persona; 3) al conducente di un veicolo a motore che, a seguito di manovra di inversione del senso di marcia in prossimita' o in corrispondenza di intersezioni, curve o dossi o a seguito di sorpasso di un altro mezzo in corrispondenza di un attraversamento pedonale o di linea continua, cagioni per colpa la morte di una persona. [VI] Nelle ipotesi di cui ai commi precedenti la pena e' aumentata se il fatto e' commesso da persona non munita di patente di guida o, ad eccezione delle ipotesi di cui al quinto comma, di patente nautica, ove prescritta, o con patente sospesa o revocata, ovvero nel caso in cui il veicolo a motore o l'unita' da diporto sia di proprieta' dell'autore del fatto e tale veicolo o unita' da diporto sia sprovvisto di assicurazione obbligatoria. [VII] Nelle ipotesi di cui ai commi precedenti, qualora l'evento non sia esclusiva conseguenza dell'azione o dell'omissione del colpevole, la pena e' diminuita fino alla meta'. [VIII] Nelle ipotesi di cui ai commi precedenti, qualora il conducente del veicolo o dell'unita' da diporto cagioni la morte di piu' persone, ovvero la morte di una o piu' persone e lesioni a una o piu' persone, si applica la pena che dovrebbe infliggersi per la piu' grave delle violazioni commesse aumentata fino al triplo, ma la pena non puo' superare gli anni diciotto.
competenza: Trib. monocratico (comma 1, 4 e 5); Tribunale collegiale (comma 2 e 3; nelle ipotesi in cui ricorre l'aggravante di cui all'art. 590-ter) arresto: facoltativo (comma 1, 4 e 5); obbligatorio (comma 2 e 3) fermo: consentito custodia cautelare in carcere: consentita altre misure cautelari personali: consentite procedibilità: d'ufficio [1] Articolo dapprima inserito dall'art. 1, comma 1, l. 23 marzo 2016, n 41 , con effetto a decorrere dal 25 marzo 2016, ai sensi dell'art. 1, comma 8, l. n. 41, cit. (V. artt. 222, 223 e 224 bis d.lgs. 30 aprile 1992, n. 285, per le sanzioni amministrative accessorie della sospensione, revoca, inibizione e ritiro della patente di guida, nonché del lavoro di pubblica utilità) e successivamente sostituito dall'art. 1, comma 1, l. 26 settembre 2023, n. 138, il testo precedente alla sostituzione era il seguente: << (Omicidio stradale) Chiunque cagioni per colpa la morte di una persona con violazione delle norme sulla disciplina della circolazione stradale è punito con la reclusione da due a sette anni. - Chiunque, ponendosi alla guida di un veicolo a motore in stato di ebbrezza alcolica o di alterazione psico-fisica conseguente all'assunzione di sostanze stupefacenti o psicotrope ai sensi rispettivamente degli articoli 186, comma 2, lettera c), e 187 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, cagioni per colpa la morte di una persona, è punito con la reclusione da otto a dodici anni. - La stessa pena si applica al conducente di un veicolo a motore di cui all'articolo 186-bis, comma 1, lettere b), c) e d), del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, il quale, in stato di ebbrezza alcolica ai sensi dell'articolo 186, comma 2, lettera b), del medesimo decreto legislativo n. 285 del 1992, cagioni per colpa la morte di una persona. -Salvo quanto previsto dal terzo comma, chiunque, ponendosi alla guida di un veicolo a motore in stato di ebbrezza alcolica ai sensi dell'articolo 186, comma 2, lettera b), del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, cagioni per colpa la morte di una persona, è punito con la reclusione da cinque a dieci anni. - La pena di cui al comma precedente si applica altresì: 1) al conducente di un veicolo a motore che, procedendo in un centro urbano ad una velocità pari o superiore al doppio di quella consentita e comunque non inferiore a 70 km/h, ovvero su strade extraurbane ad una velocità superiore di almeno 50 km/h rispetto a quella massima consentita, cagioni per colpa la morte di una persona; 2) al conducente di un veicolo a motore che, attraversando un'intersezione con il semaforo disposto al rosso ovvero circolando contromano, cagioni per colpa la morte di una persona; 3) al conducente di un veicolo a motore che, a seguito di manovra di inversione del senso di marcia in prossimità o in corrispondenza di intersezioni, curve o dossi o a seguito di sorpasso di un altro mezzo in corrispondenza di un attraversamento pedonale o di linea continua, cagioni per colpa la morte di una persona. - Nelle ipotesi di cui ai commi precedenti la pena è aumentata se il fatto è commesso da persona non munita di patente di guida o con patente sospesa o revocata, ovvero nel caso in cui il veicolo a motore sia di proprietà dell'autore del fatto e tale veicolo sia sprovvisto di assicurazione obbligatoria. - Nelle ipotesi di cui ai commi precedenti, qualora l'evento non sia esclusiva conseguenza dell'azione o dell'omissione del colpevole, la pena è diminuita fino alla metà. - Nelle ipotesi di cui ai commi precedenti, qualora il conducente cagioni la morte di più persone, ovvero la morte di una o più persone e lesioni a una o più persone, si applica la pena che dovrebbe infliggersi per la più grave delle violazioni commesse aumentata fino al triplo, ma la pena non può superare gli anni diciotto.>> Precedentemente la Corte cost, con sentenza 17 aprile 2019, n. 88 aveva dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 222, comma 2, quarto periodo, del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, nella parte in cui non prevede che, in caso di condanna, ovvero di applicazione della pena su richiesta delle parti a norma dell'art. 444 del codice di procedura penale, per i reati di cui agli artt. 589-bis e 590-bis del codice penale, il giudice possa disporre, in alternativa alla revoca della patente di guida, la sospensione della stessa ai sensi del secondo e terzo periodo dello stesso comma 2 dell'art. 222 cod. strada allorché non ricorra alcuna delle circostanze aggravanti previste dai rispettivi commi secondo e terzo degli artt. 589-bis e 590-bis cod. pen . [2] L'art. 2, comma 2, l. 25 novembre 2024, n. 177 ha aggiunto, in fine, il seguente periodo: «La stessa pena si applica a colui che abbandona animali domestici su strada o nelle relative pertinenze, quando dall'abbandono consegue un incidente stradale che cagiona la morte». [3] Comma sostituito dall'art. 1, comma 2, lett. a) l. 25 novembre 2024, n. 177, il testo precedente alla sostituzione era il seguente: << Chiunque, ponendosi alla guida di un veicolo a motore o di una delle unita' da diporto di cui all'articolo 3 del codice della nautica da diporto, di cui al decreto legislativo 18 luglio 2005, n. 171, in stato di ebbrezza alcolica o di alterazione psicofisica conseguente all'assunzione di sostanze stupefacenti o psicotrope ai sensi rispettivamente degli articoli 186, comma 2, lettera c), e 187 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, nonche' degli articoli 53-bis, comma 2, lettera c), e 53-quater del codice della nautica da diporto, di cui al decreto legislativo 18 luglio 2005, n. 171, cagioni per colpa la morte di una persona, e' punito con la reclusione da otto a dodici anni>>. InquadramentoCon l'introduzione di un'autonoma previsione, l' art. 589-bis, concernente il delitto di “omicidio stradale”, commesso da chi cagioni per colpa la morte di una persona con violazione delle norme sulla disciplina della circolazione stradale, l'ordinamento ha inteso incrementare il rigore repressivo a fronte della frequenza e gravità degli eventi lesivi della vita e dell'incolumità fisica derivanti da condotte colpose realizzate alla guida di veicoli a motore, in particolare nei casi di abuso di sostanze alcoliche o stupefacenti da parte del conducente (art. 1 l. n. 41/2016). Con l. 26 settembre 2023, n. 138, il legislatore ha inserito all'interno della fattispecie di cui all'art. 589 bis, il reato di “omicidio nautico”, commesso da chi cagiona per colpa la morte di una persona con violazione delle norme sulla disciplina della navigazione martittima o interna. Il quadro normativo relativo alla navigazione marittima e interna a livello nazionale prevede l'applicazione delle disposizioni del codice della navigazione (R.D. n. 327/ 1942) e quelle del codice della nautica da diporto (d.lgs. n. 171/ 2005). In assenza di disposizioni del diritto della navigazione applicabili, neanche per analogia, si applica il diritto civile, secondo quanto disposto dall'art. 1, comma 2, cod. nav.. L'apparato normativo indicato deve essere integrato con il richiamo al Regolamento internazionale per prevenire gli abbordi in mare (“International Regulations for Preventing Collisions at Sea”, emendato dalla Convention on the International Regulations for Preventing Collisions at Sea, 1972, c.d. COLREG72, recepito in Italia con la l. n. 1085/1977, entrato in vigore nel 1978), contenente una serie di regole cautelari sulla condotta delle navi nelle diverse condizioni di visibilità e manovrabilità (si v. Demuro, Uguali ma diversi: sul reato di omicidio stradale o nautico, in sistema penale.it, p. 26 ss.). La navigazione interna, regolamentata dal codice della navigazione (R.D. n. 327/1942) e dal relativo regolamento attuativo (d.P.R. n. 631/ 1949), s'intende comprensiva della navigazione effettuata in acque diverse da quelle marittime (si v. art. 2, comma1, lettera e, d.lgs. n. 22/2009; quindi fiumi, laghi, lagune, canali, etc.). Le funzioni amministrative relative alla disciplina della navigazione interna sono state attribuite alle regioni (si v. art. 105, d.lgs. n. 112/1998); mentre sono di competenza statale le materie della sicurezza della navigazione interna e della competenza del personale navigante. Il codice della nautica da diporto (d.lgs. n. 171/2005) trova applicazione alle unità da diporto (si v. art. 3, codice della nautica) che navigano in acque marittime e interne (così art. 1 bis, d.lgs. n. 229/2017, che richiama le previsioni di cui all'art. 3, l. n. 173/2003 e al d.l. n. 457/1997). In sede di legittimità si è affermato come i delitti di “omicidio stradale” e di “lesioni personali stradali gravi” costituiscano fattispecie autonome e non ipotesi aggravate dei reati di omicidio colposo e lesioni colpose (Cass. n. 29721/2017). Si è altresì specificato come la disciplina dell'art. 589-bis non si presenti quale disposizione più favorevole rispetto all'art. 589, comma 2: benché vi sia continuità normativa tra le disposizioni, diverso è il regime giuridico, in quanto l 'art. 589, comma 2, costituisce ipotesi aggravata ad effetti speciali del reato di omicidio colposo, mentre la nuova previsione di cui all'art. 589-bis, comma 1, integra un'ipotesi autonoma di reato (Cass. IV, n. 29721/2017). La circostanza aggravante della violazione della normativa sulla circolazione stradale è ravvisabile non solo quando la violazione della normativa di riferimento sia commessa da utenti della strada alla guida di veicoli ma anche nel caso di violazione di qualsiasi norma che preveda a carico di un soggetto, pur non impegnato in concreto nella fase della circolazione, un obbligo di garanzia finalizzato alla tutela della sicurezza degli utenti della strada. (Cass. IV, n. 45576/2021, in cui è stata configurata l'indicata aggravante nei confronti di imputati che, nella rispettiva qualità di responsabile dell'ufficio tecnico comunale e di esecutore materiale, avevano realizzato un dissuasore di velocità non conforme alle previsioni dell'art. 179, comma 9, del regolamento di esecuzione e di attuazione del codice della strada, in quanto non adeguatamente segnalato e di profilo errato, cagionando la caduta in terra di un motociclista che, non avvedutosi di tale dosso, aveva violentemente urtato contro un muretto in cemento, riportando lesioni che ne avevano immediatamente causato il decesso). SoggettiSi tratta di un delitto comune; nei casi descritti dalle aggravanti, è previsto che il soggetto attivo sia il conducente del veicolo a motore o di un’unità da diporto (previsione aggiunta dalla l. n. 138/2023). Per ‘unità da diporto’, secondo quanto stabilito dall’art. 3 d.lgs. n. 171/2005, si intende “ogni costruzione di qualunque tipo e con qualunque mezzo di propulsione destinata alla navigazione da diporto”, cioè quella effettuata in acque marittime ed interne a scopi sportivi o ricreativi e senza fine di lucro, nonché quelle esercitate a scopi commerciali, anche mediante le navi a noleggio per finalità turistiche iscritte al Registro internazionale (disciplinate dalla l. n. 172/2003). Per unità da diporto a fini commerciali (commercial yacht), secondo quanto stabilito dall’artt. 2, comma 1, e 3, codice della nautica da diporto (integrato dal d.lgs. n. 160/2020), si intende l’unità da diporto che sia: oggetto di contratti di locazione o noleggio; utilizzata per l’insegnamento professionale della navigazione da diporto; utilizzata da centri di immersione e di addestramento subacqueo come unità di appoggio per praticanti immersioni subacquee a scopo sportivo o ricreativo; utilizzata per l’assistenza all’ormeggio delle unità di cui all’art. 3 del codice nell’ambito delle strutture dedicate alla nautica da diporto; utilizzata per l’attività di assistenza e di traino di cui all’art. 3; utilizzata, nel rispetto della normativa europea, nazionale e regionale di settore, per l’esercizio di attività in forma itinerante di somministrazione di cibo e di bevande e di commercio al dettaglio. L’elenco di cui all’art. 2 è integrato dal riferimento alle navi destinate al noleggio per finalità turistiche (si v. art. 3, l. n.172/2003, cui si rinvia per l’indicazione dei requisiti delle navi predette). L'abuso di sostanze alcoliche commesso da chi esercita professionalmente l'attività di trasporto, determina un aggravamento di pena — reclusione da otto a dodici anni — ex art. art. 589 bis, comma 3. MaterialitàLa condotta consiste nel cagionare per colpa la morte di una persona con violazione delle norme sulla disciplina della circolazione stradale o della navigazione marittima o interna. La sanzione — reclusione da due a sette anni — stabilita per l'ipotesi-base corrisponde a quella già contenuta nella previsione di cui all'art. 589, comma 2. La nuova previsione prevede una diminuzione di pena “qualora l'evento non sia esclusiva conseguenza dell'azione o dell'omissione del colpevole” (comma 7), all'interno della quale sono state fatte rientrare le ipotesi di contributo colposo della vittima alla causazione dell'incidente. Per escludere la responsabilità del conducente per l'investimento del pedone è necessario che la condotta di quest'ultimo si ponga come causa eccezionale ed atipica, imprevista e imprevedibile, dell'evento, che sia stata da sola sufficiente a produrlo (Cass. IV, n. 37622/2021; la Corte ha ritenuto immune da censure la sentenza di condanna per il reato di omicidio stradale del conducente di un furgone, chiuso nella parte posteriore e privo di dispositivi idonei a monitorare il percorso in retromarcia, per l'investimento di un pedone avvenuto durante tale manovra, che avrebbe dovuto essere eseguita con particolare attenzione, avvalendosi anche dell'ausilio di terzo, non essendo imprevedibile la presenza di un pedone sul percorso stradale da compiere in retromarcia). L'art. 62, comma 1, n. 6, c.p., implicando che le condotte riparatorie siano efficaci e che quindi concretamente elidano o attenuino le conseguenze dannose o pericolose del reato, non può essere applicata al reato di omicidio colposo, produttivo della irreversibile distruzione del bene giuridico protetto dalla norma (Cass. IV, n. 18802/2019). Elemento psicologicoIl richiamo alla violazione delle regole cautelari in materia di circolazione stradale vale a qualificare il coefficiente soggettivo come ipotesi di c.d. colpa specifica. In sede interpretativa ci si è chiesti tuttavia se il riferimento a tale parametro delimiti in via esclusiva l'applicazione della previsione a tali casi ovvero sia possibile estenderne la portata applicativa anche per le ipotesi di c.d. colpa generica, casi cioè in cui la condotta colposa sia stata realizzata per negligenza, imprudenza imperizia (diversamente, si è osservato, dovrebbe procedersi alla contestazione anche del reato di cui all'art. 589, comma 1). Invero, l'assenza di un residuo collegamento con l'originaria sede di previsione dell'imputazione colposa in materia di circolazione stradale (così invece a proposito delle lesioni stradali di cui all'art. 590-bis, disciplinanti esclusivamente i casi di lesioni gravi e gravissime, continuando per le ipotesi-base a trovare applicazione l'art. 590), si pone come solido argomento a sostegno della tesi secondo la quale l'omicidio colposo, in ambito di circolazione stradale, trovi ora unico referente normativo nell'art. 589-bis, all'interno del quale vanno dunque ora ricompresi anche i casi di colpa generica. Qualora si assuma violata una regola cautelare cosiddetta "elastica" (che necessita, per la sua applicazione, di un legame più o meno esteso con le condizioni specifiche in cui l'agente deve operare - al contrario di quelle cosiddette "rigide", che fissano con assoluta precisione lo schema di comportamento) è necessario, ai fini dell'accertamento dell'efficienza causale della condotta antidoverosa, procedere ad una valutazione di tutte le circostanze del caso concreto. (Cass. IV, n. 40050/2018, con cui è stata annullata con rinvio la sentenza di condanna per omicidio colposo da incidente stradale, fondata sul generico riferimento alla inadeguatezza della velocità tenuta dal conducente, senza esplicitare quale fosse la velocità adeguata ovvero quella che, alla luce di tutte le circostanze del fatto, risultava - non "ex post" ma "ex ante" - ragionevolmente in grado di evitare l'investimento). Con riferimento all'omicidio nautico, introdotto dalla l. n. 138/2023, l'individuazione del titolo soggettivo di responsabilità deve tener conto delle regole cautelari indicate nel c.d. COLREG72 (v. supra, §1), che contiene una serie di norme precauzionali relative alla condotta delle navi nelle diverse condizioni di visibilità e manovrabilità; si tratta di un apparato cautelare che, come rilevato in dottrina (G.P. Demuro, Uguali ma diversi: sul reato di omicidio stradale o nautico, in sistema penale.it, p. 26 ss), non ha il carattere dell'esaustività, come si evince dalla disposizione a tenore della quale le regole contenute nel Regolamento non devono ostacolare l'applicazione di speciali disposizioni emanate dalle autorità competenti, le quali tuttavia devono essere conformi alle norme della Convenzione (regola 1, lettera b). In tale sede è previsto come l'osservanza delle norme del Regolamento non esoneri dall'osservanza delle precauzioni richieste dall'ordinaria esperienza dei naviganti o dalle speciali circostanze del caso (regola 2, lettera a); viene inoltre stabilita la necessità di discostarsi dai precetti cautelari positivizzati nel Regolamento, quando sopravvengano regole di esperienza che meglio si attaglino al caso concreto per evitare incidenti (regola 2, lettera b). In sintesi, come affermato in sede dottrinale, l'inosservanza delle regole codificate nel COLREG72 integra il parametro della colpa, salvo il caso in cui il rispetto della norma, in ragione di particolari circostanze concrete, sia esso stesso fonte di aumento del rischio (Demuro, cit., p. 27, che osserva come il parametro cautelare sia dunque costituito dall'esperienza del “navigante modello”). Quanto alla qualificazione della colpa - generica o specifica - la dottrina richiamata si è interrogata sulla possibilità che l'elaborazione svolta in sede dottrinale e giurisprudenziale sul tema in materia di “circolazione stradale”, possa essere utilmente richiamata anche con riferimento alla “navigazione marittima o interna”. Alla questione si è risposto osservando come, se da un lato, il richiamo alla “violazione delle norme” contenuta nella fattispecie, parrebbe imporre una qualificazione in termini di colpa specifica, in ragione del riferimento a regole positivizzate, tuttavia l'apertura alle regole non codificate (come quella esemplificata dalla regola 2, lettera a, COLREG72) autorizzerebbe l'eventuale ascrizione di responsabilità anche a titolo di colpa generica (Demuro, cit., p. 27 s., il quale aggiunge come la natura c.d. elastica delle regole cautelari che interessano la circolazione sia nautica che stradale, tali cioè da essere necessariamente legate alle condizioni specifiche in cui l'agente deve operare, impone la necessità, in sede di accertamento dell'efficienza causale della condotta antidoverosa, di procedere alla valutazione del caso concreto.) Consumazione e tentativoIl reato si consuma al verificarsi dell'evento-morte. Forme di manifestazioneCon la previsione della nuova fattispecie di omicidio colposo stradale, si è altresì introdotto un articolato sistema di aggravanti, i cui consistenti limiti edittali consentono il ricorso a misure cautelari, quali l'arresto, il fermo, la custodia cautelare (si v. infra). Anche per l'omicidio nautico, così come per l'omicidio stradale, sono stati stabiliti degli aumenti di pena per le ipotesi in cui l'omicidio sia stato realizzato da un soggetto che si sia posto alla conduzione dell'unità da diporto in stato di ebbrezza alcolica o di alterazione psico-fisica conseguente all'assunzione di sostanze stupefacenti o psicotrope. I riferimenti normativi relativi agli aggravamenti di pena devono essere integrati con il richiamo agli artt. 53 bis, comma 2, 53 ter, comma 1, b), e 53 quater, d.lgs. n. 171/2005, concernenti le sanzioni amministrative previste per le ipotesi di conduzione delle unità da diporto rispettivamente, sotto l'influenza dell'alcol (art. 53 bis, comma 2 e 53 ter, comma 1, b) ovvero in stato di alterazione psico-fisica per uso di sostanze stupefacenti o psicotrope (art. 53 quater). Si tratta di previsioni (inserite nel d.lgs. n. 171/ 2005 dal d.lgs. n. 229/2017), che trovano applicazione “ove il fatto non costituisca reato”. L'aggravante dell'abuso di sostanze alcoliche o stupefacenti (art. 589 bis , comma 2) Si tratta di un'aggravante speciale ad effetto speciale (per la quale si prevede l'applicazione della reclusione da otto a dodici anni), che trova applicazione nel caso in cui l'omicidio stradale sia commesso: 1) da un soggetto il cui tasso alcolico superi 1, 5 g/l (lo stato di ebbrezza alcolica è già autonomamente rilevante ex art. 186, comma 2, lett. c, d.lgs. n. 285/1992) ovvero 2) da un soggetto sotto l'effetto di sostanze stupefacenti o psicotrope. La previsione riproduce solo in parte quella di cui all'art. 589, comma 3; da essa si differenzia sia quanto alla previsione sanzionatoria (incrementata e ora corrispondente alle reclusione da otto a dodici anni); sia alla diversa formulazione: mentre la norma previgente ricollegava direttamente la morte alla violazione delle norme sulla circolazione stradale, l'aggravante in parola si limita a richiamare l'aver cagionato l'evento lesivo “per colpa” (in sede interpretativa da taluni si è fatto derivare la possibilità di ricomprendere anche la colpa generica); sia al soggetto attivo, che l'aggravante in commento limita al solo “conducente del veicolo a motore”. Si precisa come, trattandosi di fattispecie colposa, si escluda l'applicazione della disciplina del reato continuato tra la fattispecie di cui all'art. 589-bis e la contravvenzione della guida in stato di ebbrezza alcolica(artt. 186, comma 2, lett. c, e 187 d.lgs. n. 285/1992). La l. n. 138/2023 ha integrato il comma 2, aggiungendo l'ipotesi in cui il soggetto attivo, alla conduzione di un'unità da diporto, presenti un quadro alcolemico superiore a 1,5 grammi per litro (art. 53 bis, comma 2, lettera c)) ovvero uno stato di alterazione psico-fisicaconseguente all'assunzione di sostanze stupefacenti o psicotrope (art. 53 quater). Abuso di sostanze alcoliche commesso da chi esercita professionalmente l'attività di trasporto (art. 589 bis , comma 3) L'abuso di sostanze alcoliche con tasso alcolemico inferiore al limite di 1,5 g/l (ma superiore a 0,8 g/l), previsto dall'aggravante di cui al comma 2, comporta l'applicazione di una pari sanzione — reclusione da otto a dodici anni — laddove il conducente del veicolo eserciti professionalmente l'attività di trasporto di persone o cose. Stato di ebbrezza alcolica con tasso alcolemico inferiore al limite di 1,5 g/l (art. 589 bis , comma 4) Il superamento del soglia di punibilità dello 0,8 g/l (a condizione che non venga superato il limite di 1,5 g/l), ipotesi costituente la contravvenzione di cui all'art. 186, comma 2, lett. b, d.lgs. n. 285/1992), comporta l'applicazione di un aggravamento di pena corrispondente alla reclusione da cinque a dieci anni. La previsione è stata integrata dalla l.n. 138/2023 (art.1, comma 1) che ha aggiunto il riferimento al conducente un'unità da diporto ed il richiamo all' art. 53 bis, comma 2, letterab), d.lgs. n. 171/2005 (che riporta il tasso alcolemico superiore a 0, 8 e non superiore a 1,5 g/l). La pena inferiore rispetto alla previsione di cui al comma 3, a parità di tasso alcolemico, è motivata dal fatto che lo stato di ebbrezza non è rilevato nell'esercizio di un'attività professionale . Aggravamento per violazione norme circolazione stradale (art. 589 bis , comma 5) Con tale aggravante l'incremento di pena (reclusione da cinque a dieci anni) è legato a talune, tipizzate, gravi violazioni delle norme sulla circolazione stradale, consistenti in: a) superamento di limiti di velocità; b) attraversamento con il semaforo rosso o circolazione contromano; c) inversioni di marcia in prossimità o corrispondenza di intersezioni, curve, dossi; d) sorpassi azzardati. L’aggravante riguarda solo la circolazione stradale, e dunque non trova applicazione per l’omicidio nautico. In sede dottrinale si è osservata in senso critico la disomogeneità dal punto di vista della “gravità soggettiva della colpa” (così da risultare equiparati gradi di gravità assai diversi) delle aggravanti del comma 5, (Losappio, 21, secondo il quale la circolazione contromano, l’inversione del senso di marcia, il sorpasso e l’eccesso di velocità sono manifestazione tipiche della “colpa cosciente”, quale violazione della regola cautelare consapevole e volontaria, diversamente dall’attraversamento dell’incrocio semaforizzato con il segnale “rosso”, suscettibile di ricondursi alla mera distrazione e dunque alla “colpa incosciente”). Aggravamento di pena per altre irregolarità (art. 589 bis , comma 6) È previsto un ulteriore aggravamento di pena nel caso in cui l'agente: a) non ha la patente; b) ha la patente sospesa o revocata; c) non ha assicurato l'autoveicolo. La previsione dell'aggravamento di pena di cui al comma 6, relativo alla mancanza, sospensione o revoca della patente di guida è stata estesa dalla l.n. 138/2023 alla patente nautica, ove prescritta, ovvero nel caso in cui l'unità da diporto sia di proprietà dell'autore del fatto e il mezzo risulti sprovvisto di assicurazione obbligatoria. Ci si è chiesti, a proposito della guida senza patente, se all'interno di questa ipotesi debba essere ricomprese solo le ipotesi in cui il soggetto non abbia mai conseguito la patente, o anche i casi in cui il soggetto attivo ne fosse al momento sprovvisto; il divieto di estensione analogica induce ad escludere la ricomprensione nell'aggravante dell'ipotesi da ultimo indicata (Squillaci, 23). Stessa conclusione per i casi di patente scaduta (di cui nella norma non si fa alcuna menzione). Rispetto a questa previsione, in sede interpretativa (Losappio, 27), si è precisato come la mancanza della patente (anche se solo transitoria, perché sospesa), possa evocare un'inclinazione a violare le regole del codice della strada (sub specie imprudenza o imperizia), ma non integrare un autonomo profilo di colpa: si esclude pertanto che l'agevole accertamento di questa circostanza possa surrogare l'indagine relativa all'individuazione della regola cautelare la cui violazione è stata causa dell'evento lesivo o letale (negli stessi termini con riferimento alla copertura assicurativa). La circostanza non è integrata dall'essere il fatto commesso da persona con patente scaduta, non potendosi assimilare tale condizione a quella della patente sospesa o revocata di cui alla citata norma, stante il divieto di analogia in "malam partem" (Cass. IV, n.25767/2021). L'aggravante della “fuga” (art. 589-ter) All'art. 589-ter, è prevista l'applicazione di un'aggravante ad effetto speciale — la pena è aumentata da un terzo a due terzi (comunque non inferiore a cinque anni) — nel caso in cui il conducente responsabile si sia dato alla fuga. L'introduzione dell'aggravante pone dei problemi di coordinamento con la previsione concernente l'omissione di soccorso, di cui all'art. 593, e di “fuga in caso di incidente con danno alle persone”, di cui all'art. 189, commi 6 e 7, d.lgs. n. 285/1992. In assenza di indicazioni normative di coordinamento, al fine di evitare la duplicazione sanzionatoria, si ritiene che nei casi di omicidio (e lesioni stradali, 590 bis, cui è estesa l'applicazione dell'aggravante), le ipotesi aggravate conseguenti alla condotta di fuga trovino esclusiva applicazione quali ipotesi speciali rispetto alla previsioni generali (di cui agli artt. 593 e 189 d.lgs. n. 285/1992 in sede dottrinale - Losappio, 28 - con riguardo all'aggravante della fuga (art. 589-ter) è stato rilevato come la gravità sanzionatoria prevista ne imponga un'applicazione limitata al solo caso in cui il conducente ometta di assistere le vittime del sinistro che ha causato – “fuga senza soccorso” – mentre il “soccorso seguito da fuga” resti assoggettato alla contravvenzione dell'art. 189, comma 7, d.lgs. n. 285/1992 (codice della strada). In sede di legittimità si è affermato come il reato di omicidio stradale aggravato dalla fuga possa concorrere con quello di omessa prestazione di assistenza stradale, in quanto le fattispecie di cui ai commi 6 e 7 dell'art. 189 cod. strada costituiscono due distinte ipotesi di reato e soltanto la condotta di fuga dopo un incidente stradale è assorbita nella fattispecie complessa di cui al combinato disposto degli artt. 589-bis e art. 589-ter c.p. (Cass. IV, n. 25842/2019). In senso critico rispetto alla previsione sanzionatoria, si è osservato come la soglia minima dei cinque anni di reclusione, si ponga in termini di difficile compatibilità con l'operatività dell'aumento da un terzo alla metà, di cui alla prima parte della previsione, ove applicato per le ipotesi meno gravi (che pertanto potrebbero non raggiungere il limite dei cinque anni; Squillaci, 27) Attenuante della responsabilità non esclusiva (art. 589 bis , comma 7) È prevista una diminuzione di pena — fino alla metà — “qualora l'evento non sia esclusiva conseguenza dell'azione o dell'omissione del colpevole”. Nell'ambito applicativo della norma sono state fatte rientrare le ipotesi di contributo colposo della vittima alla causazione dell'incidente. Da taluno, anche i casi in cui l'evento lesivo sia riconducibile alla condotta di più soggetti (cooperazione colposa o concorso di cause colpose indipendenti). L 'attenuazione di pena relativa all'ipotesi in cui la realizzazione dell'evento non sia conseguenza esclusiva della condotta del soggetto attivo, trova applicazione anche per l'omicidio nautico (si v. art 1, comma 1, l.n. 138/2023). In sede dottrinale si è osservato come si tratti di una previsione che potrebbe avere in tale materia un notevole impatto, in quanto consentirà di tener conto delle condizioni meteorologiche nelle quali l'incidente si è verificato (Demuro, cit., 33). La Corte costituzionale ha respinto l'eccezione di costituzionalità relativamente al divieto per il giudice di considerare prevalente o equivalente la circostanza attenuante speciale della “responsabilità non esclusiva” dell'imputato rispetto alle concorrenti aggravanti speciali relative alla guida in stato di ebbrezza o sotto l'effetto di stupefacenti, previste per questi reati. Si è ritenuto infatti rientrante nella discrezionalità del legislatore (che la Corte assume esercitata non irragionevolmente) graduare l'effetto diminuente della pena dell'attenuante in parola in riferimento alle dette aggravanti speciali, in presenza di un generico concorso della colpa della parte offesa o di altre concause che rendono non esclusivo il contributo causale della condotta del colpevole (Corte cost. n. 88/2019). Essa ricorre non solo nelle ipotesi costituite dal contributo concorrente fornito dalla vittima nella determinazione dell'evento, ma anche in ogni altra ipotesi che sia dipesa dalla condotta di altri conducenti e da altri fattori esterni da individuarsi di volta in volta (Cass. IV, n. 13103/2019). La circostanza è configurabile nel caso in cui sia accertato il concorso di colpa, anche minimo, della vittima (Cass. IV, n. 20091/2021; la Corte ha annullato con rinvio la sentenza che aveva escluso la circostanza attenuante in questione, in riferimento all'omicidio colposo di un ciclista che viaggiando in prossimità del centro, e non del margine destro, della carreggiata, era stato investito da un'autovettura che, procedendo nello stesso senso di marcia, stava rientrando da un sorpasso effettuato in un tratto di strada curvilineo). Non ricorre nel caso in cui sia stato accertato un comportamento della vittima perfettamente lecito e completamente estraneo al decorso causale dell'evento colposo (la S.C. ha confermato la sentenza che aveva escluso l'attenuante in relazione ad un tamponamento violento che aveva causato la morte di una persona che, munita di cintura di sicurezza, si trovava alla guida di un'autovettura ferma al semaforo rosso, escludendo che potesse considerarsi fattore concausale, cui rapportare la minore gravità della condotta, il tipo di autovettura della vittima — d'epoca e priva di air bag, con telaio leggero e assetto estremamente basso — dotata, comunque, dei requisiti di sicurezza previsti dalla legge per circolare, Cass. IV, n. 13587/2019). La circostanza ricorre nel caso in cui sia stata accertata qualunque concorrente causa esterna, anche non costituita da condotta umana, al di fuori delle ipotesi di caso fortuito o forza maggiore (Cass. IV, n. 24910/2021; la Corte ha annullato con rinvio la sentenza che non aveva riconosciuto l'attenuante omettendo di valutare l'incidenza, sulla visibilità dello stato dei luoghi, della forte precipitazione in corso al momento del fatto). Computo delle circostanze (art. 590 quater) . Benchè nella novella n. 138/2023 non si faccia riferimento espresso all'art. 590 quater, tuttavia il richiamo nel testo della previsione in parola alle aggravanti di cui agli artt. 589 bis (commi 2-6) e 589 ter, consente di ritenere applicabile la disciplina del computo delle circostanze anche alle aggravanti relative all'omicidio nautico. Concorso di reatiIl caso di omicidio o lesioni personali plurime (: il soggetto attivo con la sua condotta cagiona la morte di più persone ovvero la morte e le lesioni ai danni di più persone) qualificabile in termini di “concorso formale di reati”, è oggetto di un'espressa previsione, l'art. 589-bis, comma 8, a tenore della quale si è stabilito in diciotto anni il limite massimo di pena (in deroga al limite di quindici anni, stabilito dall'art. 589, comma 3). La previsione è stata estesa all'omicidio nautico (si v. art. 1, comma 1, l. n. 138/2023). La Corte di Cassazione ha confermato di recente la natura dell'istituto disciplinato dal comma 8 dell'art. 589 bis c.p., precisando che in caso di morte di più persone ovvero di morte di una o più persone e di lesioni in danno di una o più persone, non si configura né un'autonoma ipotesi di reato complesso, né una specifica aggravante, ma un caso di concorso formale di reati, unificati solo "quoad poenam", sicché ciascuno di essi conserva la propria autonomia (Cass. IV, n. 12328/2024). In caso di concorso tra il reato di “naufragio colposo” (artt. 449; 428, comma 2, c.p.) con la nuova fattispecie di “omicidio nautico”, si è osservato come il riconoscimento del concorso formale eterogeneo anche rispetto all'omicidio nautico, come già rispetto all'art. 589, comma 1, c.p., determinando l'applicazione del cumulo giuridico, produrrebbe un aumento di pena marcatamente superiore a quella prevista per l'omicidio stradale, posto che la contestazione del delitto di naufragio si pone come ipotesi ordinariamente ricorrente nel caso di incidente in mare dovuto ad una collisione o che comunque provochi la perdita o l'inutilizzabilità del natante (in tal senso, Demuro, cit., p. 28; 19 ss.; ad esiti diversi condurrebbe l'adesione ad un'interpretazione dell'art. 449 c.p. che valorizzasse l'applicazione del principio di offensività in concreto, così da condizionare la configurabilità della fattispecie al riscontro positivo rispetto al criterio della c.d. contestualizzazione dell'evento, con giudizio ex ante, rispetto alla potenziale esposizione a pericolo di un numero indeterminato di persone, Cass. IV, n. 12631/2017). In sede di legittimità si è affermato come a seguito dell'introduzione delle fattispecie di omicidio colposo e lesioni colpose con violazione delle norme sulla circolazione stradale, nel caso in cui il fatto sia stato commesso in stato di ebbrezza alcolica o sotto l'effetto di sostanze stupefacenti (nelle ipotesi di cui ai commi 2, 3 e 4, artt. 589-bis e 590 bis c.p.), non trovi applicazione la disciplina generale sul concorso di reati (che comporterebbe l'applicazione anche della pena per i reati di guida in stato di alterazione, ex artt. 186 e 187 codice della strada), ma la disciplina del reato complesso, ex art. 84, comma 1, c.p., con conseguente assorbimento dei reati di cui agli artt. 186 e 187 codice della strada (Cass. IV, 29 maggio 2018, notizia di decisione). In caso di violazione del divieto di gareggiare in velocità a cui consegua la morte di una o più persone, è configurabile il solo delitto di cui all'art. 9-ter, comma 2, cod. strada, e non anche il reato di omicidio stradale di cui all'art. 589-bis c.p., difettandone gli elementi costitutivi, atteso che, in tal caso, la morte non è determinata da una condotta colposa bensì dolosa, alla quale si accompagna la sola prevedibilità dell'evento (Cass. IV, n.10669/2020). La disposizione di cui all'art. 586 c.p. non prevede l'automatica applicazione degli artt. 589 e 590 c.p. per ogni categoria di omicidio e di lesioni colpose, ma solo che le relative pene siano aumentate qualora l'evento effettivamente cagionato sia sussumibile in tali fattispecie, sicché l'aumento di pena previsto da tale disposizione non si applica ove i fatti siano sussumibili nelle fattispecie speciali di cui agli artt. 589-bis e 590-bis c.p. (Cass. IV, n. 25538/2019). Profili processualiPer l'omicidio colposo stradale di cui al comma 1 (ipotesi-base) è consentito sia l'arresto in flagranza (art. 381 c.p.p.), che il fermo (ove ricorrano i presupposti di cui all'art. 384 c.p.p.). È consentita anche la custodia cautelare in carcere (art. 280, comma 2, c.p.p.). Le medesime previsioni sono estensibili all' omicidio nautico (si v. art. 2, comma 1, l. n. 138/2023, che ha integrato l'art. 380, comma 2, c.p.p., lettera m-quater). Con riguardo alle ipotesi aggravate è consentita l'applicazione della custodia in carcere (art. 280, comma 2, c.p.p.). È altresì previsto l'arresto obbligatorio in flagranza per le ipotesi di cui all'art. 589 bis, commi 2 e 3, c.p. (art. 380, comma 2, lett. m-quater, c.p.p.) ed è consentito il fermo (ove ricorrano i presupposti di cui all'art. 384 c.p.p.). Alla condanna per il delitto di cui all'art. 589 bis segue la “sanzione amministrativa accessoria” della revoca della patente di guida (art. 222, comma 3-bis, d.lgs. n. 285/1992). La revoca della patente di guida correlata alla condanna per i delitti di cui agli artt. 589-bis e 590-bis c.p. ha natura di sanzione amministrativa accessoria, attesa la sua finalità precipuamente preventiva e la limitatezza dell'arco di tempo in cui al destinatario è inibito il conseguimento di un nuovo titolo abilitativo alla guida; pertanto, anche nel caso di condotte suscettibili, a seguito della sentenza della Corte cost. n. 88/2019, di dar luogo, in sede di cognizione, alla più mite sanzione della sospensione, non rientra tra i poteri del giudice dell'esecuzione modificare la statuizione della sentenza di condanna passata in giudicato relativa alla suddetta revoca, esulando questa dall'ambito di applicazione dell'art. 30, comma 4, l. n. 87/1953 (Cass. IV, n. 1804/2020). La Corte costituzionale ha dichiarato l'illegittimità costituzionale della previsione dell'automatica revoca della patente di guida in tutti i casi di condanna per omicidio e lesioni stradali (art. 222 cod. strada). Tale automatismo viene consentito solo per i casi di condanna per reati stradali aggravati dallo stato di ebbrezza o di alterazione psicofisica per l'assunzione di droghe; per le altre ipotesi di condanna per omicidio o lesioni stradali, sarà il giudice a valutare se applicare la revoca della patente o la meno grave misura della sospensione (Corte cost. n. 88/2019).La dichiarazione di parziale illegittimità costituzionale dell'art. 222, comma 2, cod. strada, intervenuta con la sentenza della Corte cost. n. 88/2019, non comporta che, in caso di revoca della patente di guida disposta con sentenza di condanna passata in giudicato per alcuno dei delitti previsti dagli art. 589-bis e 590-bis c.p., il giudice dell'esecuzione possa applicare, in luogo della stessa, la più mite disciplina derivante dalla citata pronuncia della Corte costituzionale, atteso che detta revoca ha natura di sanzione amministrativa accessoria e, come tale, esula dall'ambito di operatività dell'art. 30, comma 4, l. n. 87/1953, che circoscrive soltanto alle pene la retroattività degli effetti favorevoli delle sentenze di illegittimità costituzionale oltre il limite dei rapporti esauriti (Cass. IV, n.1634/2020). Con recente pronuncia la S.C. ha affermato che il giudice che, in assenza delle circostanze aggravanti della guida in stato di ebbrezza o sotto l'effetto di sostanze stupefacenti, applichi la sanzione amministrativa accessoria della revoca della patente di guida, in luogo di quella, più favorevole, della sospensione, deve dare conto, in modo puntuale, delle ragioni che lo hanno indotto a scegliere il trattamento più sfavorevole sulla base dei parametri di cui all'art. 218, comma 2, cod. strada. (Cass. IV, n. 12457/2024;Cass. IV, n. 32889/2022, secondo la quale il giudice che intenda applicare, con la sentenza di patteggiamento, la sanzione amministrativa accessoria della sospensione della patente di guida, deve dar conto in motivazione della riduzione operata ai sensi dell'art. 222, comma 2-bis, cod. strada). In caso di condanna irrevocabile per il delitto di omicidio stradale o di lesioni personali stradali gravi o gravissime, non aggravato dallo stato di ebbrezza alcoolica o dall'uso di sostanze stupefacenti, pronunciata prima della sentenza della Corte costituzionale n. 68 del 2021 il giudice dell'esecuzione può sostituire detta sanzione con quella della sospensione della patente di guida, stante la sua natura sostanzialmente punitiva (Cass.I, n. 35457/2021). L'art. 157, comma 6, prevede per l'omicidio colposo commesso con violazione delle norme in materia di circolazione stradale il raddoppio dei termini prescrizione. BibliografiaAddante, Vox populi vox Dei? L’omicidio stradale: una riforma figlia del tempo attuale, in archiviopenale.it; Demuro, Uguali ma diversi: sul reato di omicidio stradale o nautico, in sistema penale.it; 21 settembre 2023; Lattanzi, L’omicidio stradale, in Cass. pen., 2014, 1978; Losappio, Dei nuovi delitti di omicidio e lesioni stradali, in penalecontemporaneo.it, 30 giugno 2016; Mantovani, In tema di omicidio stradale, in penalecontemporaneo.it, 9 dicembre 2015; Squillaci, Ombre e (poche) luci nella introduzione dei reati di omicidio e lesioni personali stradali, in penalecontemporaneo.it, 18 aprile 2016; . Mauri, La Cassazione sul concorso tra omicidio o lesioni personali stradali e guida in stato di ebbrezza, in penalecontemporaneo.it, 17 ottobre 2018. V. anche sub art. 589. |