Codice Penale art. 617 sexies - Falsificazione, alterazione o soppressione del contenuto di comunicazioni informatiche o telematiche 1 .Falsificazione, alterazione o soppressione del contenuto di comunicazioni informatiche o telematiche 1. [I]. Chiunque, al fine di procurare a sé o ad altri un vantaggio o di arrecare ad altri un danno, forma falsamente ovvero altera o sopprime, in tutto o in parte, il contenuto, anche occasionalmente intercettato, di taluna delle comunicazioni relative ad un sistema informatico o telematico o intercorrenti tra più sistemi, è punito, qualora ne faccia uso o lasci che altri ne facciano uso, con la reclusione da uno a quattro anni. [II]. La pena è della reclusione da tre a otto anni nei casi previsti dal quarto comma dell'articolo 617-quater 23. [III]. Nel caso previsto dal primo comma il delitto è punibile a querela della persona offesa 4.
competenza: Trib. monocratico (udienza prelim. secondo comma) arresto: facoltativo fermo: non consentito (primo comma); consentito (secondo comma) custodia cautelare in carcere: non consentita (primo comma); consentita (secondo comma) altre misure cautelari personali: consentite procedibilità: a querela (primo comma, ma v. art. 623-ter c.p.); d'ufficio (secondo comma) [1] Articolo inserito dall'art. 6 l. 23 dicembre 1993, n. 547. [2] Le parole «da tre a otto anni» sono state sostituite alle parole «da uno a cinque anni» dall'art. 16, comma 1, lett. h), della l.28 giugno 2024, n. 90. [3] Per un'ulteriore ipotesi di aumento della pena, v. art. 36 l. 5 febbraio 1992, n. 104. Per la confisca di danaro, beni o altre utilità di non giustificata provenienza, nel caso di condanna o di applicazione della pena su richiesta, v. ora artt. 240-bis c.p., 85-bis d.P.R. 9 ottobre 1990, n. 309 e 301, comma 5-bis,d.P.R. 23 gennaio 1973, n. 43 (per la precedente disciplina, v. l'art. 12-sexies d.l. 8 giugno 1992, n. 306, conv., con modif., in l. 7 agosto 1992, n. 356). [4] Comma aggiunto dall'art. 4, comma 1, d.lgs. 10 aprile 2018, n. 36. Per le disp. trans. v. l'art. 12 d.lgs. n. 36, cit. che dispone che «1. Per i reati perseguibili a querela in base alle disposizioni del presente decreto, commessi prima della data di entrata in vigore dello stesso, il termine per la presentazione della querela decorre dalla predetta data, se la persona offesa ha avuto in precedenza notizia del fatto costituente reato. 2. Se è pendente il procedimento, il pubblico ministero, nel corso delle indagini preliminari, o il giudice, dopo l'esercizio dell'azione penale, anche, se necessario, previa ricerca anagrafica, informa la persona offesa dal reato della facoltà di esercitare il diritto di querela e il termine decorre dal giorno in cui la persona offesa è stata informata.» InquadramentoLa norma in esame, introdotta dall'art. 6, l. n. 547/1993, riproduce, in materia di comunicazioni informatiche e telematiche, la disciplina che l'art. 617-ter riserva alle comunicazioni telefoniche o telegrafiche Per quanto attiene al profilo strutturale l'illecito in esame rappresenta una particolare ipotesi di falso, caratterizzata dalla peculiarità dell'oggetto su cui versa, cioè il contenuto di comunicazioni informatiche e telematiche. Parte della dottrina ha affermato che la norma in esame avrebbe trovato collocazione più coerente nell'ambito dei reati contro la fede. La norma presenta la stessa struttura del reato di falsità in scrittura privata in quanto reprime non la semplice falsificazione del contenuto di una comunicazione informatica, bensì l'uso che l'agente faccia, o lasci fare ad altri di una comunicazione previamente falsificata, per scopi di profitto o di danno altrui. Soggetto attivoSi tratta di un reato comune, di cui può rendersi responsabile chiunque. Particolari qualifiche soggettive dell'autore, sono previste — tramite il richiamo all'art. 617 quater — a titolo di aggravante (Antolisei, 265). MaterialitàSi rinvia al commento dell'art. 617-ter. Il testo della norma in commento esplicita, rispetto all'art. 617-ter, il riferimento al contenuto della comunicazione come oggetto materiale del reato. Ovvio che, come per l'art. 617-ter, l'intercettazione è presupposto delle sole condotte di alterazione e soppressione, e non di quella di formazione Ad integrare il reato è necessario che l'agente faccia uso o lasci che altri facciano uso del contenuto falsificato dalla comunicazioni informatiche o telematiche: la riconduzione di questo ulteriore requisito tra gli elementi del fatto, anziché tra le condizioni obiettive di punibilità è pacificamente affermato alla luce di quanto comunemente ritenuto dalla dottrina e dalla giurisprudenza con riguardo all'art. 485, nonché all'art. 617-ter che similmente alla norma in esame è modellato sull'art. 485 c.p. (Antolisei, 265; Fiandaca Musco, 311) La responsabilità ex art. 617-sexies è stata ravvisata da T. Milano, 10 dicembre 2007, nell'invio di false email apparentemente provenienti da un istituto bancario (pishing). Elemento soggettivoPer la configurazione del reato si richiede, oltre al dolo generico consistente nella volontà di formare falsamente il contenuto di una comunicazioni informatica o telematica, ovvero di alterare o sopprimere in tutto o in parte quello che si sa essere il contenuto di una comunicazione anche occasionalmente intercettata, anche il dolo specifico caratterizzato da al fine di procurare a sé o ad altri un vantaggio o di arrecare ad altri un danno Le circostanzeL'art. 617 sexies, cpv. disciplina il regime delle circostanze attraverso il richiamo ai casi previsti dall'art. 617 quater, comma 4, al cui commento si rinvia. Consumazione e tentativoIl reato si consuma nel momento in cui viene compiuto il primo atto d'uso del contenuto falsificato della comunicazione informatica. Il tentativo è ammissibile sebbene di difficile verificazione (Antolisei, 265). Confisca obbligatoriaL'art. 1, l. n. 12/2012 (in vigore dal 9 marzo 2012), intervenendo sull'art. 240 con l'introduzione, nel comma 2, del n. 1 bis e la riformulazione del comma 3, ha previsto (n. 1 bis) la confisca obbligatoria — anche in caso di definizione del procedimento ex art. 444 c.p.p., e salvo che la cosa, o il bene, o lo strumento informatico o telematico appartenga a persona estranea al reato (comma 3) — dei beni e degli strumenti informatici o telematici che risultino essere stati in tutto o in parte utilizzati per la commissione di numerosi reati, tra cui quelli ex artt. 617 bis, 617 ter, 617 quater, 617 quinquies, 617 sexies. L'art. 2 della stessa legge, introducendo l'art. 86 bis nelle norme di attuazione al c.p.p. (d.lgs. n. 271/1989), ha previsto, inoltre, l'affidamento dei beni così confiscati agli organi di polizia che ne facciano richiesta per l'impiego in attività di contrasto ai crimini informatici, ovvero ad altri organi dello Stato per finalità di giustizia. Profili processualiL'art. 4, d.lgs. 10 aprile 2018, n. 36, che ha dato attuazione alla delega di cui all'art. 1, comma 16, lett. a) e b), l. 23 giugno 2017, n. 103, in tema di modifica del regime di procedibilità per alcuni reati contro la persona e contro il patrimonio, ha previsto la perseguibilità a querela di parte del delitto di cui all'art. 617-sexies, comma 1. I fatti perseguibili a querela previsti all'art. 617-sexies, comma 1 diventano procedibili d'ufficio qualora ricorrano circostanze aggravanti ad effetto speciale (art. 623-ter ). I fatti di cui al secondo comma sono perseguibili d'ufficio. Ai sensi dell'art. 12, d.lgs. 10 aprile 2018, n. 36, per i reati divenuti perseguibili a querela e commessi prima dell'entrata in vigore del decreto (9 maggio 2018), il termine per la presentazione della querela decorre dalla predetta data, se la persona offesa ha avuto in precedenza notizia del fatto costituente il reato. Se è pendente il procedimento, il pubblico ministero, nel corso delle indagini preliminari, o il giudice, dopo l'esercizio dell'azione penale, devono informare la persona offesa della facoltà di esercitare il diritto di querela; in questo caso, il termine decorre dal giorno in cui la persona offesa è stata informata. BibliografiaV. sub. art. 617 quinquies. |